30 ottobre, 2008

Pubblicata sentenza finale del TPP

di Giorgio Trucchi
Il Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) ha pubblicato il testo completo della sentenza emessa durante l'udienza centroamericana dello scorso 11 ottobre, durante la quale ha condannato eticamente e moralmente numerose imprese multinazionali che operano nella regione, tra di esse il Grupo Pellas del Nicaragua e la ENEL Green Power, impresa italiana di energia rinnovabile, proprietà dell'impresa statale ENEL, che opera in El Salvador producendo energia geotermica (Leggi sentenza completa su www.itanica.org).

Il Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) è sorto nel 1979 come successore dei Tribunali Russel sul Vietnam (1966-1967), denominato "Tribunale contro il Crimine del Silenzio" e sulle dittature dell'America Latina (1974-1976) ed ha come compito specifico quello di trasformare in permanente la funzione iniziata dal tribunale fondato dal filosofo inglese.
Il TPP è un tribunale d'opinione e quindi le sue sentenze non sono imperative per i governi e solo può esercitare influenza sull'opinione pubblica.
Come ha segnalato Bertrand Russell, questa apparente debolezza è fonte di forza, in quanto le decisioni del Tribunale non sono condizionate da nessuna Ragione di Stato. L'esistenza stessa del TPP e l'eco che ha tra i Popoli è una evidenza della sua legittimità, perché è espressione della sovranità dei popoli del mondo, che sono l'unica fonte di autorità degli Stati stessi.
Secondo quanto scritto dai giudici all'inizio della sentenza, il TPP si era posto come principale obiettivo di questa udienza Centroamericana "esaminare direttamente le modalità operative e le conseguenze delle attività delle imprese multinazionali nella regione. Al Tribunale - continua il testo - è stata offerta un'occasione privilegiata, che gli permetterà di osservare sul posto dove si sono sviluppati gli eventi, i comportamenti economici che colpiscono profondamente il rispetto dei diritti civili, politici, economici, sociali, culturali ed ambientali degli abitanti dei paesi in cui le multinazionali operano.
In Centroamerica le imprese multinazionali hanno operato nelle ultime decadi attraverso megaprogetti economici, formulati in base a varie modalità, come il Plan Puebla Panamá o il Progetto Mesoamérica. I programmi di interconnessione elettrica, le piattaforme transnazionali di comunicazione e di produzione energetica, la produzione di agrocombustibili, fanno parte della stessa offensiva del capitale multinazionale.
Questi progetti hanno significato una ristrutturazione dei territori, un deterioramento accelerato delle condizioni di vita delle comunità - le quali hanno visto minacciata la loro capacità di riproduzione delle forme di vita -, la perdita dei mezzi di sostentamento più solidi e derivanti dalle loro culture ancestrali, la brutale pauperizzazione di milioni di lavoratori e lavoratrici esposte alla precarietà, alla fame, alla disoccupazione ed alle migrazioni. Hanno significato anche il controllo dei beni comuni e delle risorse strategiche come l'acqua, la biodiversità, le vie di comunicazione, la privatizzazione massiccia delle imprese, degli attivi e delle istituzioni e alla fine, la distruzione programmata di vite quando il corpo umano e sociale e l'ambiente circostante si riducono semplicemente a uno strumento per ottenere il massimo del guadagno finanziario".
La sentenza del TPP ha toccato anche altri temi prima di entrare nello specifico dei casi affrontati.
"Nelle ultime decadi c'è stata un'intensificazione del processo di mercificazione, con un drastico aumento della violenza del sistema giudiziale contro i lavoratori. Allo stesso modo, gli accordi commerciali giocano un ruolo chiave nel consolidamento di queste nuove forme di dominazione, nell'affanno di ampliare le frontiere dell'accumulazione.
Si verifica anche l'offensiva della nuova legislazione internazionale fondata esclusivamente sulle priorità della valorizzazione del capitale multinazionale. Il diritto del capitale è chiaramente gerarchizzato al di sopra dei diritti della cittadinanza e la violenza del capitale multinazionale si traveste attraverso leggi di controllo (terrorismo, brevetti, marche, etc...), che alla fine costituiscono nuove vie di sottomissione e criminalizzazione della protesta sociale".

