31 marzo, 2013

La Banca Mondiale e i supposti abusi dei diritti umani per l'accaparramento di terre in Honduras


[ 25 marzo 2013 ]

Luca Manes, Re:Common per greenreport.it
Al netto di tutta la sua retorica sullo sviluppo e sulla lotta alla povertà, la Banca Mondiale sarebbe profondamente "collusa" con le multinazionali che spesso foraggia con l'abbondante quantità di denaro in suo possesso. Questo ormai è un pensiero molto diffuso, nel Nord come nel Sud del mondo, tra le realtà della società civile globale che chiedono a gran voce una riforma o addirittura una "cancellazione" delle grandi istituzioni finanziarie internazionali. Il tema caldo dell'accaparramento di terre e il ruolo che queste stesse istituzioni giocano per promuovere tale pratica è sempre più dibattuto. Le implicazioni sono molteplici, come dimostra la storia del finanziamento alla società honduregna Grupo Dinant.
A tal proposito, la scorsa settimana un nutrito gruppo di organizzazioni internazionali, tra cui Friends of the Earth International, Global Forest Coalition, Global Initiative for Economic, Social and Cultural Rights e Urgewald ha condannato con durezza una dichiarazione ufficiale con cui la Banca Mondiale ha difeso il suo sostegno alla Grupo Dinant, accusata di violazioni dei diritti umani e dell'assassinio di decine di contadini. Tramite un'agenzia di sicurezza e l'esercito dell'Honduras, la Grupo Dinant dal 2009 avrebbe infatti compiuto una serie di misfatti legati all'accaparramento di terreni agricoli per la produzione di olio di palma, principale attività dell'azienda.
Vari organismi per la protezione dei diritti umani sono in possesso di una consistente documentazione che certifica le responsabilità per questi episodi. Tra questi la Commissione Interamericana sui diritti umani, che ha tenuto un'audizione sulla questione nell'ottobre del 2011. Ciò nonostante il ramo della Banca che presta ai privati (l'International Finance Corporation) nel 2009 ha garantito un prestito di 30 milioni di dollari per il progetto della Grupo Dinant. Almeno metà della cifra sarebbe già stata erogata.
Nelle settimane passate, la World Bank ha ricevuto una petizione firmata da oltre 63mila persone in cui si chiedeva di cessare qualsiasi rapporto con la compagnia, di fatto non sborsando più un dollaro e condannando gli abusi già compiuti. Nel frattempo l'organo ispettivo interno dell'istituzione sta conducendo un'indagine per verificare la fondatezza delle accuse. Per altro, pur difendendo la legittimità del sostegno finanziario accordato alla Grupo Dinant, la stessa Banca ha ammesso che una parte del denaro prestato alla compagnia è stato utilizzato per il training degli esponenti delle forze di sicurezza impiegate in questo arco di tempo.
Un recente rapporto della Ong Rights Action conferma l'uccisione di almeno 88 membri e sostenitori di organizzazioni contadine di base nell'area della valle Bajo Aguan negli ultimi tre anni. Cifre che lasciano senza parole, ma su cui la World Bank dovrebbe iniziare a riflettere. Purtroppo non sembra proprio averne alcune intenzione.

