28 marzo, 2008
Los Zapatistas no estan solos: una campagna europea
da Carta.org
Partita da Atene, la proposta di una campagna europea di solidarietà e appoggio ai municipi autonomi zapatisti è stata sottoscritta da ventidue organizzazioni. In Italia, è promossa da Associazione Ya Basta, Mani Tese Lucca, Comitato Chiapas «Maribel» Bergamo, Comitato Chiapas Torino, Consolato Ribelle del Messico di Brescia, Comitato Chiapas Brescia, Coordinamento Toscano di Sostegno alla Lotta Zapatista, Rete di Sostegno al Chiapas Rebelde, Progetto Dignidad Rebelde e Carta. Pubblichiamo il testo dell’appello.
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27 marzo, 2008
Da Don Ciotti a Noam Chomsky a Beppe Grillo, insieme per i diritti umani e contro i paramilitari in Colombia
Appello urgente in difesa delle associazioni per i diritti umani in Colombia
da Gennarocarotenuto.itDall’Italia al Canada. Dalla Svezia all’Argentina. Da Don Luigi Ciotti a Noam Chomsky, da Beppe Grillo a Frei Betto, dallo scopritore degli archivi del piano Condor in Paraguay, Martín Almada a Gianni Minà, da intellettuali israeliani come Meir Margalit o Jeff Halper a Hernando Calvo Ospina, giornalista di Le Monde diplomatique, forse massimo esperto al mondo di paramilitarismo, che da anni vive sotto minaccia di morte. Intellettuali, artisti, semplicemente persone sensibili, si stanno mobilitando in queste ore con una grande preoccupazione: che la tragedia colombiana non sia ricordata soltanto quando si parla di Ingrid Betancourt e che chi semina per la pace non sia lasciato solo.
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Quali sono i paesi latinoamericani più vulnerabili alla recessione USA?
da Verosudamerica.com
Messico, Centro America e i Caraibi saranno i paesi più colpiti dalla oramai chiarissima recessione in atto negli Stati Uniti. La alta percentuale di esportazioni con destino Usa ed il calo delle rimesse ne fanno facili vittime della crisi economica, in particolare economie deboli come Honduras, Nicaragua e Rep. Dominicana.
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Messico, Centro America e i Caraibi saranno i paesi più colpiti dalla oramai chiarissima recessione in atto negli Stati Uniti. La alta percentuale di esportazioni con destino Usa ed il calo delle rimesse ne fanno facili vittime della crisi economica, in particolare economie deboli come Honduras, Nicaragua e Rep. Dominicana.
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MESSICO, SPOT COCA-COLA USA BELLA CIAO. LA PROTESTA DEI DOCENTI
Autore: AlterITA - Collettivo di docenti di lingua e cultura italiana
Data: 25 marzo 2008
La pagina della protesta: http://alteritamessico.blogspot.com/2008/02/bella-ciao-vs-coca-cola.html
Per aderire alla petizione invia una e-mail a alterita@gmail.com
Puoi inviare l'adesione anche a REBOC http://it.f279.mail.yahoo.com/ym/Compose?To=no_cocacola_it@yahoo.it specificando nell'oggetto 'Adesione a Bella Ciao vs Coca-Cola'. Provvederanno ad inoltrare ad AlterITA la tua adesione insieme alle altre che perverranno.
