29 giugno, 2010

Un anno dopo il golpe la situazione in Honduras non si è normalizzata

Nonostante gli sforzi intrapresi dal presidente Porfirio Lobo per presentare al mondo un paese sulla via della normalizzazione e della riconciliazione, i risultati di cinque mesi di governo mostrano un paese che continua ad affondare in una grave crisi politica, economica e sociale, e che non riesce a scrollarsi di dosso gli effetti del colpo di Stato del giugno 2009.

Secondo l'analisi realizzata nel maggio 2010 da oltre cento organizzazioni della società civile honduregna, il presidente Porfirio Lobo ha preso possesso del suo incarico nell'isolamento internazionale e alla mancanza di legittimità, "prodotto di un processo elettorale non trasparente" e di una rottura istituzionale non risolta.

Dopo cinque mesi, il governo di Porfirio Lobo non ha mostrato "una volontà politica per fare cambiamenti e trasformazioni per la costruzione di uno stato di diritto".

Nonostante abbia la maggioranza assoluta nel Congresso Nazionale, Lobo ha mantenuto intatti i poteri dello Stato che hanno partecipato attivamente al colpo di stato e "ha ribadito il potere reale delle forze armate" affidandogli istituzioni chiave come "le telecomunicazioni, l'aeronautica, la marina mercantile e la direzione delle politiche di migrazione e degli stranieri", dice il rapporto.

Recentemente, il governo ha approvato un nuovo pacchetto fiscale che colpisce soprattutto i più bisognosi e "per recuperare i costi del colpo di stato, sta spingendo per la terziarizzazione e la precarizzazione del lavoro; ha congelato l'aumento del salario minimo e attuato misure anti-sindacali", ha denunciato Carlos H. Reyes, leader del FNRP (Fronte Nazionale di Resistenza Popolare).

Ambiguità

Il suo governo si caratterizza anche per un discorso ambiguo circa il processo di riconciliazione nel paese.

Se da un lato ha chiesto il riconoscimento internazionale e la riattivazione dei flussi di denaro provenienti dalla cooperazione estera, presentando un Paese riconciliato e pacificato, dall'altro "si è rifiutato di riconoscere il ruolo sociale e politico della Resistenza".

Lobo ha approvato un "Piano Nazionale e di visione del Paese", che favorisce una economia di sfruttamento basata sulla regionalizzazione, "senza alcuna consultazione con la popolazione e con le sue aspirazioni di cambiamento".

Così, è stata data priorità agli investimenti nazionali e transnazionali nei territori, "approfondendo le asimmetrie e le disuguaglianze territoriali esistenti", senza affrontare in maniera seria "questioni centrali come la povertà, l'insicurezza e la disoccupazione", denunciano le organizzazioni della società civile.

Diritti Umani Violati

Secondo il Ministro degli Esteri dell'Honduras, Mario Canahuati, il governo honduregno è già stato riconosciuta da più di 80 paesi tra i 192 paesi che compongono le Nazioni Unite. Tuttavia, la stragrande maggioranza dei paesi latino-americani si rifiutano di farlo, ostacolandone il reinserimento negli organi regionali quali l'OSA e il SICA (Sistema di integrazione centroamericana).

La violazione costante dei diritti umani e la condizione di esiliato dell'ex presidente Manuel Zelaya ha contribuito in modo sostanziale a questa situazione.
Secondo il COFADEH (Comitato dei familiari dei detenuti e desaparecidos in Honduras), sarebbero più di 700 violazioni dei diritti umani - tra cui 12 omicidi - che si sono verificate durante il governo di Porfirio Lobo.

Questa grave situazione "continua a pesare come una spada di Damocle" sul governo attuale. Ecco perché il presidente Lobo "sembra solo, svuotato di potere e nel crocevia di settori popolari in mobilitazione, che richiedono cambiamenti, trasformazioni e un nuovo patto sociale", afferma il documento.

"Il paese ha urgente bisogno di una soluzione politica, una rifondazione dell'Honduras. Solo con un nuovo patto economico, politico, sociale, con una nuova costituzione, avremo le armi per la trasformazione economica e sviluppo sociale del paese", ha concluso Reyes.

Un paese in bancarotta

Ad un anno dal golpe che rovesciò il presidente Manuel Zelaya, l'Honduras sta ancora muovendosi in una crisi economica e politica senza precedenti. Finora, il presidente Porfirio Lobo non è riuscito a convincere il mondo che l'Honduras sia tornato alla normalità.

Alla fine del 2009, la CEPAL (Commissione Economica per l'America Latina e Caraibi) ha dichiarato nella sua relazione annuale che la crisi politica in Honduras ha "amplificato gli effetti della recessione globale in quel paese", e che il golpe ha provocato un grave impatto sulla la sua economia, "già fortemente dipendente dagli aiuti stranieri."

I dati della CEPAL mostrano una grave diminuzione del PIL (prodotto interno lordo) del 3 per cento, mentre la BCH (Banca Centrale dell'Honduras) ha rivelato che la sospensione del flusso di fondi provenienti dal G16 (gruppo dei paesi e Organizzazioni Cooperanti), ha provocato una contrazione degli afflussi di capitale del 40 per cento.

A fronte alla caduta dei ricavi e l'impossibilità di ottenere un finanziamento esterno, "il deficit fiscale ha raggiunto il 4,5 del PIL, ed è stato coperto con un incremento del 80 per cento del debito pubblico", ha detto CEPAL.

Inoltre il governo de facto di Roberto Micheletti aveva aumento drasticamente le spese militari, cosa che ha provocato un ulteriore calo del PIL.

Secondo lo studio "Le conseguenze economiche del colpo di stato", realizzato dal professore del Postgrado Centroamericano di Economia, Wilfredo Giron Castillo, il colpo di Stato ha portato alla chiusura del 60 per cento delle imprese e società produttive per più di due settimane, provocando una perdita di 52,6 milioni di dollari.

Le manifestazioni della popolazione per la strada, la chiusura delle frontiere, la sospensione delle erogazioni da parte di organizzazioni internazionali, avrebbero provocato perdite stimate in più di 3,450 milioni di dollari.

