24 gennaio, 2008

Grande mobilitazione contro la riforma elettorale e la Legge Indigena

Banca Mondiale e BID finanziano un'aberrante progetto
Centinaia di manifestanti appartenenti ad organizzazioni popolari ed indigene hanno occupato la piazza adiacente la sede del Congresso Nazionale a Tegucigalpa ed hanno invitato la popolazione ad unirsi alla loro protesta civica. I principali obiettivi di questa mobilitazione sono stati il rifiuto all'approvazione di una controriforma alla Legge Elettorale, la quale concederebbe ai partiti politici un finanziamento di circa 65 milioni di dollari, la protesta per il continuo aumento del costo della vita ed il rifiuto al progetto di Legge Indigena, promosso e finanziato dal Banco Interamericano de Desarrollo (BID), attraverso il "Programma di Sostegno alle popolazioni indigene dell'Honduras" (PAPINH-DIPA). Secondo le organizzazioni che hanno indetto la protesta, questa legge seppellirebbe di fatto la Convenzione ILO 169 su popoli indigeni e tribali ed i diritti territoriali e culturali delle Popolazioni Indigene e Nere dell'Honduras. I gradini che quotidianamente servono ai deputati honduregni per raggiungere l'entrata del loro "luogo di lavoro", sono ora occupati dai membri del Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras (COPINH) e della Organización Fraternal Negra Hondureña (OFRANEH).
Tamburi, balli e canti in lingua garífuna colmano l'ambiente, mentre uomini crocifissi e legati con catene rimangono immobili sotto gli sguardi della gente, che si ferma ad ascoltare le ragioni della protesta gridate dai megafoni. Di fronte ai mezzi di comunicazione, Miriam Miranda, dirigente di OFRANEH, esprime veementemente la collera per tanti secoli di abbandono e disinteresse da parte della classe politica del suo paese. "Siamo qui per manifestare la nostra protesta contro la controriforma alla Legge Elettorale, perché attenta contro i poveri di questo paese. Sono 200 anni che il Congresso Nazionale approva leggi senza consultare il popolo ed in questa occasione, i deputati stanno approvando 65 milioni di dollari per rafforzare i partiti politici. Ma questo solo in teoria, perché questi soldi serviranno per venire nelle nostre comunità ad ingannarci ed a comprare voti. Non sono i partiti che hanno bisogno di essere rafforzati - ha continuato Miranda - ma la popolazione. Vogliamo che tutte questi leggi che attentano contro i diritti degli honduregni ed in questo caso dei garífunas, lencas e delle altre etnie, si sottomettano a consultazione popolare. Stiamo esigendo un referendum", ha concluso la dirigente garífuna. Tra i presenti abbiamo potuto riconoscere Alfredo López, tesoriere di OFRANEH (vedi "Turismo a ferro e fuoco" su http://www.itanica.org/itanica/nicahuac/nica96.pdf ). "Il nostro obiettivo - ha spiegato alla Lista Informativa "Nicaragua y más"- è cercare di richiamare l'interesse della popolazione perché siamo stati resi invisibili per molti secoli. Il Congresso Nazionale sta prendendo molte decisioni senza consultarci ed ora le nostre popolazioni hanno esaurito la pazienza. Il progetto di Legge Indigena che vogliono approvare senza consultarci non aiuta in nessun modo le nostre popolazioni, perché ha la pretesa di ignorare completamente la Convenzione 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO). L'ONU ha anche approvato la Dichiarazione sui Diritti dei Popoli Indigeni e non è possibile che in Honduras, invece di andare avanti su questi temi, si stia retrocedendo ogni giorno di più".
Secondo López, la Convenzione 169 è stata elaborata in base a tre principi fondamentali: la consultazione, la negoziazione in buona fede e la partecipazione. "In questo modo, se non siamo stati consultati non potrà esserci nessuna partecipazione e nemmeno negoziazione, e questo per noi è inaccettabile. Invece di approvare disposizioni che violano i diritti dei popoli, il Congresso dovrebbe rispettare l'applicazione e lo spirito di questa Convenzione, ma in questa ipotetica Legge Indigena ciò che vediamo è solamente uno strumento per poterci distruggere. Sentiamo un'evidente ostilità contro i movimenti popolari ed indigeni, ma se abbiamo sopportato più di 500 anni, perché non potremmo farlo ancora per alcune settimane?", ha concluso López. Le due organizzazioni che hanno indetto la mobilitazione hanno ricevuto il sostegno e la solidarietà di molte altre e della popolazione in generale ed hanno marciato per le strade della capitale honduregna. Tra i temi in dibattito anche la lotta contro le forme di patriarcato che colpiscono le donne. Per Bertha Cáceres, coordinatrice del COPINH, "si sta parlando di dare milioni di dollari ai partiti mentre nelle comunità indigene la gente sta morendo di fame e per le malattie. Questa crocifissione simbolica rappresenta il modo in cui il Congresso ed i grandi capitali hanno ridotto la popolazione honduregna. Stanno saccheggiando le nostre risorse, esiste repressione, violenza, si stanno privatizzando i fiumi, le acque, le risorse minerarie, i boschi ed addirittura la conoscenza. Si stanno aprendo le porte - ha continuato Cáceres - affinché grandi imprese farmaceutiche saccheggino l'informazione genetica delle piante e degli animali dei territori indigeni. Questa improponibile Legge Indigena, finanziata dalla Banca Mondiale e promossa dal BID, sta praticamente istituzionalizzando questo saccheggio delle popolazioni indigene e nere dell'Honduras.
Siamo qui anche perché con questa riforma elettorale, alle donne viene ancora più ostacolato l'accesso a cariche elettorali.
Come donne eravamo riuscite ad aprire una piccola finestra affinché ci venissero riconosciuti i nostri diritti, ma questa riforma rappresenta un enorme passo indietro e rafforza il patriarcato, che è un'ulteriore forma di dominazione come il capitalismo, il razzismo e la discriminazione", ha concluso la leader lenca.

© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - gtrucchi@itanica.org - http://www.itanica.org/ )

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22 gennaio, 2008

Genova non si dimentica: stop alla criminalizzazione del movimento

dai compas di Nodosolidale www.autistici.org/nodosolidale
Segue l'appello per l'annullamento immediato e incondizionato della sentenza che condanna i/le compagn* per i fatti di Genova, redatto in Messico da alcune organizzazioni solidali e dal collettivo Nodo Solidale.
Stiamo raccogliendo firme di adesione.
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Il 20 e 21 luglio 2001 a Genova, in Italia, si è dato appuntamento il G8, un vertice dove hanno partecipato i presidenti degli 8 stati più potenti del mondo, riuniti per decidere la sorte di tutto il pianeta e pianificare nuove guerre coloniali e sfruttamento.
In questi giorni più di 300.000 persone, compagni/e dei centri sociali, degli squat, dei movimenti sociali, della società civile, dei collettivi femministi, attivisti di associazioni cattoliche, sindacati autonomi e studenti riempirono le strade della città per esprimere il proprio dissenso contro la globalizzazione neoliberista imposta dall'alto.Mentre i leader del G8 si trovavano assediati in una zona di sicurezza, le forze di polizia e militari italiane attaccarono brutalmente tutti i manifestanti con manganell, gas lacrimogeni, colpi d'arma da fuoco, rendendo evidente che questo livello repressivo era premeditato. Le strade di Genova si trasformarono in uno scenario di guerra, con migliaia di manifestanti costretti a difendersi erigendo barricate contro la feroce offensiva della polizia.
continua...
leggi anche
Genova, la sentenza: 110 anni di carcere - IN OGNI CASO NESSUN RIMORSO
La sentenza del processo contro 25 manifestanti per gli scontri avvenuti durante le proteste contro il g8 a Genova, ha deciso qual è il prezzo che si deve pagare per esprimere le proprie idee e per opporsi allo stato di cose presenti: 110 anni di carcere. Il tribunale del presidente Devoto e dei giudici a latere Gatti e Realini, non ha avuto il coraggio di opporsi alla feroce ricostruzione della storia collettiva ad uso del potere che i pm Andrea Canciani e Anna Canepa gli ha richiesto di avvallare.Anzi, ha fatto di peggio. Ha scelto di sentenziare che c'è un modo buono per esprimere il proprio dissenso e un modo cattivo, che ci sono forme compatibili di protesta e forme che vanno punite alla stregua di un reato di guerra.Per completare l'opera ha anche fornito una consolazione a fine processo per i difensori e gli "onesti cittadini", chiedendo la trasmissione degli atti per le false testimonianze di due carabinieri e due poliziotti, un contentino con cui non si allevia il peso della sentenza e il cui senso di carità a noi non interessa.
continua...

