25 giugno, 2008

LE RIFLESSIONI DI FIDEL sulla ipocrisia dell'Europa

Speciale per Cubadebate
La poco prestigiosa forma di sospendere le sanzioni contro Cuba che ha appena adottato l'Unione Europea il 19 giugno, è stata abbordata da 16 dispacci internazionali di stampa. Non implica in assoluto conseguenze economiche per il nostro paese. Al contrario le leggi extraterritoriali degli USA e il blocco economico e finanziario continuano pienamente vigenti.Alla mià età e con il mio stato di salute, uno non sa quanto tempo vivrà, ma sin d'ora desidero esprimere il mio disprezzo per l'enorme ipocrisia che questa decisione contiene.Questo inoltre è avvenuto coincidendo con la brutale misura europeadi espellere gli immigranti non autorizzati provenienti dai paesi latinoamericani, in alcuni dei quali la maggioranza della popolazione è d'origine europea. Gli emigranti inoltre sono frutto dello sfruttamento coloniale, semicoloniale e capitalista.A Cuba, in nome dei diritti umani s¡ esige impunità per coloro che pretendono di consegnare, piedi e mani legate, la Patria e il popolo al capitalismo.Anche le autorità del Messico hanno dovuto riconoscere che mafia di Miami al servizio degli Stati Uniti ha strappato con la forza o comprato a un importante contingente di agenti dell'emigrazione del paese decine di immigranti illegali tra i quali bambini innocenti,trasportai a forza per acque pericolose e persino madri forzate ad emigrare.I trafficanti di persone, come quelli della droga, che dispongono a loro piacimento del più grande e ricco mercato del mondo, hanno posto a rischio l'autorità e la morale che qualsiasi governo necessita per dirigere uno Stato, spargendo sangue latinoamericano per ogni luogo,senza contare i morti che per emigrare cercano d'attraversare l'umiliante muraglia di frontiera su quel che fu un tempo territorio del Messico.La crisi degli alimenti e dell'energia, i cambi climatici,l'inflazione danneggiano le nazioni. L'impotenza politica regna e l'inganno e le illusione tendono a generalizzarsi.Nessuno dei governi, e tanto meno quelli della Repubblica Ceca e della Svezia che erano recalcitranti alla decisione dell'UnioneEuropea, potrebbero rispondere coerentemente agli interrogativi che sono sul tappeto.Intanto a Cuba i mercenari e vendi patria al servizio dell'impero si strappano i capelli e si stracciano i vestiti in difesa dei diritti umani di tradimento e impunità.Ho molte cose da dire, ma basta per oggi. Non desidero infastidire,ma vivo e penso.
Divulgherò questa riflessione solo via Internet, venerdì 20 giugno 2008.
Fidel Castro (Traduzione Gioia Minuti)

