21 luglio, 2008
Incontro con Magdalena, indigena Tolupan: un popolo millenario minacciato dalle multinazionali
da http://sferalab.blogspot.com
di Mariella Guidotti
“Quando il mango fiorisce abbondantemente e i suoi fiori si mantengono a lungo, se rimangono fino a quando maturano i frutti, allora sappiamo che sarà un anno fantastico per il raccolto. Guardando il mango sappiamo se è meglio preparare tanta terra oppure seminare di meno, per poter irrigare di più e ricavare il massimo possibile. La terra è parte della nostra vita e noi viviamo in armonia con la natura.” Magdalena Perez Vieda è in Italia da circa un anno, rifugiata politica. I suoi occhi si accendono mentre racconta il suo popolo, la sua cultura. Evoca un mondo lontano, nello spazio e nel tempo, mentre camminiamo insieme nelle vie del centro di Roma, affollate di visitatori e turisti. Nei dialoghi con Magdalena affiora di continuo il mondo da cui proviene, la sua storia, il modo di vivere della sua gente, come se li avesse cuciti sulla pelle e come se la bellezza artistica della Città eterna le passassero sopra sfiorandola appena.
Magdalena Perez Vieda è in Italia da circa un anno, rifugiata politica. I suoi occhi si accendono mentre racconta il suo popolo, la sua cultura. Evoca un mondo lontano, nello spazio e nel tempo, mentre camminiamo insieme nelle vie del centro di Roma, affollate di visitatori e turisti. Nei dialoghi con Magdalena affiora di continuo il mondo da cui proviene, la sua storia, il modo di vivere della sua gente, come se li avesse cuciti sulla pelle e come se la bellezza artistica della Città eterna le passassero sopra sfiorandola appena.Oggi pomeriggio ci incontriamo perché mi vuole raccontare in modo più diffuso delle sue vicende e di quelle del popolo cui appartiene, i Tolupan: “Siamo un popolo antichissimo arrivato in Honduras 500 anni prima dei Maya. Siamo discendenti degli Jokan Sioux, del nord degli Stati Uniti: il nostro territorio corrisponde oggi alla Bassa California e al Colorado. Siamo divisi in 35 tribù ed io appartengo alla tribù Candelaria ”.
“Quando il mango fiorisce abbondantemente e i suoi fiori si mantengono a lungo, se rimangono fino a quando maturano i frutti, allora sappiamo che sarà un anno fantastico per il raccolto. Guardando il mango sappiamo se è meglio preparare tanta terra oppure seminare di meno, per poter irrigare di più e ricavare il massimo possibile. La terra è parte della nostra vita e noi viviamo in armonia con la natura.” Magdalena Perez Vieda è in Italia da circa un anno, rifugiata politica. I suoi occhi si accendono mentre racconta il suo popolo, la sua cultura. Evoca un mondo lontano, nello spazio e nel tempo, mentre camminiamo insieme nelle vie del centro di Roma, affollate di visitatori e turisti. Nei dialoghi con Magdalena affiora di continuo il mondo da cui proviene, la sua storia, il modo di vivere della sua gente, come se li avesse cuciti sulla pelle e come se la bellezza artistica della Città eterna le passassero sopra sfiorandola appena.
Magdalena Perez Vieda è in Italia da circa un anno, rifugiata politica. I suoi occhi si accendono mentre racconta il suo popolo, la sua cultura. Evoca un mondo lontano, nello spazio e nel tempo, mentre camminiamo insieme nelle vie del centro di Roma, affollate di visitatori e turisti. Nei dialoghi con Magdalena affiora di continuo il mondo da cui proviene, la sua storia, il modo di vivere della sua gente, come se li avesse cuciti sulla pelle e come se la bellezza artistica della Città eterna le passassero sopra sfiorandola appena.Oggi pomeriggio ci incontriamo perché mi vuole raccontare in modo più diffuso delle sue vicende e di quelle del popolo cui appartiene, i Tolupan: “Siamo un popolo antichissimo arrivato in Honduras 500 anni prima dei Maya. Siamo discendenti degli Jokan Sioux, del nord degli Stati Uniti: il nostro territorio corrisponde oggi alla Bassa California e al Colorado. Siamo divisi in 35 tribù ed io appartengo alla tribù Candelaria ”.
Etichette: Honduras
19 luglio, 2008
Anche in Honduras si protesta contro le basi Usa
da Carta
Anche in Honduras si protesta contro le basi Usa
[14 Luglio 2008]
Movimenti e organizzazioni sociali dell'Honduras si preparano a ospitare il secondo introntro emisferico contro la militarizzazione e chiedono la chiusura della base di Palmarola, dove dagli anni ottanta sono «ospiti» i militari di Washington.