"L'IMAE (Indice mensile di attività economica) ha notato un netto calo di oltre il 3 per cento per ogni mese successivo al colpo di stato. I settori più colpiti sono stati quelli delle costruzioni e il commercio, con una diminuzione del 13 e del 8.9 per cento, rispettivamente, "ha detto Girón.

"Possiamo affermare - continua il docente universitario - che la vittoria dei gruppi di potere è stata una vittoria di Pirro e con quel colpo abbiamo perso tutti", compresi i gruppi di potere che erano dietro il golpe.

I cinque mesi di Porfirio Lobo

A cinque mesi dalla presa di potere di Porfirio Lobo la situazione non è migliorata molto e non vi sono segni di un reale rilancio della cooperazione internazionale.

"Le elezioni e il riconoscimento del nuovo governo da parte di alcuni paesi ha portato più pace nel paese", e ciò ha facilitato una lenta ripresa economica. "Tuttavia, bisogna saper interpretare l'incremento che c'è stato nel'IMAE", ha detto Giron a Opera Mundi.

Secondo l'economista, settori a più rapida crescita sono stati quelli bancario, assicurativo e delle telecomunicazioni, cioè "le aree di accumulazione del capitale speculativo nelle mani di gruppi di potere."

Al contrario, gli elementi generatori di occupazione, come l'edilizia, il commercio e l'agricoltura, "rimangono impantanati nella crisi e di questo ripresa economica alla gente resta molto poco", ha detto Giron.

Per il docente universitario l'unico modo per uscire da questa crisi è un cambiamento di modello economico e politico. "Abbiamo da regolamentare il settore bancario e orientare i capitali verso la produzione, nel quadro di un'economia più solida e più redistributiva" ha concluso.


© (Testo e foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua www.itanica.org - Traduzione a cura di www.cantiere.org

24 giugno, 2010

28 giugno: a un anno dal colpo di stato HONDURAS RESISTE]

“Questo 28 giugno compiamo il nostro primo anniversario come Frente Nacional de Resistencia Popular (FNRP), ma non lo vogliamo fare ricordando l’attacco alla democrazia fatto dai golpisti, anzi, vogliamo celebrare la nascita della vera democrazia popolare che ha iniziato il suo cammino verso la rifondazione dello Stato e verso la costruzione di un futuro giusto per tutti e tutte. La Resistenza Honduregna invita tutti i popoli del mondo ad essere parte di questo progetto rifondatore e rivoluzionario, a seguirlo da vicino e ad aggiungersi a quella che sarà la celebrazione del primo anno di questo cammino verso la vittoria.” (estratto dall’appello internazionale del FNRP, di cui versione integrale tradotta in allegato)

A un anno dal colpo di stato in Honduras abbiamo raccolto l’appello del Frente Nacional de Recistencia Popular e vi invitiamo a partecipare all’incontro:

*NOS TIENEN MIEDO PORQUE NO TENEMOS MIEDO
HANNO PAURA DI NOI PERCHE’ NON ABBIAMO PAURA
a un anno dal colpo di stato HONDURAS RESISTE*

*28 giugno dalle 21.30
CSA BARAONDA*
Via Pacinotti 13 - Zona Marconi, Segrate (MI)

Il popolo honduregno non ha accettato il colpo di stato, ipocritamente definito “sostituzione costituzionale”, con cui è stato deposto ed espulso il 28 giugno 2009 il presidente costituzionalmente eletto Manuel Zelaya. Il FNRP è nato allora per chiedere che venisse ripristinato l’ordine costituzionale nel paese. Le elezioni successive, svoltesi in un clima di violenza e militarizzazione il 29 novembre, sono illegittime perchè nascono da quel colpo di stato e la presidenza di Porfirio Lobo è una farsa riconosciuta da chi ha interessi nella regione, a discapito della volontà popolare, Stati Uniti in primis. Porfirio Lobo pretende di rappresentare un processo di normalizzazione del paese mentre la repressione, le violazioni dei diritti umani, gli arresti illegali, le torture, gli omicidi selettivi continuano ad essere una costante quotidiana. La lotta del FNRP continua nel chiedere una Commissione di Verità e nella raccolta di firme affinché venga convocata
un’Assemblea Costituente popolare.L’Honduras oggi ci riguarda, al di là della mera solidarietà, perché rappresenta un pezzo importante nella lotta contro il capitalismo, il patriarcato e il neoliberismo.
Per questo abbiamo raccolto l’invito del FNRP: vogliamo celebrare il popolo honduregno, la resistenza che dura ormai da un anno e capire cosa succede oggi in Honduras.

*Ne parleremo con
Wilmer Ricky, rappresentante del FNRP (Frente Nacional de Resistencia Popular)*

Interverranno:
un rappresentante del C.S.A. Baraonda
Anna Camposampiero, Prc/Se
Martin Iglesias, Selvas.org

*Proiezione del video:
“La Batalla de la dignidad” di Telesur*

Promuovono:
CICA, C.S.A. Baraonda, Italia-Nicaragua, Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea, Selvas.Org

per adesioni: anna.camposampiero@gmail.com

22 giugno, 2010

Honduras Scorre ancora sangue nel Bajo Aguán

Pattuglie strapiene di poliziotti e guardie private del produttore palmero Miguel Facussé hanno attaccato, armi in pugno, la finca La Aurora, dove migliaia di membri del MUCA si sono insediati come previsto dall'accordo firmato con il governo.

Una volta ancora scorre sangue nel Bajo Aguán, dove migliaia di famiglie contadine organizzate nel Movimento Contadino Unificato dell'Aguán, MUCA, continuano a lottare affinché si rispetti il loro diritto di accesso alla terra, e si compia l'accordo firmato lo scorso aprile con il presidente Porfirio Lobo e l'Istituto Nazionale Agrario, INA.

La nuova vittima, la settima da quando il MUCA ha ripreso il processo di recupero delle terre in dicembre 2009, si chiama Óscar Yovani Ramírez, un ragazzo di 17 anni il cui corpo è stato trovato dopo il violento attacco nell'insediamento sorto all'interno de La Aurora.