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20 giugno, 2008

Lettera aperta di Evo Morales all'Unione Europea sulla politica migratoria

Fino al termine della Seconda Guerra Mondiale, l'Europa è stato un continente di emigranti. Decine di milioni di europei sono partiti verso le Americhe per colonizzare, per fuggire dalla miseria, dalla crisi finanziaria, dalle guerre o dai totalitarismi europei e dalla persecuzione nei confronti delle minoranze etniche. Oggi sto seguendo con preoccupazione il processo della denominata "direttiva sui rimpatri". Il testo, approvato lo scorso 5 giugno dai Ministri degli Interni dei 27 paesi dell'Unione Europea, verrà votato il 18 giugno dal Parlamento Europeo.
Sento che indurisce in modo drastico le condizioni di detenzione ed espulsione degli emigranti sprovvisti di documenti, qualunque sia il loro periodo di permanenza nei paesi europei, la loro situazione lavorativa, i loro legami familiari, la loro volontà ed i loro progressi integrativi. Nei paesi dell'America Latina e del Nordamerica sono arrivati gli europei, in modo massiccio, senza visti né condizioni imposte dalle autorità. Sono sempre stati i benvenuti e continuano ad esserlo nei nostri paesi del continente americano che, in quel tempo, hanno assorbito la miseria economica europea e le sue crisi politiche.
Sono venuti nel nostro continente a sfruttare le ricchezze ed a trasferirle in Europa, con un alto costo per le popolazioni originarie dell'America. Come è il caso del nostro Cerro Rico di Potosí e delle sue favolose miniere di argento, che hanno permesso di dare massa monetaria al continente europeo dal secolo XVI fino al XIX. Le persone, i beni ed i diritti degli emigranti europei sono sempre stati rispettati. Oggi, l'Unione Europea è il principale destino degli emigranti del mondo, come conseguenza della sua immagine positiva come spazio di prosperità e di libertà pubbliche. La maggioranza degli emigranti va verso l'Unione Europea per contribuire a questa prosperità, non per approfittare di essa. Occupano i posti di lavoro nelle opere pubbliche, nella costruzione, nei servizi alla persona e negli ospedali; posti che non possono o non vogliono occupare gli europei.
Contribuiscono al dinamismo demografico di questo continente, a mantenere la relazione tra attivi ed inattivi che rende possibile il funzionamento dei generosi sistemi di previdenza sociale e dinamizzano il mercato interno e la coesione sociale.
Gli emigranti offrono una soluzione ai problemi demografici e finanziari dell'Unione Europea. Per noi, i nostri emigranti rappresentano l'aiuto allo sviluppo che gli europei non ci danno, dato che sono pochi i paesi europei che raggiungono realmente l'obiettivo minimo dello 0,7 per cento del loro Prodotto Interno Lordo (PIL), come aiuti allo sviluppo.
L'America Latina ha ricevuto nel 2006, 68 mila milioni di dollari di remesas (denaro inviato dagli emigranti ai propri famigliari n.d.t.), cioè più del totale degli investimenti stranieri nei nostri paesi. A livello mondiale raggiungono i 300 mila milioni di dollari, che superano i 104 mila milioni concessi come aiuto allo sviluppo.
Il mio paese, la Bolivia, ha ricevuto remesas per più del 10 per cento del PIL, (1.100 milioni di dollari), che rappresenta un terzo delle nostre esportazioni annuali di gas naturale. Con questo voglio dire che i flussi migratori portano benefici agli europei ed in modo marginale anche a noi del terzo mondo, dato che comunque perdiamo milioni di persone che sono manodopera qualificata, per le quali i nostri Stati, in un modo o nell'altro, hanno investito risorse umane e finanziarie.
Purtroppo il progetto di "direttiva sui rimpatri" complica terribilmente questa realtà. Pur capendo che ogni Stato o gruppo di Stati possa definire le proprie politiche migratorie come un diritto sovrano, non possiamo accettare che ai nostri compatrioti e fratelli latinoamericani vengano negati i diritti fondamentali delle persone.
La "direttiva sui rimpatri" prevede la possibilità di incarcerare gli emigranti sprovvisti di documenti fino a un periodo di18 mesi prima della loro espulsione (o "allontanamento", secondo il termine usato dalla direttiva).
Diciotto mesi! Senza processo né giustizia! In base al testo attuale, il progetto viola chiaramente gli articoli 2, 3, 5, 6, 7, 8 e 9 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948.
In particolare, l'articolo 13 della Dichiarazione recita: 1) Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.2) Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.
Ma, la cosa peggiore è che esiste la possibilità di imprigionare in questi centri di internamento, dove sappiamo che vi sono episodi di depressione, scioperi della fame e suicidi, madri e minori, senza prendere in considerazione la loro situazione familiare o scolastica,
Come possiamo accettare senza reagire che vengano rinchiusi in questi centri compatrioti e fratelli latinoamericani clandestini, la maggior parte dei quali lavorano e si sono integrati da anni? Da che parte sta, oggi, il dovere di ingerenza umanitaria? Dov'è la "libertà di movimento", la protezione contro l'incarcerazione arbitraria?
Parallelamente, l'Unione Europea sta cercando di convincere la Comunità Andina delle Nazioni (Bolivia, Colombia, Ecuador e Perù), di firmare un "Accordo di Associazione" che include nel suo terzo pilastro un Trattato di Libero Commercio, con la stessa natura e contenuti di quelli imposti dagli Stati Uniti.
Stiamo subendo forti pressioni da parte della Commissione Europea per accettare condizioni di profonda liberalizzazione per il commercio, i servizi finanziari, le proprietà intellettuali o i nostri servizi pubblici. Inoltre, a titolo di protezione giuridica, subiamo pressioni per i processi avviati di nazionalizzazione dell'acqua, del gas e delle telecomunicazioni, realizzati durante la Giornata Mondiale dei Lavoratori.
Domando, in questo caso, dov'è la "sicurezza giuridica" per le nostre donne, adolescenti, bambini e lavoratori che cercano migliori orizzonti in Europa? Promuovere la libertà di circolazione di merci e finanze, mentre contemporaneamente assistiamo a incarcerazioni senza processo per i nostri fratelli che cercano di circolare liberamente. Questo vuol dire negare i fondamenti della libertà e dei diritti democratici. A queste condizioni, l'approvazione di questa "direttiva sui rimpatri" ci condurrebbe all'impossibilità etica di approfondire le negoziazioni con l'Unione Europea e ci preserviamo il diritto di normare i cittadini europei con gli stessi obblighi di visto che impongono ai boliviani dal primo aprile 2007, secondo il principio diplomatico di reciprocità. Fino ad ora non l'abbiamo fatto in attesa di segnali positivi da parte dell'Unione Europea. L'orbe, i suoi continenti, i suoi oceani ed i suoi poli affrontano importanti difficoltà mondiali: il riscaldamento globale, l'inquinamento, la scomparsa lenta, ma sicura, delle risorse energetiche e della biodiversità, mentre allo stesso tempo, aumentano la fame e la povertà in tutti i paesi, rendendo più fragili le nostre società.
Fare dagli emigranti, con o senza documenti, un capro espiatorio per questi problemi globali non è una soluzione. Non è reale.
I problemi di coesione sociale che vive l'Europa non sono colpa degli emigranti, bensì il risultato del modello di sviluppo imposto dal nord che distrugge il pianeta e smembra le società degli uomini.
A nome della Bolivia, di tutti i miei fratelli del continente e regioni del mondo, come il Maghreb, l'Asia ed i paesi dell'Africa, faccio un appello alla coscienza dai leader e deputati europei, dei popoli, dei cittadini ed attivisti d'Europa, affinché non si approvi il testo della "direttiva sui rimpatri". Per quello che sappiamo si tratta di una "direttiva della vergogna". Invito anche l'Unione Europea ad elaborare, nei prossimi mesi, una politica migratoria rispettosa dei diritti umani, che permetta di mantenere questo dinamismo vantaggioso per entrambi i continenti e che ripari in un colpo solo il tremendo debito storico, economico ed ecologico che i paesi europei hanno con gran parte del terzo mondo, che chiuda in un colpo solo le vene ancora aperte dell'America Latina.
Non si possono sbagliare oggi sulle loro "politiche di integrazione", come hanno già fatto con la loro ipotetica "missione civilizzatrice" durante l'epoca coloniale. A tutti voi, autorità, europarlamentari, compagne e compagni, saluti fraterni dalla Bolivia. E in modo particolare, la nostra solidarietà a tutti i "clandestini."
Traduzione Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org

