20 maggio, 2013
Militante e indigeno in Chiapas? Prigione!
Lo chiamano il Prof, El Profe. E’ ormai un simbolo delle lotte contadine e dei prigionieri politici in Chiapas e in tutto il Messico. Nel 2000 venne arrestato senza mandato di cattura e poi condannato a sessant’anni di carcere. Condannato a scontare una pena equivalente all’ergastolo per un delitto che non ha commesso, Alberto Patishtán, maestro-contadino di origine tzotzil è un aderente della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) e rappresenta uno dei tanti casi controversi ed emblematici del sistema di ingiustizia messicano, della fabbrica dei colpevoli e della malagiustizia. Ma è anche un simbolo per le sue lotte che da fuori e da dentro la prigione ha saputo condurre in questi anni a favore delle vittime di abusi giudiziari nel paese e delle popolazioni indigene da sempre ai margini. La famigerata ”Fabbrica dei colpevoli” messicana non si ferma mai. ...continua>>>
HONDURAS: Irruzione in parrocchia, 23 arresti
di Geraldina Colottiin “il manifesto” del 19
maggio 2013
In Honduras si teme per la vita di padre Candido Pineda. Il sacerdote, più volte minacciato per la sua attività in difesa degli indigeni e dei contadini poveri, è stato arrestato insieme a 22 esponenti del Frente nacional deresistencia popular (Fnrp) durante una violenta azione di polizia, nel comune di la Campa, nel dipartimento di Lempira.La popolazione locale è tutta di origine indigena, di etnia Lenca, maggioritaria nell'occidente del paese dove si trova il comune, e subisce le quotidiane prepotenze di mercenari e latifondisti.Un altro sacerdote, Esteban Méndez, è invece riuscito a sfuggire alla retata e ha potuto dare l'allarme.Le forze speciali sono entrate senza mandato anche nella parrocchia infrangendo la legge che impedisce la violazione di domicilio senza l'ordine di un giudice, ha detto il procuratore per i Diritti umani, Armando Manzanares, che è anche portavoce del Fnrp Intibucá. All'origine, un conflitto tra Darwin Andino, nuovo vescovo dell'arcidiocesi di Santa Rosa de Copan, competente per quella comunità, e lo scomodo padre Pineda, che il superiore vorrebbe trasferire in altra sede.La popolazione, però, sta con il parroco e contesta vivacemente l'operato del vescovo, arrivato un anno fa. Per gli indigeni, il monsignore è «persona non grata». Lo accusano di complicità con i poteri forti durante il colpo di stato contro l'allora presidente Manuel Zelaya, che fu deposto ed espulso dal paese dai militari e da gruppi di destra, il 28 giugno del 2009.La settimana scorsa, i fedeli hanno cercato di impedire al vescovo di entrare in chiesa, e lui ha fatto intervenire la polizia, che ha sloggiato armi alla mano i contestatori. In merito all'episodio, ha preso posizione il Centro di prevenzione trattamento e riabilitazione delle vittime di tortura e (Cptrt): «È intollerabile – ha scritto - che la Chiesa cattolica sostenga la repressione poliziesca per imporre la volontà dei potenti contro il popolo che difende il suo diritto all'autodeterminazione. Non c'è da stupirsi che il vescovo Darwin Andino che giustificò la violenza poliziesca e militare durante il golpe del 2009 ricorra alla repressione per i suoi fini, ma è diritto dei popoli difendersi quando si sentono aggrediti».Per l'organismo umanitario, l'allontanamento dei parroci scomodi «mira a disarticolare il movimento per la difesa delle risorse naturali e dei diritti della madre terra delle comunità indigene che hanno espresso solidarietà alla persone detenute e ai loro familiari».In Honduras, uno dei paesi più violenti dell'America latina, l'impunità e la militarizzazione sono andate aumentando dopo il golpe che allora portò prima al governo illegittimo di Roberto Micheletti, poi all'elezione- farsa di Porfirio Lobo, nel novembre del 2009.Anche l'ultima missione Onu, arrivata a febbraio per verificare la presenza di mercenari e il loro uso politico, è rimasta lettera morta.Il prossimo 24 novembre si terranno le elezioni presidenziali. Nove i partiti in lista.Favorita dai sondaggi, la moglie di Zelaya, Xiomara Castro, che ha fondato il partito Libertad y Refundacion (Libre) e che è appoggiata dalla sinistra e dai movimenti. Un'inchiesta condotta a inizi maggio su un campione di 1.200 persone in 18 dipartimenti del paese le attribuisce il 28% delle intenzioni di voto.A seguire, con il 21%, il presentatore televisivo Salvador Nasralla, candidato del Partido Anticorrupcion (Pac), altra formazione nata dopo il golpe.Libre ha presentato una denuncia contro il fuoriuscito cubano Guillermo Farinas: per «aver minacciato la candidata Xiomara Castro e aver attaccato con fanatismo il governo cubano».E ne ha richiesto l'arresto per complicità con i gruppi di estrema destra «che lo hanno invitato nel paese».