"Alle 8:30 della mattina di domenica 20 giugno sono arrivate due pattuglie della polizia con gente armata. Alcuni erano poliziotti e altri guardie private di Miguel Facussé - ha detto a Sirel e alla Lista Informativa "Nicaragua y más" il dirigente del MUCA, Yony Rivas -.

Sono entrati con la forza nella proprietà e hanno iniziato a sparare. Hanno assassinato il giovane Óscar Yovani Ramírez e arrestato cinque compagni, accusandoli di associazione per delinquere e porto illegale di armi.

In questo momento sono detenuti nel commissariato di Tocoa ed il nostro avvocato ci ha avvisato che sono stati picchiati e torturati", ha denunciato Rivas.

Ancora poco chiara la dinamica dell'uccisione del membro del MUCA. Secondo questa organizzazione, il giovane sarebbe stato ucciso prima dell'attacco e il suo corpo abbandonato sul posto durante la sparatoria che ha provocato anche vari feriti.

Flagrante violazione dell'accordo

In base all'accordo firmato tra il MUCA ed il governo di Porfirio Lobo, più di 2.500 famiglie contadine sono già state beneficiate con i primi 3 mila ettari coltivati con palma africana - di un totale di 11 mila tra coltivati ed incolti - e si sono riconcentrate in cinque proprietà, tra le quali figura La Aurora.

Secondo il MUCA, questo nuovo attacco e questo sangue versato sono parte di una strategia promossa dall'imprenditore e produttore palmero Miguel Facussé, il quale ha ripetutamente respinto e cercato di delegittimare pubblicamente l'accordo firmato tra le 24 organizzazioni che formano il MUCA ed il governo.

"Stiamo responsabilizzando l'imprenditore Miguel Facussé, il presidente Porfirio Lobo e il suo ministro della Sicurezza, Óscar Álvarez, per quanto è accaduto.

Questa proprietà - ha spiegato Yony Rivas - fa parte dei 3 mila ettari che ci sono stati consegnati. Né la Polizia, né le guardie private possono entrare e ancora meno lo possono fare sparando, assassinando e arrestando i nostri compagni con false accuse".

Il dirigente contadino ha inoltre avvertito che la repressione militare e la continua persecuzione contro i membri del MUCA, sono dovute anche alla pretesa di Miguel Facussé di volere vendere allo Stato circa 3 mila ettari ad un prezzo sproporzionato.

"Vuole vendere la terra a 13.200 dollari l'ettaro. Tutto ciò è assurdo, poiché il prezzo di mercato per ettaro coltivato con palma oscilla tra i 4.200 e i 4.700 dollari.
È per questo che stiamo realizzando uno studio agronomico e finanziario per determinare il vero valore delle terre che dovremo pagare allo Stato", ha detto Rivas.

Inoltre, buona parte di queste terre sono inondabili, in uno stato di abbandono, coperte da lagune, destinate all'installazione di tralicci e con quasi 80 mila piante di palma africana morte.

"La gente è indignata per quanto accaduto. Presenteremo la denuncia alle autorità e abbiamo telefonato al ministro dell'INA affinché faccia sentire la sua voce.
Sono già sette i compagni caduti durante la nostra lotta - ha ricordato il dirigente del MUCA - e nel Bajo Aguán si continuano a violare i diritti umani ed il diritto che abbiamo alla terra e alla vita.
Il governo, la polizia, l'esercito e i latifondisti continuano a violare i nostri diritti. Chiediamo alle organizzazioni nazionali ed internazionali di fare sentire la propria voce, di esprimere la loro solidarietà con la nostra lotta, di denunciare ciò che sta accadendo e di fare pressione affinché si rispetti l'accordo firmato.

Resteremo qui e per nessun motivo abbandoneremo la lotta per il recupero delle nostre terre", ha concluso Yony Rivas.

© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )

Appello Internazionale


Ad una settimana dal 1° Anniversario della Resistenza, uniamoci al Cammino della Rifondazione dell’Honduras

Il Fronte Nazionale di Resistenza Popolare (FNRP) rappresenta gli interessi di tutto un popolo, che persiste nella lotta contro l'attuale regime repressivo mascherato da democrazia. La Resistenza cresce quotidianamente e si estende attraverso tutto il territorio nazionale, coordinando le diverse agende politiche e sociali in un solo progetto unitario, col quale si è cominciato ad erigere i pilastri su cui si costruirà una nuova società in Honduras.
Dopo colpo di stato del 28 giugno 2009 è crollato il già indebolito Stato di Diritto, ed il piccolo gruppo imprenditoriale che aveva sequestrato il legittimo presidente delle e degli honduregni si è mantenuto al potere grazie alla violenza delle forze repressive (Polizia Nazionale e Forze Armate dell’Honduras), assassinando, pestando, catturando, violentando ed obbligando all'esilio centinaia di honduregni ed honduregne. I “golpisti” che destituirono Manuel Zelaya Rosales, sono gli stessi che ora esibiscono Porfirio Lobo, come fantoccio, per continuare a consolidare il loro regime di violenza.
Ciò che i criminali non s’aspettavano è l'enorme coraggio del popolo honduregno, che ora è deciso a lottare fino alla fine. La Resistenza si fonda sulla costruzione del Potere Popolare dalla base e sulla partecipazione diretta di tutti i settori, alla costruzione di una proposta politica che dia risposte alla grave crisi che vive il paese.
Andiamo verso la Costituente per creare l’ambito legale che ci permetta, come popolo organizzato, di riprendere il destino della nostra patria e strapparla dalle mani meschine del piccolo gruppo che mantiene il governo in stato di sequestro.
I popoli del mondo hanno seguito da vicino la nascita della resistenza ed il suo consolidamento. Ora siamo ad una nuova dimostrazione di forza con la presentazione di oltre un milione di Dichiarazioni Sovrane, con cui, come cittadine e cittadini, ignoriamo questo governo illegale e privo di legittimità ed invitiamo la popolazione a convocare una nuova Assemblea Nazionale Costituente.
Questo 28 giugno compiamo il nostro primo anniversario come Fronte Nazionale di Resistenza Popolare (FNRP), ma non lo facciamo ricordando l'assalto alla democrazia da parte dei golpisti, al contrario celebreremo la nascita della vera democrazia popolare, che ha iniziato il suo percorso verso la rifondazione dello Stato e la costruzione di un futuro giusto, paritariamente, per tutti e tutte.
La Resistenza honduregna invita tutti i popoli del mondo a prender parte a questo progetto rifondatore e rivoluzionario, a seguirlo da vicino e ad unirsi alla celebrazione del primo anno di cammino verso la vittoria
V’invitiamo a visitare nostra pagina ufficiale: www.resistenciahonduras.net per conoscere da vicino le distinte attività che si svolgeranno, scaricare i vari documenti ufficiali e informativi, fare voi stessi una convocazione in questa data di resistenza, che non è solo nostra, ma di tutti i popoli del mondo in lotta.
Il Fronte Nazionale di Resistenza invita tutte le persone, organizzazioni o gruppi di compagni e compagne solidali col popolo dell’Honduras, ad accompagnarci con attività politiche di pressione contro il regime.
Questo 28 giugno nessuna voce rimarrà inascoltata ed ogni presidio, corteo, comunicato, forum o riunione a sostegno di noi honduregni ed honduregne, che invaderemo in massa le strade, si sommerà alla forza che oggi sta costruendo nel nostro territorio il vero Potere Popolare.
Ringraziamo in anticipo per tutte le azioni che svolgerete, e vi offriamo i nostri contatti per stringere legami e permettere a tutto il popolo honduregno di sapere che non siamo soli né sole, che tutto il mondo lotta con l’Honduras in questa trincea di giustizia e dignità.

