04 luglio, 2008
America latina condanna Direttiva della Vergogna
Un giorno prima erano stati i governanti dei paesi che fanno parte o sono associati al MERCOSUR a prendere una posizione di aperta e forte condanna contro la Direttiva del Ritorno, approvata dal Parlamento Europeo lo scorso 18 giugno. Ora seguono a ruota le nazioni centroamericane, attraverso un pronunciamento del Parlamento Centroamericano (PARLACEN), a cui si aggiunge la risoluzione approvata dalla Asamblea Nacional del Nicaragua.
Il pronunciamento dei capi di Stato di Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay, Venezuela, Cile e Bolivia, con l'aggiunta dei ministri di Ecuador, Colombia, Perù e Messico, durante il XXXV vertice del MERCOSUR, avverte che "i presidenti degli stati che fanno parte del MERCOSUR e gli stati associati rifiutano qualsiasi tentativo di criminalizzare l'immigrazione irregolare e l'adozione di politiche migratorie restrittive, in modo particolare verso i settori più vulnerabili, le donne ed i bambini". In altri passaggi viene fatta un'esortazione ai paesi europei ad "evitare i multimilionari sussidi che creano distorsioni nella competitività e nella mancanza di apertura dei loro mercati ai prodotti dei paesi emergenti, approfondendo in questo modo le cause dell'emigrazione".
Il presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva ha dichiarato che "il vento freddo della xenofobia soffia nuovamente con le false risposte alle sfide dell'economia e della società" ed ha avvertito che durante il Vertice del G-8 in Giappone ripeterà le stesse cose per generare una discussione su questo tema.
Ancora più forti le dichiarazioni dei presidenti di Venezuela e Bolivia.
Hugo Chávez ha ribadito che "non possiamo restare zitti, né limitarci a protestare. Se l'Europa civilizzata vuole legalizzare le barbarie dobbiamo prendere misure molto concrete". Da parte sua il presidente boliviano Evo Morales, che pochi giorni prima dell'approvazione della Direttiva aveva inviato una lettera ai parlamentari europei invitandoli a votare contro questo provvedimento, si è domandato "dov'è l'anima europea?" ed ha chiesto ai suoi colleghi di inserire nel testo del pronunciamento il termine "rifiuto" e non quello di "profonda preoccupazione", incluso in una prima bozza. "Non posso capire come sia possibile che abbiano approvato questa direttiva. Prima ci dicevano che gli indios non avevano anima, ma adesso mi domando dov'è l'anima europea. L'America ha ricevuto molta gente. Alcuni di loro si sono prese migliaia di ettari della nostra terra ed hanno saccheggiato le nostre risorse naturali. Hanno sfruttato i nostri fratelli ed ora approvano questa direttiva", ha dichiarato Morales.
Forti anche le dichiarazioni della presidentessa cilena Michelle Bachelet e del suo omonimo uruguayano, Tabaré Vásquez. Quest'ultimo ha dichiarato che "ci sono episodi xenofobi e situazioni discriminatorie nei confronti dell'America Latina che ci stanno colpendo molto duramente".
Centroamerica si unisce al coro delle proteste
Il Parlamento Centroamericano (PARLACEN) ha emesso ieri un pronunciamento in cui condanna tassativamente la cosiddetta "Direttiva della Vergogna" (vedi testo completo su www.itanica.org )
"Rifiutiamo energicamente la Direttiva del Ritorno approvata il 18 giugno 2008 dal Parlamento Europeo, in quanto costituisce una misura incriminante, discriminatrice e xenofoba, che attenta contro i diritti lavorativi ed umani, in modo particolare dei bambini, bambine, adolescenti e contro le norme di convivenza civile tra i popoli, che viola i progressi storici dell'umanità", recita il primo dei nove punti del pronunciamento.
Il Parlacen riafferma "il diritto di libera circolazione umana, il concetto di cittadinanza universale e la fine progressiva del concetto di straniero", esortando i presidenti dei paesi membri del Sistema di Integrazione Centroamericana (SICA), i governi e le istanze regionali dei paesi latinoamericani e dei Caraibi, "a creare un fronte comune per adottare misure e decisioni congiunte in difesa e in solidarietà con i milioni di connazionali emigranti che si trovano nel continente europeo, qualsiasi sia la loro condizione migratoria, diretta a raggiungere la derogazione o riforma della Direttiva del Ritorno, all'interno delle negoziazioni che si realizzano con l'Unione Europea".
