23 novembre, 2012

"SPIRITI" di Yukai Ebisuno y Raffaella Mantegazza al Torino Film Festival


"SPIRITI" di Yukai Ebisuno e Raffaella Mantegazza al Torino Film Festival




Cinema Reposi - Via XX Settembre 15, Torino


(Italia/Honduras, 2012, Blu-Ray, 24’)

Esiste un luogo tra le montagne dell'Honduras dove i riti e le pre- ghiere scandiscono il trascorrere del tempo. Spiriti sono le voci degli antenati e il coraggio di una piccola comunità indigena che preferisce continuare a prendersi cura della Terra piuttosto che venderla.

Mer./Wed. 28, ore 22.15 Reposi - sala 1
Ven./Fri. 30, ore 9.30 Lux - sala 2
Sab./Sat. 1, ore 12.00 Lux - sala 2

07 novembre, 2012

Honduras: un grido per la terra

di: Annalisa Melandri
mercoledì 7 Novembre 2012

La denuncia di un documentario

Honduras: un grido per la terra

Una produzione sul conflitto agrario nella regione del Bajo Aguán. Che contrappone contadini trincerati a eserciti privati dei latifondisti
“Bajo Aguàn: Grito por la tierra” è il documentario realizzato da Alba Sud (associazione catalana specializzata in ricerca e comunicazione per lo sviluppo) e dalla Rel-Uita (sezione latinoamericana del sindacato internazionale dei lavoratori del settore alimentario) sul conflitto agrario in Honduras.
La produzione è stata realizzata in collaborazione con il Movimento Mondiale dei Boschi Tropicali (WRM), con la FIAN internazionale (Fighting Hunger With Human Rights) e con il Coordinamento delle Organizzazioni Popolari dell’Aguán (COPA) e vuole portare fuori dai confini del piccolo paese centroamericano, conosciuto in Italia probabilmente solo per una produzione televisiva di tutt’altro genere (l’Isola dei Famosi), “il conflitto agrario provocato dallo sviluppo delle grandi piantagioni di palma africana, dove il movimento contadino organizzato lotta per difendere il proprio diritto alla terra”.
Il documentario ha molteplici obiettivi, come ci spiega Giorgio Trucchi, corrispondente della Rel-Uita in Centroamerica e collaboratore di Alba Sud, che dello stesso è produttore e realizzatore: “innanzitutto rompere il cerchio mediatico che si è creato sull’Honduras dopo il golpeevidenziare i processi di concentrazione e accaparramento e stranierizzazione della terra per fomentare il modello delle monocoltivazioni in gran scala (in questo caso la palma africana) e la necessità di un cambiamento rispetto a tale modello, ma anche quello di far conoscere i processi di criminalizzazione della protesta e della lotta contadina nel Bajo Aguán e la violenza esercitata contro i settori organizzati della società”.
E’ un vero e proprio ’grido per la terra’ quello che si leva infatti dalla valle del Bajo Aguán, una delle regioni più fertili del paese. La terra qui fa gola a tanti. Per questa terra l’uomo più ricco e potente del paese, il produttore di palma africana Miguel Facussé, insieme agli altri due latifondisti locali, Reynaldo Canales e René Morales, sta portando avanti impunemente una vera e propria guerra contro le comunità organizzate contadine e rurali, guerra che dal 2009 ad oggi ha registrato un bilancio di circa 60 contadini appartenenti a diverse organizzazioni e di di due giornalisti uccisi dai membri degli ’eserciti’ privati di questi signori che agiscono in totale complicità e sinergia con le forze di repressione dello Stato honduregno, polizia ed esercito. Giunge proprio in chiusura di questo articolo la notizia che altri tre contadini sono stati uccisi domenica scorsa mentre aspettavano un autobus a Tocoa (Colón).
In Honduras, nel 1974 un timido programma di riforma agraria destinò ad alcune organizzazioni contadine, perchè le lavorassero, molte terre della regione dell’Aguán, fertile vallata a nord del paese, nel dipartimento di Colón, che deve il nome al fatto che dopo essere approdato solo su territori insulari, qui Cristoforo Colombo, il 14 agosto 1502, mise piede per la prima volta sul continente americano.
