27 aprile, 2011

HONDURAS: La Realtà dell'Accordo di Cartagena

Salvador Zúniga.
Chiarisco che lo scritto seguente non riflette altro che il mio punto di vista. 

La realtà è che in quest’accordo la direzione non si è nemmeno resa conto, chiamando alla fine nient'altro che quattro persone per avvallarlo.
La realtà di quest’accordo è che si è svolto tra Zelaya Rosales, Porfirio Lobo e Santos, a misura del signor Hugo Loren e propugnato da Chavez per ottenere il consenso.  
La realtà è che quest’accordo ha soltanto un punto, non speriate altro, e l'unico punto è il ritorno dell’Honduras nell'O.E.A ed il ritorno di Zelaya Rosales nel paese. Il resto è puro nonnulla, chi ci crede è un illuso e non ha imparato a contraddistinguere i golpisti. Che il regime rispetterà i diritti umani è, signori, pura menzogna; la faccenda della costituente, questa è un'altra gran bugia e, se la fanno, sarà allo stile di Hugo Loren, per finire di annientare lo statuto del docente ed i diritti umani, ma una costituente rifondante, ampia, popolare e rivoluzionaria non è nemmeno contemplata.
La realtà è che i golpisti manterranno il potere, altrimenti ditemi come i difensori dell'accordo toglieranno da HONDUTEL il generale Vásquez Velásquez, Vilma Morales, il signor Venancio Cervantes o Arturo Corrales Álvarez ed altri ancora. No signori, questo non lo faranno. E che dire del fatto che metteranno in carcere i golpisti, se Lobo afferma chiaramente “colpo di spugna e ricominciamo come se niente fosse”?
La realtà è che con quest’accordo, che permette il ritorno dello stato honduregno all’interno dell'O.E.A., si lascerà impunito il colpo di stato, che potrà così ripetersi in qualunque paese, compreso l’Honduras, quando alle oligarchie ed ai militari venga voglia. L’Honduras sarà un buon esempio di come, dopo, si possano rendere candidi e far passare tutto come se niente fosse successo.
La realtà è che con l’Honduras in seno dell'O.E.A, al regime arriveranno più risorse economiche per incrementare la guerra contro il popolo, accaparrarsi i beni naturali delle nostre popolazioni e militarizzare il paese con truppe straniere.
La realtà di quest’accordo è che si fa col chiaro intento di fermare il culmine della lotta del popolo honduregno, che si è mantenuto permanentemente per le strade, nell’occupazione delle terre, nella difesa dei boschi e dei fiumi, per l'emancipazione del paese.
La realtà di quest’accordo è che cerca di tirare fuori il popolo dallo scenario di lotta popolare, per portarlo allo scenario elettorale, quello stesso che maneggia l'oligarchia, con le sue regole, i suoi mezzi d’informazione, i suoi soldati appostati urna per urna. Se alla fine i liberali in resistenza, che sono gli interessati a questo scenario, se per una singolare circostanza vincessero, che sia mediante il partito liberale, la UD o il Fronte Ampio, avrebbero due alternative: piegarsi al mandato oligarchico ed imperialista e costituire un regime fantoccio, o fare un regime cosiddetto riformista. In questo caso, glielo dico fin d'ora, si preparino ad essere portati in pigiama legati in Costa Rica, con ciò che comporta. Per questo motivo bisogna tornare davvero alla democrazia e non fare accordi con le gambe storte, anche se a chiamare è Chavez o chichessìa.
La realtà è che quest’accordo è il percorso più violento, poiché il regime e la sua dittatura, venendo riconosciuti, continueranno ad ammazzare, a far sparire, a torturare e, dato che l’accordo tra Mel, Lobo, Santos e Chavez è già avvenuto, tutto procederà come se niente stesse succedendo.   
La realtà di quest’accordo è che l'impero si consolida nella regione, poiché avrà risolto un conflitto da loro stessi aperto, pianificando e realizzando il golpe, e quanto prima il compagno Chavez si renderà conto che l’impero non va aiutato in niente, giacché i piani d’aggressione contro la repubblica Bolivariana del Venezuela continuano con tutta la forza che gli imperialisti ci possono mettere. L'esempio della Libia è illuminante e vale la pena studiarlo.
La realtà è che quest’accordo è ostile; nonostante loro, dobbiamo lottare con una concezione di trasformazione strutturale ed emancipatrice, sapendo che i nostri migliori alleati sono i popoli, che sapranno capire la brutta mossa patita nuovamente dal popolo honduregno.