La sentenza continua poi con l'analisi dei casi presentati, le testimonianze rilasciate e la risoluzione finale.

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Nuovo Bretton Woods e blocco sudamericano

http://selvasorg.blogspot.com/2008/10/nuovo-bretton-woods-e-blocco.html

di Tito Pulsinelli
La bancarotta di Wall Street, sommata al collasso del dollaro come unico o principale segno monetario negli scambi internazionali, definiscono il profilo nitido del tramontato egemonismo degli Stati sul continente americano. E non solo. Quali sono gli effetti distruttivi dell'onda espansiva provocata dal cannibalismo finanziario?La prima e illustre vittima si chiama Messico, vale a dire l'economia di un Paese in cui le elites hanno puntato tutte le loro carte sugli Stati Uniti, fino a firmare un Trattato di Libero Commercio. L'85% del commercio è ora unidirezionale, cioè verso -o dagli- Stati Uniti, e il sistema bancario è una semplice protesi di Wall Street. Il peso si è svalutato del 30%. Il Messico è legato mani e piedi al vicino del nord anche per quel che riguarda le rimesse degli emigrati in forte calo: quasi equivalenti all'intero flusso degli investimenti esteri.Se fosse passata l'ALCA (Alleanza per il Libero Commercio nelle Americhe) -gennaio del 2005 era la data stabilita a Washington- ora tutta l'economia del continente sarebbe stata annessa, quindi pianificata dai Greenspan o i Paulson, e ridotta ad un materasso su cui far ricadere automaticamente e rapidamente il peso della loro debacle.La Colombia e il Perù seguono a ruota il Messico perchè hanno adottato politiche di apertura indiscriminata, rifiutando ripetutamente la diversificazione degli scambi e dei patners strategici.A parte le micronazioni dei Caraibi e quelle del Centroamerica, la parte meridionale del continente ha rifiutatato -a diverso grado- la dogmatica liberista, imboccando la strada della diversificazione finanziaria e dei mercati, avviandosi verso la conformazione del blocco regionale.La bancarotta di Wall Street è percepita come superamento definitivo della "dottrina Monroe". Stanno volando gli stracci, e l'integrazione diventa un imperativo categorico per creare una barriera più solida contro la colata lavica della crisi.Per evitare che gli Stati Uniti possano esportare -com'è sempre avvenuto nel passato- al resto del continente tutto il peso dei loro problemi e i vizi capitali del loro sistema, sarebbe indispensabile accelerare i tempi dell'integrazione regionale.Per battere il tentativo di "esportare tutte le perdite" accollandole al resto del continente, è necessario che il Mercosur faccia un balzo in avanti considerevole.La realtà della quotidianità burocratica è che i parlamentari del Brasile non hanno ancora votato l'ingresso definitivo del Venezuela nel Mercosur.Il Banco del Sur non è ancora operativo perchè alcuni Paesi cincischiano, tentennano, pertanto le considerevoli riserve monetarie sudamericane rimangono ancora all'interno del moribondo sistema finanziario nordamericano.La realtà è che la borghesia di San Paolo, del Rio de la Plata, gli agro-esportatori di alimenti OGM e i resti non disarticolati delle oligarchie storiche frenano l'integrazione. Il cordone ombelicale che li lega a Washington è ancora solido, nonostante tutto quel che sta succedendo. E' paradossale, ma è la realtà.Le elites economiche del Brasile stanno pensando seriamente di accontentarsi del nuovo status di economia emergente di tutto rispetto, e di barattare un Mercosur più forte con l'ingresso nel Consiglio di sicurezza dell'ONU.Sacrificano volentieri il Banco del Sur pur di far parte della cupula che dovrebbe ridisegnare un nuovo sistema finanziario internazionale, e decidere il destino del dollaro. A tal fine, Bush ha convocato un vertice del G7 allargato al Brasile, Messico, Sudafrica, Arabia Saudita, India, Cina e Russia.Per gli Stati Uniti sarebbe un affarone inserire due clientes incondizionali come il Messico e l'Arabia Saudita nel club di quelli che dovrebbero definire le nuove regole del gioco post-Bretton Woods. Su questo punto cruciale, è più avanzata la linea delineata dalla Francia che allude ad una "rifondazione" che dovrà modificare il sistema che si sta disintegrando. Gli USA sono per il continuismo acritico e per il trasferimento agli erari pubblici dei costi del crack: poi ripartenza. La Francia esprime con chiarezza gli interessi a lungo termine del blocco europeo.Il Venezuela si batte per una discussione pubblica di tutti i Paesi che dovrà essere fatta all'Asemblea generale dell'ONU, per sventare che le decisioni siano prese da un ristretto club alle spalle di tutti altri.Ma sulla questione del nuovo assetto globale, alla fine, dovranno pronunciarsi i movimenti e la società civile internazionale. Non solo perchè saranno quelli che pagheranno il conto ai banchieri, ma per evitare che sia la guerra a sciogliere questi nodi capitali, com'è purtroppo avvenuto nel passato.

