28 aprile, 2008
BOLIVIA: APPELLO URGENTE!!!
da Selvasblog
CON I MOVIMENTI SOCIALI BOLIVIANI E IL GOVERNO MORALESPER LA DEMOCRAZIA, LA PARTECIPAZIONE, LA GIUSTIZIA SOCIALECONTRO IL REFERENDUM REAZIONARIO DELL’OLIGARCHIALA DISCRIMINAZIONE RAZZIALE, LA SCHIAVITU’
SOSTENIAMO LE NAZIONI E I POPOLI INDIGENI DELLA BOLIVIANEL LEGITTIMO RECUPERO DELLE PROPRIE TERRE ANCESTRALIDICIAMO NO AGLI ABUSI E ALLE VIOLENZE DEI LATIFONDISTI
SOSTENIAMO LE NAZIONI E I POPOLI INDIGENI DELLA BOLIVIANEL LEGITTIMO RECUPERO DELLE PROPRIE TERRE ANCESTRALIDICIAMO NO AGLI ABUSI E ALLE VIOLENZE DEI LATIFONDISTI
Etichette: America Latina
MOVIMENTI DI RESISTENZA IN HONDURAS
27 aprile, 2008
HONDURAS: Sciopero Civico Nazionale
Lo scorso 17 aprile, decine di migliaia di hondureños hanno intasato le strade di tutto il paese, esigendo al governo risposte concrete ad un pacchetto di dodici richieste. Le principali manifestazioni si sono svolte in venti punti del paese, paralizzando le 15 città più importanti dell'Honduras con l'occupazione di strade e ponti, marce, concentrazioni pubbliche e scioperi dei lavoratori.
La mobilitazione, denominata "Paro Cívico Nacional", è stata convocata dalla Coordinadora Nacional de Resistencia Popular (CNRP) e dalle principali centrali sindacali del paese. Di fronte alla straripante partecipazione popolare all'attività, il governo ha inviato truppe della Polizia e dell'Esercito che, secondo i manifestanti, hanno represso, sgomberato ed arrestato violentemente i partecipanti, facendo uso di gas lacrimogeni, armi da guerra ed anche mezzi blindati.
Nonostante la forte e violenta azione repressiva, la popolazione ha continuato a protestare, dimostrando di essere disposta a lottare fino al raggiungimento dei suoi obiettivi. Nella capitale la protesta è arrivata fino alle vicinanze della Casa di Governo, la quale era fortemente protetta da poliziotti e militari, ma il presidente Manuel "Mel" Zelaya non ha accettato di riunirsi coi rappresentanti delle organizzazioni sociali e sindacali. Al suo posto ha delegato alcuni dei suoi ministri, atteggiamento che è stato rifiutato. Di fronte alla risposta negativa del presidente Zelaya, i rappresentanti delle organizzazioni sociali hanno deciso di ritirarsi, non senza prima lasciare aperta la possibilità di una riunione nei prossimi giorni per affrontare i temi in discussione.. Indipendentemente dai risultati, le organizzazioni sociali e sindacali hanno già invitato la popolazione ad una nuova mobilitazione in occasione del 1º di maggio. Per conoscere i particolari di questa importante dimostrazione di forza e di capacità organizzativa, la Lista Informativa "Nicaragua y más" ed il Sistema de Información de la Regional Latinoamericana della UITA (SIREL) hanno conversato con Erasto Reyes, integrante del Bloque Popular di San Pedro Sula e della Coordinadora Nacional de Resistencia Popular (CNRP).
La mobilitazione, denominata "Paro Cívico Nacional", è stata convocata dalla Coordinadora Nacional de Resistencia Popular (CNRP) e dalle principali centrali sindacali del paese. Di fronte alla straripante partecipazione popolare all'attività, il governo ha inviato truppe della Polizia e dell'Esercito che, secondo i manifestanti, hanno represso, sgomberato ed arrestato violentemente i partecipanti, facendo uso di gas lacrimogeni, armi da guerra ed anche mezzi blindati.