Dal 3 al 6 ottobre prossimi si celebrerà in Honduras il secondo Incontro emisferico contro la Militarizzazione, subito prima del Foro Sociale delle Americhe che si terrà sempre ad ottobre in Guatemala. Il primo Incontro emisferico si tenne in Chiapas nel 2003. Dalla dichiarazione finale emerse una ferma condanna alle strategie di militarizzazione dei territori in quanto causa di innumerevoli violazioni ai diritti umani, oltre che della sovranità nazionale e dei popoli. Secondo le 929 organizzazioni della società civile partecipanti a a quel primo incontro, «i mezzi di espressione più eloquenti di questa strategia militare sono gli eserciti da un lato e le istituzioni finanziarie internazionali come il Fmi e la Banca Mondiale dall’altra. Le politiche di aggiustamento, la privatizzazione generalizzata, l’indebitamento crescente dei paesi latinoamericani e dei Caraibi, l’embargo imposto a Cuba, le crisi interne indotte […] sono i principali strumenti che il sistema del potere usa per piegare la resistenza dei popoli con l’entusiasta complicità dei governi locali». A cinque anni di distanza, la situazione non pare affatto cambiata. Anzi, con le ultime evoluzioni della situazione colombiana e con gli annunci statunitensi del ritorno della quarta flotta nelle acque del continente e di nuove basi, il dibattito è attuale e urgente. La scelta di celebrare l’incontro in Honduras coincide con il riacuirsi delle polemiche sulla base aerea Usa di Palmerola, divenuta tristemente nota durante l’intervento militare statunitense contro il Nicaragua sandinista di Ortega negli anni ‘80 e contro la quale le popolazioni locali e le organizzazioni sociali hanno ripreso a lottare da anni. L’ambasciata statunitense e il governo nazionale hanno sempre sostenuto si tratti di una base honduregna e che gli statunitensi sarebbero «ospiti» sin dalla sua apertura nei primi anni ottanta, nonostante le decisioni relative alle installazioni e il controllo sulla base siano esercitate da sempre dai generali nordamericani. Alla fine del 2007 il governo dell’Honduras ha proposto che l’aeroporto della base venisse destinato alle attività commerciali. Secondo il governo, si tratterebbe di una enorme opportunità di sviluppo per il paese e per la zona. All’inizio di giugno però, l’ambasciatore statunitense in Honduras, Charles Ford, ha avvertito che esistono seri ostacoli all’adeguamento della base militare come aeroporto commerciale internazionale. Noncurante della dichiarazione, il presidente honduregno Zelaya ha ispezionato nelle scorse settimane l’aeroporto, che si trova 70 chilometri a nord della capitale Tegucigalpa. Anche il Consiglio civico di organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras [Copinh] ha dichiarato di «appoggiare la decisione di convertire Palmerola in un aeroporto internazionale civile, con fini pacifici e di sviluppo». Proprio il Copinh ha diramato nei giorni scorsi un nuovo comunicato nel quale denuncia l’illegalità della base militare di Palmerola, chiedendone l’immediata chiusura». Dello stesso avviso è il Blocco popolare, formato da organizzazioni operaie, indigene e contadine che hanno chiesto nei giorni scorsi al governo dell’Honduras di recuperare la propria sovranità sull’aeroporto, spiegando che «è necessario recuperare Palmerola perché non è possibile che la strada del Centroamerica continui ad essere la sottomissione al potere militare statunitense». Carlos Reyes, leader del Blocco, ha dichiarato che «non si deve negoziare la restituzione della base come contraltare della concessione a costruire nuove basi Usa nel paese». Secondo indiscrezioni, infatti, sarebbe intenzione del governo di Washington costruire nuove basi militare in ’Honduras, e precisamente a Puerto Lempira e a Los Llanos de San Antonio. Potrebbe essere stato proprio questo – e non una visita di cortesia al premier Zelaya–il vero motivo della visita compiuta da Negroponte in Honduras il mese scorso.
Anche in Honduras si protesta contro le basi Usa
[14 Luglio 2008]
Movimenti e organizzazioni sociali dell'Honduras si preparano a ospitare il secondo introntro emisferico contro la militarizzazione e chiedono la chiusura della base di Palmarola, dove dagli anni ottanta sono «ospiti» i militari di Washington.
Dal 3 al 6 ottobre prossimi si celebrerà in Honduras il secondo Incontro emisferico contro la Militarizzazione, subito prima del Foro Sociale delle Americhe che si terrà sempre ad ottobre in Guatemala. Il primo Incontro emisferico si tenne in Chiapas nel 2003. Dalla dichiarazione finale emerse una ferma condanna alle strategie di militarizzazione dei territori in quanto causa di innumerevoli violazioni ai diritti umani, oltre che della sovranità nazionale e dei popoli. Secondo le 929 organizzazioni della società civile partecipanti a a quel primo incontro, «i mezzi di espressione più eloquenti di questa strategia militare sono gli eserciti da un lato e le istituzioni finanziarie internazionali come il Fmi e la Banca Mondiale dall’altra. Le politiche di aggiustamento, la privatizzazione generalizzata, l’indebitamento crescente dei paesi latinoamericani e dei Caraibi, l’embargo imposto a Cuba, le crisi interne indotte […] sono i principali strumenti che il sistema del potere usa per piegare la resistenza dei popoli con l’entusiasta complicità dei governi locali». A cinque anni di distanza, la situazione non pare affatto cambiata. Anzi, con le ultime evoluzioni della situazione colombiana e con gli annunci statunitensi del ritorno della quarta flotta nelle acque del continente e di nuove basi, il dibattito è attuale e urgente. La scelta di celebrare l’incontro in Honduras coincide con il riacuirsi delle polemiche sulla base aerea Usa di Palmerola, divenuta tristemente nota durante l’intervento militare statunitense contro il Nicaragua sandinista di Ortega negli anni ‘80 e contro la quale le popolazioni locali e le organizzazioni sociali hanno ripreso a lottare da anni. L’ambasciata statunitense e il governo nazionale hanno sempre sostenuto si tratti di una base honduregna e che gli statunitensi sarebbero «ospiti» sin dalla sua apertura nei primi anni ottanta, nonostante le decisioni relative alle installazioni e il controllo sulla base siano esercitate da sempre dai generali nordamericani. Alla fine del 2007 il governo dell’Honduras ha proposto che l’aeroporto della base venisse destinato alle attività commerciali. Secondo il governo, si tratterebbe di una enorme opportunità di sviluppo per il paese e per la zona. All’inizio di giugno però, l’ambasciatore statunitense in Honduras, Charles Ford, ha avvertito che esistono seri ostacoli all’adeguamento della base militare come aeroporto commerciale internazionale. Noncurante della dichiarazione, il presidente honduregno Zelaya ha ispezionato nelle scorse settimane l’aeroporto, che si trova 70 chilometri a nord della capitale Tegucigalpa. Anche il Consiglio civico di organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras [Copinh] ha dichiarato di «appoggiare la decisione di convertire Palmerola in un aeroporto internazionale civile, con fini pacifici e di sviluppo». Proprio il Copinh ha diramato nei giorni scorsi un nuovo comunicato nel quale denuncia l’illegalità della base militare di Palmerola, chiedendone l’immediata chiusura». Dello stesso avviso è il Blocco popolare, formato da organizzazioni operaie, indigene e contadine che hanno chiesto nei giorni scorsi al governo dell’Honduras di recuperare la propria sovranità sull’aeroporto, spiegando che «è necessario recuperare Palmerola perché non è possibile che la strada del Centroamerica continui ad essere la sottomissione al potere militare statunitense». Carlos Reyes, leader del Blocco, ha dichiarato che «non si deve negoziare la restituzione della base come contraltare della concessione a costruire nuove basi Usa nel paese». Secondo indiscrezioni, infatti, sarebbe intenzione del governo di Washington costruire nuove basi militare in ’Honduras, e precisamente a Puerto Lempira e a Los Llanos de San Antonio. Potrebbe essere stato proprio questo – e non una visita di cortesia al premier Zelaya–il vero motivo della visita compiuta da Negroponte in Honduras il mese scorso.