Honduras, le ingiustizie di Zacate Grande di Silvia Giosmin


narda_ofelia_sanchez - copia
Silvia Giosmin, padovana, dopo essersi laureata in biologia molecolare ha lavorato presso l’Ong Manitese dove si è formata sui temi della cooperazione allo sviluppo. Nel 2007 ha intrapreso un viaggio in Africa che l’ha portata ad avvicinarsi al mondo del video, in particolare del documentario. Oggi lavora all’interno della Casa di Reclusione di Padova presso la redazione del Tg2Palazzi: telegiornale organizzato e realizzato dai detenuti stessi, volto a sensibilizzare sui temi dell’attuale condizione carceraria. Inoltre collabora alla produzione di documentari di denuncia sociale all’interno del gruppo Zalab (laboratorio di video partecipativo). L’ultimo lavoro è http://inostriannimigliori.wordpress.com/zalab/. Nel 2009 ha intrapreso un viaggio in Honduras. Ha deciso di pubblicare a puntate il racconto della sua esperienza all’interno del blog:  http://zacategrande.wordpress.com
26 febbraio ’09  – LE CRONACHE DI NARDA -
Non ce la faccio… non riesco ancora a digerire le parole di Narda.
Quella notte ho pianto e mi ripetevo quello che mi aveva detto, per non dimenticarlo più.
Ho pianto per la sua forza, per l’ingiustizia, per la dignità del suo dolore e di quello della sua famiglia e ancora ho il groppo se ci penso… così decido di buttarlo giù e magari mettere un’eco, seppur piccola, alla sua voce… alla fine forse è il mio dovere qui, mettere un’eco a Zacate Grande, per quanto mi è possibile.
Un certo Nasser, proprietario di alcuni aeroporti del Centroamerica, si sposa con la figlia di Facussè e lui, per le nozze, gli regala una spiaggia; dicono che sia una delle più belle di Zacate Grande… ma non posso vederla, perché non si può entrare …posso scorgerla solo da lontano, se prendo una barca e la guardo dal mare.
È in questa spiaggia che viveva Doña Narda con la famiglia, lì vendeva bibite e piatti caldi ai turisti o ai nativi che passavano per la spiaggia.
“Vivevo tranquilla, avevo un lavoro, la mia famiglia e non avevo bisogno di nulla”.
Un bel giorno le hanno detto che il posto dove viveva non era suo e che doveva andarsene.
Doña Narda è una donna forte, non ha studiato, ma capisce quando una cosa è giusta e quando no, e si è rifiutata di andarsene.
Il giorno seguente l’hanno buttata fuori di casa assieme alla famiglia e hanno dato fuoco all’abitazione e alla piccola attività.
¨Sono venuti a chiedermi se accettavo dei soldi e un altro posto dove vivere… dopo che mi avevano distrutto la casa, la mia attività sulla spiaggia… tutto quello che avevo.
Sono venuti per farmi stare buona e io ho risposto che mai, dico, MAI avrei accettato quei soldi e quella casa… che quello che mi hanno distrutto non ha un prezzo, non si può comprare.
Mio marito non era d’accordo, mi diceva che se avessimo accettato quei soldi ora non sarei qui, in questa baracca…
Io gli ho sempre risposto che, se voleva, poteva accettarli lui quei soldi, ma io non l’avrei mai seguito, che preferisco stare qui, ora.
E prima che quelli se ne andassero gli ho detto di dire a Nasser che io ho una cosa che lui non ha.
E loro che mi chiedevano “ma cosa, ma cosa Narda? cos’hai tu che lui non ha?”
E io ho detto che ho una dignità e questa non me l’ha tolta nemmeno lui¨.
Io avevo gli occhi lucidi, Narda ha cominciato a piangere e ha continuato:
¨Quando mi hanno portato in carcere, vedevo ancora la mia casa che bruciava e le mie figlie che piangevano e mi chiedevano quando sarei uscita… io mi sforzavo di non piangere, perché non volevo che le mie figlie vedessero le mie lacrime, non volevo permettere che ciò accadesse. Mi facevo forza e gli dicevo di non preoccuparsi, che presto sarei uscita.
Ho pregato tanto per farmi forza, ma ora, anche se piango, mi fa bene parlare di quello che mi è successo, raccontarlo¨.
Ora Doña Narda vive da tre anni nell’entroterra, poco distante da quella piccola baia paradisiaca, in una capanna di legno e nylon, senza luce, acqua, elettricità… con il figlio e un nipote; le altre due figlie sono nella capitale per studiare, il marito è negli Usa dove fa lo spazzino.
Una delle figlie dopo l’accaduto si è ammalata di depressione, però “non avevo i soldi per mandarla da uno psicologo, perché parlasse del suo dolore…”
Ora credo stia un po’ meglio.
Narda è una donna che non si perde d’animo … lì, nella sua piccola baracca di nylon, mi parlava del suo progetto di mettere la luce in casa, “perché la luce è importante… anche perché mi piacerebbe iniziare a vendere qualcosa da bere e da mangiare alle persone che passano di qui …
Alla gente piace vedere che ci sono nuovi posti dove provare ricette e succhi…”
Io mi guardavo attorno e non vedevo niente a parte la luna e le stelle attraverso i buchi della parete di nylon, ma il suo mi è sembrato un bel sogno.
http://www.mauriziocampisi.com/letture-alterne-02-honduras-le-ingiustizie-di-zacate-grande/