Nonostante la forte e violenta azione repressiva, la popolazione ha continuato a protestare, dimostrando di essere disposta a lottare fino al raggiungimento dei suoi obiettivi. Nella capitale la protesta è arrivata fino alle vicinanze della Casa di Governo, la quale era fortemente protetta da poliziotti e militari, ma il presidente Manuel "Mel" Zelaya non ha accettato di riunirsi coi rappresentanti delle organizzazioni sociali e sindacali. Al suo posto ha delegato alcuni dei suoi ministri, atteggiamento che è stato rifiutato. Di fronte alla risposta negativa del presidente Zelaya, i rappresentanti delle organizzazioni sociali hanno deciso di ritirarsi, non senza prima lasciare aperta la possibilità di una riunione nei prossimi giorni per affrontare i temi in discussione.. Indipendentemente dai risultati, le organizzazioni sociali e sindacali hanno già invitato la popolazione ad una nuova mobilitazione in occasione del 1º di maggio. Per conoscere i particolari di questa importante dimostrazione di forza e di capacità organizzativa, la Lista Informativa "Nicaragua y más" ed il Sistema de Información de la Regional Latinoamericana della UITA (SIREL) hanno conversato con Erasto Reyes, integrante del Bloque Popular di San Pedro Sula e della Coordinadora Nacional de Resistencia Popular (CNRP).
Come nasce questo "Paro Cívico Nacional" che ha confermato la capacità di mobilitazione delle organizzazioni sociali e sindacali?
Il primo febbraio, all'interno del "Primo Incontro delle Organizzazioni Operaie, Contadine, Comunitarie e Popolari" a San Pedro Sula, si sono riunite tre centrali sindacali, la Confederación Unitaria de los Trabajadores de Honduras (CUTH), la Confederación de los Trabajadores de Honduras (CTH), la Central General de los Trabajadores (CGT), e la Coordinadora Nacional de Resistencia Popular (CNRP).
In quell'occasione abbiamo deciso di presentare dodici richieste al governo, il quale, insieme alla classe politica e agli impresari, hanno iniziato a prendere tempo senza dare risposte precise.
In quell'occasione abbiamo deciso di presentare dodici richieste al governo, il quale, insieme alla classe politica e agli impresari, hanno iniziato a prendere tempo senza dare risposte precise.
Qual è il contenuto delle dodici richieste?
In primo luogo la deroga della Legge Quadro dell'Acqua Potabile, in quanto permette la municipalizzazione del servizio di distribuzione ed apre le porte alla privatizzazione attraverso lo strumento delle concessioni ad imprese private. Ciò che stiamo chiedendo è che si prenda in considerazione la proposta presentata nel 2003 dai movimenti popolari onduregni. La seconda richiesta riguarda le misure da prendere per fermare l'aumento del costo della vita, attraverso un rigido controllo dei prezzi, ed un aumento generale dei salari in tutte le attività economiche del paese. A questo proposito, chiediamo anche la deroga del Decreto di Differenziazione dei Salari, con il quale si obbligano i lavoratori e le lavoratrici della maquila di cinque dipartimenti del paese, Choluteca, Valle, Olancho, El Paraíso e Santa Barbara, a guadagnare meno del salario minimo stabilito nel paese. Si tratta di un'illegalità che viola il principio del Diritto del Lavoro che contempla uguale salario per uguale lavoro. Questa differenziazione viola anche la Costituzione della Repubblica, il Codice del Lavoro e gli accordi internazionali. Un'altra richiesta molto importante è l'implementazione di una Riforma Agraria integrale, con accesso a terra e credito per il settore contadino e per garantire la sovranità alimentaria al popolo onduregno, fornendo grani basici a tutto il paese.
Quali altri punti avete presentato?
Esigiamo la deroga della Legge di Modernizzazione Agricola promossa nel 1992. Questa legge era stata fatta per permettere ai ricchi proprietari terrieri di monopolizzare il diritto alla terra ed attualmente ci sono migliaia di ettari di terra abbandonata. Chiediamo che si gravi con imposte queste terre ed anche che si intervenga affinché vengano ridistribuite ai contadini. Chiediamo inoltre la deroga dei Decreti 219/2003, Legge di Razionalizzazione delle Finanze Pubbliche e 220/2003, Legge di Riordinamento del Sistema Retributivo del Governo Centrale, che attentano contro la stabilità lavorativa ed i diritti dei lavoratori del settore pubblico. Tra gli altri punti presentati al governo c'è la richiesta di non privatizzazione dell'Impresa Nazionale Portuale (ENP), delle Poste dell'Honduras (HONDUCOR), dell'Istruzione e della Sanità e chiediamo anche che in questi settori venga fatto un lavoro di professionalizzazione e miglioramento per metterli al servizio del popolo onduregno. Stiamo anche chiedendo una nuova Legge Mineraria ed una nuova Legge Forestale, che garantiscano uno sfruttamento integrale delle risorse naturali che benefici la popolazione e non le multinazionali che violano la sovranità nazionale e ci lasciano solamente inquinamento, morte e disastri naturali. Tra i dodici punti vi è anche la richiesta del rispetto dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, come la libertà sindacale e la contrattazione collettiva, soprattutto nel settore della maquila, ed il rispetto delle popolazioni indigene e nere, che sono vittime degli interessi imprenditoriali nazionali e stranieri che puntano allo sfruttamento dei territori ancestrali che appartengono a queste popolazioni.
