29 agosto, 2011
HONDURAS, Urgente: Criminalizzazione e repressione del Movimiento Campesino del Bajo Aguan.
in spagnolo e inglese qui: !!Alerta!!: Satanización y represión al Movimiento Campesino del Bajo Aguan.
L' articolo pubblicato oggi (25/08) dal giornale "La Prensa", proprietà di Jorge Canahuati Larach, dal titolo "Il « Comandante » dirige 300 uomini nell'Aguan", fa parte della campagna diretta ad arte per creare un clima di guerra in Honduras, il cui fine é il rafforzamento del sistema della "piantagione", basato sul latifondo e sullo sfruttamento della mano d'opera, che ha prodotto enormi profitti per un gruppuscolo di impresari produttori di palma africana.
Il conflitto agrario in Honduras si radicalizza in seguito all' approvazione, nel 1992, della Legge di Modernizzazione Agricola, che ha permesso di aggirare gli ostacoli esistenti in materia di proprietà terriera, dando luogo a enormi piantagioni concentrate nelle mani dei produttori delle palme della morte: Miguel Facussé, Reynaldo Canales e René Morales Carazo.
Attualmente in Honduras si contano più di 600mila famiglie che soffrono a causa della carenza di terra, nonostante ciò lo stato honduregno non ha elaborato nessuna strategia in materia agraria che possa risolvere la problematica sociale che affligge il paese.
La crisi del Bajo Aguan nasce come conseguenza del sistema della piantagione, che inizia a stabilirsi dai primi anni del '900, quando le compagnie produttrici di banane si appropriarono delle fertili valli dell' Honduras. Nel 2000, il successo degli agrocombustibili replica i crimini del passato, con l'aggravante che milioni di persone si trovano espropriate.
La militarizzazione sotto l'egida di Xatruch II, forza operativa integrata, la presenza di paramilitari che si muovono impunemente nella regione, la campagna mediatica che segnala la presenza di gruppi guerriglieri, ci fanno temere un'aggressione militare contro le nostre comunità contadine nel Bajo Aguan, specialmente quelle localizzate nella riva sinistra.
La fertile immaginazione dei giornalisti e degli organismi di intelligence, dai quali proviene la segnalazione della presenza del « Comandante » e dei 300 uomini armati é una vergogna per le Forze Armate e per il Ministero della Sicurezza che stanno esercitando uno stretto controllo sulla zona, in particolar modo dall'inizio dell'amministrazione di Porfirio Lobo e dei suoi assessori colombiani alla « sicurezza democratica ».
Il violento sgombero effettuato nella comunità di Rigores, dove sono state distrutte 114 abitazioni, oltre la chiesa e la scuola, é un chiaro segnale dell'attitudine che stanno assumendo i palmeros della morte, i suoi sicari e le forze repressive dello stato.
Noi, membri del movimiento campesino della riva sinistra del Bajo Aguan, temiamo per l'integrità delle nostre vite e delle nostre comunità, di fronte all'ondata repressiva destinata a compiacere l' elite al potere, che indica la problematica dell'Aguan come la ragione principale della perdita di investimenti di capitale straniero e nazionale nel paese, sostenendo che non vi é alcuna protezione della proprietà privata.
E' urgente fermare il massacro nel Bajo Aguan, sostienici mandando lettere alle autorità honduregne, chiedendo:
· il rispetto dei diritti umani dei contadini e delle contadine degli insediamenti: Aurora, Concepción, Rigores, Marañones, La Confianza, Lempira, movimiento de Orica e MARCA.
· La fine della politica persecutoria nel Bajo Aguan
· Una strategia statale che possa risolvere la grave problematica agraria nazionale che colpisce i contadini honduregni.
· La demilitarizzazione immediata della zona e il controllo dei gruppi paramilitari che si sono impadroniti della zona.
Inviate le lettere a:
Señor Porfirio Lobo Sosa
Presidente de Honduras
Casa Presidencial
Tel: (504) 2221-4545
Fax: (504) 2221-4570info@presidencia.gob.hn
Señor Oscar Alvarez
Ministro de Seguridad
Teléfonos: (504) 2220-4298 y (504) 2220-4299
Fax: (504) 2220-1711
Email: info@seguridad.gob.hn
Señor Juan Orlando Hernandez
Presidente Congreso Nacional
Barrio La Hoya, Tegucigalpa, Honduras
Teléfonos: (504) 2220-0188 (504) 2220-4031 (504) 2220-4790 (504) 2220-4831 (504) 2220-4864 (504) 2220-4865 (504) 2220-5500 (504) 2220-5500
23 agosto, 2011
HONDURAS: Il massacro non si ferma nel Bajo Aguán
Il massacro non si ferma nel Bajo Aguán
di Giorgio TRUCCHI - LINYM
Tre contadini assassinati durante questo fine settimana
Lunedì 22 Agosto 2011-L'imponente spiegamento militare ordinato da Porfirio Lobo, col proposito di "mettere ordine nel Bajo Aguán",e gli atroci omicidi di queste ultime ore, non solo rivelano il fallimento del regime davanti al potere dei proprietari terrieri e produttori palmieri della zona,ma evidenziano una volta di più che nel Bajo Aguán non potrà esserci pace se non si risolve il grave conflitto agrario, legato alla mancanza di accesso alla terra
e ad un modello di sviluppo predatore.