Tradotto da Adelina Bottero

24 aprile, 2011

Copinh: dove portano i negoziati per un nuovo accordo?

 
Posizione di Copinh rispetto ai negoziati auspicati da Chávez e Santos
 
17 aprile 2011
 
Data l'informazione di negoziati volti ad un accordo, col proposito di riammettere lo stato dell’Honduras nell'Organizzazione degli Stati Americani, esprimiamo la seguente posizione.
 
Come parte del popolo honduregno in Resistenza, ci ha sorpresi la riunione del presidente Hugo Chávez col signor Juan Manuel Santos ed il prosecutore del colpo di stato in Honduras Porfirio Lobo Sosa, riunione avvenuta mentre esiste un contesto caratterizzato da un’intensa repressione contro il popolo. Non dimentichiamo fatti quali l'assassinio di centinaia di persone in lotta contro il golpe; elementi dell'esercito e della polizia a sparare proiettili veri contro manifestanti nel Bajo Aguán; assassinio dell'insegnante Ilse Velásquez in una violenta repressione di una manifestazione pacifica in difesa dell'educazione pubblica, repressioni diventate ormai abitudine di questa dittatura, accompagnate da uso di gas tossici, pallottole di gomma, armi di grosso calibro e arresti di giovani; persecuzione contro radio comunitarie e coloro che vi lavorano, come il caso di compagni e compagne della radio comunitaria La Voz de Zacate Grande, vittime di persecuzione giudiziaria, ed il tentativo d’incendio nella casa dei responsabili della radio Garífuna di Triunfo de la Cruz; licenziamenti in massa di docenti che hanno manifestato in difesa dell'educazione pubblica; incremento dei femminicidi e morti brutali di persone di diversità sessuale. Tutto questo sommato alla crescente invasione militare nordamericana attraverso l'incremento di truppe nelle basi militari di Palmerola, Olancho, Karatasca ed altri territori della Moskita, e la costruzione della nuova base nell'isola di Guanaja, nel dipartimento di Isole della Bahìa.
 
Come organizzazione, nutriamo profondi sospetti e non riconosciamo un accordo auspicato da Juan Manuel Santos, colui che ha fomentato crimini contro i nostri fratelli e sorelle dei movimenti sociali in Colombia, come parte della politica di “sicurezza democratica”. Valutiamo che questi negoziati corrispondano alla strategia del dipartimento di stato nordamericano, come quelli di San José o quelli che portarono al fallito accordo del dialogo Guaymuras.
 
Avvertiamo che nessun accordo deve essere convalidato dal popolo honduregno in Resistenza, se esso non pone termine all'impunità che regna in questo paese, dove i responsabili degli assassini, della repressione e del golpe sono gli stessi che stanno al potere e mantengono il popolo honduregno sottomesso alle manovre dell'imperialismo e dell'oligarchia.
 
Facciamo un appello al popolo honduregno a respingere qualunque manovra che pretenda riammettere lo stato dell’Honduras nell'O.E.A, fintantoché restino al potere i prosecutori del colpo di stato, finché continuino la repressione, la militarizzazione e l'impunità. È nella lotta per la Rifondazione del paese, che devono accanirsi i nostri sforzi ed azioni.
 
Invitiamo la solidarietà internazionale ad accompagnarci nella lotta per farla finita col golpe, la repressione, l'impunità e nel nostro processo d’emancipazione, e l’invitiamo a partecipare alle iniziative, affinché il regime golpista non sia riconosciuto da nessun paese democratico e non rientri nell'O.E.A, fino a quando non siano avviati i processi contro i golpisti, i violatori dei diritti umani e non si restituisca la democrazia mediante la convocazione dell'assemblea nazionale costituente popolare e democratica.
 
Non ci può essere riconciliazione e pace finché nel paese continuano a regnare l'impunità, la persecuzione e si criminalizza la lotta sociale, mentre l'oligarchia accaparra i beni naturali e potenzia il suo modello economico escludente, privatizzante e sfruttatore, che realizza in modo illegale ed illegittimo.
 
Infine il COPINH, modesta organizzazione componente del popolo honduregno in resistenza, lamenta il fatto che questi negoziati siano realizzati senza consultazione e che, rinnegando gli accordi dell'Assemblea Nazionale del 26 febbraio, pretendano di trascinare il Fronte Nazionale di Resistenza Popolare a riconoscere un regime criminale e a partecipare ad un circo elettorale, in cui semplicemente le stesse cose verranno ingrandite.
 