State sostenendo anche la protesta dei Pubblici Ministeri?
Stiamo sostenendo la lotta della Asociación de Fiscales del Honduras (AFH). Da due settimane stanno facendo lo sciopero della fame per protestare contro la corruzione delle istituzioni e della classe politica ed imprenditoriale del paese. È una lotta che ci accomuna e che subisce gli attacchi del Fiscal General de la República, cercando di darle poca importanza. Sosterremo questa lotta affinché non vengano sospesi i processi contro i corrotti.
Come si è sviluppata la giornata di protesta? È stata una delle attività più importanti degli ultimi dieci anni, paragonabile solo al grande sciopero del 1954. Tutti i movimenti che rappresentano gli operai, i contadini, le comunità, i professionisti, gli indigeni si sono uniti e sono stati in grado di mobilitare più di 100 mila persone in tutto il paese. Ci sono stati più di 60 blocchi stradali in tutto il paese grazie alla partecipazione popolare. La lotta si è estesa a molte città come Tegucigalpa, San Pedro Sula, Santa Rosa de Copán, El Progreso, San Lorenzo, Choluteca, Danli, La Paz, Comayagua, Siguatepeque, Tela e La Ceiba ed altre. Il governo ha chiamato nostri dirigenti, ma quando sono arrivati alla Casa Presidencial verso le due del pomeriggio, il Presidente Zelaya non ha voluto riceverli ed ha delegato cinque ministri. Noi volevamo riunirci con chi ha la possibilità di prendere decisioni e non con un ministro qualsiasi. A livello extra ufficiale sappiamo che si sta trattando per arrivare ad una riunione con il Presidente nei prossimi giorni e che si stanno chiedendo risposte anche al Potere Legislativo e Giudiziale. Indipendentemente da come andranno le cose, stiamo già organizzando una grande attività per il 1 Maggio, affinché sia una delle più grandi manifestazioni degli ultimi anni.
Come si è sviluppata la giornata di protesta? È stata una delle attività più importanti degli ultimi dieci anni, paragonabile solo al grande sciopero del 1954. Tutti i movimenti che rappresentano gli operai, i contadini, le comunità, i professionisti, gli indigeni si sono uniti e sono stati in grado di mobilitare più di 100 mila persone in tutto il paese. Ci sono stati più di 60 blocchi stradali in tutto il paese grazie alla partecipazione popolare. La lotta si è estesa a molte città come Tegucigalpa, San Pedro Sula, Santa Rosa de Copán, El Progreso, San Lorenzo, Choluteca, Danli, La Paz, Comayagua, Siguatepeque, Tela e La Ceiba ed altre. Il governo ha chiamato nostri dirigenti, ma quando sono arrivati alla Casa Presidencial verso le due del pomeriggio, il Presidente Zelaya non ha voluto riceverli ed ha delegato cinque ministri. Noi volevamo riunirci con chi ha la possibilità di prendere decisioni e non con un ministro qualsiasi. A livello extra ufficiale sappiamo che si sta trattando per arrivare ad una riunione con il Presidente nei prossimi giorni e che si stanno chiedendo risposte anche al Potere Legislativo e Giudiziale. Indipendentemente da come andranno le cose, stiamo già organizzando una grande attività per il 1 Maggio, affinché sia una delle più grandi manifestazioni degli ultimi anni.
Qual è stato il comportamento della Polizia?
