25 settembre, 2010

Italiani detenuti a Santo Domingo visitati in carcere: situazione al limite dell’umano. E il Consolato?

tratto da Secondo Protocollo.

Si è svolta mercoledì mattina una visita in carcere agli italiani detenuti a Santo Domingo nella struttura di San Cristobal onde verificare sia la loro situazione, specie dopo la nostra denuncia del 14 settembre, sia le condizioni di detenzione. Ad effettuare l’importante visita sono stati Annalisa Melandri, giornalista e attivista dei Diritti Umani che collabora con diverse Ong sudamericane e con le più importanti Istituzioni mondiali, e il Dr. Manuel Mercedes, presidente della Commissione Nazionale dei Diritti Umani della Repubblica Dominicana, nonché avvocato. continua...

21 settembre, 2010

Nomina di Zelaya come deputato centroamericano apre una nuova fase politica in Honduras

L'ex presidente godrà dell'immunità parlamentare

La nomina dell'ex presidente dell'Honduras, Manuel Zelaya Rosales, come deputato del Parlamento Centroamericano, Parlacen, non rappresenta solamente un riconoscimento politico del suo status di presidente, ma spiana anche la strada per un suo possibile ritorno nel paese, ha dichiarato alla Lista Informativa "Nicaragua y más", la coordinatrice della Commissione Internazionale del Fronte nazionale di resistenza popolare, Fnrp, Betty Matamoros.

Durante l'intervista, Matamoros ha detto che questa decisione dell'organismo centroamericano mette la parola 'fine' alle pretese dell'ex presidente di fatto Roberto Micheletti, "di assumere questa carica". Rappresenta inoltre un primo passo importante "affinché Manuel Zelaya possa ritornare dall'esilio", poiché da ora in poi godrà dell'immunità parlamentare.

L'ex presidente honduregno, che attualmente svolge anche la funzione di coordinatore del Fnrp, ha dovuto abbandonare il paese lo scorso 27 gennaio e rifugiarsi in Repubblica Dominicana, dopo essere rimasto rinchiuso per quattro mesi nell'Ambasciata del Brasile a Tegucigalpa.

Attualmente, la Corte suprema di giustizia e il Pubblico ministero dell'Honduras mantengono cause aperte contro Zelaya, le quali vengono considerate dall'ex presidente come parte di una "persecuzione politica". Nonostante ciò, con la nuova carica di deputato del Parlacen, Zelaya godrà d'immunità in base all'articolo 27 del Trattato Costitutivo di questo organismo regionale.

Integrazione

La nomina di Zelaya può anche essere considerata come l'inizio del percorso per il ristabilimento dell'ordine democratico in Honduras e per la ripresa del "processo di unità ed integrazione centroamericana che è stato rotto con il colpo di Stato", ha detto il presidente del Nicaragua, Daniel Ortega.

Durante una conferenza stampa a Managua, Ortega, accompagnato dall'ex presidente honduregno e di Panama, Martín Torrijos, e da vari deputati del Parlacen, ha condiviso e sostenuto la decisione presa da Zelaya, poiché "va nella direzione di normalizzare la situazione del Sistema d'integrazione centroamericano, Sica"

Il presidente nicaraguense ha anche informato sulla presenza di "forze estremiste a livello nazionale ed internazionale" che hanno pianificato e realizzato il colpo di Stato contro Zelaya. "Sono queste forze che impediscono di portare avanti il processo di integrazione e di unità centroamericana, latinoamericana e caraibica", ha detto.

Durante il suo intervento, Zelaya ha spiegato che con la sua nomina si stanno rispettando i principi enunciati nel Trattato costitutivo del Parlacen, che prevedono l'integrazione immediata degli ex presidenti della regione. "Non appartenere a questo organismo legislativo sarebbe una minaccia ai meccanismi d'integrazione centroamericana", ha spiegato Zelaya

Ha inoltre evidenziato che due fattori essenziali per la soluzione della grave crisi politica, sociale ed economica che affronta l'Honduras sono l'installazione di una Assemblea Costituente e il suo ritorno nel paese, per potere esercitare i suoi diritti politici ed "essere interlocutore dall'opposizione".

Politica honduregna

Secondo Matamoros, quanto accaduto negli ultimi giorni permette all'Honduras di entrare in una nuova fase politica.
La decisione del Parlacen è infatti avvenuta lo stesso giorno in cui il Fnrp ha comunicato ufficialmente "lo straordinario risultato ottenuto con la raccolta di firme, per l'installazione di una Assemblea Costituente e per il ritorno di Zelaya e di tutti gli altri honduregni esiliati", ha detto.

Secondo gli ultimi dati, la Resistenza avrebbe raccolto più di 1,3 milioni di firme in tutto il paese. Durante la conferenza stampa a Tegucigalpa, il Fnrp ha inoltre chiesto al presidente Porfirio Lobo di iniziare un dialogo politico sui contenuti e l'installazione dell'Assemblea Costituente.

© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )

20 settembre, 2010

Occupazione silenziosa

di Luis Carapinha

su Avante del 19/09/2010

Traduzione di l’Ernesto online http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=19696

Siglato, nell’indifferenza dell’apparato mediatico al servizio dell’imperialismo, un “accordo di sicurezza” con il Costa Rica (i cui dirigenti fanno parte dell’Internazionale Socialista), che sancisce l’occupazione militare statunitense del paese centro-americano.

Un anno dopo il colpo di Stato in Honduras, gli Stati Uniti proseguono nella corsa sfrenata alla militarizzazione del continente americano. L’ultimo episodio è l’occupazione silenziosa del Costa Rica. I fatti: con l’appoggio della presidente del Costa Rica, Laura Chinchilla, il parlamento del paese centro-americano ha approvato “un accordo di sicurezza” con gli USA che prevede l’ingresso nel suo territorio di settemila soldati nordamericani che si faranno accompagnare da circa 50 imbarcazioni di guerra, compresa una portaerei, e da più di duecento elicotteri e aerei da combattimento. Il pretesto per lo spiegamento di questo impressionante apparato bellico è come minimo risibile: la lotta contro il narcotraffico. Tanto più quando si sa che gli Stati Uniti sono il maggiore consumatore mondiale di droga e che la Colombia e il Perù, paesi che gravitano nell’orbita statunitense, sono i due maggiori produttori mondiali di cocaina.

Il caso è molto serio. Dopo la riattivazione della IV Flotta per l’America Latina, ai tempi di Bush, e la deposizione del presidente Zelaya, già con Obama, gli USA hanno installato altre sette basi militari in Colombia, hanno recuperato la presenza strategica a Panama – uno dei risultati immediati dell’elezione presidenziale di Martinelli nel 2009 -, hanno invaso la poverissima e devastata Haiti e hanno ampliato la presenza militare nello stesso Honduras, dove, sotto una facciata democratica risultante da elezioni fraudolente, continua la campagna di violenza e assassini del potere golpista.

La letterale occupazione della Costa Rica – senza diritto di notizia nel “grande spazio mediatico” – è particolarmente scandalosa, dal momento che la Costituzione ancora vigente a San José proibisce la presenza di forze armate sul suo territorio, fin dal 1948, e proclama il paese come zona di pace. E’ certo che politici come il precedente presidente, Oscar Arias – l’eterno mediatore dell’imperialismo – non hanno risparmiato gli sforzi per servire al meglio gli interessi degli Stati Unii nella zona del loro “cortile di casa”. E’ stato sotto il suo mandato, e nonostante il forte ripudio popolare, che il Costa Rica ha sottoscritto un Trattato di Libero Commercio con gli USA. E’ nella sua scia che Chinchilla, nel cui curriculum risalta il fatto di avere lavorato per agenzie legate alla CIA, come USAID, e che, esattamente come Arias fa parte dell’Internazionale Socialista, patteggia ora per trasformare il Costa Rica in una ruota di scorta dell’imperialismo.

Ci troviamo di fronte ad un altro rilevante segnale della controffensiva degli USA in America Latina. Il cui raggio d’azione non è circoscritto all’ostinazione nel creare una zona tampone in America Centrale e alla minaccia diretta ai governi del FSLN e del FMLN in Nicaragua e in El Salvador. Ciò che preoccupa maggiormente è che il Pentagono cerca di concentrare il fuoco sui processi di resistenza, accumulazione di forza ed anche di trasformazione che si sviluppano nell’intera America Latina.

Obama prosegue anche il blocco contro Cuba e intensifica la cospirazione contro il Venezuela e i restanti paesi di ALBA, nello stesso momento in cui appoggia i piani della grande borghesia, come dimostrano i casi del Brasile e dell’Argentina. Rovesciare e sconfiggere le singolari esperienze di trasformazione rivoluzionaria e disarticolare i diversi spazi di integrazione latinoamericana, è la condizione essenziale per la ricolonizzazione imperialista del sub-continente.

L’irrefrenabile ambizione all’egemonia assoluta obbliga l’economia più indebitata e parassitaria del mondo a canalizzare somme astronomiche per la guerra. In base alla dottrina dell’Attacco Immediato Globale, portaerei e forze navali della superpotenza imperialista solcano i mari del mondo, dalle acque del Golfo Persico e delle coste iraniane fino a quelle che bagnano la Cina.

In piena crisi del capitalismo, crescono esponenzialmente i pericoli dell’imperialismo e la macchina bellica degli Stati Uniti provoca nuovi focolai di tensione e di guerra. E’ urgente esigere improrogabili ed effettive risposte in difesa della vita e della Pace.

per approfondire: http://www.eurasia-rivista.org/5928/panama-ancora-un-imperativo-strategico-per-gli-usa

14 settembre, 2010

America latina: La programmazione di un saccheggio (1/2)

le caste militari latinoamericane, e i loro governi, sono state alternativamente osteggiate o usate dagli USA: dipende se le corporations fanno buoni affari o no -
...continua in http://networkedblogs.com/7OqLp?a=share&ref=nf

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