18 gennaio, 2007

Honduras: legname, denaro e omicidi

da "il manifesto" del 16 Gennaio 2007
terraterra
Luca Martinelli

La denuncia arriva dal Movimento ambientalista dell’Olancho (Mao), in Honduras. «Sono già passati 20 giorni dall’omicidio dei nostri due compagni, ma fino a oggi il Pubblico ministero e la Direzione generale d’investigazione criminale (Dgic) non hanno avviato le indagini o raccolto prove». Heraldo Zuniga e Roger Ivan Cartagena, due attivisti dell’organizzazione che lotta contro il taglio illegale delle foreste del Paese centroamericano, sono stati ammazzati a Guarizama il 20 dicembre scorso. Tanto Zuniga quanto Cartagena, insieme ad altri leader del Mao (tra cui il sacerdote salvadoreño Andrés Tamayo, premiato nel 2005 con il premio nobel alternativo per l’ambiente -il Goldman prize- per il lavoro del movimento contro il taglio illegale) avevano ricevuto negli ultimi mesi numerose minacce di morte. L’autore materiale del delitto - avvenuto di fronte alla sede del municipio - non è misterioso: si tratta di Juan Lanza, sergente della Polizia nazionale. Secondo il Mao, ha agito al soldo delle imprese che tagliano ed esportano illegalmente il legname dell’Olancho (le più importanti sono cinque:
Aserraderas Sansoni, Playwood, Yodeco, Lamas e Lardizaval). Il legname pregiato tagliato nei boschi dell’Honduras viene poi esportato negli Stati Uniti, in Europa, in Messico, in Giappone. Tra i maggiori clienti ci sono i grandi magazzini Usa del fai da te Home Depot. In un comunicato diffuso nei giorni immediatamente successivi al doppio delitto, il Mao ha segnalato che il giorno prima di morire «Heraldo aveva manifestato la propria preoccupazione per le minacce di morte ricevute da parte dei madereros di Salama» (impiegati dell’impresa Sansoni). Anche la Corte interamericana per i diritti umani (Cidh) aveva ordinato al governo dell’Honduras di fornire protezione a Heraldo Zuniga. Il governo non aveva provveduto «e adesso ne vediamo i risultati», attacca il Mao. Secondo l’organizzazione ambientalista, Zuniga -che non è morto sul colpo- prima di spirare ha accusato i madereros di essere i mandanti dell’omicidio e di aver pagato Juan Lanza per imboscare e uccidere i due attivisti del Mao. Secondo la Polizia, invece, Zuniga e Cartagena avrebbero forzato un posto di blocco, e per questo gli agenti hanno sparato contro la loro auto. La vettura, però, è stata ritrovata a cinque km di distanza dal luogo del delitto e senza i segni evidenti di un conflitto a fuoco. Intanto il sergente Lanza è scomparso, e il pubblico ministero non ha sottoposto ad autopsia i due corpi. Tra i messaggi di solidarietà ricevuti dal Mao, c’è anche quello della Pastorale sociale della Caritas delle diocesi di Juticalpa. Attraverso il direttore padre Miguel Martinez ha ricordato che «Juan Lanza è conosciuto come uno dei più grandi delinquenti del municipio di Guanaco (...). È fratello di Pablo Padilla Galeas, maderero del municipio di Gualaco, e già in passato aveva commesso delitti contro leader ambientalisti della zona».In un comunicato diffuso il 10 gennaio, il Mao denuncia la connivenza tra l’industria del legname e gli apparati dello stato, causa del mancato avvio delle indagini («Il potere del denaro e lo scambio di favori sono il combustibile dell’impunità in Honduras»); una complicità già provata -lo scorso anno- da un rapporto dell’Agenzia per la ricerca ambientale (Eia, un’organizzazione non governativa britannica) e del Center for International Policy che metteva in luce i numeri del commercio illegale (vedi terraterra 7 gennaio 2006). L’Olancho è infatti la riserva forestale del Paese centroamericano. Nei suoi confini c’è il 50% del legname del Paese, ma ogni cinque minuti si distrugge un ettaro di bosco. Tra il 1990 ed il 2000, l’Honduras ha perso circa il 10% della propria superficie forestale (che, nel 2000, era di 5,4 milioni di ettari). Solo dai confini dell’Olancho ogni giorno escono 120 camion carichi di legname tagliato illegalmente.Governo, amministratori pubblici e gli imprenditori più ricchi e potenti del Honduras hanno formato un cartello, che in nome del profitto sta mettendo a rischio le risorse forestali e l’assetto idrogeologico di interi dipartimenti del paese.

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