Abbiamo denunciato e condannato gli episodi di repressione da parte della Polizia in varie parti del paese. Ci sono state cariche ed episodi di violenza contro i manifestanti, con l'uso di gas lacrimogeni e pallottole di gomma ed il risultato finale è stato una grande quantità di feriti ed arrestati che, grazie alle pressioni, sono già stati liberati. Lo Stato ha avuto un atteggiamento irresponsabile, cercando di reprimere la voce del popolo che stava manifestando in modo pacifico.
Una delle vostre richieste è l'implementazione di una vera Riforma Agraria. Qual è la situazione della proprietà della terra in Honduras?
Negli anni 70 venne fatta una Legge di Riforma Agraria con il governo di Osvaldo López Arellano e, in qualche modo, ci furono benefici per i contadini. Durante gli anni 80 si tentò di smontare questo processo con attacchi sistematici alle organizzazioni contadine e nel 1992 venne emessa la discussa Legge di Modernizzazione Agricola. Questa legge consegnò titoli ai contadini, ma non credito e questa fu una strategia per metterli sotto pressione e convincerli a vendere le terre. Si originò una grande dalle campagne verso le città. Senza terra, né credito, si trasferirono nei centri urbani per cercare di sopravvivere e molti di loro finirono a lavorare nelle maquilas, sfruttati, oltraggiati e con i propri diritti costantemente violati. Un altro effetto di questa legge e della crisi della zona rurale è la migrazione di più di un milione di onduregni verso paesi stranieri. I soldi che tutte queste persone mandano ai loro famigliari - nel 2007 sono stati più di 2.500 milioni di dollari - rappresentano la seconda fonte di entrate del paese. Senza gli emigranti questo paese cadrebbe a pezzi e crollerebbe sotto i colpi della pressione sociale.
Questo fenomeno ha qualche legame con l'attuale crisi alimentaria che si è creata nella regione ed anche in Honduras?
Con politiche pubbliche che si sono dimenticate delle campagne, nel paese si è creata una situazione di carenza di alimenti basilari. Stiamo importando riso, mais ed altri prodotti agricoli a prezzi alti e questa situazione sta provocando una severa crisi alimentaria. Ci sono dati della CEPAL che dicono che il 65 per cento degli onduregni sopravvive con un dollaro al giorno. Una minaccia molto recente per le campagne è lo sviluppo degli agrocombustibili. Questa situazione contribuirà ad approfondire ancora di più la crisi ed abbiamo lanciato un grido d'allarme affinché si rifletta su questa situazione e si impedisca che l'Honduras si trasformi in un immenso campo di canna da zucchero, di mais o di palma africana per questo tipo di produzione.
Qual è il comportamento del governo di fronte alla crisi alimentaria? Alla fine ha riconosciuto che esiste questa crisi, ma l'ha fatto solamente quando la FAO ha lanciato l'allarme a livello internazionale. Solo adesso i politici e gli impresari si stanno rendendo conto che in questo paese ci sono fame e miseria. Noi stiamo denunciando questo atteggiamento e rifiutiamo questa posizione. Chiediamo una nuova riforma agraria integrale, con un modello di sviluppo che si basi sulla giustizia sociale e sui diritti del popolo onduregno.
Qual è il comportamento del governo di fronte alla crisi alimentaria? Alla fine ha riconosciuto che esiste questa crisi, ma l'ha fatto solamente quando la FAO ha lanciato l'allarme a livello internazionale. Solo adesso i politici e gli impresari si stanno rendendo conto che in questo paese ci sono fame e miseria. Noi stiamo denunciando questo atteggiamento e rifiutiamo questa posizione. Chiediamo una nuova riforma agraria integrale, con un modello di sviluppo che si basi sulla giustizia sociale e sui diritti del popolo onduregno.
La settimana scorsa il presidente nicaraguense, Daniel Ortega, ha proposto una riunione urgente tra i mandatari della regione per accordare un piano comune che affronti questa situazione di crisi. Credi che sia una mossa positiva per i paesi? Spero si tratti di qualcosa di pratico e non solo di teoria. Spero siano cose concrete e non fallacie. I nostri paesi hanno bisogno di risposte concrete, abbiamo bisogno di misure adatte alla nostra situazione e dobbiamo far rivivere il settore rurale, ma come è possibile farlo quando i nostri governi hanno approvato e ratificato un TLC con gli Stati Uniti che ci sta affondando? Non riusciamo ancora a capire come faranno a risollevare la situazione se continuiamo a rimanere sotto lo stivale dell'imperialismo statunitense. Non vogliamo che si speculi e nemmeno che si giochi con i bisogni, con la fame e la miseria del popolo. Abbiamo bisogno di risposte concrete.
© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - http://www.itanica.org/ )
© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - http://www.itanica.org/ )
Etichette: Honduras
25 aprile, 2008
FAME IN CRESCITA? FACCIAMOGLI BERE L'ETANOLO!
da comedonchisciotte.net
di SHARON SMITH
Counterpunch
di SHARON SMITH
Counterpunch
I milionari di Wall Street hanno passato mesi in lutto per le perdite derivanti da investimenti sopravvalutati in modo ridicolo. Eppure questi personaggi simili a cheerleaders del libero mercato rimangono beatamente ignari delle dimensioni della crisi a cui dovranno far fronte le vere vittime dello sbocciante declino globale che hanno entusiasticamente attivato.Per i 3 miliardi di persone che sopravvivono con meno di 2 dollari al giorno, la spirale dei prezzi globali del cibo vuol dire lottare per il più basico dei diritti umani – il diritto a mangiare. Riso, pane e tortillas rappresentano la dieta principale per questa metà della popolazione mondiale. Nel 2007, il prezzo dei cereali è cresciuto del 42% e quello dei prodotti caseari dell’80%, secondo i dati delle Nazioni Unite, e l’inflazione è ancora aumentata negli ultimi mesi.
21 aprile, 2008
In Paraguay vince Lugo
da verosudamerica.com
Grandi festeggiamenti per le strade di Assunción. Il cambio era nell'aria e Fernando Lugo ha incarnato la voglia di lasciare alle spalle la "dittatura" del partito "colorado" in carica al governo da 61 anni consecutivi. Tutte le proiezioni, le organizzazioni internazionali e lo scrutinio ufficiale del Tribunal Superior de Justicia Electoral (TSJE) danno la vittoria all'ex vescovo, leader della Alianza Patriótica para el Cambio (APC). Con più del 92% delle schede scrutinate Fernando Lugo ha ricevuto il 40% delle preferenze mentre la principale rivale, Blanca Ovelar è staccata con il 30.72%.
da giornalismopartecipativo.it
Tekojoja vuol dire “uguaglianza” in lingua guaraní, con il castigliano l’altra lingua ufficiale del più remoto paese dell’America latina, che da oggi rientra nella storia. Con il 41% dei voti infatti l’ex-vescovo Fernando Lugo, è da oggi presidente, ed è la prima volta in 196 di storia del Paraguay indipendente che un dirigente dell’opposizione arriva al governo pacificamente.
Etichette: America Latina
17 aprile, 2008
ALLARME PREZZI/ HONDURAS, GOVERNO ANNUNCIA PIANO D'EMERGENZA
Roma, 16 apr. (Apcom) - Aumentare la produzione annuale di mais dai 15,3 milioni di quintali del 2007 a 23 milioni entro il 2008 e quella di fagioli da 1,8 a 2 milioni, con un investimento di 2,2 miliardi di lempiras (circa 75 milioni di euro): questo, riferisce l'agenzia Misna, il 'piano d'emergenza agricola' annunciato dal governo per mitigare il prezzo in continua ascesa dei cereali che anche in Honduras, paese con poco meno di otto milioni di abitanti - 7 su 10 sotto la soglia di povertà - è sfociato in manifestazioni e proteste di piazza.
Il piano prevede anche l'aumento dei sussidi ai piccoli produttori: "Distribuiremo un buono ai 250.000 più poveri in modo che possano produrre e provvedere autonomamente alla loro sussistenza" ha detto il ministro dell'Agricoltura e dell'Allevamento, Héctor Hernández.
Le nuove misure non hanno per il momento soddisfatto i principali sindacati e movimenti sociali del paese che per domani hanno convocato uno sciopero nazionale: "Pensiamo di radunare 700.000 persone, tra operai, contadini e docenti, per protestare contro i costanti aumenti dei beni alimentari e chiedere un aumento generale dei salari" ha detto ai media locali il sindacalista Israel Salinas.
La mobilitazione, ha aggiunto, "è la risposta a tutta una serie di difficoltà che ci impediscono di andare avanti e includono anche l'aumento delle tariffe telefoniche, dell'elettricità, dei trasporti. Il governo deve garantire il nostro diritto a mangiare". Secondo dati ufficiali il 'paniere' composto da 30 prodotti di base per una famiglia di cinque persone in Honduras è salito fino a 5.316 lempiras al mese (circa 175 euro) a fronte di un salario minimo di 3.428 lempiras (pari a 113 euro).
