01 novembre, 2009

Un popolo in situazione d’emergenza

Il COFADEH denuncia oltre 4000 violazioni dei diritti umani in 115 giorni

Lunedì 26 ottobre 2009 - 23:13

Il Comitato dei Familiari dei Detenuti e Desaparecidos in Honduras (COFADEH) ha presentato la sua seconda relazione sulle violazioni dei diritti umani nell’ambito del colpo di stato, “Volti e Cifre della Repressione”, in cui si evidenzia la brutalità del regime di fatto nel suo tentativo di mettere a tacere le diverse espressioni di resistenza contro il golpe del 28 giugno scorso.

Il COFADEH è un’organizzazione sorta all'inizio della “Decade Perduta” degli anni ottanta, quando, in piena applicazione della Dottrina di Sicurezza Nazionale, la società honduregna fu militarizzata e le sue istituzioni civili subordinate alle forze armate. Secondo i dati presentati dalla sua coordinatrice generale, Bertha Oliva, dal 28 giugno al 15 ottobre 2009 il COFADEH ha registrato 4.234 casi di violazione dei diritti umani.
Durante una conferenza stampa molto affollata e commovente, Oliva ha spiegato che sono state riportate 21 morti violente ed assassini a scopi politici, 10 dei quali avvenuti direttamente durante azioni pubbliche della Resistenza, mentre 11 presentavano le caratteristiche tipiche delle esecuzioni selettive, con un modus operandi proprio dei corpi paramilitari.
Nel corso di 115 giorni si sono verificati anche 3 tentati omicidi, 108 minacce di morte, 133 casi di trattamenti crudeli, degradanti e disumani contro persone in detenzione amministrativa, 21 lesioni gravi e 453 feriti da pestaggi. Inoltre, 211 persone sono state colpite con armi non convenzionali, come bombe lacrimogene, gas tossici ed armi acustiche.
Vi sono state anche 3.033 detenzioni illegali, in maggioranza giovani, 2 tentativi di sequestro, 114 accusati politici (5 dei quali restano in prigione, mentre i restanti casi sono sottoposti a misure sostitutive del carcere o sono stati archiviati in forma provvisoria), 10 violazioni di domicilio, 13 casi di persecuzione contro leader sociali e difensori dei diritti umani, 4 attentati contro organizzazioni, tra cui lo stesso COFADEH ed il Sindacato dei Lavoratori dell'Industria delle Bevande e Simili (STIBYS).
Riguardo alla libertà d’espressione e mobilitazione, la relazione del COFADEH ha riportato 27 casi di violazione della libertà dei mezzi d’informazione, tra cui la chiusura di Radio Globo e Canal 36, 26 aggressioni a giornalisti, la chiusura di 3 programmi radio di organizzazioni di donne, 52 posti di blocco di militari e polizia in tutto il paese, che hanno infranto il diritto di circolazione per oltre 20.000 honduregni, ed un inasprimento repressivo che limita in modo indefinito la libertà della popolazione ad associarsi e manifestare.
“Confesso che scrivendo questa relazione mi sono sentita turbata - ha dichiarato Bertha Oliva - forse perché mi ero fatta l'idea che in questo lungo processo delle ultime decadi avessimo ottenuto per lo meno minimi e relativi progressi in materia di diritti umani; ma sono un'illusa”.
“Ad oltre 100 giorni da quella fatidica data del 28 giugno, che scosse le viscere del COFADEH - ha continuato Oliva - sappiamo che ci troviamo di fronte ad una violenta retrocessione di 25 o 30 anni, forse più.
Come conoscitori degli effetti della dittatura militare, prendiamo atto che non si trattava di un fatto isolato, ma che siamo davanti a tutt’una strategia per prendere e controllare il potere a lungo termine, ovvero la dittatura è arrivata nella regione per restarci.
Dinanzi a questa situazione è imprescindibile prepararsi, perché, come già in passato, siamo depositarie di lacrime, angosce, dolore e sfiducia, ma più ancora di disperazione”.
Oliva ha dichiarato anche di essere estremamente preoccupata per l'attacco diretto della dittatura contro la corporazione degli insegnanti, attacco messo in pratica mediante assassini, persecuzioni, detenzioni illegali ed arbitrarie, trattenute sulle quote destinate agli istituti magistrali, invalidazione di curriculum professionali, ingiunzioni attraverso il Ministero della Pubblica Istruzione per aprire contro di loro procedimenti giudiziari.
Anche i giovani sono stati oggetto di repressione e sono già molti i sequestrati, torturati ed assassinati, mentre diversi hanno dovuto abbandonare il paese.

“Con prove documentate in nostro potere, affermiamo dinanzi al mondo che stiamo vivendo nel nostro paese una situazione d’emergenza. Per tale ragione, ricorriamo alla comunità internazionale, affinché si mantenga vigile e continui ad osservare, per sostenere insieme la sfida di vedere giudicati gli autori dei crimini di lesa umanità”, ha sentenziato Bertha Oliva, non senza prima denunciare le minacce e le persecuzioni alle quali è sottoposto il COFADEH dal regime di fatto, che mira a togliergli la personalità giuridica.
Così ha concluso: “Non abbiamo bisogno di personalità giuridica per cercare la verità, accompagnare quelli che soffrono, denunciare davanti al mondo la barbarie che stiamo vivendo. Questa dittatura pretende di ridurci al silenzio, ma non ci riuscirà. Potranno far tacere la voce, ma non gli ideali, né il pensiero. Quanto più ci reprimono, tanto più ci rafforziamo”.

Da: http://voselsoberano.com/v1/index.php?option=com_content&view=article&id=1746:un-pueblo-en-situacion-de-emergencia&catid=1:noticias-generales

Tradotto da Adelina Bottero

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