Etichette: Honduras
Fiaccole contro ogni silenzio i no global tornano alla scuola
Repubblica Genova
Fiaccole contro ogni silenzio i no global tornano alla scuola
Sarà una fiaccolata per ricordare i pestaggi della Diaz, ma sarà anche l´occasione per rilanciare l´allarme sulla giustizia. Il ricordo delle vicende del luglio 2001, forse mai come quest´anno avrà un forte collegamento con la battaglia in corso nel paese per fermare tutta leggi e regolamenti in tema di ordinamento giudiziario che il governo Berlusconi vuole introdurre. «La sera del 21 luglio un corteo partirà da San Fruttuoso diretto in via Trento per ricordare la Diaz. Magari non tutti, ma molti di noi quella sera marceranno anche per protestare contro le leggi blocca processi e quelle salva persona» spiega Lorenzo Guadagnucci, giornalista, una delle vittime della Diaz e oggi uno dei responsabili del Comitato Verità e Giustizia per Genova. La giornata della Diaz, lunedì 21 luglio, dovrebbe iniziare con l´attesa della sentenza del processo di Bolzaneto in tribunale ma in realtà il pronunciamento per la prigione del G8 potrebbe arrivare in anticipo già la prossima settimana. Alle ore 18 del 21 luglio quindi l´appuntamento è per il circolo Arci Zenzero in via Torti per un incontro dal titolo "Io che nel 2001 non c´ero…", conversazioni con i ragazzi e le ragazze che nel 2001 avevano 15 anni. Alle 19.30 partirà la fiaccolata per via Battisti e alle 22.30 proprio nei locali della scuola ci sarà la proiezione del film "Video Diaz.
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15 luglio, 2008
Inizia Foro Mesoamericano de los Pueblos
Movimenti sociali si riuniscono per dire No al neocolonialismo del libero commercio
Dal 14 al 16 di luglio il Nicaragua sarà anfitrione del VII Foro Mesoamericano dei Popoli - "Mesoamérica en resistencia…NO al neocolonialismo del libre comercio", al quale parteciperanno circa 1.200 delegati di tutta la regione (da Panama al Messico), concentrati nelle installazioni della Università d'Agraria del Nicaragua (UNA). William Rodríguez, del Movimiento Social Nicaraguense "Otro Mundo es Posible", ha spiegato alla Lista Informativa "Nicaragua y más" i principali obiettivi e contenuti strategici di questo incontro. "È stato uno sforzo molto grande e si tratta di uno spazio naturale di confluenza e convergenza di tutte le espressioni sociali che esistono in Mesoamerica. Credo che debba essere uno strumento di consultazione per governi ed istituzioni che stanno portando avanti accordi commerciali e politiche economiche che influenzeranno in modo determinante il futuro delle popolazioni. Ci sono tre grandi aree che sono trasversali alle quaranta attività che si svilupperanno durante il Foro, che sono il tema di Genere, la Diversità ed il Soggetto Politico, perché bisogna costruire quell'uomo nuovo e quella donna nuova che vogliamo governino i nostri paesi nel futuro", ha affermato Rodríguez. All'interno del Foro Mesoamericano dei Popoli ci saranno sette aree tematiche centrali, tra cui gli Accordi Commerciali e la Cooperazione per lo Sviluppo. "Si dice che tutti i problemi della regione possano essere risolti con gli accordi commerciali, come il CAFTA-DR, il Plan Puebla Panamá (PPP) o l'Accordo di Associazione (AdA) con l'Unione Europea e con l'aiuto economico della cooperazione per lo sviluppo. Vogliamo discutere questi temi - ha continuato il rappresentante del Movimiento Social Nicaraguense (MSN) -, perché i nostri paesi sono ricchi di risorse naturali, biodiversità e risorse umane, ma continuiamo ad essere molto poveri. È per questo motivo che dobbiamo valutare e rivedere l'effettività di questi trattati e della cooperazione". Le altre aree riguardano la Partecipazione Politica e la Governabilità, che definiscono il diritto delle organizzazioni sociali a mantenere la loro autonomia nel momento in cui si relazionano con i governi della regione, i Diritti umani, la Militarizzazione, con riferimento alla presenza militare straniera nella regione mesoamericana e alla criminalizzazione dei movimenti sociali, il Debito Estero ed i Cambiamenti Climatici e la Crisi Alimentaria. I lavori verranno completati da 14 Tavoli settoriali, tra i quali si evidenziano Gioventù, Donna, Infanzia ed Adolescenza, Lavoro e Sindacalismo, Sovranità Alimentaria, Ambiente, Migrazioni, Diversità Sessuale.
