02 dicembre, 2009

Un pericoloso precedente

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HONDURAS 1 dicembre 2009

In Honduras il conservatore Porfirio “Pepe” Lobo del Partido Nacional ha vinto le elezioni con il 56 per cento dei voti. Il settimanale britannico The Economist si chiede se questa vittoria della destra non legittimi in qualche modo il colpo di stato che ha esautorato Manuel Zelaya cinque mesi fa.

“Le organizzazioni locali per la difesa dei diritti umani insistono sul fatto che in questo clima delle elezioni senza brogli erano impossibili. E denunciano molte irregolarità e abusi: la dichiarazione di stato di emergenza subito prima delle elezioni, la repressione delle manifestazioni dell’opposizione, le rigide regole di sicurezza imposte dal golpista Micheletti durante il voto che prevedevano fino a sei anni di reclusione per chi boicottava le urne”, racconta l’Economist.

Il destino di Zelaya, il presidente deposto dal colpo di stato, verrà deciso il 2 dicembre quando il Congresso si esprimerà sulla faccenda. Ma è probabile che i parlamentari non delegittimino il golpe, perché “sarebbe come ammettere la propria colpevolezza”. Zelaya, che è ancora rifugiato nell’ambasciata brasiliana di Tegucigalpa, potrebbe allora chiedere asilo politico in Nicaragua. Sulla sua testa pendono infatti 18 capi d’accusa a causa delle riforme costituzionali che aveva intenzione di attuare durante il suo governo.

“Il Brasile e l’Argentina fanno pressione sul nuovo presidente e insistono nel non voler riconoscere la legittimità di queste elezioni, che si sono svolte durante un governo illegale. È difficile dire quali condizioni imporranno per ricostruire delle relazioni diplomatiche, quando il 27 gennaio 2010 Lobo assumerà il potere. Il nuovo presidente dovrà fare un grande sforzo di diplomazia. La preoccupazione per il paese, comunque, riguarda il precedente d’impunità che il colpo di stato ha rappresentato”, conclude l’Economist.

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