27 luglio, 2007

El Salvador: Imboscata del governo contro la popolazione

L'approvazione in settembre del 2006 della discussa Legge Speciale Contro Atti di Terrorismo, e la detenzione con uso eccessivo di violenza di 14 persone che partecipavano ad una protesta contro la privatizzazione dell'acqua, ha destato profonda preoccupazione.
Malgrado siano trascorsi più di 15 anni dalla firma degli Accordi di Pace che hanno messo la parola fine alla sanguinosa guerra civile, per la società salvadoreña resta vivo il ricordo della repressione sistematica dei corpi di élite dell'Esercito e degli Squadroni della Morte, i quali operavano impunemente contro la popolazione civile.
I fatti accaduti a Suchitoto hanno risvegliato paure ed incubi che si credevano ormai sepolti insieme alle armi molti anni fa.

La Lista Informativa "Nicaragua y más" ha conversato con Bernardo Belloso, integrante della Giunta Direttiva della Asociación para el Desarrollo de El Salvador (CRIPDES), per conoscere i dettagli di quanto accaduto a Suchitoto e come ciò s'inserisce nel contesto attuale del paese centroamericano (originale in spagnolo su http://www.rel-uita.org/ )

- Che cosa è successo esattamente a Suchitoto?
- Prendendo in considerazione la problematica che esiste nel paese rispetto al deterioramento ambientale, alla situazione di estrema povertà della popolazione, alle disuguaglianze esistenti e alle violazioni dei diritti umani, varie organizzazioni sociali hanno promosso un foro con la partecipazione di rappresentanti dei municipi dei dipartimenti di Cuscatlán e Cabañas. Il foro verteva essenzialmente sulla problematica dell'acqua e sull'analisi del progetto della politica di decentralizzazione di questa risorsa, promosso dal presidente Antonio Saca. Lo scorso 2 Luglio, il Presidente ha deciso di lanciare pubblicamente questo progetto a Suchitoto e purtroppo le due attività hanno coinciso nello stesso posto. A questa situazione bisogna anche aggiungere che varie organizzazioni di altre zone del paese si sono ritrovate a Suchitoto per protestare contro questa politica del governo, la quale anticipa una futura privatizzazione delle risorse idriche.
- Che cosa è successo dopo?
- Alcuni membri della nostra organizzazione erano in viaggio per poter partecipare al foro, quando sono stati intercettati ed arrestati violentemente da membri della Polizia Nazionale Civile (PCN). Invece di portarli ad una delegazione del Dipartimento, li hanno portati proprio nel luogo in cui si sarebbe svolto il foro, provocando la reazione della gente che era arrivata per partecipare all'attività. Mentre iniziava una forte discussione tra i leader comunali e la Polizia per tentare di ricomporre la situazione, sono arrivati improvvisamente i corpi speciali dell'Unità di Mantenimento dell'Ordine (UMO), tirando bombe lacrimogene, gas pimienta e cercando di sfollare la gente sparando pallottole di gomma.
È stato in questo momento che hanno catturato le altre persone, le quali sono state condotte alla Delegazione della Polizia della città. Abbiamo subito formato una commissione per negoziare la liberazione delle persone arrestate, ma all'improvviso è intervenuta nuovamente la UMO ed ha iniziato a picchiare ed a sparare sulla gente, provocando vari feriti ed intossicati. La gente ha iniziato a scappare ed è stata inseguita dagli agenti della UMO, mentre sul posto faceva il suo ingresso un forte contingente militare con mezzi corazzati (tanquetas). Alla fine non è stato possibile intavolare una negoziazione.
- Che cosa hanno fatto con la gente arrestata?
- Hanno fermato 14 persone e le hanno portate via senza dare nessun tipo di informazione, tanto che alla fine pensavamo fossero state fatte sparire come accadeva nel passato. Siamo poi riusciti a sapere che erano state condotte alla Delegazione di Cojutepeque e durante questo trasferimento, si sono verificati vari episodi di violenza e di violazione ai diritti umani.
- Che tipo di violazioni?
- Alcuni degli arrestati sono stati trasportati in elicottero e quando erano nelle vicinanze dal lago Suchitlan, alcune delle nostre compagne sono state minacciate dicendo loro che le avrebbero lanciate nel vuoto. Alcuni altri sono invece stati fatti scendere in un campo ed hanno simulato una fucilazione. Tutto questo lo consideriamo come un forte passo indietro rispetto al processo che abbiamo costruito a partire dagli Accordi di Pace del 1991.
- Quanta gente si trova ancora in prigione e qual è la loro situazione?
- Durante l'udienza pubblica che si è realizzata il 7 Luglio, la giudice speciale ha liberato il compagno Facundo Dolores García. Nonostante ciò, al resto delle compagne e compagni ha applicato una detenzione preventiva di tre mesi, affinché il PM possa svolgere le indagini del caso e gli avvocati difensori preparare la prossima udienza. Consideriamo che le condizioni in cui stanno vivendo le persone nei centri penitenziari è totalmente inumana. Non viene permessa la consegna di alimenti da parte dei parenti, dormono per terra, in uno stato di permanente sovraffollamento nelle celle ed in condizioni di totale insalubrità, senza acqua per lavarsi.
Inoltre, la loro vita corre seri rischi e subiscono continue minacce, sia da parte delle autorità che degli altri detenuti. Nel caso dei compagni che si trovano nel carcere di Mariona, a San Salvador, sono anche obbligati a pagare dei tributi agli altri detenuti per evitare di essere attaccati ed uccisi. Vogliamo denunciare questa situazione inumana, non solo perché colpisce i nostri compagni e compagne, che consideriamo detenuti politici, ma anche perché è la situazione che normalmente si vive nelle carceri del Salvador ed attenta contro i diritti umani delle persone.
- Si dice anche che le persone arrestate siano ora accusate di terrorismo…
- In un primo momento le persone che viaggiavano in macchina sono state accusate di non avere rispettato un segnale stradale, ma il giorno dopo a Cojutepeque, le stavano già accusando, insieme agli altri arrestati, di organizzazione illecita, disordini nella via pubblica e danni alla proprietà, ed è totalmente falso. Alla fine siamo giunti alla conclusione che si tratta di un fatto puramente politico, in quanto le persone responsabili della Delegazione della Polizia di Cojutepeque hanno ammesso che sono arrivati ordini dall'alto per far sì che le persone venissero arrestate. Per poter fare questo legalmente era necessario trovare una figura giuridica che lo permettesse e l'unico modo era accusarle di terrorismo. La Legge Speciale Contro Atti di Terrorismo prevede infatti il carcere preventivo per tre mesi, per dare la possibilità al PM di svolgere le indagini e questo è quello che ha fatto la giudice speciale, la quale non ha nemmeno voluto vedere le prove d'innocenza presentate dagli avvocati difensori. Come movimenti sociali abbiamo già presentato un esposto in cui chiediamo che si accelerino i tempi dell'udienza pubblica, in modo da ottenere la liberazione immediata dei nostri compagni e compagne.
- Che lettura fate di questi fatti all'interno di un contesto sociopolitico più ampio che si sta vivendo in Salvador?
- Siamo di fronte ad una chiara manovra governativa per destabilizzare i movimenti sociali.
Il governo sa che la situazione di povertà nel paese si è acutizzata a causa della firma del CAFTA, e che la gente si sta organizzando per scendere in piazza ad esigere che non vengano più violati i diritti umani e che si sviluppino politiche per cambiare questa disastrosa situazione. Per poter far fronte a questa congiuntura, le forze reazionarie hanno approvato la Legge Speciale Contro Atti di Terrorismo, con la quale si proibisce con forza che la gente si organizzi e che manifesti per le strade. Esiste un attacco diretto e sistematico ai leader delle organizzazioni sociali ed è per questo motivo che inaspriremo le nostre proteste e le mobilitazioni, informando a livello nazionale ed internazionale e chiedendo, inoltre, che la Legge Speciale Contro Atti di Terrorismo venga abrogata.

© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - gtrucchi@itanica.org )

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23 luglio, 2007

La lotta per l’acqua pubblica si fa dura nella martirizzata terra di Monsignor Romero

di Emilio Molinari* e Rosario Lembo**
Grave attacco al movimento dell’acqua Salvadoreno: Lunedì 2 Luglio a Suchitoto mentre veniva presentata la politica nazionale di privatizzazione dell’acqua della Repubblica del Salvador, diverse organizzazioni sociali e comunitarie realizzavano una giornata di protesta contro tale politica inaugurata un anno fa proprio in quella località.
Questa protesta si è trasformata in un attacco violento da parte delle Unità di Mantenimento dell’ordine UMO e della Polizia Nazionale Civile PNC, con cariche, lancio di lacrimogeni e uso di pallottole di gomma.Tutta l’operazione ha coinvolto persone inermi , ha messo a rischio la folla di Suchitoto, del centro ricreativo dove si teneva la presentazione della politica idrica nazionale ed è stata coadiuvata da un forte contingente militare.E’ stata messa in campo e usata una forza e una reazione a dir poco sproporzionata, rispetto ad una manifestazione civile di dissenso rispetto alla difesa di una risorsa fondamentale com'è l'acqua, il cui risultato è stato quello di concludersi con 25 persone ferite da pallottole di gomma, 18 persone con gravi sintomi respiratori a causa dei gas lacrimogeni, 14 persone arrestate accusate, in virtù della legge antiterrorismo varata in Salvador un anno fa, che consente, in spregio ai dettati costituzionali,di tenere in carcere, per 6 mesi, gli arrestati in attesa di accertare i fatti e promuovere l’udienza preliminare.Non è la prima volta che il governo del partito ARENA si scatena contro le manifestazioni dei comitati per la difesa del diritto all’acqua. Già in precedenza i menbri della Giunta direttiva dell’acqua di TACUBA nella regione occidentale erano stati incarcerati.Il Comitato Italiano per un Contratto Mondiale sull’Acqua esprime la propria solidarietà alle associazioni della società civile del Salvador, impegnate nella difesa dell'acqua e condanna il ricorso agli arresti ed alla repressione violenta contro cittadini che si battono per il diritto all'acqua.Il Comitato invita le realtà italiane del Forum Italiano dell’acqua ed le amministrazioni locali ad inviare attestati di solidarietà a
sercoba@hotmail.it
Il Comitato sollecita inoltre prese di posizione, con interrogazioni parlamentari da parte degli eletti dell’acqua al Governo a tuteal della libertà di manifestazione a difesa di beni comuni com'è l'acqua.
*Per il Contratto MondialePresidente del Comitato Italiano.
**Segretario

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BID e Bahia de Tela

La Banca Interamericana di Sviluppo, BID, ha dato il permesso per un prestito di 14.9 milioni di dollari destinati all'inizio delle opere di infrastruttura del controverso progetto conosciuto come Laguna de Micos, Tela, Honduras, senza tener conto delle osservazioni portate dal rapporto tecnico della fondazione PROLANSATE sullo studio di impatto ambientale provocato dal progetto Los micos beach e golf resort.

Il documento segnala il pericolo che può generare il riempimento di 80 ettari della Laguna de los micos nel caso in cui si presentasse un uragano come il Mitch o il Katrina, rischio incrementato dal riscaldamento globale e dai suoi effetti sui fenomeni metereologici, oltre alle alterazioni della batimetria della Bahia de Tela da dove si pretende di estrarre i materiali per il riempimento della laguna.
La laguna de los Micos è registrata al numero 722 nell'elenco delle lagune protette dalla Convenzione Internazionale di Protezione delle Lagune conosciuta come RAMSAR. Questo fatto non impedisce che il BID e le élites di potere dell'honduras vogliano distruggere un habitat essenziale per gli uccelli migratori; né che si preoccupino della crisi idrica che si provocherebbe nelle comunità dei dintorni del progetto , che entrerebbero in competizione con il campo da golf e gli hotel a quattro stelle per l'uso del vitale elemento dell'acqua, tanto importante per la sopravvivenza dell'umanità.

