03 luglio, 2013

Honduras 4 anni dopo il colpo di Stato

"Un paese sull'orlo del collasso e
sottoposto a una pesante ingerenza straniera"  
A 4 anni dal colpo di Stato, il popolo honduregno continua a camminare a testa alta e ad organizzarsi
  

Tegucigalpa, 1 luglio (LINyM | Rel-UITA)-. Sono passati 4 anni dalla mattina di quel 28 giugno 2009, quando, a poche ore dall'inizio delle votazioni per la consultazione popolare della IVº Urna, il presidente honduregno, Manuel Zelaya Rosales, venne deposto da un colpo di Stato, costretto a uscire in pigiama da casa sua e a montare su un aereo che lo avrebbe portato in esilio nella vicina Costa Rica. 
 
 
Di fronte alla rottura dell'ordine costituzionale, la popolazione reagì in modo spontaneo. Uscì per le strade di tutto il paese e si organizzò, dando vita a una delle espressioni più innovative e propositive di resistenza degli ultimi decenni. Quattro anni dopo e a meno di cinque mesi dalle prossime elezioni nazionali, l'Honduras è immerso in una crisi politica, economica e di sicurezza senza precedenti. 
 
 
 
In occasione del 4 anniversario del colpo di Stato e soprattutto, della nascita della Resistenza, la LINyM e La Rel hanno conversato con Carlos H Reyes, presidente dello Stibys e membro della Coordinazione nazionale del Fronte nazionale di resistenza popolare, Fnrp.

- Leggi il reportage speciale sulla situazione dell'Honduras 4 anni dopo il golpe
- Guarda le foto del 4 anniversario in Honduras
- Guarda il video dell'intervento di Carlo H Reyes
 
 
- Che cosa si ricorda di quella mattina del 28 giugno?  
- Non appena ci rendemmo conto che i militari avevano attaccato la casa del presidente Zelaya e che l'avevano fatto salire su un aereo diretto in Costa Rica, la prima cosa che pensai e dissi fu che in America Latina non erano finiti i colpi di Stato, come avevamo pensato in molti, e che dovevamo organizzarci e reagire immediatamente. Io ho vissuto vari  colpi di Stato nel mio paese e ho visto come l'impero nordamericano li ha nascosti o fatti passare per qualcosa di diverso.

Sento sempre molta tristezza per ciò che è accaduto in America Centrale nel 1836, quando ci divisero in cinque repubbliche disabili e molto deboli. L'oligarchia e l'impero ordinano al popolo di votare e quando non sono soddisfatti della scelta che fa, perché considerano che può ledere i loro interessi, organizzano un colpo di Stato. È sempre stato così e nel 2009 si è ripetuta la stessa dinamica. Ho sentito rabbia e molta tristezza, ma non siamo rimasti a guardare. Abbiamo iniziato subito a organizzarci per andare davanti alla Casa Presidenziale a protestare. 
 
 
- Fu proprio in un piccolo locale di fronte alla Casa Presidenziale che mosse i primi passi il Fronte nazionale di resistenza contro il colpo di stato. Che cosa è rimasto, 4 anni dopo, di quell'esperienza e delle aspettative di quei giorni?  
- Tu eri lì con noi e sai bene che ci stavamo preparando per la consultazione popolare della IVº Urna e non per affrontare un colpo di Stato. Nonostante ciò, la popolazione reagì in un modo che nessuno aveva immaginato. Scese in piazza, si organizzò, si mobilitò e prese coscienza delle proprie capacità e dei propri diritti, destando una profonda preoccupazione nell'oligarchia. Il risultato fu un bagno di sangue che continua ancora oggi. 
 
 
 
Quello che invece non mi sarei mai immaginato è che, 4 anni dopo, l'Honduras e la sua istituzionalità si trovassero sull'orlo del baratro, praticamente collassate e in balia dell'ingerenza straniera. Allo stesso tempo, però, non mi sarei mai immaginato che la reazione popolare di quella mattina potesse evolvere in qualcosa di così grande come poi è stato il Fnrp, la sua lotta di resistenza e la crescita del popolo in termini politici e sociali. Questo insieme di cose ci ha condotti, oggi, a una situazione inedita e inaspettata di coscienza di classe, che ha coinvolto gran parte del popolo honduregno e che ha impaurito ancora di più l'oligarchia. 
 
 
 
- Siete preoccupati in vista delle prossime elezioni di novembre?
- Questi signori dell'impero degli Stati Uniti e dell'oligarchia, che sono gli autori intellettuali del colpo di Stato, hanno portato l'Honduras sull'orlo del collasso politico, economico e istituzionale. Sono disposti a tutto pur di evitare che il partito Libertà e Rifondazione, Libre, vinca le prossime elezioni, anche a organizzare un altro
 golpe.
A tal proposito, i partiti tradizionali hanno iniziato una vera e propria campagna contro la Resistenza e contro Libre, dicendo che una sua eventuale vittoria elettorale farebbe sprofondare il paese nella stessa crisi, che nel 2009, li obbligò a difendere la "democrazia" che il presidente Zelaya aveva messo in pericolo. 
 
 
- La nascita del partito Libre è un altro dei risultati inaspettati del colpo di Stato... 
- La sua creazione è stata una decisione dell'Assemblea nazionale del Fnrp e ne è il braccio politico. Con la sua nascita si è rotto per sempre il bipartitismo e i due partiti tradizionali - Partito liberale e Partito nazionale - tenteranno di accaparrarsi il voto di una popolazione che già non controllano come nel passato. Lo faranno agitando il fantasma di un altro colpo di Stato, per infondere terrore e far sì che Libre scenda a compromessi, allontanandosi dal profilo rivoluzionario del Fnrp. Ma falliranno, perché la popolazione ha preso coscienza delle proprie capacità e sa scegliere il proprio percorso.


© Testo e Foto Giorgio Trucchi  - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione  Italia-Nicaragua - www.itanica.org   

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