Il COPINH rivolge un appello alla dirigenza del FNRP, al suo coordinatore e vice-coordinatore, affinchè convochino al più presto possibile un'assemblea ampia, trasparente e democratica per affrontare questo tema.
 
E’ il popolo honduregno a decidere il proprio destino e noi, uomini e donne parte di esso, saremo presenti nelle battaglie fino ad ottenere la Rifondazione dell’Honduras.
 
Con la forza ancestrale di Lempira Mota e di Etempica si alzano le nostre voci piene da Vita, Giustizia, Libertà, Dignità e Pace.
 
La Esperanza, Intibucá, 17 aprile 2011
 
Traduzione a cura di Adelina Bottero

17 aprile, 2011

Espulso dal Messico giornalista italiano Gianni Proiettis

di Fabrizio Lorusso 

16 aprile 2011. Città del Messico. Ci avevano già provato esattamente quattro mesi fa e ora ci sono riusciti. Il giornalista italiano residente nella città meridionale di San Cristóbal de las Casas, in Chiapas, è stato espulso e ieri è dovuto partire per Roma con un volo da Città del Messico alle 7 pm. In base all’articolo 33 della Costituzione messicana il governo, attraverso gli uffici decentrati e i funzionari dell’Istituto Nazionale della Migrazione (INM), ha la facoltà di deportare a suo piacimento (la chiamano “discrezionalità”) le persone indesiderate. E’ una norma che fu pensata all’epoca in cui gli stranieri intervenivano pesantemente nella politica nazionale e in più occasioni (vedi invasioni statunitensi e francesi in Messico) minacciarono concretamente la sovranità e l’indipendenza del paese. Da molti anni ormai viene utilizzato come spauracchio contro i giornalisti, gli attivisti e gli stranieri in generale anche se a volte purtroppo la minaccia si concretizza più facilmente e rapidamente di quanto ci si possa immaginare.
Ieri Giovanni Proiettis, Gianni per gli amici, si è recato agli uffici della Migrazione per rinnovare il suo permesso di soggiorno (FM=Forma Migratoria) così come ha fatto negli ultimi sedici anni in cui ha risieduto legalmente in Messico svolgendo le sue attività di professore universitario, giornalista e cooperante in progetti di sviluppo comunitario in Chiapas, una delle regioni più povere e sfruttate del paese. Non è più uscito da quegli uffici se non per essere deportato nella capitale della regione, Tuxtla Gutiérrez, e poi a Città del Messico qualche ora dopo. Come sempre in questi casi sono molte le violazioni ai diritti dell’uomo perpetrate dai vari funzionari, armati e non, che intervengono nel processo di deportazione fast track. Gianni Proiettis non ha avuto la possibilità di comunicare con parenti, amici e nemmeno con l’ambasciata, ha subito vessazioni e trattamento “inumano e degradante” durante una detenzione illegale ed è stato poi rinchiuso in una cella nella zona periferica di Iztapalapa.
Nonostante un giudice di Tuxtla avesse emesso un’ordinanza (scaricabile qui) che impediva l’espulsione del giornalista e criticava le modalità in cui è stato applicato e interpretato l’articolo 33 costituzionale, non c’è stato nulla da fare perché il documento è arrivato in ritardo alle autorità che in aeroporto avevano già imbarcato Proiettis. Sua moglie ha dichiarato ai giornalisti di NarcoNews che non c’era stato nulla di anomalo negli ultimi 4 mesi, nessun segnale che preannunciasse questa decisione arbitraria e ingiustificata come sostiene anche lo stesso atto giudiziario emesso a Tuxtla in difesa dell’italiano. Già il dicembre scorso Proiettis era stato oggetto di un tentativo d’espulsione – inizialmente si disse che fu a causa della sua partecipazione al summit sul cambio climatico di Cancun – che fu sventato anche grazie alla pronta reazione della stampa e all’intervento dei media indipendenti in difesa della libertà di pensiero ed espressione.
Da anni le attività del giornalista italiano, impegnato in un progetto di eco-turismo nella cittadina di Venustiano Carranza, non sono gradite all’autorità e al governatore del PRD (Partido Revolución Democrática), Juán Sabines. Stesso discorso per i suoi articoli di denuncia sull’operato delle imprese multinazionali minerarie nella regione: in particolare, un’intervista del 23 gennaio 2010 con il padre del leader sindacale Mariano Abarca, assassinato nel novembre 2009, risultò particolarmente scomoda per la compagnia mineraria canadese Blackfire Exploration Ltd e i funzionari statali che ne difendono gli affari. A dicembre il governo del Chiapas e l’INM dovettero ripiegare in modo rocambolesco e, dopo aver cambiato più volte i capi d’imputazione contro Proiettis, arrivando perfino a inventare accuse per spaccio di droga, porsero ufficialmente le proprie scuse per quanto era accaduto. Evidentemente si trattava di un bluff e di una tregua momentanea in attesa di una nuova rappresaglia che è arrivata puntuale allo scoccare del quarto mese. Altri dettagli interessanti sul caso dalla rivista Proceso QUI.