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18 giugno, 2008

La terra non si vende. Si coltiva e si difende!

http://www.selvas.org/newsHO0208.html

Zacate Grande, un lembo di terra circondato dal mare del golfo di Fonseca, tra Nicaragua e El Salvador, resiste alla espropriazione illecita. Oltre dieci comunità soffrono violenze e sfollamenti illegali, oltre il divieto alla basilare soppravivenza. Ecco il racconto di una delegazione di osservatori internazionali in missione per conoscere la realtà del Movimiento de Recuperación y Titulación de Tierras.
Di Lou Castillo - inviato a Selvas.org
:: Convocazione :: Brigate internazionali di Solidrietà

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appello di Jan Tamas da Praga

Giro l’appello di Jan Tamas, leader della protesta contro la base radar in Repubblica Ceca, per intensificare la lotta a partire da domenica prossima, 22 giugno, Giornata mondiale di sciopero della fame contro lo scudo. Condy Rice arriva a Praga il 10 luglio per firmare l’accordo con il governo,ma poi l’accordo va ratificato dal Parlamento ceco; è molto importante aumentare le firme della petizione on-line (siamo arrivati a 120.000) e far sentire una forte pressione da tutto il mondo.
A questo link http://www.nenasili .cz/it/1529_ video-messaggio- di-jan-tamas- ampliamo- la-nostra-protesta si può leggere il testo tradotto e ascoltare il suo messaggio in inglese,con sottotitoli in italiano.
A questo link http://www.nenasili .cz/it/1495_ 22-giugno- 2008-giornata- mondiale- dello-sciopero- della-fame chiunque voglia partecipare alla protesta del 22 giugno può inviare una sua foto e un breve commento.
Saluti, Anna Polo - Campagna contro lo scudo spaziale
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Appello di Jan Tamas da Praga