I deputati centroamericani hanno anche deciso di chiedere ai parlamenti dei paesi membri dell'Unione Europea di non adottare questa Direttiva, ricordando che "abbiamo adottato il principio di responsabilità condivisa, come risulta dalla Dichiarazione di Lima dell'Assamblea Parlamentare Europa-America Latina (EUROLAT), nella quale era stata presentata la necessità di trattare il tema dell'immigrazione in modo integrale. Questo punto di vista - continua il pronunciamento del PARLACEN - ha a che vedere con la realizzazione dell'Accordo di Associazione (AdA) tra i paesi del SICA e L'Unione Europea".
Nell'ultimo punto, i deputati del PARLACEN hanno appoggiato pienamente quanto deciso durante la riunione dei Presidenti e Capi di Governo del SICA dello scorso 27 giugno 2008. In quell'occasione i capi di Stato hanno orientato l'equipe che rappresenterà il Centroamerica durante il IV incontro di negoziazione dell'Accordo di Associazione tra Centroamerica ed Unione Europea (AdA CA-UE), che si svolgerà a Bruxelles dal 14 al 18 luglio, a "porre come punto di fondamentale importanza il tema della Direttiva di Ritorno e l'effetto negativo che essa può avere sugli sforzi fatti per cercare di costruire relazioni mutuamente vantaggiose tra le due regioni".
Parallelamente anche il Nicaragua ha fatto sentire la sua voce.
Mercoledì scorso la Asamblea Nacional nicaraguense, con il voto favorevole di 64 deputati, ha approvato una risoluzione presentata dalla deputata del MRS, Mónica Baltodano, in cui condanna la Direttiva europea.
"La Asamblea Nacional del Nicaragua rifiuta la Direttiva di Ritorno adottata dal Parlamento Europeo lo scorso 18 giugno", segnala il testo della risoluzione.
Il documento critica la direttiva europea in quanto tratta gli immigrati come delinquenti, contraddicendo allo stesso tempo i principi dell'Accordo di Associazione che l'Unione Europea sta negoziando con i paesi centroamericani.
Secondo un comunicato stampa emesso dalla Asamblea Nacional "la Direttiva del Parlamento Europeo viola la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, la quale stabilisce che tutte le persone hanno il diritto di circolare liberamente e di scegliere il paese in cui risiedere. Con questa risoluzione il Nicaragua si aggiunge al rifiuto espresso dalla maggior parte dei paesi latinoamericani, in solidarietà con gli immigrati. La dichiarazione segnala che la direttiva è contraddittoria, in quanto all'interno della globalizzazione dove si promuove la circolazione di merci e l'apertura dei mercati, si impedisce la libera circolazione delle persone. Detta risoluzione segnala la democrazia come valore universale, e ciò esige lottare contro tutte le forme di discriminazione, razzismo, xenofobia ed intolleranza", conclude il comunicato.
© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )
Il pronunciamento dei capi di Stato di Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay, Venezuela, Cile e Bolivia, con l'aggiunta dei ministri di Ecuador, Colombia, Perù e Messico, durante il XXXV vertice del MERCOSUR, avverte che "i presidenti degli stati che fanno parte del MERCOSUR e gli stati associati rifiutano qualsiasi tentativo di criminalizzare l'immigrazione irregolare e l'adozione di politiche migratorie restrittive, in modo particolare verso i settori più vulnerabili, le donne ed i bambini". In altri passaggi viene fatta un'esortazione ai paesi europei ad "evitare i multimilionari sussidi che creano distorsioni nella competitività e nella mancanza di apertura dei loro mercati ai prodotti dei paesi emergenti, approfondendo in questo modo le cause dell'emigrazione".
Il presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva ha dichiarato che "il vento freddo della xenofobia soffia nuovamente con le false risposte alle sfide dell'economia e della società" ed ha avvertito che durante il Vertice del G-8 in Giappone ripeterà le stesse cose per generare una discussione su questo tema.
Ancora più forti le dichiarazioni dei presidenti di Venezuela e Bolivia.
Hugo Chávez ha ribadito che "non possiamo restare zitti, né limitarci a protestare. Se l'Europa civilizzata vuole legalizzare le barbarie dobbiamo prendere misure molto concrete". Da parte sua il presidente boliviano Evo Morales, che pochi giorni prima dell'approvazione della Direttiva aveva inviato una lettera ai parlamentari europei invitandoli a votare contro questo provvedimento, si è domandato "dov'è l'anima europea?" ed ha chiesto ai suoi colleghi di inserire nel testo del pronunciamento il termine "rifiuto" e non quello di "profonda preoccupazione", incluso in una prima bozza. "Non posso capire come sia possibile che abbiano approvato questa direttiva. Prima ci dicevano che gli indios non avevano anima, ma adesso mi domando dov'è l'anima europea. L'America ha ricevuto molta gente. Alcuni di loro si sono prese migliaia di ettari della nostra terra ed hanno saccheggiato le nostre risorse naturali. Hanno sfruttato i nostri fratelli ed ora approvano questa direttiva", ha dichiarato Morales.