11 marzo, 2013

Convocatoria all’incontro di formazione per accampamenti d’osservazione in Honduras


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    Sabato 23 e Domenica 24 Marzo 2013 si terrà il quarto incontro    formativo per chi è       interessato a partire per gli accampamenti d’osservazione dei diritti umani in    Honduras. 
    A pochi mesi dalle elezioni presidenziali nel paese,
vi chiediamo la piú amplia diffusione di questa iniziativa, in considerazione della grave     situazione di violazione dei diritti umani e dell’importanza che dai movimenti di base è stata    riconosciuta alla presenza internazionale.
L’incontro inizia Sabato 23 Marzo nel primo pomeriggio, presso il C.S.A. Baraonda,
Via Pacinotti 13, a Segrate (Milano), zona industriale Marconi.
Ceniamo e dormiamo lí, per proseguire domenica mattino e pomeriggio.

Programma dell’incontro formativo:
  • introduzione generale: contesto storico, economico, politico attuale
  • movimenti popolari in Honduras, la strategia e filosofia degli accampamenti di osservazione
  • Requisiti per essere campamentisti
  • Ruolo dei campamentisti, obiettivi
  • Situazione legale
  • Cosa fare durante la presenza nel campamento
  • Regole per i campamentisti: coordinamento del campamento, cosa non fare, comportamenti da evitare, come comportarsi in situazioni di emergenza
  • cosa portarsi
  • aspetti di salute (vaccini prima di partire)
  • all’arrivo in Honduras dove andare…
  • al ritorno dall’Honduras…..
Saranno presenti ragazze/i per condividere la loro esperienza di campamentisti
“ Credo che il campamento di Zacate Grande sia percepito come una presenza importante dalla comunità, perchè rappresenta un’attenzione, una vicinanza umana che nasce dal basso, e la speranza che non tutti i soprusi del potente di turno continueranno nell’indifferenza generale del Paese e del mondo, ma che esiste ancora un’opinione pubblica, una società civile in grado di fare pressione. Non è necessario fare grandi cose, quando si è campamentisti, credo che l’importante sia esserci, con attenzione discreta, pazienza, disponibilità, con voglia di raccontare”  Alessandro.
Vi preghiamo di comunicarci la vostra partecipazione

per ulteriori informazioni contattateci:
Giorgio,  349-5749027
Thomas, 339-1597004
Collettivo Italia Centro America CICA
http://www.puchica.org/
honduras@puchica.org
http://campamentoshonduras.blogspot.com/

Come arrivare al Baraonda:
Passante ferroviario: 
Linee Suburbane S5 o S6, femata Segrate
Autobus: Linea Star Lodi Milano-Pioltello fermata edificio “Sinergy” tra le fermate “Lavanderie” e “Bettolino”. Dalla fermata attraversate la strada statale “Cassanese”, percorrete via Marconi (perpendicolare rispetto alla fermata) dopo 150 mt sulla destra c’è il csa Baraonda. La linea Star-Lodi ferma a Milano in P.zza Aspromonte e P.zza Gobetti
Tangenziale est: Prendere l’uscita 8-Lambrate verso via Rombon (SP103). Continuate su SP103-Cassanese proseguendo dritto alla rotonda con l’esselunga di Segrate a sinistra. Al semaforo successivo girate a sinistra in Via Marconi. Percorrete 200 metri e trovate il CSA Baraonda sulla destra.


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