07 aprile, 2009

Salvador, maledetto oro

di Fulvio Gioanetto

È risaputo che le rocche vulcaniche tropicali del Centroamerica racchiudono minerali di oro di buona qualitá e che le tecniche di estrazione con solventi chimici o a cielo aperto distruggono ecosistemi e suoli fertili, falde acquifere e contaminano fiumi ed acque superficiali.
Secondo un articolo dell'edizione spagnola della rivista National Geographic («Oro: il costo umano di una ossessione») la totalitá dell'oro estratto finora, dall'inizio della storia delle civilizzazioni all'epoca attuale, sarebbe solamente di 161.000 tonnelate, la metá del quale estratto negli ultimi cinquant'anni. L'equivalente alla superficie di due piscine olimpiche. Per ottenere una oncia di oro si estraggono e si triturano circa 250 tonnellate di minerali, rocce e terra. Il costo umano, ambientale ed economico è sproporzionato. E tutto questo per coniare lingotti, monete, gioielleria, a parte usi secondari in elettronica e odontotecnica.
«I depositi piú ricchi del pianeta rapidamente si esauriscono ed é sempre piú difficile incontrare nuove vene; quasi tutto l'oro ancora da estrarre si trova interrato in piccole quantitá dentro fragili ed isolate zone del pianeta». E conclude: «È un invito alla distruzione». In tutto Centroamerica, il cui territorio ambientalmente è molto vulnerabile e la ricchezza di biodiversitá è conosciuta, le lotte della popolazione sono una costante. Caso emblematico El Salvador, dove recentemente la statunitense Pacific Rim, appellandosi al nuovo trattato commerciale di libero commercio fra Stati Uniti, Centroamerica e Repubblica dominicana (Tlcac+ Rd) sta iniziando un processo contro il governo statale che gli nega il diritto di estrazione dell'oro nella zona di El Dorado (departamento di Cabañas). Dove dicono che hanno giá invertito 75 milioni di dollari in prospezioni. Una forte inversione mediatica che cerca di vendere alla gente l'idea di una «estrazione ecologica e sostenibile». Inversione che non include ovviamente i danni ambientali giá provocati alla popolazione di San Isidro, nelle vicinanze della zona di estrazione. Dove i pozzi e l'acqua potabile gia vengono contaminati con arsenico, mercurio e cromo. Per non citare poi il cianuro, che secondo la Caritas locale, riappare negli ecosistemi delle zone vicine alla miniera per contaminazione diffusa, condensazione ed in forma di acqua piovana. E che rischia di arrivare fino alla capitale San Salvador, attraverso il fiume Lempa. Il rapporto sulle attivitá minerarie in El Salvador pubblicato da Oxfam America é chiaro: «Il settore minerario esagera con frequenza il beneficio dei posti di lavoro che creerebbe questa attivitá, senza considerare i costi sociali ed ambientali. Como nello studio del progetto della mina del El Dorado, dove a partire dei 450 impieghi che si creranno, moltiplicano la cifra a 36.000 posti di lavoro diretti ed indiretti». Un progetto «sostenibile» da dove, in sei anni, pretendono estrarre un milione di once d'oro a un prezzo di vendita attuale che sfiora i 1800 dollari per oncia. Esistono possibili alternative estrattive? Scrive il geologo costaricense Alan Astorga (www.nacion.com): «Bisogna che innanzitutto la popolazione abbia la possibilitá di conoscere le alternative possibili e che quindi decida se la mineria dell'oro possa far parte del modello di sviluppo economico. Poi si devono modernizzare in modo realmente participativo le legislazioni tecniche ed ambientali, e far sí che le decisioni siano rette su dei veri studi dove si indichi la relazione del costo e del beneficio ambientale. E tutto questo deve essere accompagnato da un effettivo monitoraggio e controllo tecnico ambientale del territorio».
Il Manifesto, 28 marzo 2009

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