31 luglio, 2011
Honduras: S'installano accampamenti di osservazione nelle zone più a rischio dell'Honduras
È urgente documentare e denunciare
le violazioni dei diritti umani
S'installano accampamenti di osservazione nelle zone più a rischio dell'Honduras
La grave situazione di violazione ai diritti umani in Honduras, approfonditasi dopo il colpo di Stato del 2009, sembra avere oltrepassato la capacità di risposta delle varie organizzazioni nazionali impegnate su questo fronte. L'installazione di accampamenti di osservazione internazionale dei diritti umani è una delle misure più urgenti prese per far fronte alla situazione nelle zone più conflittuali del Paese.
"Noi stiamo scommettendo sulla difesa della vita e della libertà. Per poterlo fare dobbiamo cercare la verità. Quella stessa verità che ci è stata occultata e senza la quale si rafforza l'impunità. È il momento di agire in solidarietà con le comunità che stanno soffrendo la persecuzione, le minacce e la morte", ha detto Bertha Oliva, coordinatrice del Cofadeh (Comitato dei familiari dei detenuti scomparsi in Honduras).
Di fronte a questa situazione, il Cofadeh e il Cica (Collettivo Italia Centro America) hanno unito le forze e hanno promosso l'installazione di accampamenti di osservazione dei diritti umani nelle aree più conflittuali del Paese. "Il nostro obiettivo è che i volontari (campamentisti internazionali possano stare in queste zone per osservare, accompagnare e portare la propria solidarietà alle comunità e preparare relazioni periodiche sulle violazioni ai diritti umani, denunciando eventuali attacchi contro la popolazione.
A questo proposito - ha continuato Oliva - stiamo finendo di costruire una strategia che riguarda la definizione e gestione dei meccanismi di selezione, le relazioni tra il Cofadeh e le organizzazioni internazionali che realizzeranno un primo filtro dei candidati, le caratteristiche richieste ai volontari, un regolamento per volontari e comunità, le misure di sicurezza e molti altri aspetti", ha spiegato.
La strategia prevede anche che ogni campamentista sia presentato come difensore dei diritti umani di fronte alla società honduregna e accreditato presso la rappresentanza diplomatica del suo Paese, il corpo diplomatico accreditato in Honduras e l'ufficio dell'Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite.
Sebbene la presenza di volontari internazionali sia un elemento importante per la prevenzione e la denuncia delle violazioni ai diritti umani, la coordinatrice del Cofadeh ha chiarito che il loro compito non sarà quello di risolvere i problemi delle comunità. "I campamentisti non vengono per salvare le comunità e nemmeno per risolvere i loro problemi, bensì per creare fiducia, sicurezza e sostegno reciproco. Osservano per poi potere denunciare a livello internazionale le violazioni dei diritti umani.
Dobbiamo rompere questo accerchiamento mediatico - ha proseguito Oliva - che vuole fare credere al mondo che in Honduras non accade nulla, che già non vengono violati i diritti umani, che tutto va bene e che ci siamo riconciliati, soprattutto adesso che l'Honduras è stato riammesso nell'Osa (Organizzazione degli Stati Americani)".
Secondo la difensore dei diritti umani, la strategia adottata dal regime di Porfirio Lobo sarebbe stata quella di creare strutture (ministeri e istituzioni pubbliche) che servono solamente "per accedere ai finanziamenti internazionali, vendere con successo 'immagine del regime nel mondo e fomentare il clientelismo politico a livello nazionale".
Accampamenti
Il primo accampamento permanente è già stato installato vicino alla radio comunitaria "La Voz de Zacate Grande", a Puerto Grande, nella penisola di Zacate Grande, nel sud dell'Honduras. La popolazione delle 10 comunità della penisola è stata ripetutamente vittima di persecuzione fisica e giudiziaria, minacce, sgomberi e attentati. Più volte hanno cercato di chiudere la radio con la forza. L'Associazione per lo sviluppo della penisola di Zacate Grande, Adepza, accusa il latifondista Miguel Facussé Barjum di essere l'ispiratore della violenza e la persecuzione.