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Quinta visita di Hugo Chávez in Nicaragua e la prima in Honduras

di G. Trucchi
Approfittando della cerimonia per l'insediamento del nuovo presidente guatemalteco, Álvaro Colom, il presidente del Venezuela, Hugo Chávez, ha compiuto la sua prima storica visita ufficiale in Honduras ed è poi atterrato nuovamente in Nicaragua.
Durante la sua breve permanenza in territorio hondureño, Chávez ha ufficializzato al presidente Zelaya l'invito ad entrare in PETROCARIBE, garantendo tra l'altro la copertura totale del fabbisogno energetico dell'Honduras, attraverso la vendita a prezzo molto favorevole (le stesse condizioni offerte ed accettate dal Nicaragua) di petrolio venezuelano. Chávez, sconvolgendo il rigido protocollo predisposto per la visita di un capo di Stato, ha anche avuto modo di riunirsi brevemente con i movimenti sociali e sindacali del paese, sia per salutarli con un discorso molto apprezzato, sia per ascoltare le loro posizioni su vari temi che riguardano il paese.
Il presidente venezuelano è poi volato in Nicaragua, dove ormai è di casa, essendo questa la quinta volta in poco più di un anno.
Chávez, durante la sua breve visita, ha riconfermato l'appoggio al Nicaragua attraverso una serie di progetti, tra cui la costruzione entro la fine dell'anno, di altre tre centrali elettriche che produrranno un totale di 180 MW. Ha anche ventilato la possibilità della costruzione di una fabbrica per la produzione di fertilizzanti ed una equipe di Petroquímica de Venezuela S.A. (Pequivensa) si trova già nel paese per preparare il progetto.
Sono intanto iniziati i lavori per la costruzione della raffineria che prenderà il nome di "Il supremo sogno di Bolívar" e per la quale sono stati consegnati i primi 250 milioni di dollari. Una volta terminata la raffineria, il cui costo totale sarà di 3.900 milioni, la sua capacità di raffinazione sarà di circa 150 mila barili di petrolio all'anno.
Tra i progetti in discussione anche quello della costruzione di una strada che unisca la Costa Atlantica con quella Pacifica.
Di fronte ai gravi problemi che sta affrontando il paese a causa dei disastri naturali del 2007 ed alla crisi istituzionale che per il momento ha impedito l'approvazione del Bilancio della Repubblica (che secondo Ortega sta mettendo a rischio l'accordo firmato con il FMI e gli esborsi degli aiuti e finanziamenti della comunità internazionale), Chávez ha assicurato che "il Venezuela non permetterà mai che il Nicaragua collassi e qui ci sarà sempre questa mano amica".