A partire dagli anni ‘90, tuttavia, lo sviluppo e l’implementazione delle politiche neoliberali messe a punto dal ’Washington Consensus’, quelle stesse che stanno causando la fame e la miseria di milioni di contadini in tutta l’America latina e centrale, attraverso diversi meccanismi - alcuni violenti come l’esproprio della terra con la forza, altri più subdoli come la concessione di crediti agrari a tassi ’usurai’ - determinò che le organizzazioni contadine perdessero le terre e queste finissero poco a poco nelle mani dei grandi latifondisti del paese.
La legge di Modernizzazione e Sviluppo del Settore Agrario del 1992, infatti, emanata durante il governo di Callejas (1990–1994) ed elaborata da Roger Norton, assessore dell’USAID e dal Comitato di Produttori per la Politica Agraria, sostituì la legge di riforma agraria del ‘72 aprendo la strada al grande potere economico e politico degli industriali, dei latifondisti e degli importatori ed esportatori del settore agropecuario, decretando la fine delle cooperative agricole ed avviando nel paese il modello del monocoltivo.
Il colpo di Stato del giugno del 2009, con il quale è stato deposto e cacciato dal paese il presidente Manuel Zelaya, ha contribuito a rendere quindi più violento un conflitto esistente già da diverso tempo, ma soprattutto ha conferito il marchio dell’impunità ai crimini che sono stati commessi contro i contadini organizzati.
Giorgio Trucchi spiega che “si tratta del conflitto agrario più sanguinoso in Centroamerica negli ultimi 15 anni, cioè dalla fine delle lotte dei movimenti armati – e aggiunge – ciò che sta accadendo nel Bajo Aguán è il risultato di un modello sbagliato di produzione e di controriforma agraria che si ha anche nel resto della regione, che impedisce l’accesso della popolazione alla terra e che colpisce duramente la sicurezza alimentare”.
E il futuro non lascia presagire nulla di buono, dal momento che “a medio termine i progetti di monocoltivazione in tutta l’America latina e centrale puntano tutti ad investire negli agrocombustibili e nei progetti di finta soluzione del cambio climatico, come il mercato del carbonio e i suoi strumenti come i REDD e i REDD+”.
Il documentario ha il pregio di raccogliere in mezz’ora di contenuti audiovisuali, preziose testimonianze raccolte sul luogo e il frutto dell’ intenso lavoro di informazione e ricerca sociale che Giorgio Trucchi, come corrispondente della Rel-Uita sta portando avanti in Honduras ormai da diversi anni.  Le voci dei contadini sopravvissuti, quelle delle donne degli asentamientos (i territori occupati dove vivono e lavorano) minacciate e costrette ad allontanarsi dalle loro case per proteggere la vita dei loro bambini, dei militanti e degli attivisti dei diritti umani, le immagini degli sgomberi violenti realizzati dall’esercito, si rincorrono fino a dare un quadro chiaro di sistematiche violazioni dei diritti umani. Come testimoniato dalle diverse missioni internazionali di osservazione sulla situazione delle violazioni dei diritti umani che sono state realizzate nel paese, non si tratta di casi isolati, ma queste (omicidi, minacce, militarizzazione del territorio e delle comunità, detenzioni arbitrarie, liste di persone da eliminare) sono diventate ormai una vera e propria politica, nonché strategia economica, di Stato.
La rabbia qui in Bajo Aguán è palpabile. Resistono i contadini trincerati nelle terre che difendono a costo della vita. L’essersi organizzati li ha aiutati ad acquistare forza, e anche coraggio. Chiedono l’attenzione della comunità internazionale perchè, come spiega Esly Banegas, dirigente sindacale e dirigente del COPA, che dovrebbe godere di misure di protezione come disposto dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani, “in molti casi è quella che ci ha salvato la vita” .
Il documentario si può vedere qui.