Cari amici,
vi ringrazio moltissimo per tutto l'appoggio che ci avete dato. Lo sciopero della fame e tutte le attività intorno hanno aiutato a cominciare a risvegliare in molta gente il gusto di lottare, e in altri amici, che già da tempo lottano contro le guerre e per la pace, a risvegliare la fiducia e la speranza che è possibile cambiare lo stato delle cose.
In Repubblica ceca abbiamo avuto la possibilità di esprimerci nei mezzi di comunicazione. Oggi abbiamo l'appoggio di partiti, organizzazioni e personaggi del mondo della cultura, dell'arte e della scienza. Risultati simili li abbiamo avuti anche in altri Paesi. Molta gente conosciuta che esitava a prendere posizione, ha cominciato a dichiarare pubblicamente il proprio dissenso contro una politica molto pericolosa che molti governi stanno perseguendo ad ogni costo.
Ma la nostra voce e la voce di milioni di esseri umani che vivono quotidianamente tra il dolore e l'angoscia non viene ascoltata.
Oggi il Ministro degli esteri ha confermato la visita di Condoleeza Rice per i primi di luglio. La signora Condoleeza non è benvenuta in Repubblica Ceca! Non è benvenuto chi porta la democrazia nel mondo sparando sulla gente e ammazzando bambini: un milione di morti tra i civili solo nella guerra in Iraq!
Nella nostra lotta nonviolenta noi siamo disposti a tutto per difendere la nostra democrazia e per fermare l'invasione di un popolo pacifico come quello Ceco.
Vi chiediamo ancora una volta un aiuto, un aiuto alla nostra lotta, un aiuto alla vostra lotta. Ampliamo la nostra protesta, facciamola arrivare in ogni nazione e in ogni città. Facciamola arrivare ad ogni persona sensibile.
Non abbiamo molto tempo per fare questo. Già una volta nella storia alcuni hanno avuto la malvagità di usare ordigni nucleari sulle popolazioni. Impediamo che questo possa accadere un'altra volta.
Il nostro è un grido, un grido di chi sente il dolore di un possibile tragico futuro. Ma è anche una speranza: la speranza che questa richiesta raggiunga il cuore di ognuno risvegliando la cosa piu importante: la voglia di vivere e di lottare per realizzare le condizioni in cui si vuole vivere: un mondo di pace e nonviolento.
Il 22 giugno deve essere l'occasione per dare nuovo vigore alla nostra azione, pianificando per le settimane successive nuove attività intelligenti e potenti.
Ancora grazie e un saluto di pace a tutti.
Jan Tamas

16 giugno, 2008

Viaggio in Nicaragua Agosto 2008

“Alla scoperta della terra di Sandino, tra laghi, vulcani ed una storia tutta da conoscere”
Ciao sono Giorgio Trucchi,
anche per il 2008 Pindorama Viaggi Consapevoli organizza il viaggio di conoscenza in NICARAGUA. La partenza sarà il 6 agosto con ritorno in Italia il 27 agosto.
Come sempre l’obiettivo di questi viaggi, che anche questa volta avrò il piacere di accompagnare, è quello di scoprire questo Paese non solo attraverso le sue bellezze naturali, i suoi laghi, i suoi vulcani e le sue spiagge semi deserte, ma e soprattutto attraverso il contatto continuo e diretto con la sua gente e con quelle organizzazioni popolari che da anni si impegnano instancabilmente a fianco dei settori più abbandonati della popolazione, per una loro presa di coscienza e per una loro partecipazione attiva all’interno della società.
Il Nicaragua non è un Paese da visitare di corsa, con l’affanno di vedere tutto e con la frenesia che ci si porta dietro dall’Italia. E’ un Paese che porta ad adeguarsi ai suoi ritmi lenti e cadenzati e che chiede di mantenerti aperto alla “scoperta” ed all’ascolto. Nulla è scontato.
Incontreremo progetti che ci parleranno dei bambini che sopravvivono lavorando nelle discariche o nei mercati e l’enorme lavoro per offrire loro delle alternative; del costante e instancabile lavoro per difendere i diritti delle donne della regione di Matagalpa e per offrire loro condizioni di vita e assistenza sanitaria che lo Stato non dà; progetti innovativi, come quello di Miraflor, in cui le cooperative hanno deciso di vietare l’uso di pesticidi, l’abbattimento di alberi, diversificando le produzioni e rifiutando il modello agroesportatore imposto da secoli dai paesi del nord del mondo. Incontreremo anche i cañeros, ammalati a causa dell’uso indiscriminato di pesticidi e che ci parleranno della loro lotta per ottenere giustizia.
Avremo anche modo di conoscere gli angoli più belli del Nicaragua come l’Isola di Ometepe, il suo mare, le sue montagne ed i vulcani che faranno da contorno al nostro viaggio.

Insomma, chi fosse interessato può mettersi subito in contatto con PINDORAMA all’indirizzo e-mail pindorama@iol.it od al sito www.pindorama.org
od andando alla loro sede in Via Veniero 48 - 20148 MILANO
tel: 02+39218714
fax: 02+33001936
Per il programma completo entrate nel sito www.itanica.org .

