28 aprile, 2009

ECUADOR: Rafael Correa vince e si riconferma

Il presidente Rafael Correa è riuscito ad ottenere una contundente vittoria nei comizi generali che si sono celebrati la scorsa domenica in Ecuador.
Con il 70,36 per cento dei voti scrutinati, Correa ed il suo Movimento Alleanza Paese (MAP) ottengono il 52 per cento dei suffragi, con un ampio vantaggio sul principale rivale, l'ex presidente Lucío Gutiérrez, che ottiene il 28 per cento di voti. Al terzo posto il magnate bananiero Álvaro Noboa con l'12 per cento di voti. Per Noboa si tratta della quarta sconfitta consecutiva.

La divulgazione dei primi risultati ha dato il via alle celebrazioni, già per altro iniziate ieri sera dopo la lettura dei primi exit-pools che davano l'attuale presidente ad oltre il 55 per cento. Questo risultato permette a Correa di riprendere il cammino delle riforme iniziate nel 2007, le quali hanno avuto il loro culmine con la riforma della Costituzione il 28 settembre 2008, approvata da oltre il 64 per cento della popolazione.
La nuova Costituzione prevedeva nuove elezioni alle quali Correa si è sottoposto uscendone vincitore.

Correa è il primo presidente ecuadoriano che vince al primo turno ed ha dedicato questa vittoria "ai più poveri ed ai più deboli. Siamo qui per loro, affinché la patria sia di tutti e di tutte, non li defrauderemo mai", ha detto pochi istanti dopo aver conosciuto i primi risultati ufficiali.
"Stiamo costruendo la storia del nostro paese. Tra il 1996 e il 2006 nessun presidente aveva portato a termine il suo mandato ed oggi stiamo vincendo al primo turno. Con questa vittoria -ha continuato Correa- continueremo la Rivoluzione Cittadina "per dare alle gente istruzione, sanità. Quelle cose che le hanno sempre negato. Questa popolazione che non cadrà mai più nella trappola dei bugiardi.
Questo trionfo è un chiaro sostegno al cambiamento epocale che sta avvenendo in tutta l'America Latina.
È un momento storico per gli ecuadoriani che vivono qui e per gli altri 3 milioni che sono emigrati e che si sono sparsi per tutto il pianeta. Con loro ho preso un impegno affinché un giorno possano tornare e trovare un paese che ha deciso di essere libero".
Durante i due anni del suo mandato, Correa ha dovuto affrontare una violenta campagna mediatica di disinformazione, la quale dava continuamente dati errati circa gli indici di disoccupazione.
Di fronte a ciò, il mandatario ha chiesto ai giornalisti ed alla popolazione presente di paragonare i dati della disoccupazione a marzo del 2009 con quelli esistenti durante la presidenza di Lucío Gutiérrez nel 2004. "Abbiamo dovuto lottare contro una serie di infamie, nell'incertezza, per vedere che cosa si sarebbe inventata la stampa ogni giorno pur di danneggiarci.
A me non piace parlare di cifre, ma c'è gente che inventa qualsiasi cosa...ed i dati dimostrano che abbiamo lavorato in modo straordinario e questo nonostante la violenta crisi economica che ha colpito tutto il mondo. Nonostante ciò continuano a dire che la colpa è del governo. Se ci fosse ancora un governo neoliberale, la disoccupazione sarebbe il doppio e toccherebbe almeno il 20 per cento", ha aggiunto il presidente.

Il presidente ecuadoriano si è anche impegnato a continuare a lavorare sulla stessa linea degli ultimi due anni, per continuare a generare posti di lavoro. Nonostante la dura opposizione al progetto politico della Rivoluzione Cittadina, "la popolazione non si è fatta trarre in inganno ed ha dimostrato il suo ampio sostegno dandoci una storica vittoria", ha aggiunto Correa riferendosi al fatto che è la prima volta che in Ecuador un candidato vince al primo turno.
(Parte del testo è tradotto da TeleSUR.net)
© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua www.itanica.org )

Etichette:


24 aprile, 2009

OLTRE 13 MILIARDI DI EURO PER I CACCIABOMBARDIERI.