Il progetto Laguna de Micos è parte del progetto del BID conosciuto come Programma nazionale di Turismo Sostenibile (HO-0195), che prevede anche la costruzione di un aereoporto vicino alle Rovine Maya di Copan, nel luogo conosciuto come Piedras Amarillas. L'intervento dell' UNESCO ha potuto frenare le pretese del BID e degli imprenditori turistici, che sono arrivato all'estremo di utilizzare l'attuale ministero della cultura per fare pressione sull'organismo internazionale affinchè ritiri l'attestazione di patrimonio dell'umanità alle rovine Maya per poter così procedere alla costruzione dell'aereoporto.

Il comportamento ambiguo del BID in quanto al cosiddetto sviluppo non è niente di nuovo. La distruzione ambientale causata nell' Amazzonia Peruviana dalle perdite avvenute nel gasdotto della Camisea, lasciano un enorme dubbio sul ruolo ambientale che gioca questo organismo internazionale.

I popoli Nahua, nanti e Matsigenka abitavano la conca del fiume Usumacinta, molti di questi popoli stanno appena iniziando un'interazione con la società peruviana, alcuni Mastigenka sono considerati non contattati e sono altamente vulnerabili alle malattie portate da persone estranee al loro ambiente. L'esplorazione e lo sfruttamento petroliero in questa recondita zona amazzonica hanno portato gravi conseguenze ai popoli indigeni.

Il rapporto dell'agenzia di consulenza californiana E Tech ha evidenziato gravi deficienze nella qualità dei materiali e nei procedimenti applicati nella costruzione del gasdotto. Ciò nonostante, due studi effettuati dal BID contraddicono i risultati della E Tech, negando in questa maniera le gravi conseguenze ambientali del progetto Camisea e autorizzando un nuovo prestito per la seconda fase del progetto.

Laguna de Micos e Camisea sono due esempi di un insieme di disastri ambientali che si stanno causando con il Plan Puebla Panama e l' IIRSA. Con il dettaglio particolare che la maggioranza dei futuri danneggiati di questi disastri sono i popoli indigeni e neri del continente.

Nonostante le "buone intenzioni" che presenta la nuova politica ambientale del BID, questa non è retroattiva, considerando che la maggioranza dei progetti più distruttivi sono stati approvati prima della nuova operativa ambientale.

A nostro parere i funzionari del BID non hanno mai sentito parlare del riscaldamento globale, dei legami con lo spreco di energia e le gravi conseguenze per l'umanità, in particolare per coloro che vivono nei paesi tropicali. In nome del cosiddetto sviluppo si insiste in una visione basata unicamente sull'accumulazione del capitale provocando infine un incremento della povertà.

Gli ecosistemi costieri e amazzonici sono di una fragilità estrema e richiedono una gestione adeguata per evitare le gravi conseguenze che implica lo sfruttamento delle paludi e dei fiumi. La lezione che abbiamo ricevuto è di una totale ipocrisia:mentre ci fanno conferenze magistrali sulla conservazione ambientale, ci insegna contemporaneamente a distruggere la natura.

Una volta per tutte rendiamo il BID direttamente responsabile di qualsiasi catastrofe che possa accadere sulla costa tra le comunità si San Juan Tela, Tornabé, Miami e la laguna Quemada e di los Micos. ogni anno, nei mesi di ottobre e novembre la nostra costa soffre l'impatto di uragani e tormente tropicali. Dobbiamo richiamare i nostri antenati per chiedergli di proteggerci dalla catastrofe ecologica che sta per verificarsi.

La Ceiba, 21 giugno 2007

Miriam Miranda

Organizacion Fraternal negra Hondurena, OFRANEH
Convergencia de los Movimientos de los Pueblos de las Americas, COMPA

OFRANEH
Organizacion Fraternal Negra Hondurena
Av La Republica, Contiguo Celtel
Telefax 504-4432492
La ceiba, Atlantida Honduras, CA
(grazie a Maria per la traduzione)

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Debito ecologico dell'Unione Europea con il Centroamerica

Durante l'ultimo trimestre del 2007 inizieranno le negoziazioni tra l'Unione Europea (UE) ed i paesi della regione centroamericana, per firmare un Accordo di Associazione che sta generando molte preoccupazioni tra i movimenti sociali della regione.
La Lista Informativa "Nicaragua y más" ha conversato con Zulma Larín, della Red Sinti Techan (RST) del Salvador, per conoscere gli obiettivi dell'Incontro sul Debito Ecologico dell'Unione Europea con il Centroamerica che si sta svolgendo nella capitale salvadoregna.
- Quali sono gli obiettivi di questo incontro?
È organizzato dalla Unidad Ecologica Salvadoregna, (UNES), la Red Sinti Techan (RST) e la Red Jubileo Sur. Ha l'obiettivo di scambiare idee ed esperienze sull'accumulazione del debito ecologico in America Centrale, e per avere strumenti politici e dire "No" all'Accordo di Associazione (AdA) tra l'Unione Europea ed il Centroamerica.
- Come vi siete preparati per questo incontro?
Abbiamo individuato elementi che potessero aiutarci a riempire di contenuti il nostro rifiuto all'Accordo di Associazione e, in questo caso, l'accumulazione storica del debito ecologico è un punto di partenza per la nostra riflessione. Tutte le grandi accumulazioni di capitale sorgono a partire dalle invasioni e dal saccheggio dei nostri territori e delle nostre risorse, provocando forti impatti ambientali. In questo incontro vogliamo partire da queste esperienze del passato, per poi arrivare alla situazione attuale e vedere come le multinazionali europee si stanno ancora arricchendo a discapito dei nostri paesi, delle popolazioni e della nostra natura. È per questo motivo che parleremo di casi concreti che ci aiutino a capire come si continua ad accumulare questo debito ecologico.
- Si toccherà anche il tema della relazione tra debito ecologico, debito sociale ed il mondo del lavoro?
Effettivamente, oltre agli impatti ambientali, in queste imprese si violano i diritti umani e lavorativi che generano anche un debito sociale. Presenteremo il caso di CALVO El Salvador, un'impresa di capitale spagnolo, dove esiste una reiterata negazione dei diritti lavorativi e sindacali di suoi lavoratori e lavoratrici. Da una parte, CALVO ha insistito con il governo salvadoregno affinché venissero ratificati gli accordi internazionali dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL)*, mentre dall'altra ha iniziato subito a violarli apertamente. In Spagna rispetta questi diritti perché esiste un sistema legale che la obbliga a farlo, mentre nei nostri paesi imprese come CALVO ignorano qualsiasi tipo di diritto dei lavoratori e delle popolazioni e questo è quello che presenteremo durante l'incontro, affinché ci aiuti a riflettere.
- Il lavoro di questi due giorni sfocerà in una presa di posizione univoca delle organizzazioni presenti a questo evento?
Sono presenti molte organizzazioni che lavorano su vari temi relazionati con quello che discuteremo. Abbiamo forti contatti con altri spazi di riflessione ed azione come la Alianza Social Continental, il Foro Mesoamericano de los Pueblos, il Jubileo Sur-Sur ed è nostra intenzione fare arrivare a queste istanze le nostre riflessioni, per approfondire strategie di lotta e per avere elementi ben concreti che giustifichino il nostro rifiuto ad un Accordo di Associazione con l'Unione Europea. In base a quello che sorga dall'incontro, presenteremo una Dichiarazione finale, la quale verrà diffusa in tutti i paesi della regione affinché altre organizzazioni si integrino a questo sforzo.