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«Frontiere sicure», l'Ue serra la fortezza ed Evo risponde

[13 Febbraio 2008]
La Commissione europea ha varato oggi la proposta di Franco Frattini, vice presidente della Commissione con la delega alla giustizia, libertà e sicurezza. «Frontiere sicure», che deve ora essere discussa dal Consiglio e dal Parlamento europeo prima di diventare una proposta di legge, prevede per i cittadini di paesi terzi che vorranno entrare in Europa l’obbligo di fornire dati biometrici come le impronte digitali o la scansione della retina. «Questo pacchetto –spiega Frattini– disegna un modo completamente nuovo di controllare le nostre frontiere, ai punti di controllo così come lungo tutti i confini, usando le tecnologie più avanzate per raggiungere il più alto livello di sicurezza ma allo stesso tempo facilitando le procedure per i viaggiatori ‘bona fide’ di paesi terzi». La proposta, secondo Frattini, «assicura la promozione del libero movimento nei suoi confini, nonostante si occupi anche di una inattesa pressione migratoria, specialmente ai confini marittimi a sud. Inoltre con queste misure si ridurranno le opportunità per i criminali organizzati che trafficano in esseri umani nella Ue». Il registro elettronico di entrata e uscita dell’Ue dovrebbe entrare in vigore dal 2015. Per ottenere lo status di «viaggiatore registrato» bisognerà dimostrare sufficienti mezzi di sussistenza –non meglio precisati– e nessun precedente di soggiorni illegali. Un ulteriore indurimento del controllo delle frontiere dell’Europa, dove si stima che nel 2006 ci fossero 8 milioni di migranti illegali.
Lettera di Evo Morales all'Europa
Il presidente della Bolivia scrive ai governi europei a proposito della Direttiva rimpatrio. E ricorda quando erano gli europei a migrare, in America del nord e in America latina. «La mia solidarietà va ai 'clandestini'» ...CONTINUA...

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12 giugno, 2008

Roma blindata per Bush. Incidente diplomatico: Polizia impedisce l’accesso ai suoi uffici all’Ambasciatrice dell’Ecuador

Radio Città Aperta News

Roma - 12 giugno: Le esagerate misure di sicurezza per la visita di Bush a Roma non stanno provocando solo enormi disagi per i cittadini ma anche un serio incidente diplomatico. Questa mattina infatti la Polizia che ha blindato il quartiere Parioli e le strade circostanti Villa Taverna dove risiede Bush durante il suo soggiorno romano, ha impedito con modi piuttosto bruschi l’accesso all’ambasciata dell’Ecuador alla stessa Ambasciatrice del paese latinoamericano, Gioconda Galàn Castelo. Raggiunta dai microfoni di Radio Città Aperta, l’ambasciatrice ha annunciato che denuncerà alla Farnesina questa violazione dei protocolli diplomatici, soprattutto perché il blocco dell’accesso all’ambasciata è stato fatto senza alcun rispetto per le convenzioni che regolano lo status del personale diplomatico di uno stato sovrano. L’Ecuador è uno dei paesi dell’America Latina che hanno imboccato recentemente il sentiero progressista, dunque indigesto per l’amministrazione Bush e per il governo Berlusconi che ne è alleato di ferro, ma questo incidente getta una luce fosca sulla capacità del nuovo esecutivo e dei suoi apparati di sicurezza di saper gestire le relazioni diplomatiche.

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10 giugno, 2008

10 guerre, 10 menzogne mediatiche

Piccolo inventario della disinformazione

di Michel Collon – www.michelcollon.info

19/05/2008

Contro Venezuela ed Ecuador, Bush recupera la strategia delle “armi di distruzione di massa”.

Tutte le guerre devono essere precedute da una grande menzogna mediatica. Attualmente, Bush minaccia Venezuela ed Ecuador. Domani l’Iran? E dopo? A chi toccherà in quel momento.

Con il presidente Uribe, narcotrafficante e sterminatore di indios (quattro milioni di emarginati) nel ruolo di marionetta. Uribe pretende di aver trovato nell’indistruttibile computer di Raul Reyes (FARC) le prove dell’appoggio di Chavez al “terrorismo” e alla militarizzazione della regione.

Periodici come Le Monde fanno eco a questa campagna di propaganda per la prossima guerra di Bush. Ricordiamo semplicemente quante volte gli stessi Stati Uniti e gli stessi mezzi di comunicazione ci hanno già manipolato. “Ci giustificano” ogni grande guerra con ciò che più tardi (troppo tardi) apparirà come un’informazione falsa. Un rapido inventario…

1. Vietnam (1964-1975):

Menzogna mediatica: il 2 e il 3 agosto il Vietnam del Nord ha attaccato due imbarcazioni statunitensi nel Golfo del Tonchino.
Ciò che abbiamo saputo in seguito: l’attacco non è mai esistito. E’ stato un’invenzione della Casa Bianca.
Obiettivo reale: impedire l’indipendenza del Vietnam e mantenere la dominazione statunitense sulla regione.
Conseguenze: milioni di vittime, malformazioni genetiche (agente arancio), enormi problemi sociali.

2. Granada (1983):

Menzogna mediatica: si accusa la piccola isola dei Caraibi di costruire una base militare sovietica e di mettere in pericolo la vita di medici statunitensi.
Ciò che abbiamo saputo in seguito: totalmente falso. Il presidente Reagan ha costruito il pretesto da cima a fondo.
Obiettivo reale: impedire le riforme sociali e democratiche del Primo Ministro Bishop (che è stato assassinato).
Conseguenze: repressione brutale e ristabilimento dell’influenza di Washington.