Un altro accampamento sarà installato a breve nel Bajo Aguán, zona in cui tra gennaio 2010 e luglio 2011 sono stati assassinati 35 contadini organizzati, mentre altri sette sono stati feriti gravemente. Migliaia di famiglie che lottano per l'accesso alla terra e per avere una vita dignitosa sono state sgomberate illegalmente dalle terre usurpate dai latifondisti. Non si scarta nemmeno la possibilità di aprire accampamenti in altre zone di conflitto, dove si sta promuovendo e iniziando la costruzione di megaprogetti idroelettrici, minerari e turistici.
Accampamenti
Il primo accampamento permanente è già stato installato vicino alla radio comunitaria "La Voz de Zacate Grande", a Puerto Grande, nella penisola di Zacate Grande, nel sud dell'Honduras. La popolazione delle 10 comunità della penisola è stata ripetutamente vittima di persecuzione fisica e giudiziaria, minacce, sgomberi e attentati. Più volte hanno cercato di chiudere la radio con la forza. L'Associazione per lo sviluppo della penisola di Zacate Grande, Adepza, accusa il latifondista Miguel Facussé Barjum di essere l'ispiratore della violenza e la persecuzione.
Un altro accampamento sarà installato a breve nel Bajo Aguán, zona in cui tra gennaio 2010 e luglio 2011 sono stati assassinati 35 contadini organizzati, mentre altri sette sono stati feriti gravemente. Migliaia di famiglie che lottano per l'accesso alla terra e per avere una vita dignitosa sono state sgomberate illegalmente dalle terre usurpate dai latifondisti. Non si scarta nemmeno la possibilità di aprire accampamenti in altre zone di conflitto, dove si sta promuovendo e iniziando la costruzione di megaprogetti idroelettrici, minerari e turistici.
"Sappiamo che con la costruzione di spazi di verità verranno giorni difficili per noi. Tuttavia, affronteremo la violenza con azioni di pace, perché l'unica forma per sconfiggere i violenti è affrontandoli con la convinzione che è davvero possibile denunciare i diritti violati", ha concluso Oliva.
© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )
in spagnolo:Urge observación internacional para documentar y denunciar violaciones contra comunidades
17 luglio, 2011
HONDURAS: Omicidi contro giornalisti
voselsoberano.com - sabato 16 luglio 2011
Con molta tristezza, impotenza ed indignazione riceviamo la notizia dell'assassinio di Nery Jeremías Orellana, un giovane attivista dell’informazione sociale, direttore di Radio Joconguera, una radio comunitaria del municipio di Candelaria, nell'impoverito e dimenticato dipartimento di Lempira, e corrispondente della nostra Radio Progresso.
Nery aveva già ricevuto minacce per il lavoro informativo realizzato dalla radio, con apertura nei confronti della chiesa cattolica, del popolo povero e dei settori in resistenza. Il Comitato per la libera espressione, C-libera, informa che un altro attivista dell’informazione ha ricevuto serie minacce di morte: si tratta di Hernán Castro, comunicatore sociale di Radio Joconguera, e analogamente sono minacciati di morte anche padre José Amílcar Lara, parroco di Candelaria Lempira ed il sindaco, il signor Manuel Bonilla.
La morte di Nery Jeremías Orellana va a sommarsi all'assassinio di altri 13 giornalisti da marzo del 2010, secondo i dati di C-libera, organismo che ha documentato pure 45 violazioni della libertà d’espressione nel primo semestre dell'anno; il bersaglio delle persecuzioni continuano ad essere le radio comunitarie, alternative ed indipendenti.
Questo nuovo assassinio ci conferma che le persecuzioni, minacce ed assassini ai danni di giornalisti proseguono, senza che il governo diretto da Porfirio Lobo Sosa “muova un dito” per fermare tali azioni. Questi fatti di violenza confermano altresì, che al di là degli accordi tra vertici, del ritorno dell’Honduras nell'Organizzazione degli Stati Americani e del mal chiamato governo di unità e riconciliazione nazionale, ciò che continua ad imperare nel paese è l'intolleranza, la sete di vendetta e la “legge del più forte”.
Radio Progresso rende istanza ed esigenza nazionale la raccomandazione fatta dalla Commissione della Verità al governo di Porfirio Lobo Sosa: indagare, più presto possibile, e punire i responsabili di minacce, persecuzioni ed assassini contro gli addetti all’informazione sociale. Se ciò non avviene, continuerà lo spargimento di sangue di persone valorose che osano mettere “il dito nella piaga” dei gravi problemi di cui il nostro paese soffre.
