22 settembre, 2008

Uragano MINUSTAH, Quattro anni di Missione ONU, quattro anni di stragi

www.selvas.org
Questa è l'inchiesta che denuncia gli abusi e le devianze sull'operato dei caschi blu ad Haiti. La "missione umanitaria" è degenerata progressivamente in una occupazione militare di truppe straniere cui -disgraziatamente- partecipano anche Paesi latinoamericani. Haiti è stato privato delle poche infrastrutture di cui disponeva dagli uragani. Haiti soffre, si avvia verso una preoccupante carestia. Non lasciamolo solo! Questa inchiesta documenta minuziosamente il rosario di dolore della Prima Repubblica delle Americhe, di cui l'ONU è l'ultimo grano.Aiutateci a rompere il silenzio! Rompere l'assedio mediatico.www.selvas.orgEmergenza umanitaria è la parola d'ordine ad Haiti. Il passaggio dei tre uragani, Gustav, Hanna e Ike ed una "tempesta tropicale" a distanza di pochi giorni tra agosto e settembre 2008, hanno distrutto totalmente Haiti, già il Paese più povero del Continente Americano.La sconcertante cronologia di morte e orrore che insanguina Haiti dovrebbe bastare ad attirare l'attenzione internazionale sulla nazione caraibica. E la sequenza degli accadimenti dimostra un piano di terrore contro la popolazione civile.Ecco in esclusiva un dossier che responsabilizza la comunità internazionale e la cosiddetta Missione di Pace ad Haiti.
Dossier di Alma Giraudo - ricercatrice indipendenteper Selvas.org
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17 settembre, 2008

L'America Latina si schiera con Evo Morales

di Giorgio Trucchi
I presidenti dei paesi che fanno parte dell'Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR) si sono riuniti d'emergenza nella capitale cilena per discutere e prendere posizione sulla grave crisi che sta colpendo la Bolivia. Il sostegno al governo del presidente Evo Morales è stato unanime ed i presidenti hanno chiesto la fine dell'occupazione degli edifici pubblici, come condizione per l'inizio di un dialogo tra le parti, condannando allo stesso tempo il massacro di circa 30 persone nel dipartimento di Pando.

Poco prima della lettura della Dichiarazione de La Moneda, la presidentessa cilena e protempore di UNASUR, Michelle Bachelet ha ricordato che l'America Latina ha già vissuto "altre dolorose esperienze di crisi politiche che ci hanno insegnato l'importanza di evitare la violenza come modalità per risolvere i conflitti in un contesto di democrazia. È sempre possibile fare uno sforzo in più per costruire accordi e mantenere la convivenza pacifica e democratica e non esiste nessun argomento che giustifichi la violazione dei diritti umani, specialmente il diritto alla vita, per ottenere un obiettivo politico". Ha inoltre ricordato i tragici episodi che "35 anni fa, in questo stesso luogo, hanno commosso tutta l'umanità", in chiara allusione al colpo di stato militare, finanziato dagli Stati Uniti, contro il governo legittimamente eletto di Salvador Allende.
"Con questa riunione dei paesi sudamericani abbiamo voluto manifestare la nostra preoccupazione e la solidarietà con la Bolivia, dimostrando la capacità dell'UNASUR di rispondere e trovare un accordo in modo immediato", ha concluso Bachelet.

L'accordo raggiunto tra i paesi dell'UNASUR prevede anche la creazione di una commissione ad hoc che indagherà quanto avvenuto nel dipartimento di Pando, zona nella quale si sono concentrati i violenti scontri che hanno provocato circa 30 morti.
Quattro vittime della violenza patrocinata dalla Prefettura di questo dipartimento hanno raccontato ai mezzi d'informazione come i paramilitari hanno perpetrato il massacro, uccidendo anche bambini e lanciandoli poi nel fiume Tahuamanu.
Cristián Domínguez, Rodrigo Medina Alipaz, Claudia Alpire y Rosa Lucía Alpire, che partecipavano alla mobilitazione popolare a favore del governo, hanno incolpato dei fatti il prefetto di Pando, Leopoldo Fernández ed hanno chiesto giustizia per il massacro commesso. Secondo un primo comunicato del Ministero degli Interni, la violenza che si è scatenata in questo dipartimento avrebbe provocato la morte accertata di 15 persone, 37 feriti da arma da fuoco e ben 106 scomparsi (maggiori dettagli su http://www.radiolaprimerisima.com/noticias/general/37748 ).
Durante la giornata del 16 settembre il prefetto di Pando, Leopoldo Fernández, è stato arrestato su mandato del Pubblico Ministero e dovrà rispondere del massacro avvenuto nei giorni precedenti.