OLTRE 13 MILIARDI DI EURO PER I CACCIABOMBARDIERI. AL VIA UNA «CAMPAGNA DI INDIGNAZIONE NAZIONALE»

[ GRILLOnews.it - 16.04.09 ] 13 miliardi di euro per i cacciabombardieri F-35. E un "terremoto" di indignazione, un coro di proteste. É quello che la società civile è chiamata, ora più che mai, ad esprimere dopo che il 7 e 8 aprile 2009 le commissioni Difesa di Camera e Senato hanno espresso parere favorevole al «Programma pluriennale relativo all'acquisizione del sistema d'arma Joint Strike Fighter JSF», il faraonico progetto che il Governo intende lanciare mediante la produzione e acquisizione di 131 cacciabombardieri JSF completi di relativi equipaggiamenti, supporto logistico e basi operative. Costo stimato: oltre 13 miliardi di euro, nel periodo 2009-2026. «É inammissibile e immorale che il Governo si impegni ad investire decine di miliardi di euro per acquistare cacciabombardieri».
Firma anche tu la petizione...

Leggi tutto:
http://www.grillonews.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=3055

Firma la petizione on-line
http://www.firmiamo.it/campagnaindignazionenazionale

Etichette:


4 LUGLIO: GIORNATA DELL'INDIPENDENZA DI VICENZA

Appello: alla vigilia del G8, tutte/i a Vicenza

Alla vigilia del G8 e dell'arrivo in Italia di Obama i No Dal Molin invitano tutte e tutti a Vicenza per liberare il Dal Molin dalla nuova base di guerra Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo
sciolga i legami politici che lo hanno stretto a un altro popolo [...]
un conveniente riguardo alle opinioni dell'umanità richiede che
quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione.
[Incipit alla Dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti d'America]

Vogliamo essere indipendenti nel costruire il futuro del nostro territorio; vogliamo che quest'ultimo sia sensibile alle opinioni di gran parte dell'umanità che rifiuta e, troppo spesso, subisce la guerra come strumento di controllo e oppressione.
Vogliamo costruire l'Altrocomune come pratica di autogestione e autonomia dei cittadini, fondandolo sulla disobbedienza alle imposizioni e sulle pratiche condivise; vogliamo riprenderci la nostra terra come luogo del vivere bene collettivo e non come oggetto di scambio tra governi.

Dall'8 al 10 luglio, alla Maddalena, si terrà il vertice del G8; in un'isola volutamente scelta perché inaccessibile a ogni voce di dissenso, capi di stato e di governo si riuniranno per decidere le sorti del nostro futuro, senza di noi. Tra essi, ci sarà il Presidente statunitense Obama: come si giustificano le sue promesse sulla fine dell'arroganza militare statunitense quando a Vicenza fa base la guerra al Dal Molin?

La vicenda vicentina rappresenta, da questo punto di vista, una delle tantecontraddizioni nella politica estera statunitense che promette legalità, rispetto e trasparenza, ma pratica illegalità, sopruso e imposizione. Come annunciato da importanti esponenti dell'amministrazione nordamericana, il Dal Molin sarà oggetto di discussione del summit al G8, non per restituire la democrazia a coloro a cui è stata negata, bensì come oggetto di accordo segreto e scambio tra governi per la ridefinizione, a partire da Africom, della presenza militare statunitense in Italia.

Vicenza, patrimonio Unesco, è assoggettata alle servitù militari; la città che ha espresso la propria netta opposizione e ha ricevuto per questo la solidarietà di ogni angolo d'Italia, ha visto il bavaglio stringersi sulla sua bocca: palesi illegalità progettuali hanno accompagnato il tentativo di "sradicare alla radice il dissenso locale" prima impedendo alla città di esprimersi, poi perseguendo centinaia di cittadini con condanne pecuniarie e procedimenti penali.

Ma Vicenza è anche uno dei tanti luoghi di costruzione di quel mondo che non accetta il diktat di quanti, riuniti per pochi giorni nelle regge imperiali, vorrebbero scrivere a tavolino la nostra storia.
Quello del movimento vicentino non è un romanzo romantico e triste; le donne e gli uomini di questa città vogliono riscrivere la storia reale, stracciando le pagine su cui politici e militari hanno già disegnato il suo futuro di asservimento e tacita accettazione.