Honduras Banca statale tedesca ritira finanziamento a Corporación Dinant (Miguel Facussé)

Fatale il suo coinvolgimento nella violazione dei diritti umani nella zona del Bajo Aguán
 
 
Militarizzazione nel Bajo Aguán ©(Foto G. Trucchi)
 
 
La Società tedesca di investimento e sviluppo (DEG), che fa parte del gruppo statale Istituto di Credito per la Ricostruzione (KfW Bankengruppe),  ha informato attraverso una missiva inviata al segretario internazionale di FIAN Internacional che, dopo avere analizzato approfonditamente la situazione del conflitto agrario nel Bajo Aguán, ha preso la decisione di interrompere la relazione contrattuale con la Corporación Dinant in Honduras. 
 
La DEG ha dichiarato che, pertanto, non erogherà il finanziamento già approvato a questa azienda. Il proprietario della Corporación Dinant, il latifondista e produttore di palma africana Miguel Facussé Barjum, aveva dichiarato in una intervista alla stampa nazionale che tale prestito sarebbe stato di circa 20 milioni di dollari.
 
Nei giorni precedenti all'annuncio della DEG, Fian Internacional si era riunita con dirigenti della banca tedesca e aveva consegnato loro la relazione preliminare della Missione Internazionale, che dal 25 febbraio al 4 di marzo ha analizzato a fondo la situazione dei diritti umani nel Bajo Aguán.
 
La Missione è una diretta conseguenza dello sforzo messo in campo da varie reti internazionali - Aprodev, Cifca, Fian Internacional, Fidh, Rel-Uita e Vía Campesina -, con il sostegno di organizzazioni nazionali che lavorano sul tema dei diritti umani - Cofadeh,Cdm, Ciprodeh, Commissione Vera e Fian Honduras -. La relazione preliminare della missione era già stata consegnata lo scorso 25 marzo 2011 al relatore per l'Honduras della Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh), Felipe González
 
Di fronte alle gravi violazioni ai diritti umani riportate nella relazione, così come alle evidenze e alle testimonianze raccolte nella zona circa il coinvolgimento del servizio di vigilanza privata dell'impresa di Miguel Facussé negli abusi perpetrati contro la popolazione contadina e negli omicidi avvenuti nel Bajo Aguán, Fian Internacional ha sollecitato alla DEG di rivedere la propria relazione contrattuale con la Corporación Dinant e di sospendere l'erogazione dei finanziamenti concessi. 
 
"Fian Internacional considera molto positiva questa decisione assunta dalla DEG, poiché è in sintonia con le raccomandazioni fatte dalla Missione Internazionale: "Sollecitiamo che nel caso particolare del Bajo Aguán, la cooperazione bilaterale e le banche multilaterali rivedano tutti i loro accordi di cooperazione finanziaria con le forze di pubblica sicurezza e con le imprese private che potrebbero essere coinvolte in atti di violenza, repressione e violazione dei diritti umani nella regione".

Martín Wolpold-Bosien, coordinatore di Fian Internacional per il Centroamerica, considera che la decisione presa  dalla DEG sia un passo molto importante: "È una decisione significativa perché potrebbe avere un effetto positivo per prevenire ulteriori violazioni ai diritti umani contro le comunità contadine nel Bajo Aguán, facendo capire ai responsabili della repressione che tale comportamento ha costi finanziari molto alti per loro.
 
Inoltre - ha continuato Wolpold-Bosien - rinforza alcune petizioni già presentate ad altre agenzie di cooperazione che continuano a finanziare le imprese denunciate, come per esempio la Corporazione Finanziaria Internazionale della Banca Mondiale (IFC), la Banca Interamericana per lo Sviluppo (BID) e il governo britannico all'interno dei progetti del Meccanismo di Sviluppo Pulito (MDL)", ha concluso.
 