Un abbraccio solidale in Resistenza, Compagne e Compagni internazionalisti.
Commissione Internazionale (CI) - Fronte Nazionale di Resistenza Popolare

ci_coordinacion@resistenciahonduras.net
Honduras, Centro America

Contatti:
Betty Matamoros, Coordinatrice CI: bmflores2009@yahoo.com
Dirian Pereira: dirianbeatrizpereira@yahoo.com
Gerardo Torres: unita1984@hotmail.com

20 giugno, 2010

Honduras:!! AZIONE URGENTE!!

Per favore, inviare messaggi esigendo un giudizio imparziale per i compagni del Movimento Contadino del Bajo Aguan, MCA

Il passato lunedì 14 di questo mese, ha avuto inizio nella città di La Ceiba il processo contro Carlos Maradiaga ed Isabel Morales, membri del Movimento Contadino del Bajo Aguan (MCA), accusati di assassinio, tentato omicidio, incendio e furto aggravato.

I compagni Maradiaga e Morales sono imprigionati nella Colonia Penale del Porvenir, in seguito all’arresto circa due anni fa, con riferimento agli sfortunati avvenimenti del 3 agosto 2008 presso la comunità di Guadalupe Carney, Municipio di Trujillo.

Dei 32 membri del MCA accusati dalla Procura, restano reclusi i compagni Maradiaga e Morales, senza prove di colpevolezza, stante un atteggiamento persecutorio da parte del Pubblico Ministero ed una forte pressione da parte dei proprietari terrieri.

Tenendo conto della corrosione del sistema giudiziario in Honduras, in conseguenza del colpo di stato perpetrato 28 giugno scorso, la possibilità che la giustizia sia applicata in modo imparziale è assai remota. Inoltre, è in corso una campagna mediatica contro la riforma agraria e contro il movimento contadino honduregno.

I membri della comunità di Guadalupe Carney sono stati oggetto di persecuzione nel corso dell'ultimo decennio, visto l'esempio che hanno offerto di un movimento contadino in resistenza, oltre ad essere i portabandiera dell’Aguan nelle proteste contro l'infame modello di sviluppo legato agli agrocombustibili.

Il processo nella città di La Ceiba continuerà fino al 25 giugno, mentre i compagni detenuti sono stati condannati a priori dalla dirigenza del potere nazionale, sommersa di superbia radicata nella vanità trionfalistica sorta intorno al colpo di stato, a scapito del movimento sociale e dei suoi reclami storici.

Esigiamo dal Potere Giudiziario e dallo Stato dell’Honduras l’applicazione di una giustizia imparziale, trasparente e veritiera, affinché in tal modo si faccia chiarezza sui fatti accaduti il 3 agosto 2008, evitando di utilizzare i compagni Maradiaga e Morales come capri espiatori.

Allo stesso modo chiediamo con urgenza di esprimere solidarietà per i compagni incarcerati, inviando lettere a:

- Tribunal de Sentencia de Trujillo - Fax: (504) 434-49-35
- Tribunal de Sentencia de La Ceiba - Fax: (504) 441-4172 ext. 1074
- Teniente Jorge Regalado Hernandez, Granja Penal, Porvenir de la Ceiba - Fax: 00(504) 442-06-23
- Secretarìa de Seguridad - despachoministro@yahoo.com


Suggeriamo che la lettera puntualizzi quanto segue:

Si chieda l'imparzialità nel processo ai signori Carlos Maradiaga ed Isabel Morales
Che il processo sia trasparente e fondato sul diritto.
Che il 25 giugno si assolvano i compagni Carlos Maradiaga ed Isabel Morales

Ricordiamo che una lettera può salvare una vita, è urgente che arrivi la maggior quantità possibile di lettere, manifestando la nostra preoccupazione ed esigendo la libertà dei compagni del Movimento Contadino del Bajo Aguan (MCA)

La Ceiba, 16 giugno 2010

Consejo Civico de Organizaciones Populares e Indigenas de Honduras, COPINH
Organización Fraternal Negra Hondureña, OFRANEH

email:garifuna@ofraneh.org, copinh@copinh.org

aggiornamenti su: www.movimientocampesinodelaguan.blogspot.com

Tradotto da Adelina Bottero


Honduras, Lobo alla sbarra

(da PeaceReporter)
L'Organizzazione dei giornalisti ibero-americani (Opi) ha denunciato il presidente al Tribunale dell'Aja per aver ignorato i nove casi di giornalisti morti ammazzati dal golpe 2009

L'Organizzazione dei giornalisti ibero-americani (Opi) ha denunciato il presidente d'Honduras Porfirio Lobo al Tribunale Penale internazionale e ad altri organismi internazionali per aver ignorato i tanti omicidi di giornalisti susseguitesi da quando il paese è stato sconvolto dal colpo di stato del 28 giugno 2009. In tutto si tratta di nove persone, uccise perché brave nel proprio lavoro.
Se ancora non ci sono verità ufficiali sul perché di queste morti, è evidente che si comprendono inserendole nel clima post golpe che tuttora divide il paese. Il Fronte contro il colpo di stato, che riunisce molteplici associazioni e tanta gente che vorrebbe un Honduras realmente democratico e libero, va da sempre denunciando che dietro gli omicidi ci sono gli squadroni della morte inviati dal potere costituito per azzittire l'opposizione e chi non riconosce l'attuale governo, frutto di elezioni illegittime.

