21 agosto, 2010

HONDURAS: Una comunità internazionale cieca e sorda

Ingovernabilità e conflittualità sociale in un paese ferito e non riconciliato

A dispetto dell'immagine di riconciliazione che l'attuale governo vuole disperatamente mostrare a livello internazionale, l’Honduras continua a vivere le tragiche sequele del colpo di Stato. Mentre la Resistenza si consolida come nuova forza politica propositiva, la comunità internazionale continua a mantenersi cieca e sorda di fronte alla grave situazione di ingovernabilità e conflittualità sociale che vive il paese centroamericano.

Trasformare nuovamente l’Honduras in un "paese scomparso", dove "pacificazione" e "riconciliazione" assumono il significato di "perdono" e "oblio", sembra essere il piano di buona parte di una comunità internazionale cinica, irresponsabile e cieca, di fronte allo sforzo di un popolo impegnato nella lotta per non ritornare al passato e creare il proprio futuro.

Sulla situazione che si sta vivendo in Honduras, la Lista Informativa “Nicaragua y más” ha dialogato con Betty Matamoros, coordinatrice della Commissione Internazionale del Fronte Nazionale di Resistenza Popolare (FNRP).

- Qual è la situazione attuale in Honduras?
- Il paese continua a vivere una situazione di ingovernabilità, con molti fronti di conflitto aperti. Lo abbiamo denunciato durante tutto questo periodo ed abbiamo detto che questa situazione è il risultato di non avere voluto ricreare un ordine costituzionale, imponendo un Presidente ed un governo che buona parte della popolazione non riconosce come legittimi.

C'è una situazione di bancarotta dello Stato provocata dagli abusi commessi dal governo di fatto di Roberto Micheletti. Tutto ciò crea maggiore conflittualità, disperazione e rifiuto. In pratica, un governo incapace ed uno pseudo Presidente che non controlla i suoi ministri.

- Quali sono attualmente i conflitti aperti?
- Il governo ed i deputati vogliono approvare leggi che colpiranno ancora di più la stabilità della popolazione. Vogliono attaccare le conquiste sociali ottenute con anni di lotta e introdurre una maggiore flessibilità e precarietà del lavoro.

Non vogliono approvare l’aumento del salario minimo e c'è un attacco diretto alle organizzazioni sociali e sindacali. Continua la violazione dei diritti umani. Una violenza selettiva, brutale, che continuiamo a denunciare.

Le organizzazioni dei maestri portano avanti uno sciopero indefinito, il conflitto agrario non è stato risolto, il tasso di disoccupazione continua a crescere e le centrali sindacali si stanno mobilitando e preparando per uno sciopero generale. Di quale pace e democrazia stanno parlando?

Tutte le istituzioni sono complici e responsabili di quanto sta accadendo.

- L’Honduras sta vivendo un paradosso. Di fronte a uno scenario reale di ingovernabilità e conflitto sociale, buona parte della comunità internazionale promuove la normalizzazione delle relazioni con il paese…
- Fin dal primo giorno abbiamo denunciato le responsabilità degli Stati Uniti nel colpo di Stato. Durante tutto questo periodo ha portato avanti una politica di pressione politica ed economica nei confronti dei governi della regione, affinché normalizzino le loro relazioni diplomatiche e commerciali. E ci sta riuscendo.

Ha inoltre usato i grandi mezzi corporativi di informazione per mantenere un accerchiamento mediatico. È per questo che riconosciamo lo sforzo fatto da vari paesi della regione, che continuano a non riconoscere il governo di Porfirio Lobo.

Se così non fosse, starebbero legittimando la strategia promossa dagli Stati Uniti di trasformare l’Honduras in un esempio di “colpo di Stato perfetto". Vari di questi paesi hanno già riconosciuto il FNRP come soggetto politico a tutti gli effetti.

In questo contesto, l’accerchiamento mediatico imposto dai grandi network ha contribuito a tale strategia. Abbiamo lavorato per romperlo e per continuare a mantenere l’Honduras nell'agenda internazionale.

- Come si sta organizzando la Resistenza di fronte a questo scenario?
- Il FNRP è cresciuto in modo accelerato e si è trasformato in un soggetto politico importante per il paese. Ci stiamo strutturando a livello nazionale per coinvolgere, attorno ai nostri obiettivi finali, non solo le organizzazioni, ma anche la popolazione in generale.

Stiamo inoltre portando avanti un processo che ci porterà all’installazione di un’Assemblea Nazionale Costituente participativa, popolare ed includente, con la quale rifonderemo il paese.

È per questo motivo che stiamo svolgendo una consultazione popolare in tutto il paese e che i punti che consideriamo prioritari sono l'organizzazione, la formazione e la mobilitazione. Non è stato facile, ma ci stiamo riuscendo.

Abbiamo creato un Comitato Esecutivo Nazionale e ci stiamo strutturando a tutti i livelli. Il prossimo 15 settembre si concluderà la raccolta di firme della Dichiarazione Sovrana. La nostra meta è di raccoglierne più di un milione e questo ci darà la forza per autoconvocarci alla creazione della Costituente.

© (Testo e foto  Giorgio Trucchi  - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione  Italia-Nicaragua  www.itanica.org )

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