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28 ottobre, 2008

Denuncia e comunicato di solidarietà con il movimento contadino

Il collettivo Italia Centroamerica-CICA, organizzazione internazionale in difesa dei diritti umani, denuncia la repressione che si sta portando avanti contro il Movimiento Campesino del Aguan (MCA). Negli ultimi giorni sono stati arrestati Antonio Maradiaga e José Isabel Morales López, dirigenti del MCA. Temiamo che queste detenzioni rappresentino solo l’inizio di una repressione più generale, poiché esiste una lista di 32 membri del MCA di cui è stata ordinata la cattura, tutti accusati di avere delle responsabilità nel massacro avvenuto il 3 agosto di quest’anno.
Questo massacro è stato causato da un attacco perpetrato da parte di sicari contrattati dalla famiglia Osorto. Questa famiglia costituisce uno dei numerosi occupanti illegali delle terre appartenenti al CREM, che secondo la Ley de Reforma Agraria e al decreto di legge 92-2001 devono essere iscritti alle proprietà delle imprese contadine che formano l’MCA.
Dall’entrata in vigore del Decreto 18-2008 che dava via libera all’espropriazione di terre con mora agraria di 30 anni, i proprietari terrieri hanno reagito contro il decreto e tre dirigenti contadini sono stati assassinati per problemi di proprietà della terra, tra loro, l’11 giugno 2008 è stato ucciso Irene Ramirez, dirigente del MCA e della Central Nacional de Trabajadores del Campo (CNTC).
I fatti accaduti il 3 agosto non sono in nessun modo attribuibili a membri del Movimiento Campesino del Aguan, visto che gli aggressori erano i sicari contrattati dalla famiglia Osorto.
Questi all’alba hanno attaccato sparando le famiglie dell’Empresa Asociativa Campesina “Luchemos Juntos”, membri del MCA, e che si trovavano in un terreno assegnato a questa Empresa Asociativa Campesina ma occupato illegalmente da Pedro Osorto, fratello di Henry Osorto.
Da vari giorni prima del massacro i dirigenti del MCA avevano denunciato la presenza di persone pesantemente armate nella fattoria della famiglia Osorto, chiedendo alle autorità di intervenire per disarmare queste persone.
Lo stesso 3 agosto 2008, i dirigenti si sono presentati ai posti di polizia della città di Tocoa chiedendo l’intervento da parte delle autorità di polizia che ha portato alla morte di 12 persone.
Questi fatti dimostrano che le Empresas Asociativas Campesinas del MCA sono vittime dell’aggressione da parte di un gruppo di persone armate e vittime della negligenza delle autorità governative. Per queste ragioni i membri del MCA non possono essere in nessun modo accusati di ciò che è accaduto.