Il 4 luglio, giornata in cui gli statunitensi festeggiano la propria indipendenza dall'impero britannico, vogliamo decretare la nostra indipendenza dall'impero militare statunitense, liberando la terra dalla presenza di una nuova base di guerra.

Nei tre anni di mobilitazione trascorsi abbiamo imparato che un sol giorno non cambierà le sorti della nostra città; ma sappiamo anche che la strada che abbiamo davanti non può che portarci a nuove sfide: per questo, alla vigilia del vertice del G8 e dell'arrivo in Italia di Obama, chiediamo alle donne e agli uomini che vogliono opporsi alla militarizzazione e alla guerra di tornare nelle strade di Vicenza e iniziare a costruire, dal basso e collettivamente, l'indipendenza dell'Altrocomune, ovvero un territorio libero e inospitale alla presenza militare perché vissuto e realizzato da un arcobaleno di diversità che, nel costruire un mondo di pace, liberano il territorio dalle servitù militari e dalle devastazione ambientale.

4 luglio 2009 a Vicenza, restituiamo il Dal Molin ai cittadini
Indipendenza, dignità, partecipazione: la terra si ribella alle basi di guerra.

Per informazioni e adesioni:
comunicazione@nodalmolin.it

www.nodalmolin.it

P.S. proprio nei momenti in cui diffondiamo l'appello è stata diffusa la notizia di un possibile spostamento del G8 all'Aquila.

Etichette:


21 aprile, 2009

SABATO 30 MAGGIO 2009 A NOVARA MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO GLI F-35

L’iter parlamentare per l’approvazione dell’insediamento, a Cameri (NO), della fabbrica della morte per l’assemblaggio degli F-35 è ormai definito. A partire dal 2010 inizierà la costruzione del capannone da cui usciranno delle macchine che verranno consegnate a diversi stati che li utilizzeranno per bombardare ed uccidere.Tale impresa industriale-militare viene condotta, con ampio dispendio di denaro pubblico, dalla multinazionale statunitense Lockheed Martin in associazione all'italiana Alenia Aeronautica (del gruppo Finmeccanica) e coinvolgerà una serie numerosa di fabbriche di armi e di morte collocate qua e là sul nostro territorio. Insomma, il riarmo come via d’uscita dalla crisi economica, come con la Grande Crisi degli anni ‘30 e con la Grande Depressione di fine ‘800. Peccato che in entrambi i casi questa strada abbia condotto a guerre mondiali. Di certo, l’impiego dei nuovi bombardieri nelle missioni “di pace” produrrà distruzione, morte e sofferenza. Di sicuro gli F-35 sono i perfetti strumenti operativi di una sorta di gendarmeria mondiale in via di perfezionamento: una volta costruiti non faranno certo la ruggine in qualche hangar italiano o olandese, bensì saranno presto adoperati per uccidere e distruggere in svariate guerre, sia attuali sia future.Gli F-35 ci costeranno un sacco di soldi: circa 600 milioni di euro per costruire e attivare la fabbrica di Cameri, circa 13 miliardi di euro (a rate, fino al 2026) per l'acquisto dei 131 aerei che l'Italia vuole possedere. Del resto è stato già speso o impegnato quasi un miliardo di euro. E ciò risulta ancor più impressionante se si considera la grave crisi economica in corso. Nessuno può ignorare che, con una spesa di questa entità, si potrebbero senza alcun dubbio creare ben più dei miseri 600 posti di lavoro promessi all'interno dello stabilimento di Cameri. Si potrebbe altresì intervenire in vario modo per migliorare le condizioni di vita di tutti: per esempio ampliando e migliorando la qualità della spesa sociale, tutelando davvero territori e città (basti pensare agli effetti del terremoto abruzzese), investendo in fonti energetiche rinnovabili e ridistribuendo reddito.E poi vogliono costruire gli F-35 proprio ai confini del parco naturale del Ticino, che dovrebbe quindi sopportare l'impatto dei collaudi di centinaia e centinaia di aerei rumorosissimi e certamente inquinanti, con le relative gravi conseguenze per la salute e la qualità della vita degli abitanti della zona, mentre si potrebbe riconvertire il sito militare ad uso civile.In definitiva, siamo contro gli F-35 perché ci ostiniamo a pensare che sia possibile vivere in un altro modo: senza aggredire gli altri popoli, senza militarizzare il territorio ed i rapporti sociali, operando perché cessi davvero la terribile guerra permanente che l'occidente dei ricchi conduce contro i poveri del nord e del sud del mondo.Tutti a Novara, quindi, il 30 maggio 2009 alle ore 15.00, davanti alla stazione ferroviaria in piazza Garibaldi. Da lì partiremo per percorrere le strade della città e per gridare forte la nostra opposizione all'ennesima impresa di morte.Contro la militarizzazione dei territori, contro le fabbriche della morte, contro tutte le guerre, per la riconversione dei siti militari ad uso civile, per un diverso modello economico.
ASSEMBLEA PERMANENTE NO F-35