3. Panama (1989):

Menzogna mediatica: l’invasione aveva come pretesto la cattura del presidente Noriega per traffico di droga.
Ciò che abbiamo saputo in seguito: Noriega era un prodotto della CIA ma reclamava la sovranità del canale al momento della cessazione della concessione agli USA. Intollerabile per gli Stati Uniti.
Obiettivo reale: conservare il controllo statunitense su questa via di comunicazione strategica.
Conseguenze: i bombardamenti statunitensi hanno ucciso tra i 2.000 e i 4.000 civili, ignorati dai mezzi di comunicazione.

4. Iraq (1991):

Menzogna mediatica: gli iracheni hanno rubato le incubatrici del reparto maternità di Kuwait City.
Ciò che abbiamo saputo in seguito: invenzione totale di un’agenzia pubblicitaria pagata dall’emiro del Kuwait, Hill & Knowlton.
Obiettivo reale: impedire che il Medio Oriente resistesse ad Israele e riuscisse a rendersi indipendente dagli USA.
Conseguenze: innumerevoli vittime della guerra e dopo un vasto embargo anche sui medicinali.

5. Somalia (1993):

Menzogna mediatica: Kouchner “sale sulla scena” come eroe di un intervento umanitario.
Ciò che abbiamo saputo in seguito: quattro società statunitensi avevano comperato un quarto del sottosuolo somalo, ricco di petrolio.
Obiettivo reale: controllare una regione militarmente strategica.
Conseguenze: non riuscendo a controllarla, gli Stati Uniti sottoporranno la regione ad un caos interminabile.

6. Bosnia:

Menzogna mediatica: l’impresa statunitense Ruder Finn e Bernard Kouchner mettono in scena presunti campi serbi di sterminio.
Ciò che abbiamo saputo in seguito: Ruder Finn e Kouchner mentivano. Erano campi di prigionieri per scambi. Il presidente musulmano Izetbegovic lo ha riconosciuto.
Obiettivo reale: spezzare la Jugoslavia, troppo a sinistra, eliminare il suo sistema sociale, sottomettere la zona alle multinazionali, e controllare il Danubio e le rotte strategiche dei Balcani.
Conseguenze: quattro anni di una guerra atroce per tutte le nazionalità (musulmani, serbi, croati), provocata da Berlino e prolungata da Washington.

7. Jugoslavia (1999):

Menzogna mediatica: i serbi attuano un genocidio degli albanesi del Kosovo.
Ciò che abbiamo saputo in seguito: invenzione pura e semplice della NATO, come ha riconosciuto Jamie Shea, il suo portavoce ufficiale.
Obiettivo reale: imporre il dominio della NATO sui Balcani, e la sua trasformazione in polizia del mondo. Installazione di una base militare statunitense nel Kosovo.
Conseguenze: duemila vittime dei bombardamenti della NATO. Pulizia etnica del Kosovo da parte dell’UCK, protetta dalla NATO.

8. Afghanistan (2001)

Menzogna mediatica: Bush pretende di vendicare l’11 settembre e di catturare Bin Laden.
Ciò che abbiamo saputo in seguito: non esiste alcuna prova dell’esistenza della rete (Al Qaeda, ndt). In ogni caso, i talebani avevano proposto di estradare Bin Laden.
Obiettivo reale: controllare militarmente il centro strategico dell’Asia, costruire un oleodotto che permetta il controllo della fornitura energetica del sud dell’Asia.
Conseguenze: una vasta occupazione e un grande incremento della produzione e del traffico di oppio.

9. Iraq (2003):

Menzogna mediatica: Saddam era in possesso di pericolose armi di distruzione di massa, ha affermato Colin Powell all’ONU, prove alla mano.
Ciò che abbiamo saputo in seguito: la Casa Bianca ha ordinato ai suoi servizi di falsificare o fabbricare le prove (affare Libby).
Obiettivo reale: controllare tutto il petrolio e ricattare i suoi rivali: Europa, Giappone, Cina…
Conseguenze: l’Iraq sprofondato nella crudeltà, le donne condannate alla sottomissione e all’oscurantismo.

10. Venezuela-Ecuador (2008?):

Menzogna mediatica: Chavez appoggia il terrorismo, importa armi, è un dittatore (però, il pretesto definitivo non è stato ancora scelto).
Ciò che già sappiamo: si sono sperimentate varie menzogne mediatiche: Chavez spara contro il suo popolo, Chavez è antisemita, Chavez è militarista… E la demonizzazione continua.
Obiettivo reale: le multinazionali statunitensi vogliono il controllo del petrolio e delle altre risorse di tutta l’America Latina. Hanno paura della liberazione sociale e democratica del continente.
Conseguenze: Washington sta scatenando una guerra globale contro il continente: colpi di Stato, sabotaggi economici, ricatti, installazione di basi militari vicino alle ricchezze naturali.