Secondo la stessa Corporación Dinant, il progetto di espansione della produzione della palma africana nel Bajo Aguán sarebbe finanziato da varie agenzie per un totale che supera i 75 milioni di dollari.
 
L'azienda Exportadora del Atlántico, che insieme a Corporación Dinant forma il Grupo Dinant, ha inoltre presentato due progetti del MDL nella zona del Bajo Aguán e Lean, che coinvolgono la compagnia francese d'elettricità EDF Trading e il governo britannico.
 
Lo scorso febbraio, 76 organizzazioni dei cinque continenti, tra cui l'Associazione Italia-Nicaragua e la Rel-UITA, hanno inviato una lettera aperta al governo britannico affinché ritiri la sua approvazione ai progetti. L'organizzazione tedesca Salva la Selva ha iniziato inoltre una campagna di invio di messaggi di posta elettronica al governo della Gran Bretagna per aumentare la pressione in vista della riunione del 14 aprile del comitato esecutivo del MDL.
 
© (Testo e Foto Giorgio Trucchi  - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione  Italia-Nicaragua - www.itanica.org )

16 aprile, 2011

BUON VIAGGIO, VIK


12 aprile, 2011

Honduras si rivolta contro il regime (il vento fischia anche in sud America)

La violenta repressione scatenata il 30 marzo dal regime oppressivo di Porfirio Lobo, non ha fermato la mobilitazione di massa diffusasi in tutto il paese, nell’ambito dello Sciopero Nazionale decretato dal Fronte Nazionale di Resistenza Popolare (FNRP). Tuttavia, il bilancio finale registra il violento attacco alla sede del STIBYS, spari con l’intento di uccidere nel Bajo Aguan e decine di feriti su tutto il territorio nazionale.
L’Honduras si è svegliata semi-paralizzata, con posti di blocco in tutto il paese. Dalle prime ore del mattino sono giunte informazioni circa le varie mobilitazioni che stavano paralizzando il traffico nazionale ed internazionale.
Nella capitale Tegucigalpa, la popolazione in resistenza si è dislocata in varie parti della città, occupando le principali arterie stradali e ponti veicolari.
Nel frattempo, centinaia di insegnanti, impegnati nella lotta contro la privatizzazione dell’istruzione e contro la brutale repressione scatenata nelle ultime due settimane, si sono concentrati davanti la sede della Corte Suprema di Giustizia, chiedendo la liberazione dei 20 colleghi accusati di manifestazione illegale e sedizione.
Di fronte a questa nuova dimostrazione di forza e capacità di mobilitare il popolo dell'Honduras, il regime subentrato con il colpo di Stato ha nuovamente mostrato il suo vero volto, reprimendo per la seconda settimana consecutiva la popolazione in resistenza.
"Stanno reprimendo l'intero paese, tuttavia la gente prova a resistere a Progreso, San Pedro Sula, Santa Rosa de Copàn, Olancho, Colón, qui nella capitale e in molti altri luoghi. Sono tornati ad occupare le strade e continuano a combattere", ha affermato a Sirel, la coordinatrice del Consiglio Civico di Organizzazioni Popolari e Indigene dell’Honduras (COPINH), Bertha Cáceres.
"Stiamo peggio rispetto ai primi giorni del colpo di Stato, tuttavia  le persone hanno imparato e mostrano una maggiore capacità di risposta alla repressione.
Stiamo difendendo i nostri diritti, la nostra territorialità e le nostre conquiste. Siamo convinti del fatto che questa mobilitazione permanente non si fermerà ", ha affermato Caceres.
La direttrice del COPINH ha inoltre condannato la politica ipocrita degli Stati Uniti, che continuano a finanziare le forze repressive dello Stato e mantengono le loro truppe sul territorio honduregno.
STIBYS sotto assedio
Durante la brutale repressione ordinata dal regime honduregno, il quartier generale del Sindacato militante dei Lavoratori dell'Industria della Bibita e Simili (STIBYS) è stato attaccato con violenza, registrando un numero consistente di feriti e arrestati.
"Le organizzazioni sindacali e popolari sono scese in strada di fronte al STIBYS dalle 6:30 del mattino. Alle ore 10.30 centinaia di poliziotti e forze militari ci hanno attaccato con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua, caricati con liquido urticante. Hanno iniziato a picchiare selvaggiamente le persone e ad inseguirle per i quartieri attorno alla nostra sede", ha detto a Sirel, il vice presidente del STIBYS, Porfirio Ponce.
Molte persone hanno cercato rifugio presso la sede del STIBYS. Ciò non ha posto fine alla violenza criminale.