05 novembre, 2012

Con le popolazioni Maya del Guatemala

http://www.soggettopoliticonuovo.it/2012/10/11/con-le-popolazioni-maya-del-guatemala/

La solidarietà con chi lotta per  il lavoro, i diritti, la dignità e la difesa delle proprie vite e del proprio territorio è per noi un dovere assolutamente irrinunciabile, anche quando si tratti di paesi e di popoli lontani e poco conosciuti.
Ci fu un tempo in cui la solidarietà internazionale (allora lo chiamavamo internazionalismo) era un’espressione naturale di tutte quelle realtà politiche, sindacali e associative che facevano riferimento al mondo del lavoro e a tutte le istanze di emancipazione.
A.L.B.A. (Alleanza Lavoro Benicomuni Ambiente) sente di doversi schierare senza esitazione con le popolazioni Maya del Guatemala, che in questi giorni sono state fatte oggetto di una feroce quanto ingiustificata repressione da parte delle forze governative nel distretto di Totonicapàn, regione del Quichè.
Morti, feriti e arresti sono il bilancio di una dissennata “operazione di polizia” che il governo del presidente Otto Perez Molina ha ordinato per eliminare la resistenza delle comunità contro una riforma costituzionale -  che ridurrebbe drasticamente i diritti (già messi a dura prova) delle popolazioni indigene sulle proprie terre – e contro una situazione sociale e politica che si sta configurando come un vero golpe strisciante.
Fra l’altro, la vicenda guatemalteca coinvolge noi italiani in misura particolarmente grave, dal momento che uno dei principali fronti di lotta delle comunità (e quindi uno dei principali punti critici della repressione)  riguarda l’opposizione  alle realizzazioni che la “nostra” ENEL (multinazionale italiana, tutt’ora in parte significativa a capitale pubblico) sta portando avanti in una parte del Paese, con conseguenze gravissime in termini di devastazione ambientale, di militarizzazione del territorio e di conculcamento dei diritti civili.
Riteniamo che su questo tema (e su tutte le lotte dei popoli per la terra, la libertà, il lavoro e il diritto ad autodeterminarsi) debba sollevarsi quell’ opinione pubblica internazionale che fu capace in altri momenti di proclamare scioperi generali e attuare forme di resistenza mondiale contro i soprusi e le vessazioni.
Chiediamo che il governo italiano non si renda oltre complice del massacro e delle violazioni perpetrate in Guatemala.
Chiediamo che tutte le realtà politiche prendano posizione decisa ed esigano che si avvi subito la smilitarizzazione del territorio Maya
Chiediamo a tutte le persone, alle quali potrà giungere questo comunicato, di inviare l’ adesione alla solidarietà attiva con le comunità guatemalteche, inviando il proprio messaggio (specificando nome, cognome, città di residenza e indirizzo e-mail) a       juventudesindigenasiximuleu@gmail.com
Comitato Esecutivo ALBA  9 ottobre 2012

02 novembre, 2012

COMUNICATO URGENTE Per gli interessi dell’oligarchia, arrestano illegalmente a Rio Blanco tre compagni Lenca del COPINH

Consiglio Civico di Organizzazioni Popolari ed Indigene dell’Honduras COPINH
Intibucá; copinh@copinh.org; Telf. (504) 2783-0817; http://copinh.org;  FB: Copinh Intibucá;  Twitter: @copinhhonduras

Attraverso questo mezzo il COPINH denuncia la detenzione illegale dei nostri compagni Lenca Felipe Gómez, Gerardo Sánchez e Domingo Sánchez, membri della Comunità di La Tejera, Rio Blanco. Tale azione è stata eseguita in mattinata da circa 15 membri della Polizia Nazionale, i quali non hanno neanche presentato un ordine d’arresto, né spiegato dove li avrebbero portati.
Il COPINH condanna quest’azione repressiva, frutto delle pressioni operate da un gruppo legato al "Progetto Idroelettrico Agua Zarca", dell'impresario Camilo Atala e del sindaco del Municipio di Intibucá Martiniano Domínguez Meza, che complotta con gli impresari per impadronirsi dei fiumi e territori del Popolo Lenca nel Municipio d’Intibucá, col nullaosta della Segreteria delle Risorse Naturali ed Ambientali SERNA.
Denunciamo che questa minaccia di privatizzare il Río Gualcarque nel settore di Rio Blanco viola gli accordi del Consiglio comunale Aperto, da cui scaturì un NO categorico al progetto idroelettrico e di sfruttamento minerario, così come viola l'Accordo 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, il diritto alla libera determinazione e il procedimento di Intestazione Comunitaria che sostiene e richiede il COPINH all'INA.
Il COPINH dichiara che sta intraprendendo azioni per la libertà dei nostri compagni e contro il Progetto di privatizzazione di fiumi, energia e territorio, in particolare contro il "Progetto Agua Zarca", ma anche contro le decisioni del Sindaco del Municipio d’Intibucá, che s’incarica di porgere al miglior offerente i beni della natura, e analogamente contro il SERNA, che ha dato l’autorizzazione mediante il suo viceministro,  nonostante l'opposizione del Popolo Lenca.
Chiediamo la libertà immediata dei nostri compagni, facciamo appello alla solidarietà nazionale ed internazionale a condannare questo nuovo episodio d’aggressione contro  il Popolo Lenca organizzato nel COPINH.

Intibucá, 2 novembre 2012

Libertà per i nostri compagni!!
I fiumi non si vendono, i fiumi si difendono!
Per i nostri diritti storici e per la vita! Seguiamo l'esempio di Lempira!
COPINH

This page is powered by Blogger. Isn't yours?