01 novembre, 2009

Centoventicinquesimo giorno di Resistenza. 30 ottobre, 2009 Condividi

Oscar Estrada
Traduzione: Francesca D’Emidio

È stato necessario l’arrivo della delegazione statunitense in Honduras per fare sì che la destra
rinunciasse alla sua pretesa di mantenersi al potere fino a Gennaio. Ore prima, Micheletti aveva precisato che il ritorno di Zelaya era qualcosa a cui non avrebbe ceduto, "solo con un intervento armato" ha detto e, poi, la sera lo abbiamo visto sulla televisione nazionale ingoiare il suo orgoglio dichiarando che avrebbe firmato l'accordo. Tutto ciò mette alla luce chi è il padrone in Honduras e ha confermato quello che dal primo giorno era risaputo, che gli Stati Uniti avevano il potere di risolvere tutto in poche ore.

Ora la palla è passata al Congresso Nazionale. La resistenza si è data appuntamento davanti al palazzo legislativo per accompagnare Victor Mesa, nel momento in cui è arrivato a depositare l'accordo nella segreterìa del Parlamento. I diputati e le diputate devono stabilire se la restituzione deve procedere e se potrà considerarsi terminato, una volta per tutte, questo capitolo nella storia dell'Honduras, o se si continuerà nella resistenza. Hanno il potere di dare legittimità alle elezioni di novembre tra la popolazione insoddisfatta, ed il riconoscimento internazionale alla presidenza che da lì nascerà e, mentre la destra cerca di mettere pressione al Congresso a votare per un NO alla restituzione (che potrebbe anche succedere), il punto è che non hanno più necessità di mantenere la costosa dittatura di Micheletti e che sono disposti ad accettare il ritorno di Mel al governo.

I poteri oscuri del paese si sono resi conto che dopo quattro mesi di colpo di Stato non sono riusciti a sconfiggere il popolo in rivolta. Nè con pallottole, nè con leggi ad hoc, né con colpi e gas proibiti hanno potuto calmare il gigante soverano che gli ha tolto dalla bocca la sua dittatura trasformando il suo progetto in un affronto insopportabile per la regione e il mondo. Giovedi scorso, nonostante lo stretto cordone di polizia che abbiamo vissuto nelle ultime settimane, la resistenza ha marciato attraverso la città e ha riunito migliaia di persone con bandiere e canti riempiendo di nuovo le strade. I mass-media golpisti non credevano ai loro occhi alla vista della sorprendente marcia popolare, avevano detto centinaia di volte che la resistenza era morta di sfinimento e ridevano di noi quando eravamo circondati dalla polizia. Non gli era rimasta altra scelta che riportare – in modo mediocre, cosi come sono soliti farlo – che la polizia ha disperso violentemente la manifestazione come ultima opzione per evitare che crescesse, perché ovunque passasse la manifestazione si aggiungevano più persone. Il gas lacrimogeno saturò di nuovo la nostra atmosfera e, mentre Canal 36 trasmetteva in tutto il paesele manganellate ed i calci repressivi contro i dimostranti disarmati, la destra si è ricordata che i loro decreti e le loro minacce non possono fare nulla contro la resistenza che è decisa a rovinare il loro progetto di frode elettorale.

La resistenza si è fidata della capacità di negoziazione di Manuel Zelaya, nonostante il sospetto che ci trasmette il Congresso Nazionale, abbiamo accettato nel sillogismo di ciò che si fa nel diritto e nel diritto si disfa. Ma il timore del gioco dei potenti è ancora presente, "accetteremo il governo di integrazione, ma non il ritorno di Zelaya", ha detto un diputato liberale cercando di influenzare il dibattito, "ci auguriamo che il Congresso prenda la sua decisione sulla base della legge" ha detto Armida de López Contreras, presidente dell'Unione Civica Democratica e tutti noi sappiamo cosa questo significhi.

