09 gennaio, 2011

Centrali sindacali operaie definiscono strategie per il salario minimo

Nel 2010 non sono stati mantenuti diversi impegni coi lavoratori e le lavoratrici

 

Red Morazánica de Información 
Tegucigalpa, 5 gennaio 2011

Le tre centrali sindacali operaie dell’Honduras CTH, CGT e CUTH, si sono riunite per stabilire una strategia comune nei negoziati per il salario minimo di quest’anno.

Il tema del salario minimo ha creato grande aspettativa, perché nell'anno appena terminato gli aumenti sono stati marginali ed in alcuni casi non vi è stato alcun cambiamento, il che ha aggravato la crisi economica e sociale che sta vivendo il paese, in quanto se i salari non crescono nella stessa proporzione dei prezzi, i lavoratori subiscono una diminuzione reale del potere d'acquisto.

Nel 2010 le diverse organizzazioni operaie hanno protestato per questa situazione attraverso mobilitazioni, occupazioni di strade, istituzioni pubbliche, contando sull’appoggio incondizionato del Fronte Nazionale di Resistenza Popolare.

Héctor Escoto, della CUTH, ha segnalato alla Red Morazánica de Información che darà come termine il 2 febbraio di quest’anno, per ottenere una risposta dagli imprenditori.

Daniel Durón, della Centrale Generale di Lavoratori (CGT), descrive l'offensiva contro la classe lavoratrice durante il 2010: “Per la prima volta nella storia dei negoziati sul salario minimo si smette di applicare il riaggiustamento retroattivo, per quanto irrisorio”. Gli operai della piccola impresa non sono stati presi in considerazione e nelle maquilas il salario è rimasto bloccato.

“Questo è stato un anno negativo per i lavoratori” afferma, e spiega come l'approvazione della legge sul lavoro ad ore colpisca la contrattazione collettiva ed il diritto alla stabilità lavorativa.

Similmente, dichiara il leader operaio, la legge generale sull’educazione va a sconvolgere le conquiste storiche del movimento degli insegnanti, così le imprese nei confronti dei sindacati, nelle maquilas non vi è libertà d’organizzazione sindacale e ciò intensifica gli abusi degli impresari, che firmano atti ufficiali e non li rispettano.

“L’unica cosa che ci resta è l'unità, la divisione è il flagello che corrode di più la struttura sociale del paese”.

Analizza il caso dell'Università Nazionale Autonoma dell’Honduras, dov’è quasi scomparso il diritto sindacale, e valuta che “è stato arrecato un danno terribile al movimento sindacale con questo precedente”, proprio nel massimo centro di studi, da cui devono nascere le politiche di maggiore avvicinamento scientifico e l'unità sociale.

“Abbiamo avuto differenze storiche, ci sono stati perfino scontri; dobbiamo renderci conto che qui danneggiati siamo tutti, possiamo avere differenze ideologiche, ma mai obiettivi diversi”.

Enumera tre cose che devono fare i movimenti sindacali. Una è valutare se la struttura sta dando risultati, la seconda è il rinnovamento fisico e mentale: “Non è più possibile la pietrificazione dei dirigenti ai loro posti”; infine bisogna andare oltre, non restare solamente nel campo delle rivendicazioni “ignorando i grandi problemi che ha il popolo honduregno”. Non è possibile che passino la vita criticando i politici, gli imprenditori e che dal basso la gente continui a votare per loro.

Conclude Durón: “Non si tratta solo delle centrali sindacali operaie, ma bisogna fare alleanze strategiche per costituire un blocco che difenda i nostri diritti, bisogna rafforzare il Fronte di Resistenza”.

 
Tradotto da Adelina Bottero


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