Questa domenica (21/8) sono stati brutalmente assassinati Pedro Salgado, vicepresidente del MUCA (Movimiento Unificado Campesino del Aguán) e presidente della cooperativa La Concepción, e sua moglie Reina Mejía.
Sono stati attaccati nella loro casa da sconosciuti ed uccisi da vari colpi di pistola e con il machete.
Il giorno prima (20/8), sconosciuti incappucciati hanno aperto fuoco da una motocicletta contro Secundino Ruíz, presidente della Cooperativa San Isidro, appartenente al MARCA (Movimiento Auténtico Reivindicador Campesino del Aguán) ed Eliseo Pavón, anch' egli dirigente di questo gruppo contadino,che si trovavano a bordo di un veicolo.
Nell'attacco ha perso la vita Ruíz,che godeva di misure di protezione concesse dalla CIDH (Commissione Interamericana di Diritti Umani), mentre Pavón é risultato ferito e si sta rimettendo lentamente.
Secondo informazioni ancora non confermate provenienti dal Bajo Aguán, questa domenica é stato rinvenuto nell'insediamento La Lempira il corpo mutilato di un contadino appartenente al MUCA, che suppostamente era sparito il giorno prima.
Con questa tragica sequela di eventi,che evidenzia l'inutilità della tanto propagandata Operazione "Xatruch II" e della dannosa presenza di più di 1.000 effettivi militari e polizieschi nel Bajo Aguán, sono 39 i contadini organizzati assassinati tra gennaio 2010 ed agosto 2011, 16 dei quali negli ultimi 5 mesi.
Quella nuova militarizzazione della zona - la terza in poco più di un anno- é stata ordinata dal regime di Porfirio Lobo e dal suo ministro di Sicurezza, Óscar Álvarez, per suppostamente "riportare l'ordine nel Bajo Aguán, dopo la morte di 11 persone-tra guardie di sicurezza del proprietario terriero Miguel Facussé, contadini, lavoratori e lavoratrici estranei al conflitto agrario-il passato 14 e 15 di agosto."
Questa tragica situazione,che nuovamente ha portato lutto al popolo honduregno ed ai contadini della Valle dell'Aguán, si incornicia in un conflitto agrario legato alla mancanza di accesso alla terra per migliaia di famiglie contadine, all'accaparramento di territori da parte di pochi proprietari terrieri e produttori palmieri, ed ad un modello di produzione e sviluppo agricolo che privilegia la depredazione del territorio e genera insicurezza alimentare.
Al momento, tutti gli accordi firmati tra il regime e le organizzazioni contadine sono stati trascurati, e nessuno degli omicidi commessi è stato chiarato dalle autorità incaricate dell'investigazione.
Solidarietà
In differenti occasioni, le organizzazioni nazionali di diritti umani hanno chiesto una soluzione immediata alla grave situazione del Bajo Aguán. Allo stesso modo, differenti organizzazioni internazionali hanno conformato una Missione di investigazione sulla situazione dei diritti umani in questa zona del paese.
Dopo aver pubblicato a Luglio la Relazione Finale della Missione, e l'aver presentato davanti alla CIDH e alla Sottocommissione di Diritti umani dell'Europarlamento, le sei organizzazioni(1) che integrano la Missione hanno emesso un pronunciamento a fronte di questa nuova ondata di omicidi.
Oltre a condannare energicamente quanto successo i giorni 14 e 15 di agosto, esigono una "immediata" ed esaustiva investigazione di tutti i crimini commessi nel Bajo Aguán, ed esprimono la loro preoccupazione "per il rischio di nuovi atti di violenza e repressione" nella cornice della nuova militarizzazione.
Ugualmente, hanno reiterato che sarà possibile trovare un'uscita pacifica del conflitto agrario solo "mediante l'avviamento di politiche pubbliche che rispettino e compiano gli obblighi internazionali di diritti umani sottoscritti dall'Honduras", includendo tra gli altri la protezione del diritto alla vita, lo sradicamento dell'impunità, il controllo della sicurezza pubblica e privata, il diritto all'alimentazione e l'accesso alla terra.