Le parole di Evo
Durante l'incontro dell'UNASUR, il presidente eletto della Bolivia, Evo Morales, ha sottolineato l'importanza di risolvere all'interno della regione i problemi che la riguardano, senza quindi la presenza e la pressione degli Stati Uniti.
"Quello che è successo in questi giorni è stato totalmente antidemocratico e la destra fascista e razzista ricorre alla violenza perché sa che perderebbe in qualsiasi tipo di consultazione democratica". Morales ha poi detto che il sostegno ottenuto dai governi latinoamericani non è "per difendere Evo Morales, ma la democrazia, l'uguaglianza e la dignità dei boliviani". Ha ricalcato inoltre che questo tipo di partecipazione dei paesi dell'America del Sud è importante ed "un presidente che si rivolge ai movimenti sociali e che lavora contro il razzismo avrà sempre il loro sostegno. Si tratta di una lotta permanente che mi rafforza ed è chiaro che quanto accaduto nel dipartimento di Pando è opera di gruppi pagati che cercano di cancellare con la violenza il 67 per cento dei voti che ha ottenuto il mio governo (nell'ultimo referendum revocatorio)".
La presidentessa argentina Cristina Fernández ha detto che "diamo il nostro totale sostegno al governo democratico del presidente Evo Morales ed allo stesso tempo mettiamo come condizione per l'inizio di un dialogo, che i gruppi che hanno occupato illegalmente edifici pubblici ed hanno realizzato azioni di boicottaggio desistano da tali azioni. Condanniamo e rifiutiamo qualsiasi tentativo di colpo di stato civile o di rottura dell'ordine costituzionale e non riconosceremo nessuna situazione che sia prodotto di azioni di tale natura", ha chiarito Fernández.
Da parte sua, il presidente venezuelano Hugo Chávez non è riuscito a far approvare un capitolo della risoluzione che criticasse il ruolo svolto dagli Stati Uniti in questa pericolosa e preoccupante vicenda. Nemmeno la presidentessa cilena Michelle Bachelet è riuscita a convincere i suoi colleghi a far sì che la OEA, rappresentata dal suo Segretario general, Miguel Insulza, venissa inclusa tra i firmanti del documento finale. Su questo fatto, il presidente Chávez, con un tono tra l'ironico ed il severo, ha ricordato che il Venezuela sta ancora aspettando la risoluzione della OEA sul colpo di stato del 2002 contro il suo governo.
Dopo una lunga riunione, i nove presidenti (Cristina Fernández/Argentina, Evo Morales/Bolivia, Luiz Inácio Lula da Silva/Brasile, Álvaro Uribe/Colombia, Rafael Correa/Ecuador, Fernando Lugo/Paraguay, Tabaré Vázquez/Uruguay, Hugo Chávez/Venezuela, Michelle Bachlet/Cile), più i delegati del Suriname e Guayana ed il ministro degli Esteri del Perù hanno firmato la Dichiarazione de La Moneda.

I presidenti dell'UNASUR

1. - Esprimono il loro pieno e deciso sostegno al governo costituzionale del presidente Evo Morales, il cui mandato è stato ratificato da un'ampia maggioranza nel recente referendum. 2. - Avvertono che i loro rispettivi governi respingono energicamente e non riconosceranno nessuna situazione che implichi un tentativo di colpo di stato civile, la rottura dell'ordine istituzionale o che comprometta l'integrità territoriale della Repubblica della Bolivia. 3. - In base a ciò e prendendo in considerazione la grave situazione che sta vivendo la hermana Repubblica della Bolivia, condannano l'attacco contro le installazioni governative e la forza pubblica da parte di gruppi che cercano la destabilizzazione della democrazia boliviana, ed esigiamo l'immediata restituzione di tali installazioni come condizione per l'inizio di un processo di dialogo. 4. - Contemporaneamente, chiediamo a tutti gli attori politici e sociali coinvolti in questa situazione che prendano le misure necessarie affinché cessino immediatamente le azioni di violenza, intimidazione e di disconoscimento dell'istituzionalità democratica e dell'ordine giuridico stabilito. 5. - In questo contesto, esprimiamo la nostra totale condanna per il massacro avvenuto nel dipartimento di Pando, e sosteniamo l'appello del Governo boliviano affinché si crei nel paese una commissione di UNASUR, per realizzare un'indagine imparziale che permetta di stabilire e chiarire quanto accaduto nel minor tempo possibile, e formulare raccomandazioni in modo tale da garantire che il fatto non rimanga impunito. 6. - Invitiamo tutti i membri della società boliviana a preservare l'unità nazionale e l'integrità territoriale del paese, fondamenti basilari di ogni Stato ed a respingere qualsiasi tentativo di alterare tali principi. 7. - Crediamo nell'importanza di un dialogo per ristabilire le condizioni che permettano di superare l'attuale situazione, nella ricerca di una soluzione sostenibile all'interno del pieno rispetto dello stato di diritto e dell'ordine legale vigente. 8. - In questo senso i presidenti di UNASUR decidono di creare una commissione aperta a tutti i suoi membri, coordinata dalla presidenza protempore, per accompagnare i lavori di questo tavolo di dialogo condotto dal legittimo governo della Bolivia. 9. - Si crea una commissione di sostegno ed assistenza al governo della Bolivia, in funzione delle sue richieste, includendo risorse umane specializzate.