Etichette:


20 aprile, 2009

serata benefit per ZACATE GRANDE


C.I.C.A.(collettivo italia centro-america) & MUSIC EVOLUTION EVENT'S,

sono lieti di invitarvi ad un EVENTO INTELLIGENTE, ideato e creato x diffondere una tosta taciuta realtà, una tra mille, che in qualche modo le racchiude tutte,e per dar modo a chi se ne aggrada di partecipare, informarsi e contribuire.Abbiamo deciso di devolvere l'intero ricavato della festa al Movimiento de Recuperacion y Titulacion de Tierras de Zacate Grande, una piccola lingua di terra honduregna che si butta nell' Oceano Pacifico e che dà i natali a quasi mille famiglie di contadini-pescatori. Qui, alcuni grandi uomini e donne, hanno deciso di non arrendersi alla razzìa di terre -che va avanti da + di 20 anni x mano di ricchi, straricchi imprenditori che costringono loro a sistemarsi in altri territori privandoli dell'accesso alle risorse alimentari- e di costituire una libera associazione di semi-analfabeti incazzati e organizzati per difendere la loro terra natìa.

I problemi sono diversi, ma il + grande e il + limitante è quello ECONOMICO: queste persone non hanno NIENTE al di fuori delle loro sante ragioni...Creando consapevolezza si scuote la staticità socio-economica e si affronta chi di certe viscide agevolazioni si nutre.

Come CICA e MUSIC EVOLUTION ci stiamo prendendo tutta la responsabilità economica di questo evento, senza aver alcun guadagno, se non quello umano.

Siamo sicuri che 5 euro per una buona causa non siano troppi e che in molti verrete a sostenerci e a divertirvi con noi..

Etichette:


13 aprile, 2009

fotoreportage sulla miniera "San Martín" nella Valle de Siria, Honduras

guarda il fotoreportage sulla miniera "San Martín" nella Valle de Siria, Honduras.
Il reportage a cura dell'org. RIGHTS ACTION, riporta documentazione sui danni di salute alla popolazione locale dovuto all'estrazione di oro con sistema a cielo aperto (con cianuro).
La multinazionale responsabile dei danni è la Goldcorp Inc. del Canadá.

Etichette:


09 aprile, 2009

Garigliano: Gravissimo Allarme Nucleare.

Guido Pollice - Antonio D’Acunto

La Sogin - Società Gestione Impianti Nucleari - ha indetto il bando di gara per “la realizzazione di un deposito per lo stoccaggio temporaneo di rifiuti radioattivi presso la centrale nucleare”.

L’associazione VAS ed il Comitato per il No al Nucleare chiedono l’intervento ad horas dei Presidenti delle Regioni Campania e Lazio e delle Province di Caserta e di Latina, dei Sindaci del Comprensorio del Basso Volturno, dei Parlamentari tutti della Campania e del Lazio, delle Associazioni di categoria produttive, agricole e turistiche perchè venga fatta piena luce su che cosa è avvenuto in questi anni e su quanto si vuole realizzare nella Centrale del Garigliano.