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19 gennaio, 2008

Honduras: Lotta sindacale piega la SABMILLER, regina delle bevande nel mondo

La forte mobilitazione dei lavoratori della Cervecería Hondureña (di proprietà della multinazionale sudafricana SABMiller, una delle più grandi e potenti nel settore delle bevande), affiliati al Sindicato de Trabajadores de la Industria de las Bebidas y Similares (STIBYS), oltre a generare una grande euforia per la firma del nuovo Contratto Collettivo (il cui processo è durato più di 16 mesi), ha messo in evidenza l'importanza del lavoro di formazione politico-sindacale sviluppato dallo STIBYS in questi lunghi mesi di lotta.
Per approfondire l'analisi su questi temi, la Lista Informativa "Nicaragua y más" e il Servicio Informativo de la Regional Latinoamericana della UITA (SIREL) hanno conversato con Carlos H. Reyes, presidente dello STIBYS. Quello che si è da poco ottenuto in Honduras è senza dubbio il risultato di un processo molto lungo, condotto con grande capacità, cercando di coinvolgere i lavoratori, creando coscienza sull'importanza di essere organizzati e che non finisce con la firma del nuovo Contratto, ma si propone di studiare gli strumenti per accompagnare, passo dopo passo, il rispetto degli accordi da parte dell'impresa.
- I lavoratori stanno celebrando un risultato molto importante all'interno di una lotta che sembrava incamminarsi verso un sciopero generale ed indefinito. Come si è raggiunto questo accordo dell'ultima ora?
- Dopo aver negoziato in oltre 16 mesi 64 clausole del nuovo Contratto Collettivo, rimaneva solamente quella relativa al tema salariale ed è su essa che è fallita la tappa di Conciliazione prevista dal Codice del Lavoro.
Di tutte queste clausole, noi ne avevamo proposte 46 e cioè quelle che facevamo parte del vecchio Contratto e che l'impresa aveva costantemente violato in modo sfacciato. Le revisione delle altre 18 era invece stata proposta dall'impresa stessa, con l'intenzione di peggiorarle e legalizzare il processo di flessibilizzazione e precarizzazione già in atto. Nella clausola relativa al salario venivano anche toccati una serie di problemi normativi e di operatività dell'impresa che ci stavano causando molti problemi. La situazione era ormai degenerata, più di quello che i lavoratori erano disposti a sopportare.
Nella Cervecerìa, ad esempio, abbiamo camion che servono depositi e commercianti al dettaglio. L'impresa ha deciso di implementare un sistema di rastras (grossi camion con rimorchio) i cui guidatori ed aiutanti venivano pagati con salari molto più bassi, senza alcun tipo di contratto, con turni di lavoro massacranti e guadagnando commissioni sulle vendite che erano un terzo di quelle pagate agli altri lavoratori. L'obiettivo era chiaramente quello di immettere sempre più gente precaria ed eliminare lentamente i lavoratori regolarmente assunti ed organizzati nel sindacato.
Anticipando il piano dell'impresa, il Congresso dei Delegati dello STIBYS ha quindi deciso di posporre lo sciopero generale a gennaio e questo ha creato molti problemi all'impresa, la quale si era già organizzata immagazzinando una grande quantità di prodotti fuori dalle fabbriche. Tutto ciò ci ha anche permesso di consolidare la nostra forza e perfezionare i dettagli dello sciopero con i lavoratori. Alla fine, l'impresa si è trovata in un vicolo cieco e senza vie di scampo.
- Quali credi siano stati gli elementi che hanno permesso di piegare le resistenze della SABMiller?
- Non abbiamo accettato le sue proposte durante la fase di Conciliazione ed abbiamo lavorato per cercare di arrivare alla proclamazione di uno sciopero che fosse legale secondo le leggi del paese.
I lavoratori sono rimasti uniti e convinti di ciò che stavamo facendo ed inoltre abbiamo iniziato un lavoro per aumentare la consapevolezza tra i clienti, per spiegare loro i motivi di questa protesta.
Abbiamo inoltre lanciato una campagna a livello nazionale ed internazionale, ricevendo l'appoggio e la solidarietà di molte organizzazioni, tra di esse la UITA. Contavamo anche sull'appoggio incondizionato di molti settori della società honduregna per lanciare una campagna di boicottaggio ai prodotti della Cervecería (Coca-Cola, Power Ade, Agua Vidal, Tropical, Dasani e varie marche di birra). Tutto questo ci ha collocato in una situazione molto favorevole che ci ha permesso questo risultato. Bisogna anche dire che siamo riusciti a chiudere la negoziazione prima che l'impresa attivasse un piano per introdurre i prodotti dai paesi confinanti (Guatemala ed El Salvador), per poi distribuirli ai clienti con gli stessi camion dell'impresa.