Anonimi fruitori del mezzo televisivo, ci hanno informato che una nota multinazionale ha recentemente realizzato uno spot televisivo il quale, per promuovere il suo nuovo prodotto, utilizza le melodie di una conosciuta canzone popolare italiana, Bella Ciao!. Detto spot é attualmente trasmesso dai canali televisivi commerciali messicani ed argentini.Giá l’appropriazione di una melodia popolare per le finalitá di lucro ci appare come una scelta discutibile sotto il profilo di sottrazione di un bene collettivo messo a disposizione del guadagno del privato. Ma il caso specifico ci indegna per i protagonisti di questa storia. Da un alto la Coca-Cola Company, dall’altro Bella Ciao!La prima é una nota multinazionale degli alimenti e delle bevande, che ha saputo in questi anni diventare una delle imprese a livello globale piú presenti e ricche; e che ha dimostrato di esserci riuscita a scapito delle comunitá produttive e di consumatori dove é presente. La seconda é una canzone del vasto canzioniere della guerra partigiana contro il regime fascista e contro l’occupazione nazista in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. La canzone di per sé cantata solo in certi territori liberati dalla lotta partigiana ha tuttavia assunto il ruolo di protagonista nel secondo dopoguerra, attraversando lotte e movimenti sociali che in Italia hanno costruito la sudata democrazia che oggi, ancora una volta, si rimette in gioco nell’attuale crisi politica italiana. E seppur meno cantata nell’Italia di oggi, negli ultimi vent’anni Bella Ciao! ha attraversato mari e monti per imporsi come canto delle resistenze e le lotte per la democrazia e contro ogni fascismo nel mondo. Oggi Bella Ciao! si canta in spagnolo in tutta l’America Latina, riuscendo a rompere i muri avendo conquistato anche una celeberrima traduzione inglese negli USA.Non ci sorprende la scelta di Coca-Cola Inc.. Non é la prima volta, né sará l’ultima, che il capitale globale rappresentato da questa e molte altre imprese si appropri illegittimamente di note, linguaggi, modi, saperi e desideri che la collettivitá esprime con i suoi strumenti. Non vogliamo peró farci sorprendere dal facile tentativo di dimenticare, lasciar perdere, far passare. Non accettiamo che Bella Ciao! possa essere associata ad una impresa le cui pratiche commerciali e lavorative sono oggetto di molteplici denunce per violazioni dei diritti umani in diverse parti del mondo; un’impresa che impone un modello di consumo assolutamente pericoloso per la salute collettiva; un’impresa, infine, che diffonde una visione della vita assolutamente falsa e senza memoria. La memoria che abbiamo noi é un’altra: é quella della dignitá, la pace, la libertá, la speranza che le nota di Bella Ciao! esprimono. Per questo continueremo a camminare sulle note di Bella Ciao! nella costruzione di una societá piú giusta e libera.
Etichette: America Latina
24 marzo, 2008
CHIAPAS: Campagna per i prigionieri politici.
Honduras: stai per morire? È perché non ti lavi!
da Peacelink
4 febbraio 2008 - Flaviano Bianchini
4 febbraio 2008 - Flaviano Bianchini
Questa volta è stato lo stesso Ministero delle Miniere ad ammetterlo. Il sangue degli abitanti del Valle de Siria è contaminato. Piombo, arsenico e mercurio sopra i limiti previsti dall'Organizzazione Mondiale per la Salute. Per anni vari studi hanno continuato a mettere in evidenza la contaminazione nell'acqua e nel sangue degli abitanti della zona dove opera la miniera San Martin. Ultimi in ordine cronologico i miei studi dell'anno scorso che provavano la contaminazione in tutti i fiumi della zona e anche nel sangue del 100% delle persone analizzate. Ma il ministero e l'impresa non hanno mai voluto saperne. Per loro quegli studi erano solo dei falsi d'autore. E sono arrivati addirittura a denunciare l'autore degli studi (cioè io) per falso e calunnia. Ma la popolazione continuava a chiedere le analisi alla compagnia e al Ministero. Dopo anni queste analisi sono arrivate. Il Ministero delle Miniere ha prelevato il sangue a 40 abitanti e lo ha spedito in Colombia. Perché in Colombia? Bhè! Probabilmente perché lì era il "laboratorio amico" più vicino o più facilmente controllabile. Ma nonostante ciò i dati sono inconfutabili. La scienza ha questo di bello (o di brutto, dipende dai punti di vista), è uguale per tutti. Molto più della legge. Su 40 persone ben 28 presentano piombo, arsenico e mercurio nel sangue sopra i valori raccomandati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Per chi conosce la zona niente di nuovo. Sarà mica per questo che nella Valle c'è una mortalità infantile 12 volte la media nazionale? Tutti lo sapevano già. Ma il punto è che questa volta i risultati sono i loro. Cosa fanno si autodenunciano per calunnia? O licenziano chi ha fatto le analisi? O semplicemente fanno finta di niente? Niente di tutto ciò. Troppo complicato. Meglio far ricadere la colpa sugli stessi affettati. Meglio dare la colpa a chi ha dei metalli pesanti nel sangue e rischia di morire da un momento all'altro. Meglio dar la colpa a chi non può avere figli a causa dell'inquinamento provocato dalla miniera d'oro. L'importante è non dar la colpa alla miniera, perché poi in fondo è lei che comanda lì... Allora in una scena che ha del grottesco. Il Ministero delle Miniere conclude che sì, ammette che il sangue degli abitanti è inquinato, ma la colpa non è della miniera che utilizza 6 tonnellate al giorno di Cianuro. La colpa è degli stessi abitanti. La colpa, secondo il Ministero delle Miniere, è di chi ha il sangue inquinato perché... non si lavano.