La gara, dell’importo di 7.193.150 Euro (che pagheremo come tutto il mantenimento della Sogin sulla bolletta ENEL) si può ipotizzare che sarà motivata per “l’ineludibile esigenza di assumere iniziative straordinarie volte a realizzare lo smaltimento dei rifiuti radioattivi dislocati nelle centrali nucleari presenti sul territorio delle regioni Lazio, Campania, Emilia Romagna, Basilicata e Piemonte in condizioni di massima sicurezza.” Questo dopo che si è “ritenuto che l’attuale contesto di rischio derivante dalla presenza sul territorio di tali rifiuti è caratterizzato da profili di maggiore gravità in relazione alla situazione di diffusa crisi internazionale “ e “altresì che i recenti eventi alluvionali hanno comportato la sopravvenuta inadeguatezza di talune strutture destinate alla conservazione in condizioni di sicurezza di detti rifiuti radioattivi, con conseguente aumento del rischio per la pubblica e privata incolumità”.
Queste cose le dice ufficialmente nel suo decreto il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi; il Commissario delegato, generale Jean, già nella Ordinanza del 15 dicembre 2006 aggiunge “considerato che sono tuttora in corso gli interventi di natura emergenziali necessari a garantire la messa in sicurezza nucleare e fisica dei rifiuti radioattivi”. La centrale del Garigliano è stata chiusa l’otto agosto del 1978; per più di TRENTA ANNI siamo stati e siamo con questo livello di rischio e, per affermare a livello di Presidente del Consiglio e di Commissario Delegato queste cose, è da ritenere che chi sa quante volte si è avuto contaminazione senza che nessuno sapesse niente! La prima cosa che occorre sapere è la verità su ciò che è stato e su ciò che si vuole fare. NON PUO’ ESSERVI FIDUCIA ALCUNA O RICHIAMO A INESISTENTE SEGRETO MILITARE O DI STATO! Né può essere una struttura tecnica come la Sogin, estremamente interessata al nucleare su ogni piano, a partire dalla sua stessa sopravvivenza economica, a gestire scelte di così fondamentale importanza per il Paese.
Se è troppo facile chiarire che non si tratta di uno stoccaggio provvisorio, ma della durata di secoli, molti e gravissimi sono invece i punti oscuri di questo Bando e del precedente iter autorizzativo, che poi non è tale perché la decisione è stata presa in via commissariale in opposizione al diniego del Comune di Sessa Aurunca su cui insiste la centrale nucleare. Perché non si opera solamente per rendere sicuro l’attuale deposito di rifiuti radioattivi della centrale del Garigliano? Nell’attuale deposito stanno veramente solo i rifiuti radioattivi della dismessa centrale o ben altro, di nascosto ivi traslocato? Poichè nell’iter autorizzativo si parla di “zona ove è ubicata la centrale” e della necessità di “andare in deroga al vigente piano di fabbricazione che fa divieto ogni nuova costruzione” in essa, si intende ampliare l’area nucleare rispetto alla precedente centrale e se sì perché? Mentre nel disposto dell’iter autorizzativo si precisa che che si tratta di deposito temporaneo “di rifiuti radioattivi già presenti nel sito della centrale” (non viene però specificato proveniente dalla centrale stessa), nel bando ciò non viene affatto indicato.Nel deposito nuovo si vogliono allocare i rifiuti della sola centrale? Di tutte le vecchie centrali? Di provenienza militare? In prospettiva, del piano nucleare proposto da Berlusconi, facendo apparire che non esiste più il problema dello smaltimento di tutto ciò che sarà radioattivato? Il Garigliano aveva la potenza di 160 MWe e cioè di UN DECIMO DI UNA SOLA delle QUATTRO CENTRALI BERLUSCONIANE e ha questi immani problemi.
Nessuno deve fare il doppio gioco: a livello nazionale il consenso, a volte anche servile, a livello locale la falsa e demagogica opposizione. Di qui la nostra iniziativa perché tutti i soggetti istituzionali interessati agiscano per la piena trasparenza e per la sola esclusiva messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi che da mezzo secolo a trenta anni fa sono stati prodotti nella centrale del Garigliano.

