04 marzo, 2007

Attivista salvadoreño ucciso per una diga

di Luca Martinelli da "Il Manifesto"
Il cadavere di Gerson Roberto Albayero Granados, attivista salvadoreño della «Red latinoaméricana de afectados por las represas» (movimento che riunisce a livello continentale tutte le organizzazioni e comunità che protestano contro la costruzione delle megacentrali idroelettriche) è stato ritrovato il 26 gennaio scorso. Torturato e in stato di decomposizione. Gerson era scomparso domenica 21 gennaio, mentre tornava «da un'attività del movimento nazionale contro le dighe de El Salvador nel municipio di Texistepeque, dipartimento di Santa Ana», come denunciano in un e-mail i compagni della Redlar. Durante l'incontro avevano parlato degli impatti della diga El Cimarron, che dovrebbe costruirsi 20 km a sud del municipio di Citalá, Chalatenango: un progetto da 404 milioni di dollari per una potenza istallata di 243 megawatt/ora. «Il nostro compagno di lotta Gerson Roberto Albayero Granados è stato visto per l'ultima volta alle 8.40, quando tre soggetti sconosciuti, e all'apparenza malintenzionati, lo hanno bloccato nel veicolo che guidava, di Funprocoop, un'organizzazione aderente al movimento. La polizia ha ritrovato l'auto abbandonata - continua il messaggio del Movimiento nacional anti represas de El Salvador - e al suo interno è stato ritrovato un coltello sporco di sangue». Gli assassini hanno inferto 13 coltellate all'attivista, da oltre 4 anni membro del movimento. La diga El Cimarron fa parte - con le represas El Tigre e El Chaparral - del piano di sviluppo idroelettrico del governo salvadoreño, nell'ambito del Plan Puebla Panamá e del Sistema di interconnessione energetica dell'America Centrale (Siepac), una linea di 1.830 km di lunghezza e 230kv di capacità che dovrebbe unire le reti di tutti i Paesi della Regione. Il presidente di El Salvador Antonio Saca difende El Cimarron, il cui progetto esecutivo fu presentato nel 1997. La diga dovrebbe essere costruita nella parte alta del corso del fiume Río Lempa, con un invaso lungo 18,7 km. Se la diga venisse realizzata, le acque del fiume sarebbero deviate al fiume Metayate attraverso un tunnel di 11 km (da costruire), riducendo la portata del Río Lempa, nel punto in cui verrà costruito l'invaso, da 32,7 metri cubi al secondo a 0,7 metri cubi al secondo. Gli effetti negativi dell'opera si riverserebbero fino a oltre 75 km di distanza, alla diga Cerrón Grande, colpendo numerose comunità, ecosistemi e fonti d'acqua che garantiscono acqua potabile alla popolazione. Secondo i calcoli del Tribunale centroamericano dell'acqua (Tca), che già nel 2000 espresse una ferma condanna del progetto, «la costruzione della diga danneggerebbe direttamente almeno 100.000 persone, alle quali il governo non sta offrendo alcuna opzione di riubicazione o di sviluppo per il futuro».Nella sentenza il Tca raccomandò al governo di El Salvador, «per non venir meno ai principi riconosciuti dalla Costituzione della Repubblica, che la obbliga a considerare l'essere umano al centro dell'attività statale, e ai trattati internazionali sui diritti umani, di ordinare all'impresa statale Comisión Hidroeléctrica del Río Lempa (Cel) la sospensione del progetto e di astenersi dalla costruzione della centrale idroelettrica El Cimarrón». Il monito è rimasto lettera morta, ma il progetto è ancora fermo: per l'opposizione della popolazione locale e la mancanza di finanziamenti. Alla diga si oppone anche la diocesi di Chalatenango. Una lettera del vescovo Eduardo Alas Alfaro ricorda l'inutilità dell'opera: «Chalatenango sperimenta la presenza di centrali idroelettriche da oltre 50 anni, oggi ci sono due dighe attive, ma i benefici presentati a partire da quel momento non sono ancora arrivati. Il dipartimento è ancora povero, e invece di sviluppo le dighe hanno portato distruzione dell'ambiente e un aumento di malattie, senza possibilità di cure. Perciò, non crediamo alla propaganda che la costruzione di un'altra diga possa rendere Chalatenango più prospero e sviluppato».

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