Secondo Carlos H. Reyes, rappresentante del Bloque Popular dell'Honduras e del Sindacato dei Lavoratori dell'Industria delle Bevande e Simili (STIBYS), integrante della UITA, "quando i nostri paesi si emanciparono dalla Spagna nel 1821, si unirono in quello che si conosce come Province Unite dell'America Centrale. Ci pensarono però gli inglesi e le oligarchie conservatrici a dividerci in cinque paesi in stato di disabilità, per poter fare tutto ciò che volevano e questa situazione è peggiorata con il passare del tempo.
Un evento come il VII Foro Mesoamericano de los Pueblos serve per far crescere le nostre coscienze sulla necessità di unirci e lottare insieme agli altri paesi latinoamericani, per rivendicare il pensiero di Bolivar, Morazán, Martí e di altri eminenti del continente che sono stati i precursori dell'antimperialismo. Veniamo - ha continuato Reyes - a conoscere le esperienze di resistenza e di lotta dei vari paesi della regione, perché esiste un'enorme ricchezza ed i popoli stanno prendendo coscienza della necessità di unirsi e lottare insieme. In questo sistema della globalizzazione neoliberista non possiamo continuare a restare separati". Per il rappresentante dello STIBYS è di somma importanza la partecipazione a questi eventi del movimento sindacale. "Se il movimento sindacale si atomizza all'interno dei propri sindacati, se non ha un'agenda politica e un'agenda di unificazione con gli altri settori, per lottare per un processo integrazionista e di liberazione, il modello neoliberista se lo mangia. Abbiamo visto come molte organizzazioni sindacali sono scomparse e come molte altre continuano a sparire. Bisogna trasformare la nostra lotta in lotta del popolo ed i livelli di politicizzazione che si acquisiscono in processi come questi, migliorano la qualità dei quadri sindacali, perché non possiamo rinchiuderci nel circolo vizioso del Contratto Aziendale", ha concluso Reyes. Dopo un minuto di applausi per commemorare i caduti durante le lotte sociali nella regione, si è dato inizio ai lavori del VII Foro Mesoamericano dei Popoli, i quali si concluderanno il 16 luglio con una marcia per le strade di Managua "in rifiuto agli Accordi di Associazione dell'Unione Europea ed America Centrale e per la statalizzazione dei servizi pubblici". Sarà anche l'occasione per far conoscere la Dichiarazione Politica del Foro Mesoamericano. "Per noi è importante poter definire un'agenda comune affinché, come Mesoamerica, si possa far fronte a tutti questi programmi e accordi neoliberisti che, come sempre hanno fatto, vengono a saccheggiare i nostri paesi - ha commentato Zulma Larín, della Red Sinti Techan del Salvador, alla Lista Informativa "Nicaragua y más" . Sarà una Dichiarazione Politica del Foro che si costruirà durante questi tre giorni di intensi lavori, all'interno dei Tavoli Multisettoriali, dei Tavoli Tematici ed attorno alle aree strategiche. Sarà il frutto dell'apporto di tutti i partecipanti, affinché ogni persona si senta parte di questo sforzo e si continui a lavorare e lottare sia a livello locale che regionale", ha concluso Larín. I risultati di questo Foro Mesoamericano saranno ripresi all'interno del Foro Sociale Americano che si realizzerà nel mese di ottobre in Guatemala.
© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - http://www.itanica.org/ )
Un evento come il VII Foro Mesoamericano de los Pueblos serve per far crescere le nostre coscienze sulla necessità di unirci e lottare insieme agli altri paesi latinoamericani, per rivendicare il pensiero di Bolivar, Morazán, Martí e di altri eminenti del continente che sono stati i precursori dell'antimperialismo. Veniamo - ha continuato Reyes - a conoscere le esperienze di resistenza e di lotta dei vari paesi della regione, perché esiste un'enorme ricchezza ed i popoli stanno prendendo coscienza della necessità di unirsi e lottare insieme. In questo sistema della globalizzazione neoliberista non possiamo continuare a restare separati". Per il rappresentante dello STIBYS è di somma importanza la partecipazione a questi eventi del movimento sindacale. "Se il movimento sindacale si atomizza all'interno dei propri sindacati, se non ha un'agenda politica e un'agenda di unificazione con gli altri settori, per lottare per un processo integrazionista e di liberazione, il modello neoliberista se lo mangia. Abbiamo visto come molte organizzazioni sindacali sono scomparse e come molte altre continuano a sparire. Bisogna trasformare la nostra lotta in lotta del popolo ed i livelli di politicizzazione che si acquisiscono in processi come questi, migliorano la qualità dei quadri sindacali, perché non possiamo rinchiuderci nel circolo vizioso del Contratto Aziendale", ha concluso Reyes. Dopo un minuto di applausi per commemorare i caduti durante le lotte sociali nella regione, si è dato inizio ai lavori del VII Foro Mesoamericano dei Popoli, i quali si concluderanno il 16 luglio con una marcia per le strade di Managua "in rifiuto agli Accordi di Associazione dell'Unione Europea ed America Centrale e per la statalizzazione dei servizi pubblici". Sarà anche l'occasione per far conoscere la Dichiarazione Politica del Foro Mesoamericano. "Per noi è importante poter definire un'agenda comune affinché, come Mesoamerica, si possa far fronte a tutti questi programmi e accordi neoliberisti che, come sempre hanno fatto, vengono a saccheggiare i nostri paesi - ha commentato Zulma Larín, della Red Sinti Techan del Salvador, alla Lista Informativa "Nicaragua y más" . Sarà una Dichiarazione Politica del Foro che si costruirà durante questi tre giorni di intensi lavori, all'interno dei Tavoli Multisettoriali, dei Tavoli Tematici ed attorno alle aree strategiche. Sarà il frutto dell'apporto di tutti i partecipanti, affinché ogni persona si senta parte di questo sforzo e si continui a lavorare e lottare sia a livello locale che regionale", ha concluso Larín. I risultati di questo Foro Mesoamericano saranno ripresi all'interno del Foro Sociale Americano che si realizzerà nel mese di ottobre in Guatemala.
© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - http://www.itanica.org/ )
Etichette: Centro America y Caribe
08 luglio, 2008
Il COPINH in Honduras chiede la riconversione della tristemente famosa base di Palmerola
Ricordo che il COPINH, assieme ad una coordinazione continentale, organizzera' il II Encuentro Hemisferico Frente la Militarizacion, dal 3 al 6 ottobre del 2008 in Honduras, subito prima del Foro Social de las Americas che si terra' in Guatemala e di cui il II incontro emisferico e' parte integrante.
Per maggiori informazioni: www.antimilitarizacion.blogspot.com
Per maggiori informazioni: www.antimilitarizacion.blogspot.com
Il Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras (COPINH) ha emesso un comunicato stampa in cui si denuncia l'illegalità della base militare nordamericana di Palmerola. Questa base è diventata tristemente famosa durante gli anni 80, quando svolse il ruolo di testa di ponte per l'amministrazione Reagan contro il governo sandinista di Daniel Ortega.
Ora il COPINH chiede:- Una volta ancora esigiamo l'eliminazione di questa base, in quanto significa una violazione alla sovranità nazionale, oltre ad essere una violazione alla Costituzione della Repubblica.
- Il COPINH appoggia la decisione di convertire Palmerola in un aeroporto internazionale civile, con fini pacifici e di sviluppo, dato che la militarizzazione e la guerra non portano benefici all'umanità, ma solo desolazione, povertà e morte.
- Il COPINH condanna il blocco continentale contro le popolazioni latinoamericane attraverso la quarta flotta nordamericana, con il proposito di intimorire i popoli nelle loro lotte emancipative e garantire l'imposizione di piani e trattati per spogliare i popoli delle proprie risorse naturali.
- Il COPINH denuncia l'intenzione del governo imperialista diretto dal signore della guerra, George Bush, di aprire nuove basi militari sul territorio honduregno, in modo particolare a Puerto Lempira, Dipartimento di Gracias a Dios ed a Los Llanos de San Antonio, municipio de Marcala, Dipartimento di La Paz. Questo fatto porterà maggiori violazioni ai diritti umani e viola apertamente i diritti delle popolazioni indigene ed il Trattato 169 della ILO.
- Il COPINH lancia un appello al popolo honduregno per riscattare e difendere il nostro territorio seguendo l'esempio di Lempira, il nostro eroe nazionale ed appoggiare senza riserve l'intenzione di trasformare Palmerola in un aeroporto civile internazionale, dato che Palmerola è territorio honduregno, senza farsi manipolare dai gruppi dell'oligarchia traditrice e vendepatria.
© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - http://www.itanica/
Ora il COPINH chiede:- Una volta ancora esigiamo l'eliminazione di questa base, in quanto significa una violazione alla sovranità nazionale, oltre ad essere una violazione alla Costituzione della Repubblica.
- Il COPINH appoggia la decisione di convertire Palmerola in un aeroporto internazionale civile, con fini pacifici e di sviluppo, dato che la militarizzazione e la guerra non portano benefici all'umanità, ma solo desolazione, povertà e morte.
- Il COPINH condanna il blocco continentale contro le popolazioni latinoamericane attraverso la quarta flotta nordamericana, con il proposito di intimorire i popoli nelle loro lotte emancipative e garantire l'imposizione di piani e trattati per spogliare i popoli delle proprie risorse naturali.
- Il COPINH denuncia l'intenzione del governo imperialista diretto dal signore della guerra, George Bush, di aprire nuove basi militari sul territorio honduregno, in modo particolare a Puerto Lempira, Dipartimento di Gracias a Dios ed a Los Llanos de San Antonio, municipio de Marcala, Dipartimento di La Paz. Questo fatto porterà maggiori violazioni ai diritti umani e viola apertamente i diritti delle popolazioni indigene ed il Trattato 169 della ILO.
- Il COPINH lancia un appello al popolo honduregno per riscattare e difendere il nostro territorio seguendo l'esempio di Lempira, il nostro eroe nazionale ed appoggiare senza riserve l'intenzione di trasformare Palmerola in un aeroporto civile internazionale, dato che Palmerola è territorio honduregno, senza farsi manipolare dai gruppi dell'oligarchia traditrice e vendepatria.
© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - http://www.itanica/
Etichette: Honduras
04 luglio, 2008
America latina condanna Direttiva della Vergogna
Un giorno prima erano stati i governanti dei paesi che fanno parte o sono associati al MERCOSUR a prendere una posizione di aperta e forte condanna contro la Direttiva del Ritorno, approvata dal Parlamento Europeo lo scorso 18 giugno. Ora seguono a ruota le nazioni centroamericane, attraverso un pronunciamento del Parlamento Centroamericano (PARLACEN), a cui si aggiunge la risoluzione approvata dalla Asamblea Nacional del Nicaragua.
Il pronunciamento dei capi di Stato di Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay, Venezuela, Cile e Bolivia, con l'aggiunta dei ministri di Ecuador, Colombia, Perù e Messico, durante il XXXV vertice del MERCOSUR, avverte che "i presidenti degli stati che fanno parte del MERCOSUR e gli stati associati rifiutano qualsiasi tentativo di criminalizzare l'immigrazione irregolare e l'adozione di politiche migratorie restrittive, in modo particolare verso i settori più vulnerabili, le donne ed i bambini". In altri passaggi viene fatta un'esortazione ai paesi europei ad "evitare i multimilionari sussidi che creano distorsioni nella competitività e nella mancanza di apertura dei loro mercati ai prodotti dei paesi emergenti, approfondendo in questo modo le cause dell'emigrazione".
Il presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva ha dichiarato che "il vento freddo della xenofobia soffia nuovamente con le false risposte alle sfide dell'economia e della società" ed ha avvertito che durante il Vertice del G-8 in Giappone ripeterà le stesse cose per generare una discussione su questo tema.
Ancora più forti le dichiarazioni dei presidenti di Venezuela e Bolivia.
Hugo Chávez ha ribadito che "non possiamo restare zitti, né limitarci a protestare. Se l'Europa civilizzata vuole legalizzare le barbarie dobbiamo prendere misure molto concrete". Da parte sua il presidente boliviano Evo Morales, che pochi giorni prima dell'approvazione della Direttiva aveva inviato una lettera ai parlamentari europei invitandoli a votare contro questo provvedimento, si è domandato "dov'è l'anima europea?" ed ha chiesto ai suoi colleghi di inserire nel testo del pronunciamento il termine "rifiuto" e non quello di "profonda preoccupazione", incluso in una prima bozza. "Non posso capire come sia possibile che abbiano approvato questa direttiva. Prima ci dicevano che gli indios non avevano anima, ma adesso mi domando dov'è l'anima europea. L'America ha ricevuto molta gente. Alcuni di loro si sono prese migliaia di ettari della nostra terra ed hanno saccheggiato le nostre risorse naturali. Hanno sfruttato i nostri fratelli ed ora approvano questa direttiva", ha dichiarato Morales.
Forti anche le dichiarazioni della presidentessa cilena Michelle Bachelet e del suo omonimo uruguayano, Tabaré Vásquez. Quest'ultimo ha dichiarato che "ci sono episodi xenofobi e situazioni discriminatorie nei confronti dell'America Latina che ci stanno colpendo molto duramente".
Centroamerica si unisce al coro delle proteste
Il Parlamento Centroamericano (PARLACEN) ha emesso ieri un pronunciamento in cui condanna tassativamente la cosiddetta "Direttiva della Vergogna" (vedi testo completo su www.itanica.org )
"Rifiutiamo energicamente la Direttiva del Ritorno approvata il 18 giugno 2008 dal Parlamento Europeo, in quanto costituisce una misura incriminante, discriminatrice e xenofoba, che attenta contro i diritti lavorativi ed umani, in modo particolare dei bambini, bambine, adolescenti e contro le norme di convivenza civile tra i popoli, che viola i progressi storici dell'umanità", recita il primo dei nove punti del pronunciamento.
Il Parlacen riafferma "il diritto di libera circolazione umana, il concetto di cittadinanza universale e la fine progressiva del concetto di straniero", esortando i presidenti dei paesi membri del Sistema di Integrazione Centroamericana (SICA), i governi e le istanze regionali dei paesi latinoamericani e dei Caraibi, "a creare un fronte comune per adottare misure e decisioni congiunte in difesa e in solidarietà con i milioni di connazionali emigranti che si trovano nel continente europeo, qualsiasi sia la loro condizione migratoria, diretta a raggiungere la derogazione o riforma della Direttiva del Ritorno, all'interno delle negoziazioni che si realizzano con l'Unione Europea".
I deputati centroamericani hanno anche deciso di chiedere ai parlamenti dei paesi membri dell'Unione Europea di non adottare questa Direttiva, ricordando che "abbiamo adottato il principio di responsabilità condivisa, come risulta dalla Dichiarazione di Lima dell'Assamblea Parlamentare Europa-America Latina (EUROLAT), nella quale era stata presentata la necessità di trattare il tema dell'immigrazione in modo integrale. Questo punto di vista - continua il pronunciamento del PARLACEN - ha a che vedere con la realizzazione dell'Accordo di Associazione (AdA) tra i paesi del SICA e L'Unione Europea".
Nell'ultimo punto, i deputati del PARLACEN hanno appoggiato pienamente quanto deciso durante la riunione dei Presidenti e Capi di Governo del SICA dello scorso 27 giugno 2008. In quell'occasione i capi di Stato hanno orientato l'equipe che rappresenterà il Centroamerica durante il IV incontro di negoziazione dell'Accordo di Associazione tra Centroamerica ed Unione Europea (AdA CA-UE), che si svolgerà a Bruxelles dal 14 al 18 luglio, a "porre come punto di fondamentale importanza il tema della Direttiva di Ritorno e l'effetto negativo che essa può avere sugli sforzi fatti per cercare di costruire relazioni mutuamente vantaggiose tra le due regioni".
Parallelamente anche il Nicaragua ha fatto sentire la sua voce.
