30 novembre, 2009

Labirinto Honduras

da peacereporter.net

I golpisti sono riusciti a far vincere al pupillo Lobo le elezioni considerate illegittime da gran parte degli honduregni e degli stati americani. Ma secondo il Fronte contro il golpe, l'astensione ha raggiunto il 65 percento"Con piena soddisfazione annunciamo che la farsa elettorale montata dalla dittatura è stata pesantemente sconfitta dalla esigua affluenza alle urne, tanto scarsa da spingere il Tribunale Elettorale a prorogare di un'ora la chiusura dei seggi, spostandola alle 17. Il monitoraggio che la nostra organizzazione ha fatto a livello nazionale evidenzia una percentuale di astenuti fra il 65 e il 70 percento, il più alto della storia nazionale. Così gli honduregni hanno punito i candidati golpisti e la dittatura, che adesso cercano in tutti i modi di mostrare un volume di voti che non esiste. Denunciamo che per fare questo il regime è arrivato a portare nel municipio di Magdalena Intibucà militanti salvadoregni del partito Arena, affinché potessero votare come honduregni. Dobbiamo aspettarci come minimo una manipolazione del conteggio elettronico. La disperazione del regime di fatto è tale che ha represso brutalmente la manifestazione pacifica che si stava svolgendo nella città di San Pedro Sula. In quella marcia risultarono feriti, picchiati e quindi arrestati diversi compagni. Si riporta un desaparecido. Tra i feriti, un fotografo della Reuters e fra gli arrestati, due religiosi del Consejo Latinoamericano de Iglesias che stavano svolgendo attività di osservazione dei diritti umani. Considerando i risultati della farsa elettorale come una grande vittoria per il popolo honduregno, il Frente nacional de Resistencia invita tutto il popolo in resistenza a festeggiare la sconfitta della dittatura. Convochiamo una Grande Assemblea domani, (Oggi ndr) junedì 30 novembre, a partire dalle 12 nella sede del Stybis a Tegucigalpa e alla gran Carovana della Vittoria contro la farsa elettorale che partirà alle 15 da Planeta Cipango".

Questo il lungo comunicato che esprime la posizione del Fronte contro il colpo di Stato nel paese centroamericano nei confronti di una tornata elettorale messa in dubbio non solo, appunto, dalla gente comune che si è riunita ormai dal 28 giugno (giorno del colpo di stato) in movimenti di protesta e resistenza, ma anche da molti stati americani, Oea in testa. E anche l'Onu, per non legittimare la farsa orchestrata dai golpisti, non ha inviato gli osservatori. Fuori dal coro gli Stati Uniti, che hanno sostenuto le elezioni con Colombia, Perù, Costarica, Panama e Israele.
Ma per comprendere il caos in cui versa quel paese, questa la versione mainstream di quanto accaduto ieri.

"Alle elezioni del dopo golpe in Honduras sembra fatta per Porfirio Lobo. Pur mancando i risultati ufficiali, il candidato del Partido Nacional (destra) ha ottenuto un netto vantaggio sul suo rivale diretto, Elvin Santos, risultato la cui legittimità è però contestata sia dal presidente deposto dal colpo di Stato del 28 giugno, Manuel Zelaya, sia dal Brasile e da altri paesi latinoamericani. Lobo, 61 anni, ricco imprenditore agricolo, aveva già partecipato alle elezioni presidenziali nel 2005, quando venne battuto di misura (con uno scarto del 3,7%) proprio da Zelaya. In quell'occasione, basò la sua campagna elettorale sulla sicurezza, senza escludere la pena di morte contro i delinquenti. Negli ultimi giorni, Lobo ha detto di puntare soprattutto allo sviluppo e alla creazione di posti di lavoro. Le elezioni di ieri si sono svolte cinque mesi dopo il golpe, in un clima di tensione, con circa 30 mila uomini, tra soldati e polizia, a presidiare Tegucigalpa e le altre città del paese centroamericano, uno dei più poveri dell'America Latina. Il voto ha spaccato in due il continente americano: Washington e altri paesi (tra i quali Perù e Costa Rica) sostengono che le elezioni sono state il primo passo per poter chiudere la crisi politica-istituzionale del paese. Ma altri stati del continente, in primo luogo il Brasile di Lula, ma anche l'Argentina e il Venezuela, contestano tale interpretazione, e sostengono che accettare quanto accaduto con il golpe, e con la nascita del governo de facto di Roberto Micheletti, vorrebbe dire indebolire la democrazie e dare via libera alla legittimazione di altri colpi di Stato in America Latina. Non a caso, Lobo ha già fatto sapere che 'la prima porta' alla quale intende bussare affinché la comunità torni a dialogare con l'Honduras del post-golpe è proprio quella di Brasilia. I primi riflessi internazionali del voto di Tegucigalpa sono giunti nelle ultime ore al vertice iberoamericano ad Estoril, in Portogallo, dove il ministro degli esteri del governo deposto di Zelaya, Patricia Rodas, ha chiesto al mondo di non riconoscere le elezioni del suo paese".

Ricostruzioni distanti, che riportano notizie diverse, ma che insieme compongono perfettamente il complesso e grave labirinto politico honduregno. Di certo c'è la repressione violenta esercitata sui manifestanti in marcia pacifica, con il risultato di almeno 83 arresti e di un morto per gli spari dei militari. E si parla di un saldo parziale. A denunciare questo è Andrés Pavón, il presidente del Comitato per la difesa dei diritti umani in Honduras (Codeh). Dei detenuti, 22 sono ancora rinchiusi nel comando della polizia nazionale aspettando le decisioni della Fiscalia. Violazione dei diritti umani come norma, dunque, secondo il presidente del Codeh, che ha precisato: "Il risultato di un processo elettorale organizzato nel marco di un colpo di Stato, protetto da coloro che hanno contribuito a colpire la democrazia e in questa aggressione sistematica ai diritti umani, non può essere riconosciuto dalla comunità internazionale".

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