Hanno considerato anche necessario ridefinire l'orientazione dello sviluppo rurale vigente, "cambiando da un modello basato nell'agro-commercio e l'accaparramento di terre a politiche che fomentino l'agricoltura contadina sostenibile."
(1) Organizzazioni firmatarie del pronunciamento internazionale sulla situazione Bajo Aguan:
APRODEV(Asociación de Agencias de Desarrollo ligadas al Concejo Mundial de Iglesias)
CIFCA (Iniciativa de Copenhague para América Central y México)
FIAN Internacional (Organización Internacional por el Derecho a la Alimentación)
FIDH (Federación Internacional de Derechos Humanos)
La Vía Campesina Internacional
Rel-UITA (Regional latinoamericana de la Unión Internacional de los Trabajadores de la Alimentación, Agrícolas, Hoteles, Restaurantes, Tabaco y Afines)
02 agosto, 2011
HONDURAS: Le vittime hanno smesso di sperare
Le vittime hanno smesso di sperare
tratto da defensoresenlinea.com
Venerdi 29 Luglio 2011-Durante questa settimana si sono svolte due azioni esemplari, che ci ravvivano la speranza nel presente e futuro di questa società.
La manifestazione di 12 famiglie di vittime del golpe martedì scorso di fronte al Ministero Pubblico.
E la mobilitazione di migliaia di vittime il giovedì davanti all'Organizzazione delle Nazioni Unite, per il ritardo della giustizia, la negazione della verità e la violazione dell'Accordo di Cartagena.
Entrambe le azioni hanno in comune un posizionamento politico chiaro contro l'impunità, qusta piaga che ha corroso lo stato honduregno fino ad abbatterlo come un'albero vecchio.
È sintomatico che la mobilitazione di giovedì non si è conclusa né alla Corte né al Congresso, bensì alla sede dell'ONU.
L'immagine di Manuel Zelaya ed altri leader sociali entrando nella sede delle Nazioni Unite a Tegucigalpa è lapidaria.
La consegna all'organizzazione mondiale di un progetto sulla realtà locale è il ritratto dell'instituzionalità nazionale incapace, prostrata,senza opzioni che sorreggersi con vecchie cure e pezze, come abituò questa banda di furbi negli ultimi 30 anni.
In generale, le mobilitazioni pubbliche di persone questa settimana sono come una grande tavolozza multicolore,che riflette in tutte le sue sfumature i clamori collettivi.
La popolazione é scesa in strada a gridare che è stufa della corruzione nell'amministrazione della giustizia,che premia i criminali e sanziona le vittime.; e che,inoltre, ha trasformato le risoluzioni di tribunali e corti in determinazioni politiche dettate nell'ombra.
L'atteggiamento irresponsabile delle procure, tribunali, polizia e magistrati in relazione alle centinaia di casi di morti violente dopo il golpe non ha nome.
Quello che abbiamo visto in questi due ultimi anni è un evidente pregiudizio e disprezzo per le famiglie di quelli massacrati ed un'adulazione verso gli stivali militari e polizieschi.
Invece, il popolo ricorre alla sua dignità ed indignazione per inviare un messaggio chiaro.
Chiediamo giustizia, riparazione dei danni causati e sanzione ai criminali, per non ritornare al passato. Per avere futuro. Come lezione dobbiamo segnalare che la resistenza nazionale contro il golpismo é viva, é dentro e fuori dalle case.
Ed il reclamo popolare ha nuovi temi in agenda: verità, giustizia, riparazione, sanzione ed impunità.
È anche una lezione chiave che questi nuovi temi che ci riuniscono arrivino fino alla comunità internazionale convertiti in progetti e petiizioni, ma non alle vecchie strutture nazionali devastate dal golpe.
Fingere che esiste in Honduras uno Stato di Diritto che funziona e risolve è un auto inganno irresponsabile che deve finire.
Né Stato né Diritto abbiamo dopo l'assalto perpetrato daii delinquenti golpisti, che si rifiutano di fermare il loro circolo di autodistruzione sfrenata.
Il paese deve prendere il controllo del suo destino in forma progressiva ed inarrestabile, è ora!
È il momento di appoggiare l'immagine di movimento sociale-popolare che espone la sua proposta politica in forma creativa non violenta, senza scartare nessuna forma di lotta.
Andiamo bene. Scendere nelle strade con l'agenda dei diritti umani nelle mani, è resuscitare la vita e la libertà di una nazione senza paure né complessi. Una società superiore ai teppisti violenti del 28 di giugno.