Mercoledì scorso la Asamblea Nacional nicaraguense, con il voto favorevole di 64 deputati, ha approvato una risoluzione presentata dalla deputata del MRS, Mónica Baltodano, in cui condanna la Direttiva europea.
"La Asamblea Nacional del Nicaragua rifiuta la Direttiva di Ritorno adottata dal Parlamento Europeo lo scorso 18 giugno", segnala il testo della risoluzione.
Il documento critica la direttiva europea in quanto tratta gli immigrati come delinquenti, contraddicendo allo stesso tempo i principi dell'Accordo di Associazione che l'Unione Europea sta negoziando con i paesi centroamericani.
Secondo un comunicato stampa emesso dalla Asamblea Nacional "la Direttiva del Parlamento Europeo viola la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, la quale stabilisce che tutte le persone hanno il diritto di circolare liberamente e di scegliere il paese in cui risiedere. Con questa risoluzione il Nicaragua si aggiunge al rifiuto espresso dalla maggior parte dei paesi latinoamericani, in solidarietà con gli immigrati. La dichiarazione segnala che la direttiva è contraddittoria, in quanto all'interno della globalizzazione dove si promuove la circolazione di merci e l'apertura dei mercati, si impedisce la libera circolazione delle persone. Detta risoluzione segnala la democrazia come valore universale, e ciò esige lottare contro tutte le forme di discriminazione, razzismo, xenofobia ed intolleranza", conclude il comunicato.
© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )
Il pronunciamento dei capi di Stato di Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay, Venezuela, Cile e Bolivia, con l'aggiunta dei ministri di Ecuador, Colombia, Perù e Messico, durante il XXXV vertice del MERCOSUR, avverte che "i presidenti degli stati che fanno parte del MERCOSUR e gli stati associati rifiutano qualsiasi tentativo di criminalizzare l'immigrazione irregolare e l'adozione di politiche migratorie restrittive, in modo particolare verso i settori più vulnerabili, le donne ed i bambini". In altri passaggi viene fatta un'esortazione ai paesi europei ad "evitare i multimilionari sussidi che creano distorsioni nella competitività e nella mancanza di apertura dei loro mercati ai prodotti dei paesi emergenti, approfondendo in questo modo le cause dell'emigrazione".
Il presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva ha dichiarato che "il vento freddo della xenofobia soffia nuovamente con le false risposte alle sfide dell'economia e della società" ed ha avvertito che durante il Vertice del G-8 in Giappone ripeterà le stesse cose per generare una discussione su questo tema.
Ancora più forti le dichiarazioni dei presidenti di Venezuela e Bolivia.
Hugo Chávez ha ribadito che "non possiamo restare zitti, né limitarci a protestare. Se l'Europa civilizzata vuole legalizzare le barbarie dobbiamo prendere misure molto concrete". Da parte sua il presidente boliviano Evo Morales, che pochi giorni prima dell'approvazione della Direttiva aveva inviato una lettera ai parlamentari europei invitandoli a votare contro questo provvedimento, si è domandato "dov'è l'anima europea?" ed ha chiesto ai suoi colleghi di inserire nel testo del pronunciamento il termine "rifiuto" e non quello di "profonda preoccupazione", incluso in una prima bozza. "Non posso capire come sia possibile che abbiano approvato questa direttiva. Prima ci dicevano che gli indios non avevano anima, ma adesso mi domando dov'è l'anima europea. L'America ha ricevuto molta gente. Alcuni di loro si sono prese migliaia di ettari della nostra terra ed hanno saccheggiato le nostre risorse naturali. Hanno sfruttato i nostri fratelli ed ora approvano questa direttiva", ha dichiarato Morales.
Forti anche le dichiarazioni della presidentessa cilena Michelle Bachelet e del suo omonimo uruguayano, Tabaré Vásquez. Quest'ultimo ha dichiarato che "ci sono episodi xenofobi e situazioni discriminatorie nei confronti dell'America Latina che ci stanno colpendo molto duramente".
Centroamerica si unisce al coro delle proteste
Il Parlamento Centroamericano (PARLACEN) ha emesso ieri un pronunciamento in cui condanna tassativamente la cosiddetta "Direttiva della Vergogna" (vedi testo completo su www.itanica.org )
"Rifiutiamo energicamente la Direttiva del Ritorno approvata il 18 giugno 2008 dal Parlamento Europeo, in quanto costituisce una misura incriminante, discriminatrice e xenofoba, che attenta contro i diritti lavorativi ed umani, in modo particolare dei bambini, bambine, adolescenti e contro le norme di convivenza civile tra i popoli, che viola i progressi storici dell'umanità", recita il primo dei nove punti del pronunciamento.
Il Parlacen riafferma "il diritto di libera circolazione umana, il concetto di cittadinanza universale e la fine progressiva del concetto di straniero", esortando i presidenti dei paesi membri del Sistema di Integrazione Centroamericana (SICA), i governi e le istanze regionali dei paesi latinoamericani e dei Caraibi, "a creare un fronte comune per adottare misure e decisioni congiunte in difesa e in solidarietà con i milioni di connazionali emigranti che si trovano nel continente europeo, qualsiasi sia la loro condizione migratoria, diretta a raggiungere la derogazione o riforma della Direttiva del Ritorno, all'interno delle negoziazioni che si realizzano con l'Unione Europea".