Sostegno del Nicaragua

Durante una cerimonia che si è svolta in un hotel della capitale, il presidente nicaraguense Daniel Ortega ha ribadito quanto espresso nei giorni scorsi. "La crisi politica che si sta vivendo in Bolivia è frutto delle forze più conservatrici ed estremiste del governo degli Stati Uniti". Dopo aver detto che il presidente Evo Morales potrebbe essere vittima di un attentato, Ortega ha annunciato che non parteciperà ad una riunione di valutazione sul CAFTA tra i presidenti centroamericani e George Bush, che si realizzerà il prossimo 24 settembre a New York.
"Con tutto quello che sta succedendo ed in solidarietà con la Bolivia io non posso partecipare a questa riunione e chiedo rispetto agli Stati Uniti. Io non mi siederò con il presidente Bush, perché nessuno può rimanere impassibile di fronte a questa offensiva delle forze della destra che godono del sostegno degli Stati Uniti, i quali continuano a cospirare ovunque. Adesso stanno attentando contro il Venezuela e la vita del suo presidente Hugo Chávez e stanno fomentando la violenza in Bolivia", ha detto Ortega.

Nonostante questa decisione, il presidente ha assicurato che parteciperà alla 63° Assemblea delle Nazioni Unite ed esiste una forte attesa per il suo discorso. A presiedere la Assemblea Generale sará l'ex ministro degli Esteri nicaraguense, Miguel D'Escoto Brockman, che nei mesi scorsi ha ottenuto il sostegno unanime di tutti i paesi latinoamericani per ricoprire questa carica.
In una recente intervista a El País, D'Escoto ha ribadito il suo impegno per una riforma di questa organizzazione
(vedi intervista su
http://www.elpais.com/articulo/internacional/ONU/ultima/esperanza/elpep
uint/20080911elpepuint_7/Tes )