Esprimiamo la nostra piena solidarietà alle famiglie contadine del MCA e ci dichiariamo disposti ad appoggiare la lotta per la riforma agraria del movimento contadino.
L’Honduras è stato membro del Patto Internazionale di Diritti Economici, Sociali e Culturali (ÎDESC) così come del Patto Internazionale dei Diritti Civile e Politici (PIDCP) delle Nazioni Unite. Per tanto, tutte le autorità devono rispettare, proteggere e garantire questi diritti, in particolare i diritti all’alimentazione, alla casa, alla libertà d’espressione e all’integrità fisica.
Ricordiamo che l’articolo 11 del PIDESC indica che la promozione e compimento della riforma agraria è uno degli strumenti basilari per garantire il diritto all’alimentazione.
I membri del MCA attualmente in carcere sono stati arrestati arbitrariamente per il fatto di essere dirigenti del movimento e senza potersi difendere in giudizio attraverso degli avvocati: per questo vanno considerati “prigionieri politici”. Ricordiamo che il Diritto Internazionale e le istituzioni di Diritti Umani condannano con forza l’esistenza di prigionieri politici.
Le persone incarcerati sono state arrestate in maniera arbitraria per il motivo di essere rappresentanti del Movimiento Campesino del Aguan, senza avere la possibilità di difendersi attraverso degli avvocati. Pertanto le persone incarcerate sono da considerare prigionieri politici. Ricordiamo che i diritti internazionali e istituzioni di diritti umani condannano con forza la esistenza di prigionieri politici.
Visti i fatti menzionati anteriormente, esigiamo alle autorità corrispondenti:
1. L’immediata liberazione dei compagni imprigionati, Carlos Antonio Maradiaga y José Isabel Morales López.
2. Al Presidente della Repubblica José Manuel Zelaya Rosales, chiediamo che ordini al Secretario de Seguridad di procedere all’eliminazione degli ordini di cattura per i 32 membri del Movimiento Campesino del Aguan.
3. Esigiamo dalle autorità competenti che procedano immediatamente a ricercare e condannare i colpevoli dell’aggressione perpetrata il 3 agosto di quest’anno contro le famiglie del Movimiento Campesino del Aguan.
4. Al Instituto Nacional Agrario la risoluzione immediata delle richieste di terra presentate dal M.C.A. D’accordo con il Decreto 18-2008 di espropriazione di terre approvato dal congresso nazionale della repubblica.
5. Chiediamo che vengano adottate misure appropriate e immediate perché cessi immediatamente la repressione contro le famiglie del MCA
6. Chiediamo un’indagine seria e completa perché siano castigati i colpevoli dell’abominevole assassinio di Irene Ramirez, dirigente del MCA.

