04 febbraio, 2010

Grave conflitto tra cooperativa honduregna e impresa mineraria italiana

Honduras

Temono per il futuro delle proprie famiglie

La Goldlake Group, con sede in Gran Bretagna e a Gubbio, si vanta di essere la prima compagnia mineraria italiana ad investire in Honduras.

È controllata da Gold, holding proprietà della famiglia dell'impresario Franco Colaiacovo, che è costituita in forma di Società in accomandita per azioni, Sapa, e Società a responsabilità limitata, Srl (Franco Colaiacovo Gold Sapa e Gold Holding Srl).

Franco Colaiacovo Gold Sapa controlla, tra le molteplici attività (http://www.fcgold.it/Holding/Profilo.aspx), il 25 per cento del Gruppo Financo, holding di riferimento di Colacem e Colabeton, tra i primi tre produttori italiani di cemento e calcestruzzo; il 50 per cento di Nextrend, società che detiene il 3,175 per cento di Charme Investements, fondo chiuso di investimento specializzato in beni di lusso; Goldlake Italia, società di investimento nel settore minerario con vocazione multimetallica con sede in Italia e che possiede una quota di controllo della società Goldlake IP, impegnata nella filiera dell'oro alluvionale con un impianto di raffinazione ad Arezzo.

Le operazioni in Honduras di Goldlake Group vengono svolte con l'affiancamento di imprese sussidiarie locali, come Eurocantera, specializzata nell'esplorazione e sfruttamento di miniere d'oro, e Five Star Mining, società di diritto honduregno che possiede importanti concessioni minerarie per l'estrazione di ossido di ferro.

Secondo i principi fondanti di Gold Holding, l'impresa segnala la centralità della persona, il radicamento nel territorio come elemento di competitività e una politica manageriale orientata alla responsabilità sociale d’impresa. Ha steso, come tutte le multinazionali, una carta di valori che prospetta, tra l'altro, il rispetto dei diritti fondamentali, trasparenza, correttezza, tutela ambientale e formazione permanente.

Non sono però di questo parere i membri della Cooperativa Agropecuaria "Unión y Esfuerzo" di Agalteca, piccolo centro rurale poco distante dal confine dipartimentale di Olancho, nell'oriente dell'Honduras, dove la Goldlake Group e Five Stars Mining hanno aperto una miniera per l'estrazione di ossido di ferro, elemento utilizzato nella produzione di cemento.

"La compagnia mineraria sta provocando gravi danni alla cooperativa ed alla comunità stessa, dato che gli scavi arrivano fino ai confini della nostra proprietà dove coltiviamo e interessano direttamente il fiume e i torrenti da cui ci riforniamo per l'acqua potabile, per i tre progetti d'irrigazione che ci hanno finanziato organismo internazionali e per il progetto di allevamento della tilapia (tipo di pesce ad alta riproduttività) - ha spiegato Rigo Martín López, membro della cooperativa -.

All'inizio la concessione era di 7 ettari, ma con il colpo di Stato la compagnia ne ha approfittato e si è fatta estendere l'area degli scavi.
È stata distrutta buona parte del bosco e ciò ha fatto diminuire notevolmente la portata del fiume. La compagnia ha inoltre cercato d'imporre il passaggio di decine dei suoi camion carichi di materiale estratto nella nostra proprietà, provocando danni ai campi, ai recinti ed alle persone stesse, dato che non rispettano i limiti di velocità che il buon senso dovrebbe determinare".

Secondo López, i lavori sono iniziati circa 8 anni fa quando la concessione mineraria era stata rilasciata a un imprenditore nordamericano ed a uno honduregno. Quest'ultimo decise poi di cedere più del 50 per cento della sua partecipazione alla Goldlake Group, il cui dirigente in Honduras, l'italiano Alessandro Morroni, iniziò un vero e proprio braccio di ferro con la cooperativa.

"È una persona con cui non si può parlare. Si sente superiore, offende continuamente e vuole imporre le sue decisioni passando sopra le nostre rischieste. In questo caso - ha continuato il membro della cooperativa "Unión y Esfuerzo" - non c'è comunque nulla da negoziare, perché in gioco c'è il futuro dei nostri figli".

Il conflitto è degenerato nel mese di luglio dello scorso anno, quando i membri della cooperativa hanno deciso di difendere i propri diritti bloccando il portone d'entrata alla loro proprietà ed impedendo in questo modo il passaggio dei camion.

"Abbiamo impedito l'entrata dei camion per 38 giorni. A me la compagnia ha offerto soldi affinché convincessi i miei compagni a desistere dalla lotta, ma di fronte al mio rifiuto sono iniziate le minacce di morte e vari compagni sono stati anche percossi. Alla fine è intervenuta la polizia per appoggiare la compagnia e ci hanno sgomberato con la forza. Abbiamo immediatamente avvisato e presentato una denuncia al Comité para la Defensa de los Derechos Humanos en Honduras, Codeh, ed ora stanno seguendo il nostro caso", ha spiegato Rigo Martín López.

I membri della cooperativa hanno anche denunciato che la Goldlake Group e la Five Stars Mining starebbero "comprando coscienze" all'interno della comunità, dato che danno da lavorare ad almeno cento persone del posto. Hanno inoltre convinto vari abitanti di Agalteca ad indebitarsi per l'acquisto di camion, garantendo loro il lavoro del trasporto dell'ossido di ferro.

In questo modo la compagnia è riuscita a rompere l'unità all'interno della comunità ed in parte a isolare i membri della cooperativa, dato che la chiusura o il ridimensionamento della miniera a cielo aperto arrecherebbe gravi danni economici a un considerevole numero di famiglie del luogo.

"Questa strategia dell'impresa - ha continuato López - ha fatto sì che sorgessero conflitti all'interno della comunità e ha generato timore tra i membri della cooperativa. Ad uno dei soci hanno anche sparato ad una gamba

La propietà delle terre: un altro conflitto

La comunità di Agalteca è in possesso di un Titolo Ancestrale che la riconosce proprietaria di oltre 6.800 ettari di terra. Nonostante ciò, buona parte di queste terre vennero acquisite negli anni da famiglie appartenenti ai gruppi di potere economico e militare del paese e la parte restante restò sorprendentemente in mano al Banco Central.

Grazie all'intervento dell'Istituto nazionale agrario, Ina, la gente ha potuto titolare circa 150 ettari ed ora ne ha occupati altri 200, entrando in conflitto con il Banco Central, il quale sembrerebbe avere iniziato le pratiche per una vendita delle terre alla stessa Goldlake Group, aprendo le porte ad un possibile ampliamento del progetto minerario.

"Anche in questo caso il colpo di Stato ci ha arrecato forti danni. La legge proibisce alle istituzioni dello Stato di possedere terre di vocazione agricola e quindi il presidente Manuel Zelaya aveva dato ordine al presidente del Banco Centrale di trasferire circa 560 ettari di queste terre all'Ina e che questa istituzione le titolasse a nome della comunità.

Dopo una lunga lotta avevamo raggiunto il nostro obiettivo, ma poco prima della firma c'è stato il golpe e tutto è stato bloccato. Ora dovremo riprendere in mano i documenti e ricominciare il processo", ha concluso López.

© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )

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