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15 settembre, 2008

Linciaggio razzista a Milano

Si può morire anche così, presi a sprangate da due cittadini italiani che ti accusano di aver rubato dei biscotti, ma poi ti fanno fuori urlandoti “sporco negro”, “vi ammazziamo tutti”. E Abdul William Guibre, un giovane italiano di 19 anni originario del Burkina Faso, è morto proprio così, dopo essere stato rincorso e preso a sprangate per il sospetto del furto di qualche biscotto.
E’ questo l’incubo in cui si risveglia e riprende la vita di sempre la città di Milano, dopo la pausa estiva e i mesi trascorsi dalla classe politica del paese e della città a pensare quali nuove norme quotidiane inventare per far scattare l’allarme sociale, appagarlo e imporlo con i colpi di spranga legali del “pacchetto sicurezza”.
La classe politica italiana, incitata da padroni e padroncini ha dichiarato guerra a donne e uomini migranti: una guerra che scardina completamente l’ordinamento giuridico, stabilendo, per legge, con l’aggravante di clandestinità , che la legge non è uguale per tutti, rende impossibile per gli immigrati privi di permesso di soggiorno trovare un’abitazione e dispiega l’esercito nelle zone a più alto tasso di immigrazione così come nei centri di detenzione.
Il tutto accompagnato da altri deliri securitari e nuove trovate repressive, come le impronte digitali ai minori rom, le pene detentive e le ammende previste per la prostituzione nei luoghi pubblici in quanto fenomeno di “allarme sociale” (che coinvolge 9 milioni di clienti italiani!), telecamere ovunque, rastrellamenti sui mezzi pubblici, ronde più o meno private, poteri speciali che hanno conferito ai sindaci una sorta di onnipotenza nella disciplina dei comportamenti – vietato mangiare panini per strada, vietato sedersi sulle panchine dopo il tramonto e baciarsi in macchina...
Queste leggi sono un vero e proprio dispositivo di guerra, che militarizza e razzializza il territorio per colpire la parte più precaria e ricattabile della popolazione. Un dispositivo sostenuto apertamente da quasi tutti i mass-media, che cercano di occultare gli immigrati morti sui posti di lavoro, le prostitute immigrate uccise o stuprate sulle strade, le condizioni di vita disumane in cui sono costretti a vivere i bambini a cui si prendono le impronte digitali, le condizioni di schiavitù lavorativa di molti immigrati e immigrate, i centri di detenzione pieni di migranti sequestrati direttamente sui posti di lavoro.
Il feroce assassinio di Abdul – avvenuto vicino alla stazione centrale di Milano, presidiata, tra l’altro, dall’esercito – oltre che un omicidio dichiaratamente razzista è anche l’inevitabile risultato di tutto ciò: divieto di vivere per un giovane italo-africano, decretato da due cittadini italiani, padre e figlio, che esprimono così la loro complicità con questo stato di guerra, convinti di apportare con soluzioni “fai da te” il loro personale contributo alla sicurezza del paese.
Respingiamo le lacrime di coccodrillo del vicesindaco De Corato e dei suoi compari di governo e opposizione.
L’unica risposta è l’organizzazione dal basso contro l’ordine della repressione e dello sfruttamento.

Milano, 15 settembre 2008
Comitato Antirazzista Milanese - info@antirazzistimilano.org

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13 settembre, 2008

Nervi tesi

da Verosudamerica
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un attentato ad un gasdotto boliviano nei giorni scorsi. Il complotto, che ha causato gravi danni economici, vede come colpevoli i soliti gruppi separatisti e di estrema destra che continuano la loro campagna di destabilizzazione nei confronti del governo di Evo Morales. Proprio il presidente boliviano, che denunciava da mesi l'appoggio di esponenti diplomatici e politici statunitensi verso questi gruppi, ha preso la decisione di dichiarare l'ambasciatore Usa in Bolivia, P.Goldberg, "persona non gradita". Da qui una serie di reazioni a catena che fanno riscaldare gli animi su entrambi i fronti. ...continua...

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Cade un pezzo della dottrina Monroe: Argentina e Brasile non useranno più il dollaro

di G. Carotenuto
E’ il primo passo concreto verso la creazione di una moneta unica latinoamericana: Argentina e Brasile non useranno più il dollaro nei loro scambi bilaterali. E’ una vecchia aspirazione che i due principali governi integrazionisti realizzano e uno smacco storico per il predominio del dollaro sull’economia mondiale.
L’accordo è stato firmato ieri, lunedì, ed entrerà in vigore tra quattro settimane appena, il prossimo 3 ottobre, con la presenza dei presidenti Lula da Silva e Cristina Fernández e dei rispettivi ministri dell’economia. ...continua...