Il piano prevede anche l'aumento dei sussidi ai piccoli produttori: "Distribuiremo un buono ai 250.000 più poveri in modo che possano produrre e provvedere autonomamente alla loro sussistenza" ha detto il ministro dell'Agricoltura e dell'Allevamento, Héctor Hernández.
Le nuove misure non hanno per il momento soddisfatto i principali sindacati e movimenti sociali del paese che per domani hanno convocato uno sciopero nazionale: "Pensiamo di radunare 700.000 persone, tra operai, contadini e docenti, per protestare contro i costanti aumenti dei beni alimentari e chiedere un aumento generale dei salari" ha detto ai media locali il sindacalista Israel Salinas.
La mobilitazione, ha aggiunto, "è la risposta a tutta una serie di difficoltà che ci impediscono di andare avanti e includono anche l'aumento delle tariffe telefoniche, dell'elettricità, dei trasporti. Il governo deve garantire il nostro diritto a mangiare". Secondo dati ufficiali il 'paniere' composto da 30 prodotti di base per una famiglia di cinque persone in Honduras è salito fino a 5.316 lempiras al mese (circa 175 euro) a fronte di un salario minimo di 3.428 lempiras (pari a 113 euro).
Etichette: Honduras
14 aprile, 2008
CENTROAMERICA: Accordo di Associazione a rotta di collo
Inizia oggi in Salvador il terzo incontro di negoziazione in mezzo alle proteste sociali
San Salvador sarà la sede del terzo incontro di negoziazione dell'Accordo di Associazione (AdA) tra la Unione Europea e il Centroamerica, (dal 14 al 18 di questo mese) e le organizzazioni della società civile hanno organizzato una fitta serie di incontri di approfondimento e di manifestazioni di protesta.
I primi due incontri si sono svolti a San José (Costa Rica) e Bruxelles (Belgio) ed hanno dato sufficienti elementi per poter iniziare a fare un'analisi di questo nuovo trattato, che sta già provocando numerose reazioni a livello regionale.
La sezione nicaraguense della Iniciativa Mesoamericana Comercio, Integración y Desarrollo Sostenible (Iniciativa CID) ha organizzato una conferenza stampa per far conoscere la propria posizione in vista della ripresa delle negoziazioni in Salvador.
Secondo Amado Ordoñez, direttore del Centro Humboldt, sono molti i punti che stanno generando sfiducia e timori nei confronti di questo trattato.
"Il processo di negoziazione tra le due regioni sta entrando nella sua terza tappa e il Centroamerica non ha potuto sciogliere alcuni nodi essenziali che potrebbero garantire la difesa degli interessi dei propri paesi.
La mancanza di risultati significativi durante la Conferenza dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) a Doha, ha fatto sì che durante i primi due incontri, l'Unione Europea abbia escluso a priori la discussione sul tema degli enormi sussidi che concede ai propri produttori agricoli e non abbia nemmeno permesso di negoziare con un'idea già chiara sull'accesso dei prodotti centroamericani in Europa. Questi temi rappresentano elementi lesivi della negoziazione stessa".
Tra i principali problemi che il Centroamerica si trascina in questa terza sessione, Ordoñez ha identificato la debolezza ed il ritardo del processo d'integrazione centroamericana, la mancanza di un mandato di negoziazione accordato tra i vari paesi centroamericani (l'Unione Europea l'ha formulato già da più di un anno) e di un accordo sui punti centrali da negoziare e l'intenzione dell'Unione Europea di considerare il TLC tra Stati Uniti, Centroamerica e Repubblica Dominicana (CAFTA-DR) come base per le negoziazioni.
"Il processo d'integrazione centroamericana va lentamente e sul tema dei prodotti sensibili è probabile che l'Unione Europea cerchi di arrivare a una negoziazione Regione-Paese, creando problemi di commercio sleale. I governi centroamericani non hanno inoltre trovato un consenso sui temi centrali della negoziazione e questo rende molto debole la posizione della nostra regione", ha sottolineato Ordoñez.
Per le organizzazioni della Iniciativa CID, il tema delle asimmetrie è forse l'elemento più preoccupante in vista dell'incontro di San Salvador.