Ma adesso si è passati ai fatti. "L'attuale governo ha espresso un totale disprezzo per i diritti umani e la libertà dei cittadini, in particolare verso i professionisti del giornalismo - si legge in un comunicato dell'Opi -, quindi dovrà risponderne davanti a un tribunale". E data la scarsa credibilità di cui godono ultimamente le istituzioni locali, ecco che è sembrato scontato rivolgersi a istituzioni internazionali e sicuramente super partes. Ma non finisce qui. Perché i crimini non hanno falciato solo i comunicatori sociali, bensì anche avvocati, politici, imprenditori e gente del popolo, perseguitati da bande armate legate allo Stato.

"Faccio un appello urgente alla comunità internazionale affinché cessino questi assassinii e vengano rispettati i diritti umani di coloro che non fanno altro che lavorare per il sacrosanto diritto di difendere le istituzioni e le tradizioni democratiche", ha dichiarato Álvaro Julio Martínez, il presidente di questa organizzazione nata nel 1997 durante il VII summit iberoamericano dei capi di stato e di governo, svoltasi nella venezuelana Isla de Margarita, a cui parteciparono 37 paesi.
Intanto, la Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh), con sede a Washington, ha già condannato l'omicidio del giornalista Luis Arturo Mondragón, avvenuto la scorsa settimana, e ha quindi imposto al governo di Lobo di agire per arginare questa violenza ai danni della stampa. Mondragón era il direttore di Canal 19. E' stato crivellato di colpi nelle prime ore della notte, da killer a bordo di un'auto in pieno centro della città di Paraíso. La sua colpa? Aver messo in dubbio la correttezza di alcuni funzionari locali e di intoccabili deputati. Da tempo riceveva costanti minacce di morte.

E prima di lui, altri otto. Georgino Orellana, giornalista della televisione di stato dell'Honduras Tnh, assassinato la notte del 20 aprile mentre usciva dalla sua redazione. Nahum Palacios Arteaga, 34 anni, ucciso lunedì 15 marzo. David Enrique Meza, 51 anni, freddato il 10 marzo. Joseph Hernández Ochoa, comunicatore sociale di 26 anni, freddato il primo marzo. José Bayardo Mairena e Manuel de Jesús Juárez, fatti fuori venerdì 27 febbraio. E Nicolás Asfura, 42 anni, ammazzato il 18 febbraio. Un altro giornalista, infine, José Alemán, ha dovuto abbandonare il paese di corsa dopo che alcuni sicari hanno tentato di ucciderlo nel bel mezzo della strada, dopo averlo avvertito crivellando di colpi la facciata della sua casa.

Stella Spinelli

18 giugno, 2010

La cultura: un anticorpo contro la barbarie golpista

Dall'esilio le voci della Resistenza nel documentario "Quien dijo miedo. Honduras de un golpe"

Il colpo di Stato ha generato molteplici reazioni e processi di emancipazione che erano latenti nel popolo honduregno. Alla protesta pacifica nelle piazze si è sommato il lavoro di coscientizzazione e formazione politica.
Le voci si sono moltiplicate e hanno cercato nuove forme di espressione, per gridare la propria indignazione di fronte alla brutalità golpista. L'arte e la cultura si sono fatte largo tra il clamore popolare e hanno conquistato uno degli spazi più originali ed innovatori di questa epoca.

Katia Lara, documentarista honduregna, ha lasciato il suo paese in dicembre 2009. Se ne è andata in esilio in Argentina, paese che l'aveva accolta nel passato per portare a termine i propri studi universitari. Ora è tornata come rifugiata politica.

Per lei, la vita in Honduras era diventata difficile. Non solo le minacce, la persecuzione e la repressione mettevano a rischio la sua vita e quella dei suoi compagni di lavoro, ma minavano anche il lungo e minuzioso lavoro di documentazione audiovisiva iniziato la mattina stessa del colpo di Stato.

Decine di ore di registrazione che denunciavano la barbarie golpista e mostravano la reazione di un popolo che si stava svegliando, che affrontava la violenza in modo risoluto e pacifico.

Per la documentarista honduregna, l'esilio si è trasformato nell'occasione per portare a termine questo importante progetto. Per continuare a dare voce e volto a tutte quelle persone che il regime honduregno pretende zittire.

Uno sforzo che ha partorito il lungometraggio documentario "Quien dijo miedo. Honduras de un golpe".

Coprodotta dall'Istituto nazionale di cinema ed arti audiovisive, Incaa, dell'Argentina, questa opera prima di Katia Lara è stata inaugurata a Buenos Aires in una sala affollata di gente e di personalità e verrà presentata in vari paesi e continenti. Il prossimo 28 giugno, primo anniversario del colpo di Stato, sarà invece la prima di "Quien dijo miedo. Honduras de un golpe" in Honduras.

Approfittando della presenza di Katia Lara in Nicaragua, Sirel e la Lista Informativa "Nicaragua y más" hanno conversato con lei.



- Quando hai maturato l'idea di parlare del golpe attraverso le immagini?
- È stata una cosa automatica. Dopo il golpe abbiamo iniziato a filmare e denunciare tutto ciò che stava accadendo. Trasmettevamo le immagini attraverso un sito in youtube.
Quando ci siamo resi conto che la situazione non si sarebbe normalizzata velocemente, abbiamo deciso di iniziare a lavorare attorno ad un progetto che, oltre a denunciare, facesse un'analisi più profonda di quanto stava accadendo.
C'era bisogno di fare di più e in modo più incisivo. È stato così che è nata l'idea di un lungometraggio documentario.