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11 settembre, 2008

Appello per HAITI

http://www.selvas.org/AppelloHaiti2008.html
Tre uragani e una « tempesta tropicale » (“Fay”, “Gustav”, “Hanna” e “Ike”) che si sono susseguiti a distanza di pochi giorni hanno distrutto totalmente Haiti, il Paese più povero del Continente Americano. Il Governo sta facendo ciò che può, con le scarse risorse a disposizione e le richieste di soccorso urgente che provengono da tutto il Paese.L’Artibonite, dove vivono la maggior parte dei contadini che avevano ripreso a coltivare il riso per limitare la dipendenza alimentare dai Paesi esteri, è ora isolata, dopo che l’ultimo ponte che permetteva di raggiungere le vallate e le montagne è crollato a causa del passaggio dell’uragano IKE. Inoltre il governo è stato costretto a far defluire le acqe dalla diga più grande del Paese, quella di Peligre (sempre nell’Artibonite), ed ha richesto l’evacuazione immediata della zona. Impossibile sapere quanti contadini siano riusciti a salvarsi, costretti a fuggire in una zona già allagata da Hanna, sotto il vento e la fortissima pioggia.Gli aiuti internazionali sono giunti o stanno arrivando alla città più colpita dalla « tempesta tropicale » Hanna, cioè Gonaives, capoluogo del Dipartimento dell’Artibonite. Le ultime stime, ancora vaghe, parlano di 1.000 - 2.000 vittime solo fra Gonaives e dintorni.Il primo uragano, cioè Gustav, classificato come categoria 1 dal « National Hurrican Center » di Miami è già dimenticato. Gustav, nel sud, ha causato almeno 100 morti, 20 dispersi e numerosi feriti oltre a 10.000 senza tetto. Quello che è meno noto è che Gustav ha colpito anche le zone più povere della capitale, Port-au-Prince.L’AUMOHD (Association des Universitaires Motivés Pour Une Haïti Des Droits), composta da avvocati e volontari che dal 2004 si occupano, non senza rischi, delle innumerevoli violazioni dei diritti umani, si sta prendendo cura di centinaia di sfollati, dimenticati da tutti.Inizialmente i volontari hanno percorso le strade di Cité Soleil, Simon-Pelé e altre periferie per avvisare gli abitanti, che spesso non sono raggiunti neanche dalle informazioni radiofoniche, dell’immediato pericolo, permettendo alle persone di mettersi in salvo.Ha successivamente coordinato l’evacuazione di Grand Ravin (il quartiere più povero di Port-au-prince insieme alla bidonville di Cité Soleil), trasferendo 340 persone, 118 delle quali sono bambini, al liceo di Grand Ravin, mentre le loro case sono state totalmente distrutte, prima da Gustav e poi da Ike che ha completato l’opera di devastazione. Attualmente l’AUMOHD ha lanciato un appello urgente per provvedere alle necessità primarie degli sfollati, dimenticati dal Governo : mancano di tutto, dall’acqua potabile al cibo, dai vestiti ai medicinali e persino di scarpeA Cité Soleil, dalle 64 fontane che servono gli abitanti esce acqua fortemente inquinata, è indispensabile almeno potabilizzare l’acqua per evitare disastrose epidemie che causerebbero centinaia di vittime soprattutto fra i bambini.L’AUMOHD, fino a oggi, ha utilizzato le sue scarse risorse per provvedere almeno a distribuire acqua e un po' di cibo, ma le risorse sono finite : il Governo non se ne occupa, o non può occuparsene, e l’AUMOHD si rivolge a noi contando sul nostro aiuto URGENTISSIMO. La sete e la fame non possono attendere.Visto che il governo italiano non ha assolutamente risposto agli appelli del Presidente haitiano René Préval, che siano i comuni cittadini italiani a far sentire la loro solidarietà.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI e DOMANDE scrivi a redazione@selvas.org

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10 settembre, 2008

“UNA GRANDE MANIFESTAZIONE NAZIONALE E UNITARIA PER LA LIBERTA’ DEI CINQUE”

Associazione nazionale di Amicizia Italia-Cuba

Nel 10 ° anniversario dell'arresto negli Stati Uniti dei Cinque cubani che, a protezione del proprio popolo, raccoglievano informazioni sulle attività terroristiche di gruppi mafiosi e paramilitari anticubani, l'Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba aderisce alla manifestazione indetta dal Comitato Italiano Giustizia per i Cinque per il 13 settembre a Roma, in Piazza Farnese.
Il silenzio tombale dei grandi mezzi di comunicazione, su questo caso e per tutto questo tempo, dimostra il controllo a cui sono sottoposti, la loro mancanza di etica professionale e l'ipocrisia del cosiddetto mondo occidentale sulla tanto strombazzata "libertà di stampa".
Chiediamo ai cittadini italiani che, nonostante tutto quello che accade nel mondo e nel nostro paese, continuano ad avere e a credere nei valori morali, di partecipare a questa manifestazione e di unirsi a noi per lanciare un segnale di solidarietà ai Cinque e chiedere la loro liberazione.
Sabato 13 settembre (Roma — Piazza Farnese, dalle 17 alle 21)
· Saluto di
Rodney Clemente López Ambasciatore della Repubblica cubana in Italia
Interventi di:
· José Luiz Del Roio (Presidente “Comitato Italiano Giustizia per i Cinque”)
· Iacopo Venier (Vice Presidente “Comitato Italiano Giustizia per i Cinque”)
· Claudio Grassi (Vice Presidente “Comitato Italiano Giustizia per i Cinque”)
· Sergio Marinoni (Presidente “ Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba”)
· Tecla Faranda (Coordinatore Sede di Milano “ Associazione Nazionale Giuristi Democratici”)
· padre Massimo Nevola (Direttore della Lega Missionaria Studenti)
· Rose Kazma (Coordinatore “U.S. Citizens for Peace and Justice”)
· Oliviero Diliberto (Partito dei Comunisti Italiani)
· Fabio Amato (Partito della Rifondazione Comunista)
· Franco Turigliatto (Sinistra Critica)
· Marco Ferrando (Partito Comunista dei Lavoratori)
· Mauro Bulgarelli (Verdi)
· Vittorio Agnoletto (Europarlamentare, Gruppo GUE/NGL)
· Marco Rizzo (Europarlamentare PdCI)
· Giusto Catania (Europarlamentare PRC)
· Umberto Guidoni (Europarlamentare PdCI)
· “El moncada” Marilisa Verti
· “ La Rinascita della Sinistra ” Maurizio Musolino
· “L’ernesto” Fosco Giannini
· “Essere comunisti”
Dalle ore 17 gli interventi politici saranno inframmezzati dal concerto di Enrico Capuano e il gruppo TammurriataRock Ospiti musicali i cantanti cubani Víctor Quiñones e Teresa Lafauries