"Dalla strada hanno iniziato a sparare gas lacrimogeni all'interno della nostra sede. Non si poteva più respirare, molte persone sono state ricoverate in ospedale, altre sono state arrestate.
Nonostante la repressione non ci lasceremo intimidire, né ci fermeremo. Continueremo questa lotta, che è la lotta del popolo honduregno in difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, delle conquiste sociali, per l'istruzione e la salute pubblica, contro le politiche neoliberiste.
Questo regime, ha continuato Ponce, nasce da un processo difettoso ed è conseguenza del colpo di Stato. In Honduras non ci sono istituzioni, e i poteri che controllano concretamente il paese vogliono giungere sino alle ultime conseguenze.
Ma qui vi è un popolo che non rimarrà zitto. Siamo già stati repressi per più di due settimane e continuiamo a scendere in strada. Domani ci sarà una nuova mobilitazione e lanciamo un appello alla solidarietà internazionale affinché denunci ciò che sta accadendo, " ha concluso il vice presidente del STIBYS.
Mentre si finiva di scrivere questa nota, il leader sindacale degli insegnanti e direttore nazionale del FNRP, Wilfredo Paz, ha informato a Sirel che la polizia ha aperto il fuoco sui manifestanti nel Bajo Aguan. Il saldo è di numerosi feriti.
"La polizia ci ha allontanati con la violenza e ha cominciato ad inseguire la gente sparando proiettili. Le persone si sono raggruppate e hanno tentato di bloccare nuovamente la strada nella zona di Sonaguera ".
"Ci sono decine di feriti in tutto il paese, la polizia ha sparato contro insegnanti, contadini e membri della Resistenza". Inoltre, la polizia ha fatto irruzione nell'Università Autonoma dell’Honduras, con la stessa ostilità, gli studenti stanno resistendo ma l'assedio si fa sempre più stringente.
Giorgio Trucchi
Traduzione di Marica Ganelli 
 http://www.asud.net/it/news/7-mondo/1521-honduras-si-rivolta-contro-il-regime.html

09 aprile, 2011

Honduras Il regime vuole criminalizzare e disarticolare la protesta

Organizzazioni sociali si dichiarano impotenti di fronte a tanta violenza

 
  
La repressione scatenata durante le ultime due settimane contro gli insegnanti honduregni non è stata solo generalizzata, ma ha avuto anche un forte grado di selettività che si è manifestata attraverso ripetuti e sistematici attacchi alle organizzazioni sociali. 
 
“Ci troviamo di fronte a una strategia criminale che da una parte reprime in modo generalizzato nelle strade, mentre dall’altro attacca in modo selettivo le organizzazioni sociali e le persone che ne fanno parte", ha detto la coordinatrice del Comitato dei familiari dei detenuti scomparsi in Honduras (Cofadeh), Bertha Oliva. 
 
Lo scorso 30 marzo, la sede di Tegucigalpa del Sindacato dei lavoratori dell'industria delle bevande e simili, Stibys, è stata violentemente attaccata con bombe lacrimogene. Durante le prime ore del giorno successivo, sconosciuti hanno lanciato una pioggia di pietre contro le auto stazionate nel parcheggio dello Stibys. 

“I poliziotti hanno iniziato a lanciare bombe lacrimogene e la gente si è dispersa. Molte persone hanno cercato rifugio nella nostra sede. Tutto l'edificio si è riempito di gas e molte persone hanno iniziato a stare male. Ho sentito che stavo soffocando e che la mia vita era in pericolo. Ciò che hanno fatto è un'assurdità”, ha ricordato Yolanda López, segretaria della sede centrale dello Stibys. 
 
Dal colpo di Stato, le sedi dello Stibys e molti dei suoi membri hanno subito ripetuti attacchi. 
 
“Abbiamo subito una persecuzione permanente. I corpi repressivi dello Stato e i gruppi paramilitari ci hanno attaccato con ordigni esplosivi, colpi di arma da fuoco, bombe lacrimogene e lancio di pietre. I nostri dirigenti hanno subito persecuzione e attentati. Lo stesso è accaduto a molte altre organizzazioni sociali e sindacali apertamente schierate contro il colpo di Stato. 
 
  
 
Vogliono intimorirci e sfiancarci. La responsabilità di questa persecuzione e di ciò che accade nel paese è di Porfirio Lobo, dell'oligarchia nazionale e degli Stati Uniti”, ha detto il vicepresidente dello Stibys, Porfirio Ponce. 
 