Guido Pollice, Presidente nazionale VAS
Antonio D’Acunto, Comitato per il No al Nucleare

Etichette:


07 aprile, 2009

America Centrale, la Cooperazione rimodula la sua presenza

Roma, 3 apr (Velino) - La direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo (Dgcs) della Farnesina ha dato il via alla strategia di riordino della sua presenza in America Centrale, come previsto dalle linee guida per il triennio 2009-2011, pubblicate a dicembre. A causa di ciò, è stato deciso di chiudere l’Unità tecnica locale (Utl) di Tegucigalpa in Honduras e di trasferire la gestione di tutti i progetti nel paese all’Utl di Città del Guatemala. L’ufficio della Cooperazione della città, infatti, tornerà a essere il punto di riferimento per le attività della Dgcs in America Centrale e nei Caraibi. Tutte le iniziative in corso in Honduras, comunque, proseguiranno. A partire dal progetto Winner per l’empowerment di piccole e medie imprenditrici attraverso l’accesso a nuove tecnologie informatiche per il rafforzamento delle attività imprenditoriali (giunto alla seconda fase) per arrivare al programma regionale di lotta contro l’abuso, lo sfruttamento ed il traffico dei bambini ed adolescenti in America Centrale, alle iniziative multilaterali.

Nel frattempo, è stato portato a compimento con successo il programma di prevenzione ed eliminazione del lavoro minorile nelle discariche di El Salvador, Guatemala e Honduras (concluso a dicembre del 2008) e a maggio sarà ultimato anche il programma (a credito di aiuto) per la fornitura di equipaggiamenti e attrezzature per il nuovo ospedale pediatrico di Tegucigalpa. È in via di partenza, inoltre, un progetto di irrigazione nella valle di Nacaome (è stato approvato) per un controvalore di 24 milioni a credito di aiuto (l’Honduras è l’unico paese dell’area ad aver scelto questo tipo di strumento finanziario), più tre tramite la Fao (Food and agricultural organization) che fornirà assistenza tecnica. L’Honduras, peraltro, fa parte dei destinatari dell’iniziativa “Hipc” (Heavily indebted poor countries), che prevede la cancellazione del debito estero dei paesi più poveri. A questo proposito, l’Italia in due tranches ha “abbonato” 214 milioni di dollari. Nella prima, il 18 marzo 2005, sono stati cancellati 50 milioni e nella seconda, il 29 giugno 2006, altri 164 milioni.
(fbu) 3 apr 2009 19:04

Etichette:


Salvador, maledetto oro

di Fulvio Gioanetto

È risaputo che le rocche vulcaniche tropicali del Centroamerica racchiudono minerali di oro di buona qualitá e che le tecniche di estrazione con solventi chimici o a cielo aperto distruggono ecosistemi e suoli fertili, falde acquifere e contaminano fiumi ed acque superficiali.
Secondo un articolo dell'edizione spagnola della rivista National Geographic («Oro: il costo umano di una ossessione») la totalitá dell'oro estratto finora, dall'inizio della storia delle civilizzazioni all'epoca attuale, sarebbe solamente di 161.000 tonnelate, la metá del quale estratto negli ultimi cinquant'anni. L'equivalente alla superficie di due piscine olimpiche. Per ottenere una oncia di oro si estraggono e si triturano circa 250 tonnellate di minerali, rocce e terra. Il costo umano, ambientale ed economico è sproporzionato. E tutto questo per coniare lingotti, monete, gioielleria, a parte usi secondari in elettronica e odontotecnica.
«I depositi piú ricchi del pianeta rapidamente si esauriscono ed é sempre piú difficile incontrare nuove vene; quasi tutto l'oro ancora da estrarre si trova interrato in piccole quantitá dentro fragili ed isolate zone del pianeta». E conclude: «È un invito alla distruzione». In tutto Centroamerica, il cui territorio ambientalmente è molto vulnerabile e la ricchezza di biodiversitá è conosciuta, le lotte della popolazione sono una costante. Caso emblematico El Salvador, dove recentemente la statunitense Pacific Rim, appellandosi al nuovo trattato commerciale di libero commercio fra Stati Uniti, Centroamerica e Repubblica dominicana (Tlcac+ Rd) sta iniziando un processo contro il governo statale che gli nega il diritto di estrazione dell'oro nella zona di El Dorado (departamento di Cabañas). Dove dicono che hanno giá invertito 75 milioni di dollari in prospezioni. Una forte inversione mediatica che cerca di vendere alla gente l'idea di una «estrazione ecologica e sostenibile». Inversione che non include ovviamente i danni ambientali giá provocati alla popolazione di San Isidro, nelle vicinanze della zona di estrazione. Dove i pozzi e l'acqua potabile gia vengono contaminati con arsenico, mercurio e cromo. Per non citare poi il cianuro, che secondo la Caritas locale, riappare negli ecosistemi delle zone vicine alla miniera per contaminazione diffusa, condensazione ed in forma di acqua piovana. E che rischia di arrivare fino alla capitale San Salvador, attraverso il fiume Lempa. Il rapporto sulle attivitá minerarie in El Salvador pubblicato da Oxfam America é chiaro: «Il settore minerario esagera con frequenza il beneficio dei posti di lavoro che creerebbe questa attivitá, senza considerare i costi sociali ed ambientali. Como nello studio del progetto della mina del El Dorado, dove a partire dei 450 impieghi che si creranno, moltiplicano la cifra a 36.000 posti di lavoro diretti ed indiretti». Un progetto «sostenibile» da dove, in sei anni, pretendono estrarre un milione di once d'oro a un prezzo di vendita attuale che sfiora i 1800 dollari per oncia. Esistono possibili alternative estrattive? Scrive il geologo costaricense Alan Astorga (www.nacion.com): «Bisogna che innanzitutto la popolazione abbia la possibilitá di conoscere le alternative possibili e che quindi decida se la mineria dell'oro possa far parte del modello di sviluppo economico. Poi si devono modernizzare in modo realmente participativo le legislazioni tecniche ed ambientali, e far sí che le decisioni siano rette su dei veri studi dove si indichi la relazione del costo e del beneficio ambientale. E tutto questo deve essere accompagnato da un effettivo monitoraggio e controllo tecnico ambientale del territorio».
Il Manifesto, 28 marzo 2009