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DICHIARAZIONE DI SAN SALVADOR

I rappresentanti di organizzazioni della regione Mesoamericana, con invitati dalla Colombia, Ecuador ed Argentina, riuniti nell'Incontro regionale sul Debito Ecologico realizzato i giorni 16 e 17 Luglio del 2007, per analizzare le implicazioni del pagamento del debito estero, al quale anteponiamo il debito storico, ecologico e sociale che hanno contratto i paesi dell'Unione Europea, gli Stati Uniti, con la regione, dichiariamo che: - Esiste un debito storico, ecologico e sociale accumulato ed attuale dei paesi europei coi paesi mesoamericani. - Questo debito si è incrementato mediante differenti forme di saccheggio di risorse naturali, violazioni dei diritti umani, prestiti per lo "sviluppo", investimenti distruttivi, imposizione di monocolture, inquinamento della biosfera etc. Tra tanti progetti si annoverano quelli della diga Chixoy del Guatemala, l'accordo di biopirateria della Merk-Inbio del Costa Rica e la concessione di Aguas de San Pedro Sula in Honduras ad un consorzio italiano. Di fronte a questa realtà, e coscienti delle implicazioni dei Trattati di Libero Commercio come il CAFTA ed analizzando la nuova proposta di Accordo di Associazione dell'Unione Europea con il Centroamerica,

dichiariamo:
1. il contenuto di questa proposta si presenta come un accordo di cooperazione e di dialogo politico in cui si aggiunge la "etica e la responsabilità sociale". Le nostre organizzazioni riconoscono che non si tratta unicamente di una nuova negoziazione commerciale, ma cerca proteggere ed ampliare i diritti di investimento e gli interessi delle imprese multinazionali europee.
2. che questi paesi europei hanno un debito storico, ecologico, sociale e culturale che si è accumulato fin dai tempi della colonia e che oggigiorno continua ad incrementarsi attraverso forme più sofisticate come i Trattati di Libero Commercio, le condizionalità per nuovo prestiti e gli investimenti in diverse aree.
3. il rifiuto nei confronti di un'altra negoziazione che implica maggiore apertura commerciale e migliori condizioni per le multinazionali europee in detrimento delle popolazioni e della natura. Pertanto esigiamo:
· La cancellazione incondizionata del debito estero dei paesi mesoamericani in quanto illegittimo, illegale ed immorale e la riparazione dei debiti sociali ed ecologici.
· Fermare i progetti, crediti e tecnologie che mettono in pericolo gli ecosistemi e le loro popolazioni, così come l'introduzione degli organismi geneticamente modificati.
· Non usare la spesa pubblica per progetti privati, come il sussidio alle multinazionali, caso Unión Fenosa in Nicaragua.
· Riconoscere gli impatti sociali, ambientali, culturali delle attività di sfruttamento delle risorse naturali, le monocolture per l'esportazione, il turismo ed ecoturismo su vasta scala.
· Realizzare studi per identificare i metodi più adeguati per la ristrutturazione degli ecosistemi che serva da base per quantificare i danni ed esigere il loro pagamento.
· Ristrutturare ed indennizzare le comunità colpite e gli ecosistemi distrutti.
· Verificare e sospendere le concessioni assegnate alle imprese nazionali ed internazionali per le quali è stato riconosciuto l'impatto di distruzione dell'ecosistema e della vita umana.
· Sostegno allo sviluppo endogeno che garantisce il diritto delle comunità al controllo ed uso dei suoi beni naturali.
· Il rispetto ai diritti umani degli emigranti che si sono stati obbligati ad emigrare al Nord a causa delle politiche neoliberiste per ragioni economiche ed ambientali.
Esprimiamo:
La nostra solidarietà coi paesi e comunità dell'America Latina che in questo momento stanno resistendo alle politiche neoliberiste, in modo particolare con:
- Il popolo del Costa Rica per la sua campagna a favore della non ratificazione del Trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti, decisione che verrà presa con il Referendum del 7 ottobre. - Le comunità che si oppongono in Mesoamerica alla costruzione di dighe, che si riuniscono nel Salvador per celebrare il IV Incontro della Red Latinomericana contra las Presas, per i fiumi, le loro comunità e l'acqua (REDLAR)
- Il popolo della República Dominicana che ha portato a termine con molto successo uno sciopero generale per i suoi diritti economici.
- Il popolo peruviano per la sua lotta contro la firma del Trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti.
- Il popolo di Oaxaca che soffre la repressione e la morte, la cattura di più di 40 cittadini tra donne, uomini, bambini e bambine che difendono la loro cultura ed il loro territorio dall'industria turistica promossa dal governo.
Inoltre, di fronte alla congiuntura nazionale che vive il popolo salvadoregno, esigiamo dalle autorità salvadoregne la libertà immediata ed incondizionata delle 16 prigioniere e prigionieri politici che sono stati catturati nei mesi di giugno e luglio a Suchitoto, Dipartimento di Cuscatlán e Tacuba Dipartimento di Ahuachapán, mentre facevano uso dei loro diritti cittadini di manifestarsi contro la privatizzazione dell'acqua e che sono stati ingiustamente accusati di terrorismo. San Salvador, El Salvador 17 Luglio 2007