Collettivo Italia Centro America CICA
www.puchica.org

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LETTERA DEL PREMIO NOBEL PER LA PACE ADOLFO PÉREZ ESQUIVEL AL PRESIDENTE URIBE

Buenos Aires, 22 ottobre 2008
Signor Presidente della Repubblica
Dott. Álvaro Uribe Vélez
Carrera 8 No. 7 – 26 Palacio de Nariño, Bogotà – Colombia

Quando alcuni mesi fa partecipai nel suo Paese al Tribunale dei Popoli, potei toccar con mano la terribile situazione di violenza ed intimidazione che soffrono la gran parte degli oppositori sociali e le diverse comunità indigene.
In questa opportunità, quando mi chiesero in merito alla candidatura della Sua persona per il Premio Nobel per la Pace, risposi che non ero d'accordo, perché Lei non aveva fatto niente per la pace, Lei è un uomo di guerra, non un pacifista.
E ora, questa brutale e inconcepibile repressione poliziesca contro la protesta indigena, conosciuta come "la minga indigena e popolare per la resistenza", che si realizza a La Maria a 600 km da Bogotà, conferma una volta di più il suo spirito guerrafondaio e poco propenso al dialogo.
Le tre persone morte, tra le quali si trovava un bambino, ed un centinaio di feriti, che si sommano ai 7 assassini avvenuti in diverse regioni del Paese da parte dei gruppi paramilitari conosciuti come "Aguilas Negras", dimostrano l'intenzione di governare ed ammutolire il popolo attraverso il terrore e la morte. Sig. Presidente, affermare che esistano infiltrati nelle manifestazioni e che questi attentino contro la Polizia, è di un'ingenuità incredibile. In queste manifestazioni, i Popoli Indigeni stanno solo reclamando il diritto alle proprie terre, il rispetto all'autonomia delle loro comunità ed il compimento degli accordi sottoscritti con il governo che Lei presiede.
Tutti noi, le persone e le organizzazioni, che lottiamo per la giustizia e per un mondo in pace, alziamo la nostra voce contro la violenza indiscriminata e la brutalità dei suoi metodi repressivi. Esigiamo, Sig. Presidente, che abbandoni questa politica di aggressione contro tutto il popolo colombiano, e in questo caso contro i Popoli Originari. Chiediamo il rispetto ed il riconoscimento dei loro legittimi diritti e giustizia per tutta la violenza che stanno soffrendo.
Stia certo che la nostra voce si leverà ora, e tutte le volte che sarà necessario, per evitare spargimenti di sangue e contro ogni tipo di violenza inutile.

Riceva un saluto di Pace e Bene.

Adolfo Pérez EsquivelPremio Nobel de la PazPiedras 730 (1070) Buenos Aires – República Argentina
Tel/Fax ( 54-11) 4361-5745 e-mail: serpaj@serpaj. org.ar Miembro del SERPAJ América Latina, con Status Consultivo ante las Naciones Unidas

Traduzione a cura della Commissione informazione dell'Associazione nazionale Nuova Colombia

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26 ottobre, 2008

14-15 Novembre 2008: Giornata Europea d’azione contro l’infrastruttura militare.

L’Europa é in guerra.

Le bombe non stanno cadendo in Europa. Esse stanno cadendo alcune migliaia di km dall’ Iraq e dall’ Afghanistan. Ma ancora la guerra è intrapresa dall'Europa. L'Europa serve come trampolino di lancio per interventi militari in tutto il mondo. Il quadro differisce: NATO, Unione Euopea, coalizione statunitense, Nazioni Unite. Anche l’obiettivo cambia: Iraq, Afghanistan, Libano, Chad, etc. Ma i punti di partenza no: basi militari ed areoporti civili e porti in Europa.

L’Europe ospita un grande apparato di intervento militare.

La guerra in Iraq ha reso questa realtà molto visibile. Gli Stati Uniti ed il Regno Unito hanno intrapreso questa guerra dalle loro basi europee. Nel 2003 c’erano 54,000 persone dell’apparato militare statunitense localizzato in Europa direttamente coinvolte nella guerra contro l’Iraq. Per esempio, l’esercito statunitense è stato dispiegato a partire dalla Germania e dall’Italia. Degli aerei bombardieri sono partiti dalle basi del Regno Unito e dai portaerei nel Mediterraneo. Dei marines sono stati inseriti nell'Iraq settentrionale da Creta e dalla Bulgaria. E questo ancora sta seguendo. Nel 2006 due terzi dei militari statunitensi localizzati in Europa sono stati schierati in Iraq e in Afghanistan, preparandosi a partire oppure erano appena rientrati. Fin dal Gennaio 2003, oltre 1 milione di truppe statunitensi sono passate attraverso l’Aeroporto di Shannon in Irlanda indirizzate in Afghanistan e Iraq. Aeroporti in tutta Europa sono stati usati per ‘rendition flights’. Senza l'Europa la guerra in Iraq sarebbe stata impossibile.

Gli stessi paesi europei stanno partecipando ai conflitti in corso in Afghanistan e Iraq. Più di 25,000 soldati europei combattono sotto il comando NATO in Afghanistan. Le forze europee stanno intervenendo in Africa. Sia la NATO che l’Unione Europea stanno sviluppando rapide forze. Parecchi paesi europei hanno basi militari al di fuori dell’ Europa per supportare i loro interventi.