Etichette:


04 aprile, 2009

L'ACEA asseta Bogotà

Sabato 21 Marzo 2009 09:10 A Sud

A Bogotà il servizio di acqua potabile è il più costoso del paese. - Uno studio pubblicato dal periodico colombiano Portafolio afferma che tra 20 anni il 70% della popolazione colombiana (circa 31 milioni di persone) soffrirà della grave minaccia della mancanza di acqua. La mancanza di acqua, la perdita dei ghiacciai e dei boschi, l'erosione della terra e la contaminazione delle acqua esigono strategie per garantire un futuro migliore.
La prospettiva ambientale della Colombia tra 20 anni è apocalittica. Il terzo paese con maggiore biodiversità del mondo e quello con il quarto indice più alto di offerta idrica del pianeta avrà il 70% della sua popolazione (quasi 31 milioni di persone) minacciata dalla mancanza d'acqua. Se la tendenza alla compromissione degli ecosistemi e i cambiamenti climatici continuano, per il 2050 la temperatura del paese salirà di 1 o 2 gradi. Questo significa che il 78% dei ghiacciai scomparirà così come il 56% dei paramos.Questa situazione si aggraverà nel 2015 quando l'offerta idrica si ridurrà per la contaminazione, mentre la domanda di acqua potabile continuerà a salire” conclude il Rapporto Annuale sullo Stato Ambientale e delle Risorse Naturali in Colombia (2004).
In questo contesto dai primi anni 2000 si è rafforzato il processo di privatizzazione del servizio idrico in molte regioni del paese sotto la spinta del BID e della Banca Mondiale. Un rapporto di settore della Sovrintendenza dei Servizi Pubblici nel 2005 a più di 10 anni dalla legge 142 (che diede inizio al processo di privatizzazione dell'acqua nel 1994) mostra 206 imprese private che operano in 312 municipi e cinque milioni e mezzo di utenti urbani di cui il 75% deve essere agevolata da forme di sussidio visto che quattro milioni di persone vivono in condizioni di povertà.
Sono molti i cittadini che non hanno accesso al servizio acquedottistico e di fognature. E nei municipi che lo hanno, secondo la Defensoria del Pueplo, l'80% non ricevono acqua adatta al consumo umano.La privatizzazione dell'acqua attraverso diverse modalità si è realizzata tra l'altro a Bogotà, Tocaima, Agua de Dios, Cúcuta, Neiva, Chía, Melgar, Maicao, Barranquilla, Cartagena, Santa Marta, Sincelejo, Corozal, Montería, Tunja, Girardot, Tuluá, Palmira, Puerto Colombia, Florencia y Soledad.
Un buon esempio del fallimento della privatizzazione è Bogotà. Nel 2002 è stato dato per concessione il servizio idrico della città di Bogotà all'impresa denominata Aguazul Bogotà i cui soci sono per il 51% Acea S.p.A., ex municipalizzata del Comune di Roma, per il 29% del Gruppo Emdepa e per il 20% del Gruppo Hydros). Dal 2002 il gestore non ha realizzato nessuno degli obiettivi previsti. La percentuale dell'acqua dispersa è del 39%, quando l'obiettivo era il 30%, ha accumulato oltre un miliardo di pesos di debiti con una tariffa media per metro cubo che è la più cara del paese. Questo e