* La strategia di CALVO aveva l'unico obiettivo di poter accedere al Sistema Generalizzato di Preferenze plus (SGPp), che concedeva l'esportazione di prodotti nei paesi dell'Unione Europea senza pagamento di dazi, a quei paesi che avessero ratificato gli accordi con la OIL su diritti umani e lavorativi, protezione dell'ambiente e governabilità. Per informazioni più dettagliate e per partecipare alla Campagna internazionale a favore dei lavoratori e lavoratrici di CALVO visitare http://www.rel-uita.org/

© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - http://it.f279.mail.yahoo.com/ym/Compose?To=gtrucchi@itanica.org )

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20 luglio, 2007

Centro America ed Ue negoziano sul commercio. In gioco i servizi (e la concorrenza agli Usa)

da Liberazione del 19.07.2007
di Luca Martinelli

Pronti, via: a fine giugno sono iniziati a Bruxelles i negoziati per l'Accordo di associazione (Ada) tra l'Unione Europea e i Paesi centro americani. I rappresentanti di Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua e Panama sono pronti a sedersi di fronte ai negoziatori della Commissione europea e, da pari a pari, firmare l'apertura delle proprie frontiere a prodotti, imprese e, soprattutto, capitali provenienti dall'Ue. Per Bruxelles è la solita rincorsa agli Stati Uniti d'America. Dieci anni fa l'Europa avviò i negoziati per un accordo di libero scambio con il Messico per rispondere al Nafta (North America Free Trade Agreement, l'accordo di libero scambio tra Canada, Messico e Usa). Oggi l'Ada nasce come risposta europea al Cafta (Central America Free Trade Agreement), ratificato nell'ultimo anno e mezzo da tutti i Paesi della regione eccetto il Costa Rica, dove a inizio ottobre si svolgerà un referendum, e sarà la popolazione locale a decidere il "Sì" o il "No" al Trattato. Peter Mandelson, il commissario europeo al commercio, l'ha detto in modo esplicito: il modello dell'Accordo di associazione è quello del Cafta. Non ama i giri di parole l'uomo che si trova a fare i conti con la crisi irreversibile dei negoziati multilaterali in sede Wto, e ha scelto di rispondere avviando negoziati bilaterali con l'America Centrale, la Comunità andina di nazioni (Can), l'Asean (l'associazione delle nazioni del Sud-est asiatico). I primi effetti del Cafta sono sulla bocca di tutti: per tutto il Centro America il 2006 passerà alla storia come l'anno peggiore negli ultimi dieci per la bilancia commerciale nei confronti degli Stati Uniti d'America. In El Salvador a un anno dal Cafta il deficit commerciale è cresciuto del 24%, provocando la perdita di 93 mila posti di lavoro solo nel settore agricolo. Nell'ultimo anno prima dell'entrata in vigore dell'accordo di libero commercio con gli Usa, El Salvador aveva un surplus commerciale di 135 milioni di dollari con gli Usa che nel 2006 è diventato un deficit di 300 milioni. Il Guatemala, per il quale gli Stati Uniti sono il principale socio commerciale, si ritrova con un deficit commerciale di 415 milioni. Stesso discorso vale per l'Honduras, passato da un surplus commerciale di 500 milioni di dollari nel 2005 a uno di 25 nel 2006. Il paradosso vero è che l'unico Paese centroamericano ad aver aumentato nell'ultimo anno la propria quota di esportazioni verso gli Stati Uniti d'America è il Costa Rica, che il Cafta non lo ha ratificato. L'Unione Europea non ha interesse a una guerra con gli Usa sul terreno delle merci, - l'interscambio commerciale con il Centro America è una briciola dell'economia Ue - quanto a conquistare quel settore dei servizi. La svendita di comparti strategici per le economie nazionali come la generazione dell'energia idroelettrica, la costruzione e gestione di autostrade, la gestione del servizio idrico nelle città più importanti e già iniziata, e le aziende dell'Unione Europea - dalle spagnole Endesa e Union Fenosa alle italiane Astaldi, Colacem ed Enel - non stanno a guardare. L'Accordo di associazione darebbe senz'altro "quella spinta in più". Il presidente messicano Calderòn ha ridato vita all'idea di un Plan Puebla Panama, un piano di infrastrutture -stradali, energetiche, ricettive - finanziato dal Banco interamericano di sviluppo per creare un cerniera, un ponte, tra il Sud del Messico e la Colombia. E alcune aziende italiane, come avvoltoi, puntano a spartirsi gli appalti: Astaldi sarebbe in pole position per realizzare un (contestatissimo) progetto idroelettrico in El Salvador, El Chaparral, il cui costo stimato è di 141 milioni di dollari. E in Honduras la stessa azienda, attraverso la filiale Astaldi Columbus, ha firmato con l'Insituto hondureño de Turismo (Iht) il contratto per iniziare i lavori del complesso turistico "Laguna de los Mycos", un ecomostro che avrà un impatto ambientale devastante nella Bahia de Tela. Il progetto, finanziato dal Banco interamericano e dalla Banca centro americana di integrazione economica (Bcie), prevedere la realizzazione di 2 mila appartamenti, 6 multi-residence per un totale di 168 ville; e ancora: centri commerciali, parchi tematici e per finire, un campo da golf. Il tutto su oltre 300 ettari di laguna, che verranno riempiti con sabbia prelevata dal mare. La zona è abitata dai garifuna, una popolazione afrodiscendente tenacemente in lotta per difendere la sua terra. A nulla sembra valere la Costituzione, che all'art. 346 riconosce che «è un dovere dello Stato dettare norme a protezione dei diritti e degli interessi delle comunità indigene esistenti nel Paese, e in special modo delle terre e dei boschi dove queste risiedano», né che l'Honduras abbia ratificato l'Accordo dell'Organizzazione internazionale del lavoro sui diritti dei popoli indigeni e tribali. Il 70 per cento del territorio dei garifuna è già in mano a privati. E' proprio in questo "paradiso terrestre" dove il prossimo 20 settembre torna per il secondo anno l'Isola dei famosi: la costa Atlantica dell'Honduras sarà in vetrina davanti a milioni di spettatori. Un palcoscenico invidiabile per una zona in cui, tra qualche anno, i nostri connazionali potranno volare e far vacanza come a Tropea, in un villaggio turistico rigorosamente italiano. * Mani Tese, autore de "I colori del mais. Società, economia e risorse in Centro America" (EMI, 160 pagine, 10 euro)