In sintesi, tutte le guerre vanno precedute e “giustificate” con un grande menzogna mediatica. E il nostro inventario è ben lontano dalla completezza!

Per impedire le guerre è imprescindibile smascherare queste menzogne mediatiche quanto prima e nel modo più ampio possibile. Grazie per la diffusione di questo testo e, se possibile, della sua traduzione (comunicandoci questa traduzione). Nella guerra dell’informazione la vera forza è nostra!

Sulle menzogne mediatiche:

Attualmente molti pretesti per le guerre e menzogne mediatiche sono emersi alla luce. Altri, al contrario, continuano a circolare. Ad esempio, sulla Bosnia e la Jugoslavia esponiamo le prove della disinformazione nei libri Poker menteur e Monopoli.

Un resumen en nuestros dos test-médias.
Debate público con Jamie Shea, portavoz de la OTAN (en DVD) :nessa.kovic@skynet.be
Sobre las mentiras mediáticas con respecto a Venezuela y Colombia :
Washington y Bogotá contra Hugo Chávez, Salim Lamrani ¿«Chávez narcotraficante» ? Washington orquestó la satanización, ¿antes de atacar?
USAID en Bolivia y Venezuela: la subversión silenciosa, Eva Golinger. El tra bajo silenzioso de la CIA en Bolivia y Venezuela
Los pies de Greta Garbo, Thierry Deronne. Las mentiras de Le Monde con respecto a Venezuela
Portrait du présidente Uribe, Hernando Calvo Ospina.
Bruit de bottes et rideau de fumée en Amérique latine , Jean-Luc Mélenchon
Misère du journalisme face au Venezuela , entrevista de Maurice Lemoine
Chavez – Juan Carlos : les phrases censurées par Le Monde et autres médias européens , Romain Migus
Texto original en francés :http ://www.michelcollon.info/articles.php ?dateaccess=2008-05-16%2013 :39 :26&log=articles

Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

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09 giugno, 2008

Fuori dall'Europa!

di Federica Santoro – Megachip
Dopo l'approvazione della direttiva sui rimpatri degli irregolari da parte dei 27 ministri dell'Unione Europea, avvenuta in Lussemburgo, dobbiamo riconoscere che la tendenza consumata dell'Europa di farsi fortezza inaccessibile per gli extra comunitari, è diventata realtà. Che Spinelli e Rossi dalla loro cella di prigionia, sull'isola di Ventotene immaginassero questa come la “civiltà moderna in cui ogni uomo è libero e autonomo centro di vita” non riusciamo proprio ad immaginarcelo.
...continua...
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Roma. Corteo Rom e Sinti: contro l'intolleranza come valore
da Dazebao.org
Dal Colosseo al Villaggio Globale, Testaccio. Le associazioni di Rom e Sinti, per impulso di Alexian Santino Spinelli, musicista e docente universitario, hanno sfilato in corteo ieri a Roma per manifestare in un trionfo di musica e colori.
...continua...

08 giugno, 2008

Non c'è soluzione alla crisi alimentare senza i contadini e le contadine

La CPE e COAG (Via Campesina Europa, ndt) denunciano l'espulsione dei rappresentanti contadini e di organizzazioni della società civile dalla conferenza della FAO sulla crisi alimentare a Roma.Martedì 3 giugno, verso le 13:30, contadini e rappresentanti delle organizzazioni della società civile hanno organizzato una azione nella sala stampa del centro conferenze per denunciare il fatto che mentre milioni di nuove persone stanno per entrare a fare parte di coloro che soffrono la fame, le imprese che controllano il sistema alimentare mondiale stanno facendo guadagni enormi. Quasta azione aveva anche come obiettivo quello di denunciare il fatto che sono stati esclusi dal dibattito i produttori di alimenti, i contadini, i pescatori, i lavoratori agricoli e i popoli indigeni del mondo.I contadini econtadine d'europa esprimono la loro solidarietà per questa azione. In ogni luogo del mondo, inclusa l'Europa, i contadini e i piccoli agricoltori soffrono dalla liberalizzazione commerciale e del crescente potere delle multinazionali sull'alimentazione. In Europa un'azienda agricola scompare ogni minuto. L'agricoltura contadina e familiare che alimenta le popolazioni è sostituita da una agricoltura di grande scala nelle mani degli industriali, della grande distribuzione e delle banche, che non rispondono alle necessità della popolazione.È l'agricoltura contadina, familiare e sostenibile che in ogni luogo del paineta alimenta le popolazioni e raffredda il clima. Adesso è urgente cambiare radicalmente le politiche agricole fermando l'appoggio alla deregolamentazione dei mercati e alle multinazionali dell'agroindustria e a appoggiando lo sviluppo di politiche che favoriscono veramente l'agricoltura contadina. Chiediamo ai ministri europei che la riforma della Politica Agricola Comune risponda alle seguenti priorità: migliore distribuzione degli aiuti a favore della piccola produzione agricola, il blocco di tutte le forme di aiuti all'esportazione e un forte appoggio alla produzione locale.
Potete visionare i filmati dell'espulsione dei contadini: http://wsftv. net.