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07 settembre, 2008

carica della polizia contro il comitato "No dal Molin"

Carissimi, sono una ragazza vicentina di 19 anni, amo la pace intensamente e partecipo al movimento contro il Dal Molin. Oggi siamo stati caricati da polizia carabinieri e guardia di finanza, noi, uomini,donne anziani (i bambini li abbiamo portati via ) durante una manifestazione autorizzata. Ci hanno picchiati mentre eravamo seduti per terra inermi...
Leggete e diffondete urgentemente!
Da L'Unità Vicenza: carica della polizia contro il comitato "No dal Molin" i tafferugli. Dopo alcuni minuti concitati la tensione si è abbassata. I manifestanti si sono comunque spostati dalla zona del Dal Molin alla questura di Vicenza per protestare contro il fermo di un gruppetto di loro che avrebbero reagito alle forze dell'ordine. Indignati gli esponenti del movimento civico vicentino. I rappresentanti della civica “Vicenza Libera No Dal Molin” chiedono «l'immediato allontanamento» del questore di Vicenza Giovanni Sarlo. Secondo Cinzia Bottene, consigliere comunale della civica e “storica” leader del dissenso alla struttura militare, la manifestazione odierna del Presidio era stata «discussa ieri con i vertici della questura. Un'iniziativa pacifica - sostiene Bottene - con decine di persone che avevano deciso di costruire una torretta d'osservazione per vigilare sullo stop ai lavori». Racconta il consigliere che «poco dopo aver avuto il via libera all'installazione è scattata la trappola voluta dal questore e dai suoi funzionari. I poliziotti hanno picchiato indiscriminatamente uomini e donne inermi e pacifici, seduti per terra». «La giornata cilena, brutale e violenta voluta dal questore Giovanni Sarlo - indica quindi una nota della civica “Vicenza Libera No DalMolin” - non può che avere un'unica conseguenza: il suo immediato allontanamento per l'evidente incapacità di rapportarsi con cittadini pacifici». Per il sindaco di Vicenza Achille Variati gli incidenti di sabato segnano «una brutta pagina nella storia della nostra città». «L'episodio di oggi - ha aggiunto – mi conferma un'impressione che ho purtroppo da tempo: qualcuno non vuole che la consultazione popolare si svolga in quel clima tranquillo e civile che ho sempre indicato come un obiettivo e un requisito fondamentale». «Come tanti cittadini di Vicenza - ha detto -, ritengo che il progetto di costruzione della nuova base militare in quell'area, così delicata sotto il profilo ambientale, sia un errore, un errore imperdonabile. E proprio perché la città possa esprimersi, dopo che, dal governo ai consigli comunali, tutti hanno parlato tranne i cittadini, abbiamo organizzato una consultazione popolare, che consenta finalmente a Vicenza di pronunciarsi sul destino di quell'area: e che nel far questo ci restituisca la speranza di una condivisione civile, senza divisioni laceranti, che sanile ferite del passato. Un momento di democrazia che possa pacificare la nostra comunità». «Purtroppo, lo ripeto - ha concluso, annunciando di voler recarsi un Questura per avere aggiornamenti -, c'è più di qualcuno, a tutti i livelli, che non vuole che questo accada». Per il questore di Vicenza Giovanni Sarlo, invece le tensioni sono nate quando i manifestanti hanno iniziato a costruire «una torre di vedetta». «Oggi era in programma una manifestazione del comitato No Dal Molin - ha spiegato il questore - e i rappresentati avevano chiesto e ottenuto che fosse installata all'esterno dell'aeroporto militare una piattaforma in tubi innocenti per controllare eventuali lavori. Quando ci siamo resi conto che si stava per cementificare la base e rendere la struttura permanente siamo intervenuti: ciò non era possibile anche perché l'opera era priva dell'autorizzazione comunale e di quella del proprietario del terreno». E il questore ha poi concluso: «L'intervento è stato necessario».
Marta Zecchetto