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tutti e tutte a Genova!!!

da http://www.piazzacarlogiuliani.org/
PROGRAMMA 2007 - STADIO CARLINI 19-22 Luglio
Siamo testardi, non vogliamo dimenticare. Ce lo impedisce innanzi tutto la dignità. E anche, come conseguenza, il bene che vogliamo e il rispetto che vorremmo per il Paese in cui viviamo.Anche quest'anno, quindi, siamo a Genova, in piazza Alimonda, venerdì 20 luglio, alle 17 e 27. E prima e dopo, non è strano, allo stadio Carlini.C'è qualcuno che è preoccupato, anche qualche brava persona, al più un po' pigra, che ancora se ne sta di quello che le hanno raccontato e non ha saputo distinguere tra chi provocava e chi era provocato, tra chi attaccava e chi si difendeva, tra i pochi infiltrati che berciavano guerra e i tantissimi che gridavano pace.Stiano tranquilli e sereni. Noi chiediamo soltanto un po' di giustizia e un sussulto di verità. E quest'anno "risacralizziamo" anche lo stadio Carlini, giocando al calcio non violento e non corrotto dai soldi, guardando filmati intelligenti e discutendo di problemi seri: i diritti, la democrazia, la pace.Venite a Genova, venite a vedere, sentire, vivere come si sta bene insieme.
qui il programma: http://www.piazzacarlogiuliani.org/carlo/index.php

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18 luglio, 2007

Honduras, arrestati perché protestavano contro le miniere

L'Honduras è la “Repubblica delle miniere”. Un terzo della superficie del Paese è sotto concessione mineraria e un'unica autorizzazione è sufficiente per avviare attività di esplorazione e sfruttamento (vedi Ae gennaio 2006). Martedì 17 luglio una manifestazione per chiedere la cancellazione della Ley de Mineria approvata nel 1998, scritta dal cartello delle industrie estrattive (Anamin) d'accordo con la Banca mondiale, si è conclusa con l'arresto di numerosi manifestanti, liberati solo dopo alcune ore grazie alla pressione degli altri manifestanti. La piattaforma “Per una nuova legge mineraria” chiedeva la cancellazione di tutte le concessioni minerarie all'interno dei Parchi nazionali di interesse archeologico-culturale, la cancellazione di tutti i contratti stabiliti con imprese minerarie colpevoli di inquinare l'ambiente e una moratoria su tutte le attività di prospezione, esplorazione e sfruttamento delle vene metallifere fino a quando non verrà approvata una nuova legge mineraria.
di Luca Martinelli
I manifestanti sono stato aggrediti e picchiati da forze di polizia e dell'esercito. Tra gli arrestati Justo Sorto, membro della coordinazione generale del Copinh -il Consejo Civico de Organizaciones Populares e Indigenas de Honduras, che insieme ad Alianza Cívica e alla Coordinadora Nacional de Resistencia Popular ha promosso la mobilitazione-, il sacerdote cattolico della parrocchia di San Juan, nel dipartimento di Intibucá, Mario Francis Amaya, Carlinda Aguilar, Pablo Munguia di radio Progreso, i sacerdoti Marco Aurelio Lorenzo e Sandro Aguilar e altre 8 persone. La piattaforma della mobilitazione chiede al Governo del Paese di “ritirare qualsiasi proposta di riforma della legge e di emettere una nuova Ley de Minería, poiché la cancellazione di tredici articoli del testo attuale sancita dala Corte Suprema il 4 ottobre de 2006 è ragione sufficiente perché il Congreso Nacional desista dal portare avanti questo aborto giuridico che è il Decreto legge 292/98 (l'attuale legge mineraria, ndr)”. “L'attuale Ley de Mineria -ha raccontato ad Altreconomia Salvador Zuniga del Copinh- era stata approvata subito dopo l’uragano Mitch, che colpì Honduras e tutto il Centro America nel 1998, e venne presentata come una strategia per la riduzione della povertà: avrebbe attratto gli investimenti esteri e generato posti di lavoro”. Prevede che solo l'1 per cento della ricchezza estratta si fermi nel Paese sotto forma di royalty e che un'unica autorizzazione sia sufficiente per avviare attività di esplorazione e sfruttamento (fino al 1998 erano necessari due permessi distinti). Secondo funzionari del Defomin -la Dirección Ejecutiva de Fomento a la Minería, l’organo di verifica della regolarità delle concessioni, invitato però (e di fatto) a fomentare l’attività estrattiva-, la legge in vigore è stata scritta dall’Anamin, il cartello delle imprese minerarie. Le imprese possono, tra l'altro, espropriare “per ragioni di pubblica utilità” terreni confinanti con le concessioni, anche quando “i legittimi proprietari non danno il permesso”, e “utilizzare [tutte] le acque, dentro e fuori la concessione”. Tra le altre richieste avanzate a cancellazione di tutti i contratti stabiliti con imprese minerarie colpevoli di inquinare l'ambiente, secondo quanto stabilito dalla Legge generale per l'ambiente (Decreto 104/93), che mettono a rischio la salute della popolazione. Solo poche settimane fa il movimento ambientalista aveva ottenuto una importante vittoria contro le attività estrattive: la Corte Suprema di giustizia ha multato per 52 mila dollari la compagnia Entre Mares, riconosciuta colpevole di danni ambientali e alla salute relative alla miniera San Martin, nel Valle de Siria. Studi indipendenti, condotti dal dottor Juan Almendares dell'organizzazione Madre Tierra e dal biologo italiano Flaviano Bianchini (minacciato di morte e costretto ad abbandonare il Paese in seguito al suo lavoro), hanno dimostrato che l'acqua entra nella miniera priva di sostanza contaminanti per uscirne inquinata con cianuro e metalli pesanti. Gli stessi studi dimostrano che nella frazione di El Porvenir, vicina alla miniera, le malattie della pelle, a causa dell'arsenico presente nell'acqua, sono la terza causa di ingresso in ospedale (con il 18%, mentre a livello nazionale queste non rientrano nelle prime 20 cause di ingresso in ospedale e non superano l'1% delle malattie registrate). Nonostante la concessione scada nel 2020, Entre Mares -sussidiaria della canadese Goldcorp. Inc.- abbandonerà la miniera nel 2010, anche a causa delle proteste della popolazione locale.