- Come si sviluppa il documentario?
- Ha come filo conduttore la vita di René, un compagno che aveva partecipato come attore alla campagna pubblicitaria che promuoveva la IV Urna e che dopo il colpo di Stato si è incorporato totalmente alla Resistenza.
Attraverso la sua vita e quella di suo fratello gemello, Guillermo, presentiamo ciò che è stato il golpe, ciò che ha significato per il paese e la capacità a reazione del popolo honduregno. Si conclude con la partenza del presidente Manuel Zelaya verso la Repubblica Dominicana nel mese di gennaio di quest'anno.

- Qual è il messaggio di questo progetto?
- Che si è aperto un processo inedito in Honduras. Che si è creato un movimento di resistenza pacifica che ha saputo affrontare la repressione in modo propositivo, che continua a lavorare e che dobbiamo inserire la situazione honduregna in un contesto latinoamericano. Non possiamo abbassare la guardia e dobbiamo fare attenzione a ciò che il golpe può rappresentare per tutto il continente.

- Credi che l'avere affrontato in modo pacifico la violenza e la repressione del regime golpista sia stata una decisione azzeccata?
- Non poteva essere che così. Molte volte ci siamo domandati fino a quando avremmo potuto sopportare questa violenza senza reagire. Non è stato facile, tuttavia non potevamo fare altrimenti.
Sarebbe stato uno scontro disuguale. Ciò che ha permesso alla Resistenza di godere di credibilità a livello nazionale ed internazionale è stato proprio il fatto di mantenere un atteggiamento combattivo, indomabile, propositivo e soprattutto, pacifico.

- Può la cultura nelle sue molteplici espressioni essere un "anticorpo" contro la barbarie?
- È stata un componente molto importante durante tutta questa lotta pacifica. Ci siamo costituiti come Artisti in Resistenza, nell'azione e soprattutto nella formazione.
Siamo artisti e militanti. Attraverso le fotografie, le caricature, il teatro, la musica e il canto, le immagini ed ora con questo documentario, siamo riusciti ad avere un forte impatto, perché è un registro comunicativo diverso dal semplice discorso.
È più potente e fa parte di un modo nuovo di pensare, una forma che integra e la gente sta acquisendo questa capacità.

- Che effetti "positivi" ha generato questa difficile situazione del golpe?
- Ha unito persone ed organizzazioni che erano distanti e che lavoravano separatamente. C'è ora un progetto comune che è quello di arrivare ad installare una Assemblea Nazionale Costituente.
Ci siamo svegliati per ciò che riguarda la ricerca dell'unità, i progetti comuni e l'organizzazione. Abbiamo preso coscienza della nostra appartenenza all'America Latina. Io non mi ero mai sentita latinoamericana come in questo ultimo anno.
La reazione di rifiuto al colpo di Stato e la dimostrazione di solidarietà con il popolo honduregno a livello continentale e mondiale ha creato un collegamento. Questa integrazione è qualcosa di nuovo e l'Honduras non è più un paese scomparso.
Ora ci conoscono come un popolo che ha saputo resistere, che continua a resistere e proporre attraverso la partecipazione cittadina per rifondare il paese. È un fenomeno nuovo ed è irreversibile.
Il documentario punta proprio a queste cose: essere uno strumento prezioso d'analisi e mostrare ciò che il popolo honduregno ha saputo fare.

- Hai dovuto abbandonare il tuo paese. Quali sono stati i momenti più difficili in questi sei mesi?
- Durante le riprese degli spot che promuovevano la IV Urna ci sono stati episodi d'intimidazione e minacce, ma dopo il golpe le cose sono peggiorate. Poco prima delle elezioni di novembre 2009 la gente della Resistenza mi disse che dovevo allontanarmi da Tegucigalpa, perché ero in pericolo. Alla fine ho deciso di abbandonare il paese per potere finire il montaggio del documentario.
È stato difficile, ma per me la cosa più importante era finire il lavoro. Se non fosse stato per il documentario non avrei mai lasciato il mio paese. Sicuramente mi sarei incorporata in altre attività, rischiando la vita come hanno fatto molte altre persone.

- Il 28 giugno si presenta il documentario in Honduras. Come ti immagini il tuo ritorno e questa data?
- Me l'immagino come una grande celebrazione. Come l'anniversario della Rivoluzione Sandinista. Questi momenti felici, storici, indimenticabili. Una grande festa che non potranno reprimere.
È l'inizio di una nuova tappa, di un nuovo processo nel quale riaffermiamo il nostro impegno per creare un nuovo Honduras. Affinché tutta questa accumulazione di lavoro, tutti questi morti, abbiano un senso.

© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )

Polizia honduregna arresta tre dottoresse cubane in missione umanitaria

Erano assegnate alla Misión Milagro, destinata ad interventi oculistici per non abbienti