"Ci indigna che gli aspetti fondamentali della crisi alimentare sono ignorati dall'agenda del Vertice", dice Paul Nicholson, membro del Comitato Internazionale di Coordinamento della Via Campesina, uno dei leaders contadini che sono stati espulsi dal Vertice.
Le 10 persone che hanno patrtecipato all'azione hanno messo in mostra cartelli che contestavano i benefici delle imprese agroindustriali. I guadagni per la Monsanto, la più grande impresa sementiera del mondo sono aumentati del 108% nell'ultimo anno, mentre la Cargill e Archer Daniel Midlands, i commercianti di alimenti più grandi del mondo, registrano aumenti del 86% e 42% rispettivamente. I benefici della Mosaic, una delle imprese di fertilizzanti più grandi al mondo, ha aumentao i suoi guadagni del 1134%.
Tutto questo accade mentre milioni di nuove persone stanno per cadere nell'indigenza più estrema, la fame.

Nota: TUTTE LE 10 PERSONE CHE HANNO PARTECIPATO ALL'AZIONE
DIMOSTRATIVA ERANO CONCORDATAMENTE EUROPEI, QUESTO PER EVITARE CHE LA
NUOVA LEGGE SULL'IMMIGRAZIONE DEL GOVERNO ITALIANO PONESSE IN SERI
PROBLEMI I LEADER CONTADINI E DELLA SOCIETA' CIVILE PROVENIENTI DAI PAESI
DEL SUD DEL MONDO.

Mobilitazione contro la visita di Bush a Roma

Contro la visita di Bush, la guerra l'imperialismo degli USA e dell'Italia
A Roma la mobilitazione contro la visita di Bush comincia già da lunedi 9 giugno
Comincerà già da lunedi la mobilitazione contro la nuova visita di Bush in Italia.
Alle 12.00 il Patto contro la guerra che promuove la manifestazione dell'11 giugno, terrà una conferenza stampa davanti al carcere di Regina Coeli, scelto significativamente dopo la diffusione della notizia che nel carcere romano sono stati trasferiti 220 detenuti per far posto ad eventuali decine di arresti tra gli attivisti No War.
Nel pomeriggio, alle 17.30 è previsto invece un primo sit in davanti all'Ambasciata USA in Via Veneto per protestare contro la conferma della condanna dei Cinque agenti cubani detenuti da dieci anni nelle carceri statunitensi. Il sit in è promosso da un cartello di associazioni di solidarietà con Cuba e con l'America Latina che hanno aderito alla mobilitazione dell'11 giugno e saranno presenti con un proprio spezzone alla manifestazione contro la visita di Bush.
Mercoledì 11 giugno mobilitazione nazionalegli appuntamenti
ROMA: ore 17.00 corteo da Piazza della Repubblica
MILANO: ore 18.30 al consolato USA (largo Donegani)
PALERMO: ore 17.00 al consolato USA (via Vaccarini- Marchese di Villabianca)
VICENZA: ore 20.30 rotonda di viale Ferrarin (davanti aeroporto Dal Molin)
LECCE: ore 18.30 a Piazza S. Oronzo
Tutti in piazza contro la visita di Bush riaffermando i nostri obiettivi:
- ritiro immediato delle truppe italiane dall'Afghanistan, dal Libano, dai Balcani
- revoca della decisione di costruire una nuova base militare USA a Vicenza e lo smantellamento delle basi militari USA/NATO nel nostro territorio per riconvertirle ad uso civile
- revoca dell'adesione dell'Italia allo Scudo missilistico USA, della partecipazione alla costruzione degli F35, dell'accordo di cooperazione militare tra Italia e Israele
- taglio delle spese militari a favore di quelle sociali.
Patto permanente contro la guerra

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HONDURAS: John Dimitri Negroponte









Martedí 3 giugno, protesta di fronte all'ambasciata statunitense per manifestare repudio e indignazione per la visita di Jonh Dimitri Negroponte. Ambasciatore degli USA in Honduras negli anno '80; attraverso la guerra di bassa intensitá centinaia di persone sono state sequestrate, torturate, assassinate e desaparecidas per ragioni politiche.

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