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16 luglio, 2007

El Salvador: dal 19 al 22 Luglio incontro della Rete latinoamericana contro le dighe

La signora Magdalena Peralta ha 70 anni e, insieme a tutti gli altri attivisti del Comda (Coalición de Organizaciones Mexicanas por el Derecho al Agua), ha riportato varie ferite in seguito all'aggressione della polizia contro i manifestanti che reclamavano il diritto di accesso all'acqua potabile.Una vera e propria "guerra dell'acqua" sta pian piano allargandosi a tutta l'America Latina, e a questo proposito il movimento mesoamericano contro le dighe in difesa dell'acqua, dei fiumi, delle comunità e dei suoi territori ha convocato un appello alla partecipazione al convegno che si terrà nel Dipartimento di Chalatenango (El Salvador) dal 19 al 22 Luglio allo scopo di mobilitare la popolazione sul saccheggio dei beni comuni da parte delle multinazionali e in particolare sui megaprogetti volti alla costruzione di dighe idroelettriche che costringerebbero migliaia di persone ad abbandonare le proprie comunità. In occasione del IV Incontro mesoamericano promosso dalla Rete Sudamericana contro le dighe i movimenti torneranno a ribadire il diritto, stabilito dalle Nazioni Unite, di avere accesso all'acqua potabile, oltre ad elaborare politiche energetiche alternative per il continente, delineare una strategia di azione comune continentale per fermare la costruzione di nuove dighe e condividere esperienze di resistenza comuni. Parteciperanno rappresentanti dei movimenti sociali di El Salvador, Honduras, Guatemala, Costarica, Nicaragua, Belize, Panama, Messico, ma mentre all'incontro di Chalatenango si elaboreranno nuove forme di resistenza alla costruzione delle dighe, gli apparati repressivi degli stati nazionali e le multinazionali sono costantemente all'opera. La manifestazione della Coalición de Organizaciones Mexicanas por el Derecho al Agua, sfociata in scontri con la polizia culminati con il ferimento della signora settantenne, era sorta per reclamare il diritto all'acqua per le comunità di Tepetzingo, Tetecalita, Xoxocotla, Acamilpa, El Mirador, Benito Juárez, Santa Rosa 30, San Miguel 30, Pueblo Nuevo, Tlatizapan e Tetelpa, contro le quali il governo messicano ha inviato il temibile reparto del Goes (Grupo de Operaciones Especiales) che ha arrestato sei attivisti e ha disperso la protesta. Sempre in Messico è sorto il movimento denominato "Resistencia Civil", che ha le sue roccaforti negli stati di Campeche, Tabasco, Chiapas, Veracruz e Oaxaca, nato per contestare le politiche della Cfe (Comisión Federal de Electricidad), il cui intento, ancora una volta, è quello di costruire dighe che provocherebbero, oltre allo sgombero forzato delle popolazioni, un vero e proprio etnocidio. "Migliaia di ettari di terra, di cui da sempre sono state padrone le comunità indigene, sono arbitrariamente messe in vendita dai governatori degli stati a vantaggio delle imprese transnazionali", denuncia la Rete Latinoamericana contro le dighe (Redlar), mentre la Cfe, che per sua natura sarebbe un'azienda di proprietà dello stato messicano, finisce per essere amministrata da tecnocrati preoccupati soltanto di soddisfare le esigenze delle multinazionali straniere. Nonostante l'appello della Redlar affinché la Comisión Federal de Electricidad resti al servizio dei messicani e non a quello delle multinazionali, un altro esempio di penetrazione delle transnazionali in Sudamerica arriva dalla Colombia, dove la spagnola Unión Fenosa investirà 600 milioni di dollari in grandi opere volte a costruire nuove dighe idroelettriche. Oltre al Plan de Expansión de Energias Renovables varato da Unión Fenosa per tutta l'America latina, sarà la Colombia a trasformarsi nel paese al centro delle operazioni poiché già due dighe idroelettriche (nella Valle del Cauca) sono ad un livello molto avanzato ed attendono soltanto la licenza ambientale. Sebbene Unión Fenosa si sia impegnata a costruire due microcentrali idrolettriche che eviterebbero di inondare grandi estensioni di terreni e a seguire un programma di basso impatto ambientale in America Latina in linea con quanto previsto dal Protocollo di Kyoto, lo scopo del IV Incontro Mesoamericano in programma a Chalatenango punta a creare un movimento continentale in grado di difendere il Sudamerica non solo dalla grandi dighe idroelettriche, ma anche da tutti quei progetti di privatizzazione dei beni comuni che minacciano le popolazioni.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it

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14 luglio, 2007

Honduras: Astaldi avvia lavori per complesso turistico di Tela

di Antonio Mazzeo [www.terrelibere.org]
Assegnati al colosso italiano delle costruzioni le opere infrastrutturali propedeutiche ad un megacomplesso turistico-immobiliare fortemente osteggiato dalle organizzazioni ambientaliste e dalle comunità locali afrodiscendenti. Chi si oppone è intanto vittima di gravi violazioni dei diritti umani e della repressione paramilitare.
leggilo qui : http://www.terrelibere.it/terrediconfine/?x=completa&riga=03395

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Clandestini e regolari.