I deputati centroamericani hanno anche deciso di chiedere ai parlamenti dei paesi membri dell'Unione Europea di non adottare questa Direttiva, ricordando che "abbiamo adottato il principio di responsabilità condivisa, come risulta dalla Dichiarazione di Lima dell'Assamblea Parlamentare Europa-America Latina (EUROLAT), nella quale era stata presentata la necessità di trattare il tema dell'immigrazione in modo integrale. Questo punto di vista - continua il pronunciamento del PARLACEN - ha a che vedere con la realizzazione dell'Accordo di Associazione (AdA) tra i paesi del SICA e L'Unione Europea".
Nell'ultimo punto, i deputati del PARLACEN hanno appoggiato pienamente quanto deciso durante la riunione dei Presidenti e Capi di Governo del SICA dello scorso 27 giugno 2008. In quell'occasione i capi di Stato hanno orientato l'equipe che rappresenterà il Centroamerica durante il IV incontro di negoziazione dell'Accordo di Associazione tra Centroamerica ed Unione Europea (AdA CA-UE), che si svolgerà a Bruxelles dal 14 al 18 luglio, a "porre come punto di fondamentale importanza il tema della Direttiva di Ritorno e l'effetto negativo che essa può avere sugli sforzi fatti per cercare di costruire relazioni mutuamente vantaggiose tra le due regioni".
Parallelamente anche il Nicaragua ha fatto sentire la sua voce.
Mercoledì scorso la Asamblea Nacional nicaraguense, con il voto favorevole di 64 deputati, ha approvato una risoluzione presentata dalla deputata del MRS, Mónica Baltodano, in cui condanna la Direttiva europea.
"La Asamblea Nacional del Nicaragua rifiuta la Direttiva di Ritorno adottata dal Parlamento Europeo lo scorso 18 giugno", segnala il testo della risoluzione.
Il documento critica la direttiva europea in quanto tratta gli immigrati come delinquenti, contraddicendo allo stesso tempo i principi dell'Accordo di Associazione che l'Unione Europea sta negoziando con i paesi centroamericani.
Secondo un comunicato stampa emesso dalla Asamblea Nacional "la Direttiva del Parlamento Europeo viola la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, la quale stabilisce che tutte le persone hanno il diritto di circolare liberamente e di scegliere il paese in cui risiedere. Con questa risoluzione il Nicaragua si aggiunge al rifiuto espresso dalla maggior parte dei paesi latinoamericani, in solidarietà con gli immigrati. La dichiarazione segnala che la direttiva è contraddittoria, in quanto all'interno della globalizzazione dove si promuove la circolazione di merci e l'apertura dei mercati, si impedisce la libera circolazione delle persone. Detta risoluzione segnala la democrazia come valore universale, e ciò esige lottare contro tutte le forme di discriminazione, razzismo, xenofobia ed intolleranza", conclude il comunicato.
© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )
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02 luglio, 2008
APPELLO dell`Associazione di Amicizia Italia-Cuba
Cari iscritti,
il prossimo 12 settembre ricorre il decimo anniversario dell'arresto negli Stati Uniti dei Cinque cubani, che svolgevano mansioni di controllo sulle attività dei gruppi mafiosi controrivoluzionari della Florida per prevenire e sventare attentati contro il proprio popolo.Per ricordare questo anniversario, per protestare per la loro ingiusta detenzione, per fare arrivare ai Cinque e ai loro familiari un significativo messaggio di solidarietà, per rompere il muro di silenzio dei mezzi di comunicazione su questo caso, il Comitato Italiano Giustizia per i Cinque promuove una grande manifestazione a Roma nella giornata di sabato 13 settembre.L'Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba, che ha aderito al Comitato fin dalla sua costituzione, considera di primaria importanza la mobilitazione dei propri Circoli e dei propri soci per la miglior riuscita di questa iniziativa.
Le vostre adesioni possono essere inviate a info@giustiziapericinque.org
Ma è anche necessario far sentire la nostra efficace presenza, con le nostre bandiere e con i nostri striscioni, come già è avvenuto nelle manifestazioni di Roma nel giugno 2003 e di Milano nel settembre 2006, anche se il nostro intervento comporterà che ciascuno di noi dovrà affrontare un impegno economico per le spese di viaggio. Gli obiettivi di questa manifestazione valgono bene questo sforzo.Chiediamo, pertanto, a tutti i nostri Circoli e ai nostri soci di diffondere il più possibile l'appello allegato per promuovere la più ampia partecipazione alla manifestazione.
Vi ringrazio per l'attenzione.
Sergio Marinoni, presidenteAssociazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
Iscritta al Registro Nazionale delle Associazioni di Promozione Sociale al n° 82
Codice fiscale 96233920584
Segreteria: via Pietro Borsieri, 420159 MILANO tel.
+39.02.680862 fax+39.02.683082
LIBERTA' PER I CINQUE CUBANI DA DIECI ANNI PRIGIONIERI NEGLI STATI UNITI
L'Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba aderisce alla manifestazione di Roma - sabato 13 settembre 2008 alle ore 15.00 in Piazza Farnese - indetta dal Comitato Italiano Giustizia per i Cinque. Una manifestazione che vogliamo grande, partecipata e unitaria a sostegno della causa dei Cinque patrioti cubani detenuti nelle carceri statunitensi solo per aver sventato e denunciato alle autorità statunitensi gli attentati terroristici in preparazione contro Cuba da parte dei gruppi mafiosi anticubani di Miami. A settembre saranno dieci anni che questi Cinque cubani sono reclusi illegalmente e ingiustamente nelle carceri degli Stati Uniti. L'Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba invita tutte le forze politiche e sociali, tutte le Associazioni di solidarietà con Cuba, tutto il mondo del volontariato, tutti i sinceri democratici a partecipare alla manifestazione indetta dal Comitato Italiano Giustizia per i Cinque.
Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
Per adesioni: info@giustiziapericinque.org
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