Forti anche le dichiarazioni della presidentessa cilena Michelle Bachelet e del suo omonimo uruguayano, Tabaré Vásquez. Quest'ultimo ha dichiarato che "ci sono episodi xenofobi e situazioni discriminatorie nei confronti dell'America Latina che ci stanno colpendo molto duramente".
Centroamerica si unisce al coro delle proteste
Il Parlamento Centroamericano (PARLACEN) ha emesso ieri un pronunciamento in cui condanna tassativamente la cosiddetta "Direttiva della Vergogna" (vedi testo completo su www.itanica.org )
"Rifiutiamo energicamente la Direttiva del Ritorno approvata il 18 giugno 2008 dal Parlamento Europeo, in quanto costituisce una misura incriminante, discriminatrice e xenofoba, che attenta contro i diritti lavorativi ed umani, in modo particolare dei bambini, bambine, adolescenti e contro le norme di convivenza civile tra i popoli, che viola i progressi storici dell'umanità", recita il primo dei nove punti del pronunciamento.
Il Parlacen riafferma "il diritto di libera circolazione umana, il concetto di cittadinanza universale e la fine progressiva del concetto di straniero", esortando i presidenti dei paesi membri del Sistema di Integrazione Centroamericana (SICA), i governi e le istanze regionali dei paesi latinoamericani e dei Caraibi, "a creare un fronte comune per adottare misure e decisioni congiunte in difesa e in solidarietà con i milioni di connazionali emigranti che si trovano nel continente europeo, qualsiasi sia la loro condizione migratoria, diretta a raggiungere la derogazione o riforma della Direttiva del Ritorno, all'interno delle negoziazioni che si realizzano con l'Unione Europea".
I deputati centroamericani hanno anche deciso di chiedere ai parlamenti dei paesi membri dell'Unione Europea di non adottare questa Direttiva, ricordando che "abbiamo adottato il principio di responsabilità condivisa, come risulta dalla Dichiarazione di Lima dell'Assamblea Parlamentare Europa-America Latina (EUROLAT), nella quale era stata presentata la necessità di trattare il tema dell'immigrazione in modo integrale. Questo punto di vista - continua il pronunciamento del PARLACEN - ha a che vedere con la realizzazione dell'Accordo di Associazione (AdA) tra i paesi del SICA e L'Unione Europea".
Nell'ultimo punto, i deputati del PARLACEN hanno appoggiato pienamente quanto deciso durante la riunione dei Presidenti e Capi di Governo del SICA dello scorso 27 giugno 2008. In quell'occasione i capi di Stato hanno orientato l'equipe che rappresenterà il Centroamerica durante il IV incontro di negoziazione dell'Accordo di Associazione tra Centroamerica ed Unione Europea (AdA CA-UE), che si svolgerà a Bruxelles dal 14 al 18 luglio, a "porre come punto di fondamentale importanza il tema della Direttiva di Ritorno e l'effetto negativo che essa può avere sugli sforzi fatti per cercare di costruire relazioni mutuamente vantaggiose tra le due regioni".
Parallelamente anche il Nicaragua ha fatto sentire la sua voce.
Mercoledì scorso la Asamblea Nacional nicaraguense, con il voto favorevole di 64 deputati, ha approvato una risoluzione presentata dalla deputata del MRS, Mónica Baltodano, in cui condanna la Direttiva europea.
"La Asamblea Nacional del Nicaragua rifiuta la Direttiva di Ritorno adottata dal Parlamento Europeo lo scorso 18 giugno", segnala il testo della risoluzione.
Il documento critica la direttiva europea in quanto tratta gli immigrati come delinquenti, contraddicendo allo stesso tempo i principi dell'Accordo di Associazione che l'Unione Europea sta negoziando con i paesi centroamericani.
Secondo un comunicato stampa emesso dalla Asamblea Nacional "la Direttiva del Parlamento Europeo viola la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, la quale stabilisce che tutte le persone hanno il diritto di circolare liberamente e di scegliere il paese in cui risiedere. Con questa risoluzione il Nicaragua si aggiunge al rifiuto espresso dalla maggior parte dei paesi latinoamericani, in solidarietà con gli immigrati. La dichiarazione segnala che la direttiva è contraddittoria, in quanto all'interno della globalizzazione dove si promuove la circolazione di merci e l'apertura dei mercati, si impedisce la libera circolazione delle persone. Detta risoluzione segnala la democrazia come valore universale, e ciò esige lottare contro tutte le forme di discriminazione, razzismo, xenofobia ed intolleranza", conclude il comunicato.
© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )
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