l'eliminazione dei sussidi per le fasce protette, ha prodotto dal 2002 al 2005 un rialzo delle tariffe del 29% per la prima fascia, del 43% per la seconda e del 41% per la terza. Secondo lo stesso modello nel 1997 si è venduto l'impianto di depurazione di Tibitoc alla Vivendì. Un numero medio annuale di 236.754 di utenti di Bogotà, tra il 1998 e il 2005 hanno visto sospendersi il servizio. Queste politiche non hanno nemmeno portato ad un miglioramento nel bilancio e del patrimonio dell'impresa, che infatti è diminuito del 11%, i costi sono aumentati del 24% e i passivi in percentuale uguale.
Agli utenti del servizio idrico di Bogotà costa molto di più ogni metro cubo di acqua che consumano al confronto con le tariffe di altre capitali del mondo come Santiago de Chile, Quito, Lima o Madrid.Mentre ad un utente dell'impresa di Acquedotto e Fognature di Bogotà un metro cubo di acqua costa 1.816 pesos, in altre città come Cali lo stesso volume di acqua ha un prezzo di 992,8 pesos, a Medellin 938, a Barranquilla 1.207, a Cartagena 1.312 pesos, a Cùcuta 845 e a Bucaramanga, 829 pesos.
Il prezzo dell'acqua di Bogotà supera quello di altre capitali internazionali come Santiago del Cile: dovecosta l'equivalente di 1.129 pesos, a Quito 633 pesos, a Lima 1.129 pesos e a Madrid oscilla tra 875 e 1.458 pesos. Davanti a questa drammatica situazione le autorità nazionali continuano a chiedere maggiori rialzi delle tariffe e più privatizzazioni, come suggerisce la Banca Mondiale (come nei documenti Conpes 3383 del 2005 e 3463 del 2007).
E chi ci guadagna sui rialzi della tariffa è l'ex municipalizzata ancora con il 51% delle azioni in mano al Comune di Roma (e partecipazioni azionarie della Suez e di Caltagirone) che di fatto si rende responsabile della negazione dell'accesso all'acqua ai cittadini di Bogotà in un paese che da anni soffre per una guerra armata ma anche sociale ed economica senza pari nel mondo. Né i cittadini di Roma né il Consiglio Comunale della città sono stati consultati sulla scelta strategica di avere in gestione il servizio idrico nella capitale colombiana. E un'azienda nata per assicurare i servizi basici ai cittadini romani oggi fa affari sulla pelle di migliaia di persone nei sud del mondo.Intanto in Colombia un referendum di iniziativa popolare ha raccolto 2.066.922 firme per ripubblicizzare il servizio idrico in tutto il paese.
In questi giorni una forte mobilitazione ha attraversato tutta la Colombia e si è conclusa con una manifestazione che ha riempito le strade di Bogotà per chiedere al Parlamento di realizzare il referendum e rispettare le firme raccolte. Una delle iniziative di questi giorni si è tenuta proprio nelle sale dell'acquedotto di Bogotà che rimane l'esempio peggiore della privatizzazione in Colombia. E lì il socio privato di maggioranza è tutto italiano, anzi, romano.
Sara Vegni A Sud

Etichette:


Tutto bene!

Tutto é andato bene, Mauro è tornato a casa!!!

This page is powered by Blogger. Isn't yours?