Commissione Vera sotto attacco
 
Durante l'ultima settimana, la Commissione Vera (CdV), entità creata per accertare le violazioni ai diritti umani commesse prima, durante e dopo il colpo di Stato e individuarne i responsabili materiali e intellettuali, ha subito quattro attacchi. 
 
“Hanno lanciato un ordigno esplosivo sul tetto del nostro ufficio a San Pedro Sula e hanno lanciato pietre contro le finestre dell'ufficio nella capitale. Le persone che stanno raccogliendo le testimonianze nella città di Tela hanno inoltre subito gesti d’intimidazione da parte di militari”, ha detto Thomas Loudon, segretario esecutivo della Commissione Vera. 
 
Ancora più grave è stato l'attacco portato da sei poliziotti in borghese contro Eddy Guifarro, membro della CdV. 
 
“Mi hanno attaccato mentre ero in un taxi. Erano tutto armati e mi hanno puntato le pistole alla testa e al petto. Poi hanno iniziato a colpirmi sulla testa con il calcio delle pistole, ma per fortuna sono riuscito a scendere dal taxi.

Durante la violenta colluttazione sono riuscito a divincolarmi e a scappare. Mentre correvo, hanno esploso almeno dieci colpi. Non c’è dubbio che volessero sequestrami e chissà cosa sarebbe successo” ha detto  Guifarro alla Lista Informativa. 
 
In questo momento, il membro della CdV si sta riprendendo dalle gravi lesioni subite all’udito e alla testa ed è costretto a vivere in clandestinità per timore di nuovi attacchi. Ha comunque dichiarato di non essere disposto ad abbandonare la lotta per un vero cambiamento nel paese. 

 “Oggi più che mai sono convinto che ciò che sto facendo è giusto. In Honduras sono necessari profondi cambiamenti e raggiungeremo quest’obiettivo, costi quel che costi”, ha affermato Guifarro. 
 
Gravi attentati contro lo Stibys, le radio comunitarie, minacce, sequestri - come la detenzione illegale di maestri e della dirigente garífuna Miriam Miranda - sono solo alcuni esempi della repressione selettiva che si è scatenata in Honduras. 
 
Di fronte a questa situazione, la Commissione interamericana dei diritti umani, Cidh, ha espresso in un comunicato stampa la sua preoccupazione per “le continue violazioni ai diritti umani in Honduras” e per “l’uso sproporzionato della forza pubblica per reprimere le manifestazioni, per la mancanza d’indipendenza del potere giudiziario e per la situazione dei difensori dei diritti umani”.
 
“Tutti questi fatti non sono casi isolati, ma parte di una strategia del terrore. Ci troviamo di fronte a un progetto di criminalizzazione della protesta sociale e a un progetto di morte. Vogliono disarticolarci con attacchi che implicano un alto grado di cinismo e impunità”, ha concluso Bertha Oliva.

© (Testo Giorgio Trucchi  - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione  Italia-Nicaragua  www.itanica.org )

03 aprile, 2011

HONDURAS: galleria fotografica della manifestazione del popolo garifuna




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Honduras, Il popolo honduregno insorge contro il regime

Violenta repressione in tutto il paese non ferma lo Sciopero Civico Nazionale

Mobilitazione in tutto il paese (Foto STIBYS)

La violenta repressione scatenata ieri (30/3) dal regime oppressore di Porfirio Lobo non ha fermato la grande mobilitazione popolare che si è estesa in tutto il paese, all'interno di una giornata di lotta indetta dal Fronte nazionale di resistenza popolare (Fnrp). Si contano a decine i feriti e gli arresti in tutto il territorio nazionale.

L'Honduras si è risvegliato ieri semiparalizzato, con blocchi stradali in tutto il paese. Fin dalle prime ore della mattina sono iniziate ad arrivare notizie sulle varie mobilitazioni e proteste che stavano bloccando le principali vie di comunicazione locali e internazionali.

Nella capitale Tegucigalpa, la popolazione in resistenza si è appostata in vari punti della città, bloccando le principali arterie e i ponti veicolari.

Nel frattempo, centinaia di maestri e maestre che lottano contro la privatizzazione dell'istruzione e contro la brutale repressione scatenata contro lo loro protesta da ormai più due settimane, si sono riconcentrati di fronte all'edificio della Corte suprema di giustizia ed esigono il rilascio di venti colleghi accusati di manifestazione illecita e sedizione.