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02 settembre, 2008

APPELLO: siamo tutti vicentini

"nessun lavoro deve iniziare prima della consultazione popolare; questo vogliamo vederlo scritto, nero su bianco, dal commissario Costa o dagli statunitensi. ...
impedire la costruzione della nuova base Usa significa mettere un granello di sabbia nella macchina di morte a stelle e strisce...
Vicenza ha bisogno di ognuno di voi
Non saremo complici di chi vuol distruggere il nostro domani."

*APPELLO**3-14 SETTEMBRE: 10 GIORNI DI MOBILITAZIONE**SIAMO TUTTI VICENTINI*
/Vogliono imporci il silenzio fregandosene della consultazione popolare.
//Vogliono imporci una base militare calpestando la nostra città.
//Vogliono imporci il cemento senza fare una valutazione d'impatto ambientale.
//Vogliono comprare la nostra dignità senza sentirci protestare.
//Vogliono la nostra terra, la nostra acqua, il nostro futuro.
//Vogliono devastare Vicenza con una nuova installazione militare.
/Da un giorno all'altro le ruspe potrebbero iniziare a demolire le strutture presenti all'interno del Dal Molin per far posto al cantiere statunitense; strutture sportive, edifici e capannoni che potrebbero essere riqualificati e adattati per scopi civili saranno distrutti per far posto a depositi di armi e comandi militari.Il Consiglio di Stato, infatti, ha ribaltato la sentenza del Tar aprendo i cancelli dell'aeroporto alle ditte appaltatrici. Vicenza deve essere rispettata: nessun lavoro deve iniziare prima della consultazione popolare; questo vogliamo vederlo scritto, nero su bianco, dal commissario Costa o dagli statunitensi.I lavori, in questo momento, sono fermi, anche grazie alla mobilitazione dei vicentini che, per tutto agosto, hanno sorvegliato e bloccato i cantieri per servizi e sottoservizi utili alla nuova struttura militare. In questi giorni indiscrezioni di stampa hanno assegnato al Governo italiano, nella figura del commissario governativo, l'ultima parola sull'accensione o meno delle ruspe. Da loro ci aspettiamo una dichiarazione formale di rispetto verso Vicenza: il silenzio sullo stop dei lavori, per noi, equivarrà al loro possibile inizio. In qualunque caso, noi continueremo a vigilare sull'area e bloccheremo ogni attività sospetta.Difendere Vicenza significa rivendicarne la dignità: dal 3 al 14 settembre, organizzeremo il Festival No Dal Molin. Un momento per incontrarci, discutere e confrontarci; dieci giorni di musica e spettacoli; ma, soprattutto, un periodo di mobilitazione permanente per tenere la testa alta contro ogni arroganza.La lotta di Vicenza è anche una mobilitazione contro la guerra e i suoi strumenti; per questo diciamo che "siamo tutti vicentini": impedire la costruzione della nuova base Usa significa mettere un granello di sabbia nella macchina di morte a stelle e strisce.Dall'otto settembre apriremo anche il campeggio. Invitiamo tutte e tutti a venire a vedere se ci siamo arresi; a partecipare alle nostre mobilitazioni e alla difesa della nostra terra. Vicenza ha bisogno di ognuno di voiNon saremo complici di chi vuol distruggere il nostro domani.Il Festival No Dal Molin è in Via Madre Teresa di Calcutta, a Rettorgole (Caldogno).
Iniziative, dibattiti, assemblee e spettacoli su http://www.nodalmolin.it/ <http://www.nodalmolin.it/>. Per chi vuole, dall'8 al 14 settembre camping No Dal Molin.
AZIONI -- DIBATTITI -- CONCERTI -- SPETTACOLI
Se non vuoi la base, puoi fermarla; non restare a guardare.
Leggi:
http://www.nodalmol%20in.it/comunicati%20/comunicati_%20199.html
http://www.nodalmol%20in.it/comunicati%20/comunicati_%20198.html
http://www.nodalmol%20in.it/notizie/%20notizie_214.%20html
http://www.nodalmolin.it/notizie/notizie_214.html