"Abbiamo più volte evidenziato la grande asimmetria che esiste tra le due regioni e che in nessun modo avremmo dovuto iniziare a negoziare senza un formale riconoscimento da parte degli europei di questa situazione diseguale. Questo riconoscimento passa attraverso l'applicazione di un trattamento speciale e differenziato, mentre la proposta dell'Unione Europea è stata quella della "Parità CAFTA", cioè considerare quanto firmato nel CAFTA come base di partenza per la negoziazione. Questa situazione è gravissima per il Centroamerica - ha continuato il direttore del Centro Humboldt -, perché le ripercussioni saranno gravissime in temi come le proprietà intellettuali, gli sgravi doganali e temi relativi a persone e servizi".
Sul tema degli sgravi doganali per l'entrata dei suoi prodotti in Centroamerica, l'Unione Europea ha chiesto un processo di riduzione molto accelerato. "Il CAFTA prevedeva che la diminuzione dei dazi doganali fino ad arrivare a "dazio zero" si raggiungesse in 20 anni, mentre la UE sta proponendo che avvenga in soli 10 anni. Un altro fattore negativo è il non voler riconoscere nella negoziazione le condizioni di dazi del Sistema Generalizzato di Preferenze (SGP Plus), di cui godono attualmente i paesi centroamericani per esportare i propri prodotti in Europa, ma di partire dalla condizione di Nazione Più Favorita (NMF), che attualmente l'Unione Europea applica ad altri paesi nel mondo", ha spiegato Ordoñez.
Ha inoltre aggiunto che si stanno originando altri problemi rispetto alle misure sanitarie e fitosanitarie e che ciò potrebbe creare molti problemi al momento di voler esportare prodotti freschi in Europa, soprattutto per il Nicaragua.
"Il Nicaragua non ha ancora presentato un Piano Nazionale di Sviluppo che ci dica quale sia la strategia per il futuro del paese. Ci preoccupa che l'Unione Europea stia insistendo molto sul tema della denominazione geografica e delle marche, perché né in Nicaragua, né nella regione esistono Registri di Marca, Registri delle Denominazioni di Origine Protette e delle Indicazioni Geografiche Protette. A cosa serve quindi negoziare cose per le quali non siamo per nulla preparati e al contrario, siamo totalmente indifesi?"
La UE sta inoltre tentando di introdurre nella negoziazione i "temi di Singapore", che hanno a che fare con investimenti, concorrenza, servizi e acquisti governativi e la cui discussione è ancora bloccata all'interno della OMC. "Non possiamo accettarli se prima non vengono risolti all'interno della OMC. Così come l'Europa non vuole toccare il tema dei sussidi fino a che non si raggiunga un consenso all'interno della OMC, così dovremmo fare noi con i temi di Singapore, sapendo inoltre che i settori a cui sono maggiormente interessati gli europei sono il settore finanziario, le telecomunicazioni, i servizi postali, il trasporto marittimo, l'energia e l'acqua", ha continuato Ordoñez.
Particolarmente interessante è stato l'intervento di Sinforiano Cáceres, della FENACOOP, organizzazione che partecipa alla Iniciativa CID e che riunisce centinaia di cooperative agricole. Secondo Caceres, "l'informazione da parte del governo sul processo di negoziazione è scarsa. C'è stata una discreta disponibilità da parte del Ministero dell'Industria e Commercio (MIFIC), mentre non sta avvenendo da parte del Ministero degli Esteri, che ha il compito di regolare la partecipazione attiva delle organizzazioni a questo processo. Chiediamo che il governo apra spazi di concertazione e dialogo con le organizzazioni sociali, affinché possa presentarsi alle negoziazioni con una posizione di nazione e non solo di governo", ha concluso Cáceres.
Su questo tema è anche intervenuto Ordoñez, ricordando che l'Accordo di Associazione (AdA) è formato da tre pilastri: la parte commerciale, il dialogo politico e la cooperazione.
"Se sulla parte commerciale l'informazione che sta circolando è molta, così non possiamo dire degli altri due pilastri. Rispetto al dialogo politico non si sono ancora discussi i temi che lo caratterizzano e che sono di estrema importanza, come la migrazione, gli accordi della OIT, gli standard ambientali e lo sviluppo sostenibile. Sul tema della cooperazione, invece, la UE ha detto che sarà di tipo "politico" e non finanziario, tanto che l'accordo di cooperazione tra le due regioni per il periodo 2007-2013 non verrà vincolato alle negoziazioni in corso".