Clandestini e regolari.
Esibita minaccia socio-culturale o invisibile motore economico?
di Francesco Filippi - 12-Jul-2007 - num.538

Riassunto:
In questo notizario si analizza la nascita e costruzione dell’identità "latina" negli Stati Uniti e si studiano i punti di contatto tra la repressione nei confronti degli emigranti messicani e centroamericani nel loro viaggio verso gli Stati Uniti e la violenza che subiscono gli emigranti africani e dell’ Europa dell’est al loro ingresso in quella che potrebbe essere definita la fortezza dell’Unione Europea.
leggetelo qui: http://www.ciepac.org/boletines/chiapas_it.php?id=538
CIEPAC, A.C. Centro de Investigaciones Económicas y Políticas de Acción Comunitaria

06 luglio, 2007

FINALMENTE UNA BUONA NOTIZIA DALL'HONDURAS!!!

La miniera San Martin chiude i battenti!
Finalmente la Corte Suprema di Giustizia dell'Honduras ha fatto giustizia e ha multato la compagnia Entre Mares per danni ambientali ealla salute costringendola cosi' ad abbandonare la miniera San Martin,nel Valle de Siria. Tutto inizio' sette anni fa quando la miniera, inmezzo alle proteste di diversi gruppi di ambientalisti, inizio' ascavare la montagna Sierra del Cobre. Una montagna che era alta 900m eche oggi ne misura solo 300. Ma ilgrosso della protesta inizio' circa un anno fa quando degli studiindipendenti da me condotti insieme al Dottor Almendares dimostraronoche la miniera, oltre a causare irreparabilie gravissimi danni ambientali, danneggiava seriamente eirreversibilmente la salute delle popolazioni della zona.Gli studi dimostravano che l'acqua entra nella miniera priva disostanza contaminanti per uscirne inquinata con cianuro e metallipesanti. Gli stessi studi dimostrano come nella frazione di ElPorvenir le malattie della pelle, strettamente relazionabili conl'arsenico presente nell'acqua, sono la terza causa di ingressi inospedale e rappresentano il 18% mentre a livello nazionale queste nonrientrano nelle prime 20 cause di ingresso in ospedale e non superanol'1% delle malattie registrate. Sempre ne El Porvenir, su unapopolazione di 4000 abitanti, ci sono 43 casi di osteoartrite,strettamente relazionabile con il piombo presente nell'acqua e nelsangue della popolazione, in bambini minori di 5 anni mentre a livellonazionale i casi di osteoartrite nei bambini inferiori a 5 anni sonomeno di un caso su un diecimila. Discorso simile per l'AtrofiaMidollare Spinale di tipo 1. Una malattia genetica mortale nellatotalita' dei casi che blocca il funzionamento dei muscoli nei bambini. A livello mondiale tale malattia e' attestata a meno di uncaso su un milione mentre tra i 4000 abitanti de El Porvenir se neregistrano ben 6 casi. Poi c'e' anche Nueva Palo Ralo (la vecchia fudistrutta per fare spazio alla miniera) dove la mortalita' infantilesi attesta al 30% e supera di 12 volte la media nazionale. Se poi analizziamo questo dato sui figli dei lavoratori della miniera esso siattesta all'impressionante valore di 83%. Ovvero muoino 8 bambini diogni 10 nati vivi prima di compiere un anno.Oggi la sentenza della Corte Suprema di Giustizia mette fine a questovero e proprio genocidio. La miniera Entre Mares se ne va e, forse, ilValle de Siria puo' ricominciare lentamente a vivere...
Flaviano Bianchini

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Basta con il Femminicidio!

Orribile; è una parola orribile questa coniata per dare unnome alla strage impunita di DONNE nella capitale messicanadi omicidi e scomparse: Ciudad Juarez, sulla frontiera congli Stati Uniti.Ma come definire altrimenti gli oltre 400omicidi di donne -spesso dopo essere state torturate stuprate e mutilate - egli oltre 600 casi di sparizione dal 1993?
BASTA CON IL FEMMINICIDIO!
Su Selvas.org (http://www.selvas.org/newsMX0607.html) il resoconto/intervista in ITALIANO, dell'incontro con MariselaOrtiz Rivera, una delle fondatrici di "Nuestras Hijas de Regresso a Casa" (Le nostre figlie ritornano a casa) -associazione di parenti e amici delle donne assassinate -che è stata in Italia, anticipando di pochi giorni l'arrivo del presidente messicano Calderon.Nell'articolo è presente un LINK ad una pagina in italiano con un appello da firmare e tante altre informazioni, per chi vuole approfondire. Proponiamo anche 4 VIDEOCLIP, da scaricare DownLoad(documenti poco pesanti e esenti da virus) che fanno partre di un bellissimo documentario, in spagnolo, con sottotitoli in inglese.!!...Diffondi questa e tutte le informazioni su questa strage continua, che si alimenta anche del SILENZIO dell'informazione.
Cancelliamo insieme la parola FEMMINICIDIO!!
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Associazione Culturale SELVAS.org
Osservatorio Informativo Indipendente sulla Regione Andina e il continente Latinoamericano
Sede Legale Milano- ITALIA http://www.selvas.org/ http://www.selvas.eu/
e-mail: info@selvas.org
OCCHI APERTI SULLE ANDE OJOS ABIERTOS EN LOS ANDES

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