Etichette: Honduras
22 marzo, 2008
Le rimesse straniere, il "petrolio" dell'economia centramericana
Secondo l'agenzia francese AFP, i centroamericani che vivono delle rimesse provenienti dai familiari emigrati all'estero sarebbero svariati milioni. Le rimesse costituiscono, soprattutto in alcune aree rurali, il vero "petrolio" dell'economia domestica. Alcuni stati messicani, come quello di Oaxaca, si sono praticamente "spopolati" dopo i disordini post-elettorali del 2006. Qui, su un totale di 1,6 milioni di abitanti, almeno un terzo della popolazione è "fuggita" all'estero. Un caso abbastanza simile si registra nello stato messicano del Chiapas. Una tipica zona rurale e campesina che sopravvive proprio grazie all'assistenza esterna di emigrati che fanno affluire moneta forte - come il dollaro - nelle tasche dei propri parenti. Solo nel 2007, il Messico è stato paese destinatario di 24.000 milioni di dollari. Cifra spoglia, ma che assume un significato ben diverso se si pensa che equivale al pil di paesi come il Costa Rica, la Siria o la Repubblica Dominicana. Occhio e croce, il 3-3,5% del pil messicano è fatto di rimesse straniere. Una cifra che fa eco al numero di messicani che vivono in Usa: 12 milioni, di cui almeno la metà sono "indocumentados" e quindi non regolari. Per i paesi meno popolosi (e visibilmente meno ricchi) del Centroamerica, i trasferimenti sono una vera "manna" per risollevare le sorti di fragili economie. In Honduras, le rimesse per il 2007 hanno raggiunto i 2.600 milioni di dollari, un terzo del Pil. Stesso discorso per il Salvador, dove le rimesse rappresentano il 18% del prodotto nazionale. In Guatemala sono arrivati 4.000 milioni di dollari, una percentuale più ridotta del Pil, ma da tenere in considerazione.In generale, l'intera America Latina beneficia di un trasferimenti di 45.000 milioni di dollari (CEPAL, 2004), molto più del Pil della strabiliante (per performances economiche) Slovenia. Teniamo però in considerazione che queste rimesse fanno sopravvivere almeno 2 milioni e mezzo di persone che vivono in condizioni di indigenza e in economie di sussistenza. In America Latina, almeno 300 milioni di persone vivono in povertà (CEPAL, "Panorama Social 2005"). Gli ultimi effetti della instabilità economica statunitense hanno però avuto anche effetto su questo trasferimento di denaro operato dagli emigrati. Dal Banco Interamericano de Desarrollo (BID) arrivano notizie di uno scarso incremento delle rimesse (verso alcuni paesi) per l'anno 2007. In Messico, l'incremento registrato l'anno scorso fu dell'1% (contro una media del 10% degli anni precedenti); verso il Brasile, il flusso si è ridotto del 4%. Non si tratta di una crisi generalizzata, in quanto i paesi andini e centroamericani aumentarono considerevolmente il flusso dei trasferimenti. Ma è un sintomo di qualcosa...Il BID sostiene che: "La mayor parte de las remesas sigue siendo todavía destinada a gastos corrientes como alimentación, ropa, vivienda y medicinas". Con la recessione americana, anche al sud si tirerà la cinghia!
Segnalo in coda un articolo uscito quest'estate sulla rivista della Cepal (n.92\2007): "Migraciones internacionales y desarrollo: el impacto socioeconómico de las remesas en Colombia" (scaricabile in .pdf).
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20 marzo, 2008
GUATEMALA: Dietrofront sulla pena di morte
da Peacereporter.net
Álvaro Colom fa di nuovo marcia indietro sulla pena di morte. Nonostante appena un mese fa abbia annunciato di volerla riportare agli antichi splendori (le ultime esecuzioni in Guatemala risalgono al 2000), decidendo per l'iniezione letale e accogliendo con soddisfazione la decisione del Congresso di confermare il potere di grazia del presidente, ha dovuto fare un enorme passo indietro e cambiare addirittura strada. Prendendo atto degli impegni internazionali sottoscritti dal suo Paese in tema di pena di morte, con tanto di firma sulla moratoria voluta dall’Onu apposta tre mesi fa, Colom ha annunciato che la via per l'abolizione è possibile.
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