Noi facciamo la guerra sotto il marchio dell’intervento militare umanitario’ e della ‘guerra contro il terrorismo’. Dietro questi marchi, gli apparati d’intervento militare proteggono gli interessi economici e sostengono l’ordine globale esistente.

La guerra parte dall’Europa. Fermiamo la guerra dall’Europa.

Noi indiciamo la giornata europea dell’azione diretta nonviolenta contro la Guerra il 14-15 Novembre 2008. Questa giornata d’azione non é stata ideata da un’ organizzazione- l’idea è che gli anti-militaristi di tutta Europa possano adattare questa giornata d’azione al loro contesto locale. Questa proposta è nata nel corso delle discussioni tra gli attivisti anti-militaristi europei all’azione 'NATO: Game Over' del Marzo 2008.

E’ importante che ci incoraggiamo e supportiamo reciprocamente. E’ importante anche fare in modo che i media lavorino in modo da consentire di affermare la reale diffusione della giornata in tutta Europa. Collegati a http://europeanpeaceaction.org per essere insiprato da altre idee e depositare il tuo piano d’azione in anticipo (a meno che l’azione non sia una sorpresa). Dopo la giornata d’azione per favore deposita rapporti/immagini/video.

Agisci nei confronti delle tue basi militari locali ed installazioni utilizzate per interventi militari! Resistiamo alla globalizzazion militare insieme!

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25 ottobre, 2008

Mobilitazione per la talpa

Sulle date storiche non si scherza...La nuova ingiunzione di sfratto del centro sociale è fissata infatti per il 28 ottobre, nefasto anniversario della marcia su Roma che sprofondò l'Italia in una sanguinaria dittatura, quella precedente l'11 di settembre, giorno che ricorda a tutti il golpe in Cile del 1973 e l'attacco alle torri gemelle del 2001.C'è poco da scherzare se una delle poche realtà culturali alternative e tra più importanti luoghi di aggregazione giovanile di una provincia sempre più popolata da anziani viene minacciata di sfratto proprio in date che a tutti dovrebbero servire per far riflettere su quei valori che difendono e migliorano una democrazia.Per la prossima volta alcune date le suggeriamo noi: 25 aprile anniversario della Resistenza e 1 maggio, festa dei lavoratori."Scherzi" a parte... per resistere allo sfratto abbiamo preparato un calendario di iniziative che inizieranno sabato 25 ottobre, alle 18 aprirà la mostra ALTRARTE, esposizione di artisti imperiesi, cui parteciperà anche Irina Ferrando, allieva di Bruno Munari uno dei più importanti artisti italiani del secolo scorso, che rimarrà aperta tutta lasettimana dalle 17 alle 19. Alle 20 ci sarà una cena africana, per quale è necessario prenotare per tempo!Alle 22 concerto dei Duken, percussioni e danze senegalesi. Domenica ci riposiamo un po, e poi lunedi 27 alle 10, apriremo il nostro archivio storico, per una visita guidata assieme ad esponenti di importanti istituzioni culturali cittadine. Alle 22 dj-set con Bunna degli Africa Unite, in uno "scontro" musicale con Prinzy, dj imperiese. Passeremo poi la notte alla Talpa, per aspettare l'arrivo dell'ufficiale giudiziario, previsto per martedi mattina alle 9.30. Nonostante quanto è uscito sui giornali, le trattative sono ancora in corso, e il pericolo di sgombero è reale, è quindi importante la partecipazione di tutti per ribadire una volta di più che
LA TALPA E L'OROLOGIO NON SI TOCCA
www.latalpaelorologio.org