Sarebbe stato un sciopero molto conflittuale e pericoloso, che ci avrebbe portato a uno scontro diretto in quanto l'impresa puntava a distruggere la nostra organizzazione sindacale. Tuttavia, non sono riusciti a farlo e siamo riusciti a firmare un buon Contratto Collettivo. Uno dei punti più importanti è sicuramente il riscatto di tutto quello che l'impresa non aveva compiuto nel passato, soprattutto per quello che si riferisce alla non contrattazione di personale precario ed alle estenuanti giornate di lavoro (di 12-14 o più ore) per i lavoratori delle rastras.
- Oltre a questi importanti risultati, qual è stata l'importanza di questo processo di lotta?
- Malgrado molti lavoratori fossero arrivati da poco e conoscessero molto poco del sindacato, siamo riusciti a coinvolgerli nella lotta. Tutto questo tempo passato a negoziare ci ha permesso di far crescere il loro livello di coscienza, fino ad ottenere che fossero molto pochi quelli che alla fine hanno deciso di firmare contro l'opzione dello sciopero, ultima manovra disperata dell'impresa che non è andata a buon fine.
La notte in cui abbiamo firmato l'accordo c'era una grande quantità di lavoratori fuori dai portoni dell'impresa, pronti a qualsiasi cosa e questo è avvenuto in tutte le sue succursali sparse per il paese.
- Questo vuol dire che, oltre ai risultati raggiunti, nei lavoratori c'è anche stata una crescita del livello di riconoscimento dei propri diritti…
- Man mano che l'impresa negava i loro diritti ed allungava in modo sistematico il processo di negoziazione, i lavoratori prendevano coscienza della necessità di lottare e questo per noi è stato forse il risultato più importante. Questo processo è stato una scuola di lotta di classe e gli è servito molto di più sentire la pressione dell'impresa che partecipare a seminari e corsi di formazione.
- Con questa tattica dilatoria possiamo dire che l'impresa "si è fatta un autogol"…
- Hanno usato questa tattica per sfinirci, ma noi abbiamo saputo rispondere colpo su colpo e l'abbiamo utilizzata per trasformarla in un processo di formazione della gente. Abbiamo stampato bollettini settimanali spiegando tutte le clausole che si stavano negoziando, aggiungendo elementi teorici e storici della lotta che stavamo portando avanti.
- Quant'è importante in un'organizzazione sindacale il lavoro di formazione politica dei lavoratori?
- Il nostro sindacato si è sempre distinto per questo aspetto, con livelli molto alti di formazione politica e con una grande partecipazione delle nostre basi in tutte le mobilitazioni nazionali contro le privatizzazioni ed il modello neoliberista.
Abbiamo celebrato molte attività su questi temi e continuiamo a svilupparne altre che hanno l'obiettivo di creare coscienza politica nel lavoratore, affinché il suo obiettivo non sia solamente il salario. È per questo motivo che partecipiamo anche al Bloque Popular e alla Coordinadora Nacional de Resistencia Popular.
Il salario è uno dei temi che maggiormente utilizza l'impresa per screditare il sindacato, tentando di inculcare nel lavoratore l'idea che quello debba essere il suo unico interesse ed obiettivo. Con questo non voglio dire che il salario non sia importante, ma primo bisogna risolvere la parte normativa, gli elementi di fondo e la difesa dell'organizzazione sindacale. Bisogna riequilibrare la relazione tra impresa e sindacato, che si è squilibrata a causa dell'impunità della quale gode questa multinazionale nonostante non abbia rispettato il Contratto Collettivo del 2003. È per questo motivo che il motto di questa lotta era: "Per la difesa del sindacato, per la difesa della contrattazione collettiva e per migliorare le nostre condizioni di vita e di lavoro". È stata un'esperienza che ha formato anche noi, perché alla fine sono processi da cui impariamo tutti.
- Qual è il lascito di questa esperienza?
- Ci lascia un enorme bagaglio di esperienza per quello che riguarda la gestione del Contratto Collettivo durante la sua vigenza.
È necessario vedere quali meccanismi usare per far sì che l'impresa rispetti ciò che ha firmato. A questo proposito, la prossima settimana lavoreremo proprio per analizzare e sistematizzare questi meccanismi.

(Vedi ampia copertura giornalistica su http://www.rel-uita.org/ )


© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - gtrucchi@itanica.org - http://www.itanica.org/ )

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