27 novembre, 2013

ELEZIONI HONDURAS 2013 - il dopo




Corrispondenza con un compagno dall’Honduras il giorno dopo le elezioni. Proclamato vincitore Orlando il partito di sinistra Libre accusa brogli. continua>>>
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La Missione Sindacale Internazionale di Osservazione Elettorale ha denunciato ieri le “pesanti prove della frode elettorale” che si sta consumando nelle elezioni di domenica scorsa in Honduras. L’ufficio elettorale centrale infatti ha sancito ieri sera la vittoria del candidato della destra golpista, il leader del Partito Nazionale espressione dell’oligarchia Juan Orlando Hernández, nonostante le denunce del Partido Libertad y Refundación (Libre), formato dagli ambienti vicini all’ex presidente Manuel Zelaya defenestrato nel 2009 da un colpo di stato guidato da esercito e Confindustria. continua>>>
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Doveva cambiare tutto ed invece non cambia nulla in Honduras. Juan Orlando    Hernández, il candidato del conservatore Partido Nacional, ha vinto con un comodo vantaggio, di circa sei punti percentuale su Xiomara Castro, moglie dell’ex presidente Mel Zelaya, deposto dal colpo di stato del 2009, ed esponente della coalizione di sinistra Libre. La Castro, durante la campagna elettorale, aveva chiesto agli honduregni di presentarsi a votare in grande numero e la forte ed inusuale affluenza registrata alle urne aveva fatto pensare ad una vittoria della candidata di Olancho. Niente di tutto questo: a prendere possesso della presidenza il prossimo gennaio, sarà Hernández, attuale presidente del Congresso e garante della continuità con l’attuale governo. Xiomara Castro non ha riconosciuto il verdetto. Parla di brogli che interessano almeno il 20% delle schede e promette la mobilitazione dei suoi a partire da oggi. continua>>>
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Non c’è pace per il piccolo Honduras e per la sua “democrazia di facciata”. Con una inusuale affluenza alle urne (più del 60%), l’Honduras ha votato la scorsa domenica  per eleggere il Presidente, i vicepresidenti, 128 parlamentari e diversi sindaci. Mentre scriviamo questa nota è in atto una “guerra di cifre” sui risultati elettorali e c’è una forte tensione dietro la calma apparente che regna a Tegucigalpa e nelle altre città.
Infatti, mentre continua lo spoglio delle schede (poco più della metà), almeno due partiti dichiarano di disconoscere i risultati elettorali  e denunciano clamorosi brogli. continua>>>

20 novembre, 2013

Honduras, elezioni presidenziali in una crisi dei diritti umani

GIUSTIZIA|
Domenica 24 si svolgeranno le elezioni presidenziali in Honduras, un paese che presenta una drammatica situazione socio-economica e nel quale sono in corso da anni gravi violazioni dei diritti umani.
L’Honduras è uno dei paesi più poveri del continente americano: il 39 per cento della popolazione vive in condizioni di povertà estrema. Secondo le Nazioni Unite, nel 2011 l’Honduras è risultato il paese col più alto tasso di omicidi nel mondo (91,6 ogni 100.000 abitanti). Solo nel 20 per cento dei casi vengono aperte le indagini.
Il paese ha conosciuto negli ultimi anni una profonda crisi politica, col colpo di stato che nel giugno 2009 ha deposto il presidente Manuel Zelaya e la successiva elezione di Porfirio Lobo (chiamato, con un gioco di parole, “il lupo”) nel gennaio 2010. Nel periodo successivo al colpo di stato la polizia e l’esercito si resero responsabili di arresti di massa e torture, rimasti impuniti. Il candidato del partito di governo sostiene la necessità di un’ulteriore militarizzazione del paese.
Amnesty International ha documentato persecuzioni, intimidazioni e aggressioni ai danni di nativi, avvocati, giornalisti nonché una profonda omofobia.
Solo a luglio, nell’arco di 10 giorni, sono stati uccisi tre difensori dei diritti umani: la giudice Mireya Efigenia, l’attivista transgender Herwin Alexis Ramírez Chamorro e il leader nativo Tomás García, esponente del Consiglio civico delle organizzazioni indigene popolari (Copinh), tra i movimenti più perseguitati dalle autorità.
In una lettera ai candidati alla presidenza della repubblica, Amnesty International ha chiesto d’impegnarsi per porre fine alla violenza dilagante e all’impunità che caratterizza le violazioni dei diritti umani.
Il presidente eletto avrà l’opportunità di girare pagina nella storia dell’Honduras. Perché ciò accada, Amnesty International chiede l’immediata adozione di un piano sui diritti umani che possa rafforzare lo stato di diritto, garantire sicurezza agli attivisti, processi per gli autori delle violazioni e giustizia alle vittime.

Honduras al voto, democrazia lontana di Luca Martinelli

A quattro anni a mezzo dal colpo di Stato del giugno 2009 il Paese centroamericano torna alle urne per scegliere il nuovo presidente. Potrebbe vincere Xiomara Castro, moglie di Mel Zelaya, colui che venne deposto dai golpisti.
Altreconomia ha intervistato Karla Lara, cantante impegnata nel movimento di resistenza 
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