Tradotto da Adelina Bottero
05 luglio, 2011
Reprimono protesta pacifica contro basi militari in Honduras
28 giugno 2011 - Dina Meza
Decine di persone dell’Honduras e di altri paesi dell'America Latina sono state represse dalla polizia e dall'esercito, nelle vicinanze di Palmerola, base militare degli Stati Uniti in Honduras, mentre partecipavano ad una protesta pacifica per ripudiare la presenza straniera nel paese.
Partecipanti assistono all'Incontro Internazionale contro la Militarizzazione, Occupazione e Repressione in Honduras - giornata Continentale di Solidarietà con l’Honduras, realizzata a La Esperanza, Intibucà dal 26 al 28 giugno: “Fuori le Basi Militari Straniere!” “Basta criminalizzare i movimenti sociali!”
Nell'agenda, questo martedì 28 giugno vi era una protesta di fronte alla base militare di Palmerola, in segno di rifiuto delle basi straniere sul territorio honduregno.
Alle 9:30 del mattino, mentre il corteo si muoveva da La Esperanza a Palmerola, all'altezza di Siguatepeque vennero collocati dei picchetti polizieschi e militari per evitare l'avanzata dei manifestanti.
Bertha Cáceres, del Consiglio delle Organizzazioni Popolari ed Indigene dell’Honduras (COPINH) ha raccontato che poliziotti e militari aggredirono giovani del COPINH e di Zacate Grande, lanciarono gas lacrimogeni, picchiarono con randelli le persone sul petto e in faccia, c’erano lì perfino dei bambini ma se ne fregarono.
Ha denunciato che l'aggressività dei corpi repressivi fu tale da arrivare all'estremo di scaraventare diverse persone sotto un furgone in movimento, "dovemmo allertare l'autista, altrimenti sarebbero morte".
Si trattava di un contingente misto di elementi dei Cobra, della polizia e dell’esercito, in totale oltre 400, in aggiunta ad un elicottero usato per sorvolare la manifestazione.
C’era anche l'intelligence nordamericana in veicoli senza targa ed uomini honduregni in borghese che riprendevano video e fotografie delle persone in protesta. Uno dei veicoli aveva la targa: PC 09316.
Picchetti polizieschi e militari per evitare l'avanzata dei manifestanti.
"Non c'è riconciliazione quando il popolo tratta il tema della militarizzazione e dell'intervento dell'impero USA, la risposta è super violenta. Certo è che continueranno ad occupare il territorio honduregno", ha aggiunto.
Ha raccontato che quando un gruppo di delegati internazionali partecipanti all'Incontro contro la Militarizzazione volle entrare a Palmerola, un portavoce affermò che in Honduras non ci sono truppe straniere; la stessa cosa accadde negli anni ottanta, quando negarono la presenza dei contras sul suolo honduregno in funzione anti-rivoluzione nicaraguese.
Eppure non è cosa occultabile, dato che ci sono militari gringos ovunque, come in Mocorón, Rio Platano, la Forza Delta stabilitasi nel municipio di La Venta, in Francisco Morazán, ha segnalato la dirigente indigena.
Secondo lei, tutto ciò ha a che fare con la pressione esercitata dalle multinazionali per appropriarsi delle ricchezze dei popoli.
Ha aggiunto che i colpi di Stato le favoriscono, come il Plan Puebla Panamá, il Plan Merida e l'avviamento della IV Flotta "per reprimere non importò loro che vi fossero osservatori internazionali dei diritti umani, lo fecero con grande sfacciataggine".
Diversi giovani volevano fare scritte sui muri di recinzione di Palmerola, ma li scacciarono con gas lacrimogeni, adducendo che l'ordine era di non permettere tale azione.
Nell'Incontro, che termina questo martedì 28 giugno, si sono dibattuti i vari problemi che causa il militarismo in America Latina. Hanno partecipato i rappresentanti di organizzazioni di Brasile, Messico, Colombia, El Salvador, Honduras, Stati Uniti, Costa Rica, Spagna, Canada ed Italia.
Dall’incontro è emersa una dichiarazione che indica come la strategia di militarizzazione, mentre genera enormi ricchezze per i capi della guerra, produce maggiore povertà e violenza contro i popoli, incluso quello nordamericano. Questa strategia è la stessa in tutti i paesi, per cui la lotta è la stessa in tutti i paesi.
(segue il testo della Dichiarazione contro la Militarizzazione)
Tradotto da Adelina Bottero