Comun Noticias
Tre dottoresse cubane assegnate alla Misión Milagro, nel paese da qualche giorno per effettuare interventi chirurgici oftalmici a favore di persone indigenti, sono state arrestate a Tegucigalpa dalla polizia preventiva e quindi consegnate agli uffici della Migrazione, ha dichiarato Crescencio Mendoza, collaboratore del progetto umanitario.
Mendoza ha affermato che stamattina alle 11:30 le dottoresse cubane Misleyde Maseu, Ivon Caravallo Peraza e María Paomier, stavano viaggiando su un autobus dell'impresa Carolina, che copre il tragitto tra La Esperanza Intibucá e Tegucigalpa, quando in un operativo di polizia furono fermate, trasferite alla postazione di El Durano, successivamente consegnate alle autorità di Migrazione e più tardi liberate grazie all'intervento del corpo diplomatico della Repubblica di Cuba.
Le dottoresse cubane erano da diversi giorni a La Esperanza Intibucá, a circa 300 chilometri a nordovest di Tegucigalpa, per eseguire operazioni agli occhi per persone bisognose. Avevano deciso di trasferirsi questa mattina alla capitale per raggiungere gli altri loro compagni e pianificare il ritorno al paese d’origine, dove trascorreranno qualche giorno di vacanza.
Benché le dottoresse della missione umanitaria si fossero identificate col loro documento di collaboratrici internazionaliste e avessero fatto presente di non necessitare di altra documentazione per restare nel paese, gli agenti di polizia insisterono che dovevano portare i rispettivi visti, ragion per cui ordinarono loro di scendere dal mezzo su cui stavano viaggiando.
Misión Milagro è un progetto umanitario avviato l’8 luglio 2004, capeggiato dai governi di Cuba e Venezuela. Ha per obiettivo aiutare le persone con scarse risorse economiche, affinché possano essere operate riguardo ai diversi problemi oculari. È parte del piano d’integrazione dell'America Latina, per conseguire l'unità tra i popoli.
Dalla sua creazione sono stati operati, grazie allo sviluppo raggiunto dalla medicina cubana, migliaia di latinoamericani di El Salvador, Guatemala, Ecuador, Colombia, Venezuela, Bolivia, Argentina, Repubblica Dominicana e Honduras, tra gli altri paesi.
Misión Milagro ha stabilito in Honduras quattro centri oftalmologici, ubicati a Villa de San Francisco, dipartimento di Francisco Morazán, Yoro, Juticalpa e San Marcos di Ocotepeque. Tutti con capacità di accudire quotidianamente 50 pazienti, a beneficio di migliaia di honduregni affetti da malattie della vista.
I centri contano su sufficienti medicine e personale specializzato, i cui salari sono a carico del governo cubano. L'accordo per installare gli ospedali fu firmato con l'unica condizione che le municipalità in cui funzionano, offrano alloggio agli specialisti cubani.
Fonte: http://tercerainformacion.es/spip.php?article15961

Tradotto da Adelina Bottero

“Tutti per la costituente”

Lettera di Manuel Zelaya

www.voselsoberano.com - domenica 13 giugno 2010
Repubblica Dominicana, 11 giugno 2010

Compagni, compagne del Fronte Nazionale di Resistenza Popolare,
Correligionari del Partito Liberale,
Compatrioti con libertà di coscienza,

col buon proposito di contribuire a rafforzare l'unità delle diverse forze politiche che compongono il Fronte Nazionale di Resistenza Popolare, mi permetto di comunicare:
il colpo di stato militare, patito insieme al popolo il 28 giugno 2009 quando mi esiliarono con la forza delle armi, produsse per l’Honduras la peggior tragedia di questo secolo fin’ora, ma parallelamente, fece nascere la forza della Resistenza, forza che oggi è obbligata a restare unita di fronte ai nemici della democrazia.
Nel tempo in cui fui sottoposto a torture e vessazioni nella sede diplomatica del Brasile a Tegucigalpa, in una missiva avvertivo il popolo circa questa necessità:
“La Resistenza è la nuova forza belligerante in Honduras, e deve essere il fulcro per agglutinare e coordinare le forze politiche progressiste, che senza perdere la loro identità, obblighino l'elite dominante a riconoscere che noi honduregni non abbiamo padroni e vogliamo essere liberi”
Riguardo all'azione delle forze politiche, ribadisco quanto affermavo in quell'occasione: “Sono liberale in resistenza permanente e continuerò ad esserlo, di quelli che mettono in pratica il loro vero credo, opposto alle dittature militari ed ai regimi antidemocratici. Coloro che ordirono questo colpo di stato cessarono d’essere liberali ed il popolo li punì nelle urne; il Partito Nazionale non si sarebbe mai risollevato dalla sconfitta che gli propinammo nel 2005, se la dirigenza del PL non avesse cospirato con l'oligarchia ed il Pentagono, armando il golpe militare per strapparmi dallo scenario politico…”
Il Partito Liberale ha possibilità di scelta riguardo al potere solo all’interno della Resistenza, fuori di essa è debole e condannato al fallimento. Non essere uniti nella Resistenza equivale a consegnare nuovamente il paese ed il potere all'oligarchia.
Dobbiamo stare all'erta, i nemici del popolo fanno circolare voci menzognere ed ingannevoli, allo scopo di dividerci. La promozione di candidature premature è parte delle loro strategie per dividere la Resistenza dal Partito Liberale, liquidando così la possibilità di libertà che oggi ci si presenta dopo cinquecento anni.
La patria in questo momento ci chiama a lottare per l'unità e per la Costituente, e dobbiamo dire senza paura: “Elezioni Sì... per i deputati e la Costituente”
La nostra lotta è oggi per la vera indipendenza, per la rifondazione di un Honduras in cui il lavoratore ed il povero si liberino di chi li opprime.
Dobbiamo lottare senza tregua per una nuova Costituzione che garantisca la libertà democratica.
La nuova Costituzione deve avere contenuti chiari, sorti da proposte presentate nelle Assemblee del Fronte Nazionale di Resistenza Popolare, che raccolgano le aspirazioni e necessità di tutti i settori.
Prima del 15 settembre, anniversario della nostra Indipendenza, dobbiamo avere pronte tali proposte ed estendere fino a quella data il termine per la raccolta firme sulle dichiarazioni sovrane, per esigere l'Assemblea Nazionale Costituente ed il mio ritorno.
La sofferenza delle vittime di questo crimine di lesa umanità, con la perdita delle vite dei nostri martiri che condannarono il colpo di stato, non possono essere in vano, né passare all’oblio.

Senza giustizia non c’è riconciliazione. No all'impunità!

