23 novembre, 2010

Honduras: stop al macchinario della barbarie!



Juan Almendares (*) Tegucigalpa, 18/11/2010

Dal golpe militare del 28 giugno 2009 il “macchinario della barbarie” non ha smesso di operare. Massacrare e torturare le popolazioni disarmate è stato il suo compito principale.

L'infrastruttura militare del “macchinario della barbarie” è costituita dalle basi militari del Pentagono (da 1500 a 5000 effettivi); esercito e polizia honduregna, (20000 e 9000); sicurezza privata (oltre 60000) e polizia, esercito e sicari colombiani (di cui s’ignora il numero).

Il fondamento giuridico del macchinario della barbarie è lo “Stato di Diritto” la cui essenza è la legge imposta in forma violenta dall'oligarchia legata al capitale agroindustriale e finanziario.

La strategia si basa sui Plan Colombia, Plan Puebla Panama (Plan Mesoamerica), Plan Merida, sugli Accordi Militari dell’Honduras col Comando Sud ed il Trattato Militare Colombia - Honduras.

I suoi obiettivi geopolitici ed economici riescono ad occupare il territorio, la cultura e la mente usando come strumento la guerra mediatica.

Garantisce mediante il crimine e la tortura lo sfruttamento della Madre Terra: miniere, monocoltura, agrocombustibili, transgenico, dighe di sbarramento. Espelle con la violenza pescatori, contadini, indigeni, misquito e garifuna.

Realizza il piano di guerra e terrore contro il popolo dell’Honduras per annientare il processo di resistenza e preparare nuovi colpi di stato in America Latina, nell’intreccio del perverso gioco fra politica “intelligente” e guerra irregolare.

Il suo stile operativo è il massacro, la tortura e l'impunità del crimine. Nonostante esistano in Honduras più di 80000 individui armati: locali, multinazionali, sicari e mercenari, i veri responsabili non sono mai indagati e processati.

Tra i fatti di sangue si evidenziano: il massacro nella Fabbrica di Calzature (17 giovani - 7/9/2010), il massacro nel Campo di Calcio (16 persone - 30/10/2010), il massacro da parte dell’esercito colombiano (Gaula) e della polizia honduregna (7 assassinati).

Secondo la coraggiosa denuncia del CODEH, il 15 novembre 2010 l'esercito paramilitare “organizzato dal latifondista Miguel Facusse Barjun ha attaccato un gruppo di contadini disarmati della cooperativa Tumbador…” Conseguenza di quest’attentato criminale: 6 contadini morti e tra i 12 e i 15 feriti in modo grave.

Il Macchinario della Barbarie è l'espressione armata del Complesso Militare Minerario, Agroindustriale ed Energetico, diventato “agrobusiness” mostruosamente lucroso.

L'accumulazione del capitale insanguinato dagli agrocombustibili (palma africana) distrugge la biodiversità; contribuisce alla proliferazione della malaria, della fame ed ammazza le comunità contadine dell’Aguan, del Movimento Unificatore Contadino del Bajo Aguan (MUCA), del Movimento Contadino di Aguan (MCA) e della comunità Guadalupe Carney.

Non c'è dubbio che l’Honduras continui ad essere uno scenario di sperimentazione, assassinio, complicità e tradimento della patria.

Il fenomeno della violenza è caratterizzato da: un esercito screditato per il suo coinvolgimento nel furto di un aereo da turismo associato al narcotraffico, un apparato di sicurezza dipendente dalle forze colombiane e dal Pentagono, un'oligarchia estremamente potente con esercito privato, violatore dei diritti umani.

Questa radiografia dell'impunità deve far pensare i paesi membri della comunità internazionale, se sia morale sostenere economicamente il Macchinario della Barbarie.

È essenziale l'unità contadina, rafforzare la piattaforma agraria, la resistenza e tutte le forze del popolo honduregno e della comunità internazionale per sconfiggere il Macchinario della Barbarie.

Una visita urgente del corpo diplomatico e di organizzazioni appartenenti a nazioni promotrici dei diritti umani nella zona dell’Aguan, MCA e MUCA è vitale, affinché cessino l’escalation criminale ed i massacri.


(*) Membro della resistenza contro il colpo di stato militare in Honduras. Ex-rettore dell'Università Nazionale Autonoma dell’Honduras, difensore dei diritti umani e presidente del Movimento Madre Terra.


 
Tradotto da Adelina Bottero

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