05 luglio, 2011
Reprimono protesta pacifica contro basi militari in Honduras
28 giugno 2011 - Dina Meza
Decine di persone dell’Honduras e di altri paesi dell'America Latina sono state represse dalla polizia e dall'esercito, nelle vicinanze di Palmerola, base militare degli Stati Uniti in Honduras, mentre partecipavano ad una protesta pacifica per ripudiare la presenza straniera nel paese.
Partecipanti assistono all'Incontro Internazionale contro la Militarizzazione, Occupazione e Repressione in Honduras - giornata Continentale di Solidarietà con l’Honduras, realizzata a La Esperanza, Intibucà dal 26 al 28 giugno: “Fuori le Basi Militari Straniere!” “Basta criminalizzare i movimenti sociali!”
Nell'agenda, questo martedì 28 giugno vi era una protesta di fronte alla base militare di Palmerola, in segno di rifiuto delle basi straniere sul territorio honduregno.
Alle 9:30 del mattino, mentre il corteo si muoveva da La Esperanza a Palmerola, all'altezza di Siguatepeque vennero collocati dei picchetti polizieschi e militari per evitare l'avanzata dei manifestanti.
Bertha Cáceres, del Consiglio delle Organizzazioni Popolari ed Indigene dell’Honduras (COPINH) ha raccontato che poliziotti e militari aggredirono giovani del COPINH e di Zacate Grande, lanciarono gas lacrimogeni, picchiarono con randelli le persone sul petto e in faccia, c’erano lì perfino dei bambini ma se ne fregarono.
Ha denunciato che l'aggressività dei corpi repressivi fu tale da arrivare all'estremo di scaraventare diverse persone sotto un furgone in movimento, "dovemmo allertare l'autista, altrimenti sarebbero morte".
Si trattava di un contingente misto di elementi dei Cobra, della polizia e dell’esercito, in totale oltre 400, in aggiunta ad un elicottero usato per sorvolare la manifestazione.
C’era anche l'intelligence nordamericana in veicoli senza targa ed uomini honduregni in borghese che riprendevano video e fotografie delle persone in protesta. Uno dei veicoli aveva la targa: PC 09316.
Picchetti polizieschi e militari per evitare l'avanzata dei manifestanti.
"Non c'è riconciliazione quando il popolo tratta il tema della militarizzazione e dell'intervento dell'impero USA, la risposta è super violenta. Certo è che continueranno ad occupare il territorio honduregno", ha aggiunto.
Ha raccontato che quando un gruppo di delegati internazionali partecipanti all'Incontro contro la Militarizzazione volle entrare a Palmerola, un portavoce affermò che in Honduras non ci sono truppe straniere; la stessa cosa accadde negli anni ottanta, quando negarono la presenza dei contras sul suolo honduregno in funzione anti-rivoluzione nicaraguese.
Eppure non è cosa occultabile, dato che ci sono militari gringos ovunque, come in Mocorón, Rio Platano, la Forza Delta stabilitasi nel municipio di La Venta, in Francisco Morazán, ha segnalato la dirigente indigena.
Secondo lei, tutto ciò ha a che fare con la pressione esercitata dalle multinazionali per appropriarsi delle ricchezze dei popoli.
Ha aggiunto che i colpi di Stato le favoriscono, come il Plan Puebla Panamá, il Plan Merida e l'avviamento della IV Flotta "per reprimere non importò loro che vi fossero osservatori internazionali dei diritti umani, lo fecero con grande sfacciataggine".
Diversi giovani volevano fare scritte sui muri di recinzione di Palmerola, ma li scacciarono con gas lacrimogeni, adducendo che l'ordine era di non permettere tale azione.
Nell'Incontro, che termina questo martedì 28 giugno, si sono dibattuti i vari problemi che causa il militarismo in America Latina. Hanno partecipato i rappresentanti di organizzazioni di Brasile, Messico, Colombia, El Salvador, Honduras, Stati Uniti, Costa Rica, Spagna, Canada ed Italia.
Dall’incontro è emersa una dichiarazione che indica come la strategia di militarizzazione, mentre genera enormi ricchezze per i capi della guerra, produce maggiore povertà e violenza contro i popoli, incluso quello nordamericano. Questa strategia è la stessa in tutti i paesi, per cui la lotta è la stessa in tutti i paesi.
(segue il testo della Dichiarazione contro la Militarizzazione)
Tradotto da Adelina Bottero
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