Ignorano che una cosa va con l’altra e se non si realizza la restituzione di Mel non vi sarà nessun accordo. La resistenza ha dato un voto di fiducia al potere legislativo (che è in pausa per le elezioni e, in teoria, non tornerà fino a dicembre), ci aspettiamo che Lunedi si convocherà una riunione straordinaria, come ha fatto il Domenica 28 giugno e Manuel Zelaya in pochi giorni potrà uscire dalla sua prigionia ed entrare nella Casa di Governo.

Ma non dimentichiamo, non abbiamo dimenticato che è stato il Congresso Nazionale che ha falsificato la firma di Zelaya per "legalizzare" il colpo di stato, non abbiamo dimenticato che, con il loro sostegno, sono stati autorizzati coprifuoco, gli stati d'assedio e le altri leggi e decreti che violano i diritti umani; non abbiamo dimenticato che dai loro saloni è uscita la maggior parte del gabinetto di Micheletti, tra cui il dittatore che il Congresso ha giurimentato; che il Congresso ha approvato decine di leggi contro gli interessi della maggioranza, come il recente divieto di vendita in tutto il paese delle pillole contraccettive d’emergenza e ha compiuto un ruolo decisivo per mantenere il malgoverno fascista. Ma abbiamo fiducia che abbiano la volontà di costruire lo scenario necessario per il buon governo, la pace e una vera democrazia in Honduras e, se non sarà per la loro volontà, sarà per le loro ambizioni poichè se puntano alla ri-elezione devono cedere davanti ad un popolo che li disprezza.

Tra un mese ci saranno le elezioni politiche e la resistenza si aspetta che i propri candidati partecipino. I candidati non hanno ancora deciso come partecipare, se insieme o separatamente, e stanno valutando le condizioni in cui potranno realizzare le proprie campagne con l'enorme svantaggio che hanno contro il candidato più probabile. Ma questo "svantaggio" è relativo, il colpo di Stato e la lotta contro di esso ha dato a figure come Carlos Reyes una posizione tra gli elettori che non avrebbero ricevuto senza l'avventura fascista e la successiva resistenza popolare. In pratica, questi quattro mesi per le strade ci ha permesso essere presenti nei mass-media e costruire le basi per una sinistra significativa nel paese.

L'origine indipendente della candidatura è un vantaggio anche contro la stanchezza che ha significato il colpo di stato per i partiti oligarchici. La sfida è ora di organizzare i 25.000 volontari necessari per difendere le urne, la struttura necessaria che si richiede per fermare la massiccia frode che si prevede ed imparare, in termini di gestione dei seggi elettorali, in queste 4 settimane, ciò che i partiti tradizionali hanno imparato in 100 anni.

Lunedi i candidati della resistenza si incontreranno per raggiungere un accordo sul modo di partecipare alle elezioni. Ancora in sospeso è il ritorno di Manuel Zelaya, il Frente ha avvertito che la condizione per la partecipazione nel processo elettorale è il ritorno di Mel alla Presidenza, non l'accordo tra le commissioni. Ma ci sono settori che spingono ad organizzare nel più breve tempo possibile, la struttura elettorale necessaria anche senza la restituzione. "Con l'accordo si può iniziare a lavorare", dicono, "non possiamo perdere più tempo." Per loro, bisogna puntare al Congresso Nazionale, riuscire ad accumulare una quantità rispettabile di diputati per garantire un freno al potere interno del Parlamento e per poter sostenere, dall'alto, la lotta che dal basso si deve portare avanti per l’Assemblea Costituente. Abbiamo grandi probabilità di raggiungere questo obiettivo, lo sappiamo, ma lo sa anche la destra che sta cercando, con tutti i mezzi a sua disposizione, di impedirlo.

Halloween si avvicina, io sostengo la proposta che circola su internet per dare a Micheletti il premio per il miglior costume, poichè, essendo parlamentare, si è travestito da presidente per 120 giorni. Cionostante credo che il costume gli sia stato sempre un po’ troppo grande.

NO PASARAN!

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