“Colpi di stato, mai più”
“Tutti per la costituente”
Manuel Zelaya Rosales


http://voselsoberano.com/v1/


Tradotto da Adelina Bottero

13 giugno, 2010

Contingente militar-poliziesco chiude le trasmissioni di “La Voz de Zacate Grande”

Un contingente di militari e polizia di circa 300 uomini ha fatto irruzione questa mattina nella comunità di Puerto Grande ed in altri villaggi della Penisola omonima, ubicata nella zona meridionale del paese, col proposito di catturare 5 dirigenti del Movimento per il Recupero e Intitolazione delle Terre di Zacate Grande, secondo gli ordini emanati dal Tribunale di Amapala.
I poliziotti hanno anche collocato un nastro giallo con la scritta “scena del crimine” sulla porta d’ingresso della radio comunitaria, onde evitare che La Voz de Zacate Grande possa trasmettere i suoi programmi.
Il Tribunale di Amapala ha emesso ordini di cattura contro Pedro Canales, Danilo Osorio, Rafael Osorio, Wilmer Rivera e Santos Benito Pérez, noti dirigenti comunitari della zona, accusati di occupazione illecita di terre e frode fiscale, quest’ultima accusa relazionata alle presunte operazioni illegali della radio comunitaria La Voz de Zacate Grande (97.1FM), che emette il suo segnale in un raggio di 25 chilometri, per circa 10 comunità nel Golfo di Fonseca.
Resoconti ottenuti dal Comitato di Familiari di Detenuti Scomparsi in Honduras (Cofadeh) e denunce trasmesse attraverso l'emittente Radio Globo, con copertura nazionale, riflettono la profonda preoccupazione delle comunità per la presenza di centinaia d’effettivi della Base Navale di Amapala, dell’11° Battaglione di Fanteria e della Polizia Nazionale.
Agenti investigativi hanno interrogato i residenti su dove si trovino i contadini su cui pendono gli ordini di cattura ma, fatto ancor più grave, hanno minacciato di far sloggiare molte famiglie che abitano a Puerto Grande, terre reclamate come proprie dal latifondista ed imprenditore agroindustriale Miguel Facussé, nonostante gli abitanti vivano nella penisola da oltre un secolo.
Altra preoccupazione espressa da pescatori e contadini: il fatto che militari e poliziotti abbattessero la torre di trasmissione e che distruggessero le apparecchiature della radio comunitaria La Voz de Zacate Grande. La situazione era tanto tesa da indurre il Cofadeh a sollecitare le autorità nazionali, la comunità nazionale ed internazionale, a seguire da vicino la vicenda che stanno vivendo le comunità de Zacate Grande, foriera di gravi violazioni dei diritti umani.
“Attraverso La Voz de Zacate Grande abbiamo denunciato gli abusi commessi dall'oligarchia col colpo di stato, e le minacce rivolte dall'imprenditore Miguel Facussé per tenersi le nostre terre”, ha dichiarato uno dei comunicatori sociali che lavora per la radio comunitaria.
Concordemente alla Costituzione della Repubblica e alle Convenzioni Internazionali, il diritto all'informazione delle comunità non può essere ristretto, sia che si tratti di radio, televisioni e stampa. Il Pubblico Ministero è obbligato a verificare una situazione tanto delicata quale la repressione contro un mezzo d’informazione.
D'altra parte il PM deve verificare quali sono le istruzioni ricevute dai militari e poliziotti che hanno effettuato l’operativo in zona, per evitare scontri con le popolazioni civili, situazione che può ulteriormente aggravare l'attuale clima d’ingovernabilità del regime.
Secondo informazioni dell’ultima ora poliziotti e militari (dopo aver minacciato gli abitanti che, in caso tagliassero il nastro giallo posto all'ingresso della radio comunitaria, incorrerebbero in guai seri), si sono ritirati verso Playa Virgen, luogo in cui si trovano le case di villeggiatura del famoso Club Coyolito, i cui membri sono noti personaggi della vita politica ed imprenditoriale del paese.
Il Movimento per il Recupero e Intitolazione delle Terre di Zacate Grande e l'Associazione per lo Sviluppo della penisola di Zacate Grande (ADEPZA), hanno annunciato una serie di manifestazioni e presidi di protesta contro i propositi di cattura dei dirigenti comunitari, contro le minacce lanciate dall'impresario Miguel Facussé ed affinché si possano riprendere le trasmissioni di La Voz de Zacate Grande.

COFADEH
Lo Stato dell’Honduras, attraverso il suo screditato potere giudiziario, emettendo un ordine di sgombero dell'emittente La Voz de Zacate Grande, viola l'articolo 13 della Convenzione Interamericana dei Diritti Umani, della quale è firmatario.
Convenzione Americana sui Diritti Umani
Articolo 13
1. Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero e di espressione. Questo diritto comprende la libertà di cercare, ricevere e diffondere informazioni ed idee di ogni tendenza, senza limiti di frontiere, sia oralmente, per iscritto o in forma stampata o artistica, o attraverso qualsiasi altro procedimento a scelta.
2. L'esercizio del diritto previsto dal comma precedente non può essere soggetto a previa censura, bensì a ulteriori responsabilità, che devono essere espressamente fissate per legge e atte ad assicurare:
a) il rispetto dei diritti o della reputazione altrui
b) la protezione della sicurezza nazionale, dell'ordine pubblico o della salute o morale pubbliche.
3. Il diritto d’espressione non può essere limitato per vie o con mezzi indiretti, quali l'abuso di controlli ufficiali o mezzi particolari come la carta per i giornali, le frequenze radioelettriche, dispositivi ed apparati di diffusione dell’informazione, o qualunque altro mezzo volto ad ostacolare la comunicazione e la circolazione di idee ed opinioni.
4. Gli spettacoli pubblici possono essere sottoposti per legge a censura previa, con l'esclusivo obiettivo di regolarne la fruizione per la protezione morale dell'infanzia e dell'adolescenza, senza pregiudicare quanto stabilito nel comma 2.
Sarà proibita per legge ogni propaganda a favore della guerra ed ogni apologia dell'odio nazionale, razziale o religioso, che costituiscano incitamenti alla violenza o a qualunque altra simile azione illegale contro qualsiasi persona o gruppo di persone, per nessun motivo, compresi quelli di razza, colore, religione, lingua od origine nazionale.
In Honduras, per poter parlare di una vera Democrazia, dobbiamo riaffermare il diritto alla libera espressione ed informazione del nostro popolo.
Facciamo appello a difendere la Radio Comunitaria Zacate Grande, e nel contempo condanniamo il Palmiere della Morte*, per il suo cannibalismo contro il popolo honduregno!!

La Ceiba, 3 giugno 2010
Organizzazione Fraterna Nera Honduregna (OFRANEH)

* ndt: Miguel Facussè

http://voselsoberano.com/v1/index.php?option=com_content&view=article&id=5957:contingente-militar-policial-clausura-transmisiones-de-la-voz-de-zacate-grande&catid=1:noticias-generales

Tradotto da Adelina Bottero

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