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01 settembre, 2008

Sacco e VanCinque

• Il caso dei Cinque ed i due italiani innocenti giustiziatinegli USA il 23 agosto 1927
Roberto Ruiz Bass Werner*
(Prensa Latina) Cinque giovani cubani a Miami sono accusati di mettere in pericolo la sicurezza nazionale statunitense. Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, due immigranti italiani, lavoratori ed anarchici, accusati di assassinio, giudicati, condannati e giustiziati nel 1927 dalla giustizia nordamericana, si sono trasformati in un paradigma di condotta impropria da parte dei giudici e dei pubblici ministeri che non solo hanno distorto i fatti, ma hanno anche promosso dei sentimenti anti-italiani ed anti-inmigranti per condizionare la giuria. Malgrado cittadini della taglia di Upton Sinclair, Bertrand Russell, John Dos Passos, George Bernard Shaw e H.G. Wells hanno manifestato il loro appoggio, né il calzolaio né il pescivendolo italiani hanno potuto evitare la sedia elettrica. La loro esecuzione generò proteste massicce a New York, Londra, Amsterdam e Tokyo, scioperi attraverso tutto il Sud-America e tumulti a Parigi, Ginevra, Germania e Johannesburg. Le parole finali di Sacco furono "Evviva l'anarchia!" e "Addio, cara madre". Gentilmente Vanzetti, nei suoi ultimi momenti, ringraziò le guardie con una stretta di mano…
Il 23 agosto 1977, cinquanta anni dopo la loro esecuzione, il Governatore del Massachusetts, M. Dukakis, pubblicò un proclama dichiarando che Sacco e Vanzetti erano stati trattati ingiustamente e che "qualunque calunnia dovrà essere rimossa dai loro nomi". Questo processo ingiusto e truccato scosse la coscienza politica degli USA e generò un'enorme quantità di film, documentari, canzoni (Here's to you) e ballate popolari.
Siamo a pochi giorni dal decimo anniversario dell'avvenimento che ci sembra più simile al caso "Sacco e Vanzetti" nel nuovo millennio: la cattura di Cinque giovani cubani a Miami, il 12 settembre 1998, accusati di mettere in pericolo la sicurezza nazionale statunitense.
Questi giovani si erano proposti redigere un dossier sui piani terroristici dei gruppi anticubani che operano dalla Florida e che, dal 1959, hanno causato la morte di più di tre mila cittadini.
Nella decade scorsa, più di 170 azioni terroriste, includendo piani per di assassinare il presidente Castro, sono state bloccate, in parte grazie al lavoro dei Cinque ragazzi arrestati e sottomessi ad un giudizio che è stato fatto dieci anni fa, pieno di irregolarità e pregiudizi anticubani, in un contesto che ricorda l'ambiente delle deportazioni degli anni 20.
Gerardo Hernández, Fernando González, Antonio Guerrero, René González e Ramon Labañino hanno ricevuto delle condanne individuali assolutamente sproporzionate, che vanno da decine di anni di prigione fino a due ergastoli più quindici anni! Non invano, il Governo cubano considera che i suoi cittadini sono stati sottomessi ad un giudizio "… progettato per soddisfare la sete di vendetta" di settori estremisti della comunità cubana nel paese del nord.
Che cosa succede in quel paese strano, tanto contraddittorio e complesso, ma sempre considerato come culla della democrazia multirazziale del continente? Che fattori spiegano la debolezza manifestata dalla sua opinione pubblica, apparentemente ancora assopita per gli effetti dell’11 settembre? Sarà che, ignorando le suppliche di decine di intellettuali; le domande di parlamentari e leader politici di tutto il pianeta, il clamore di milioni di cubani e latinoamericani che li considerano eroi della lotta contro il terrorismo… la giustizia nordamericana continua a sbagliarsi?
Che ballate intoneremo allora per i Cinque? Che film gli dedicheremo? Sarà che Sacco e Vanzetti sono morti in vano?

* Senatore del partito "Possiamo" della Bolivia

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