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23 ottobre, 2008

Il movimento indigeno in marcia in Bolivia e Colombia

da aSud informa
Bolivia
Si è conclusa dopo 8 giorni e 150 km percorsi a piedi la marcia di 200.000 contadini e indigeni boliviani che è arrivata a La Paz lo scorso lunedì notte occupando Plaza Murillo. Una marcia senza precedenti della storia del paese con l'obiettivo di continuare a cambiare la Bolivia, chiedendo la convocazione del referendum sulla nuova costituzione. Leggi la testimonianza sulla marcia di Efrain Gutierrez, media attivista di Radio Lachiwana.Il presidente Evo Morales ha passato la notte in piazza con i manifestanti e la mattina seguente è arrivato il tanto sospirato si da parte del Parlamento al referendum, convocato per il 25 gennaio 2009. Inizia oggi a Santa Cruz un incontro internazionale lanciato da tutti i movimenti dell'America Latina, tra i quali i Sem Terra, Via Campesina, Ecuarunari, CONAIE, ONIC, CAOI, in solidarietà con la Bolivia e per denunciare i piani golpisti portati avanti dalla destra boliviana e dal governo degli Stati Uniti costati la vita a 30 persone. Leggi l'approfondimento pubblicato su Il Manifesto del 22 ottobre relativo alle prove del coinvolgimento del governo statunitense nel tentativo di golpe. Leggi la convocazione dell'incontro internazionale "Quien se levanta con Bolivia y Evo se levanta por todos los pueblos y para todos los tiempos!"Anche i movimenti italiani hanno oggi diffuso un appello in sostegno e solidarietà con il popolo boliviano e con i processi di cambiamenti portati avanti dal governo di Evo Morales.
Colombia
Continua la marcia del movimento indigeno per la "Liberazione della Madre Terra" partita da La Maria il 20 ottobre e diretta a Cali - tutte le info su ONIC e ACIN."Il Cammino della resistenza e della parola" fa seguito ai massacri degli scorsi giorni in cui sono stati brutalmente uccisi 29 indigeni da parte dell'esercito e dei paramilitari nel tentativo di reprimere le mobilitazioni dei movimenti - vedi il video della repressione nella regione del Cauca. In sostegno e solidarietà al movimento indigeno colombiano si terrà a Roma il 31 ottobre prossimo presso il Nuovo Cinema L'Aquila un incontro pubblico organizzato da A Sud, dal Tribunale Permanente dei Popoli e da IPO - International Peace Observatory - con rappresentanti indigeni e contadini della Colombia.

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14 ottobre, 2008

Astaldi: sbarca a El Salvador con impianto idroelettrico

- Roma, 2 ott -(Teleborsa)
Il Gruppo Astaldi si è aggiudicato un contratto del valore di 220 milioni di dollari, per la realizzazione dell'impianto idroelettrico di El Chaparral, nella valle del fiume Torola, in El Salvador. Lo annuncia la società con una nota. Il contratto prevede la progettazione e realizzazione, secondo la formula "chiavi in mano", di una nuova centrale per la produzione di energia idroelettrica da 66MW di potenza. L'esecuzione delle opere porterà, tra l'altro, alla costruzione di una diga in RCC (Roller-Compacted Concrete) alta 87 metri, lunga 321 metri con un volume di 375 mila metri cubi. L'inizio dei lavori è previsto per il primo semestre del 2009, con una durata complessiva pari a 50 mesi.Committente delle opere è la CEL (Commissione Esecutiva Idroelettrica del Rio Lempa), la compagnia elettrica salvadoregna e l'iniziativa verrà finanziata dal BCIE (Banco Centroamericano per l'Integrazione Economica)."La realizzazione di importanti centrali idroelettriche e dighe ha storicamente contribuito ad accrescere in Italia e all'estero il buon nome della Astaldi, che vanta significative esperienze nel campo della produzione energetica - ha sottolineato l'Ing. Giuseppe Cafiero, Amministratore Delegato con delega alle politiche industriali del Gruppo -. Con questo nuovo progetto, intendiamo confermare la volontà di assumere un ruolo di protagonista sulla scena internazionale anche in questo settore, in particolare nel continente americano, che riteniamo possa offrire per il medio termine grandi opportunità nel campo energetico".Il Gruppo Astaldi è attivo in Venezuela, Honduras, El Salvador, Costa Rica, Nicaragua, Guatamela, Perù e Panama prevalentemente nel settore delle infrastrutture di trasporto, dell'energia e dell'edilizia sanitaria.

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