Di fronte a questa nuova prova di forza e alla capacità di mobilitazione della popolazione honduregna, il regime succedaneo del colpo di Stato ha nuovamente mostrato il suo vero volto, reprimendo per la seconda settimana consecutiva la popolazione in resistenza.

"Stanno reprimendo la popolazione in tutto il Paese, ma la gente sta resistendo a Progreso, San Pedro Sula, Santa Rosa de Copán, Olancho, Colón, qui nella capitale e in molte altre città. Sono stati sgomberati e sono tornati a occupare le strade. Continuano a lottare", ha detto la coordinatrice del Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell'Honduras (Copinh), Bertha Cáceres.

"È peggio che durante i primi giorni del colpo di Stato, ma la gente ha imparato a difendersi e ha acquisito una maggiore capacità di risposta alla repressione. Stiamo difendendo i nostri diritti, la nostra territorialità e le nostre conquiste. Siamo convinti che questa mobilitazione permanente non si fermerà", ha affermato Cáceres.

La dirigente indigena ha anche condannato la politica ipocrita degli Stati Uniti che continua a finanziare i corpi repressivi dello Stato e mantiene le proprie truppe sul suolo honduregno. 


  STIBYS sotto assedio  
Durante la brutale repressione ordinata dal regime honduregno, la sede del combattivo Sindacato dei lavoratori dell'industria delle bevande e simili (Stibys) è stata violentemente attaccata, con un saldo di vari feriti e fermati.

"Verso le 6.30 di mattina, le organizzazioni sindacali e popolari hanno occupato la strada antistante la sede dello Stibys. Alle 10.30, centinaia di membri dei corpi antisommossa della polizia e di militari ci hanno attaccato con bombe lacrimogene, con camion con cannoni d'acqua che sparavano liquido urticante.
Hanno iniziato a caricare e a colpire selvaggiamente le persone. Le hanno inseguite fin nei quartieri adiacenti la nostra sede. Le bombe lacrimogene venivano sparate direttamente contro le persone", ha denunciato il vicepresidente dello Stibys, Porfirio Ponce
 
Molte persone hanno cercato di rifugiarsi nella sede dello Stibys, ma ciò non ha fermato la violenza criminale.
 
"Dalla strada hanno iniziato a tirare le bombe dentro il nostro recinto. La gente stava soffocando e fuori c'era la polizia pronta a reprimere. Molte persone sono state ricoverate e molte altre sono state colpite e arrestate. Nonostante ciò - ha continuato Ponce - la repressione non c'intimorisce e non ci fermerà. 
Continueremo con la nostra lotta. Una lotta che è del popolo honduregno, in difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, delle conquiste sociali, per l'educazione e la salute pubblica, contro le politiche neoliberiste. 
 
Questo regime è nato viziato ed è la continuazione del golpe. In Honduras non esistono le istituzioni e i poteri di fatto che controllano la politica e l'economia del paese, vogliono arrivare fino alle ultime conseguenze.

Ma qui c'è un popolo che non tace. Sono due settimane che ci stanno reprimendo, giorno dopo giorno, ma continueremo per la nostra strada. Domani (oggi per chi legge) ci mobiliteremo nuovamente e lanciamo un appello alla solidarietà internazionale affinché denunci ciò che sta accadendo", ha concluso il vicepresidente dello Stibys.

Poco prima di concludere questo articolo, il dirigente nazionale del Fnrp, Wilfredo Paz, ha comunicato alla Lista Informativa che nel Bajo Aguán la polizia ha aperto il fuoco contro i manifestanti. Ci sarebbero almeno 13 feriti e un morto. La polizia ha impedito che le persone si avvicinassero al corpo. Poche ore dopo, l'uomo ucciso è stato caricato su un automezzo della polizia e nessuno sa dove sia stato portato.

"La polizia ci ha sgomberato con violenza e ha iniziato a inseguirci sparando sui manifestanti. La gente si è raggruppata e ha cercato di occupare nuovamente la strada nella zona di Sonaguera, Colón. Ci sono decine di feriti in tutto il paese. La polizia ha sparato contro professori, contadini e membri della Resistenza".
L'esercito e la polizia hanno anche invaso l'Università Nazionale Autonoma dell'Honduras (Unah). Gli studenti hanno resistito e anche qui si contano vari feriti e fermati.
© (Testo Giorgio Trucchi  - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione  Italia-Nicaragua - www.itanica.org )

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