Per Ordoñez si tratta di un tema molto delicato in quanto la cooperazione e l'assistenza tecnica dovrebbero invece compensare e correggere gli effetti negativi che deriveranno dalla firma del trattato. "Quello che chiediamo è una cooperazione aperta, trasparente e differenziata in base ai vari settori della società".
La posizione finale della Iniciativa CID ha ribadito la necessità dell'apertura di un dialogo politico, la ricerca di consenso sui temi sensibili per raggiungere una posizione negoziatrice da parte del Centroamerica, la richiesta di un trattamento speciale e differenziato e che la cooperazione sia vincolata all'Accordi di Associazione.
Nel caso in cui questo non avvenga e la negoziazione rischi di creare seri problemi ai paesi centroamericani, le organizzazioni sociali chiedono una moratoria affinché i paesi centroamericani si preparino adeguatamente prima di firmare un accordo con il blocco europeo.
© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua)
I primi due incontri si sono svolti a San José (Costa Rica) e Bruxelles (Belgio) ed hanno dato sufficienti elementi per poter iniziare a fare un'analisi di questo nuovo trattato, che sta già provocando numerose reazioni a livello regionale.
La sezione nicaraguense della Iniciativa Mesoamericana Comercio, Integración y Desarrollo Sostenible (Iniciativa CID) ha organizzato una conferenza stampa per far conoscere la propria posizione in vista della ripresa delle negoziazioni in Salvador.
Secondo Amado Ordoñez, direttore del Centro Humboldt, sono molti i punti che stanno generando sfiducia e timori nei confronti di questo trattato.
"Il processo di negoziazione tra le due regioni sta entrando nella sua terza tappa e il Centroamerica non ha potuto sciogliere alcuni nodi essenziali che potrebbero garantire la difesa degli interessi dei propri paesi.
La mancanza di risultati significativi durante la Conferenza dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) a Doha, ha fatto sì che durante i primi due incontri, l'Unione Europea abbia escluso a priori la discussione sul tema degli enormi sussidi che concede ai propri produttori agricoli e non abbia nemmeno permesso di negoziare con un'idea già chiara sull'accesso dei prodotti centroamericani in Europa. Questi temi rappresentano elementi lesivi della negoziazione stessa".
Tra i principali problemi che il Centroamerica si trascina in questa terza sessione, Ordoñez ha identificato la debolezza ed il ritardo del processo d'integrazione centroamericana, la mancanza di un mandato di negoziazione accordato tra i vari paesi centroamericani (l'Unione Europea l'ha formulato già da più di un anno) e di un accordo sui punti centrali da negoziare e l'intenzione dell'Unione Europea di considerare il TLC tra Stati Uniti, Centroamerica e Repubblica Dominicana (CAFTA-DR) come base per le negoziazioni.
"Il processo d'integrazione centroamericana va lentamente e sul tema dei prodotti sensibili è probabile che l'Unione Europea cerchi di arrivare a una negoziazione Regione-Paese, creando problemi di commercio sleale. I governi centroamericani non hanno inoltre trovato un consenso sui temi centrali della negoziazione e questo rende molto debole la posizione della nostra regione", ha sottolineato Ordoñez.
Per le organizzazioni della Iniciativa CID, il tema delle asimmetrie è forse l'elemento più preoccupante in vista dell'incontro di San Salvador.
"Abbiamo più volte evidenziato la grande asimmetria che esiste tra le due regioni e che in nessun modo avremmo dovuto iniziare a negoziare senza un formale riconoscimento da parte degli europei di questa situazione diseguale. Questo riconoscimento passa attraverso l'applicazione di un trattamento speciale e differenziato, mentre la proposta dell'Unione Europea è stata quella della "Parità CAFTA", cioè considerare quanto firmato nel CAFTA come base di partenza per la negoziazione. Questa situazione è gravissima per il Centroamerica - ha continuato il direttore del Centro Humboldt -, perché le ripercussioni saranno gravissime in temi come le proprietà intellettuali, gli sgravi doganali e temi relativi a persone e servizi".
Sul tema degli sgravi doganali per l'entrata dei suoi prodotti in Centroamerica, l'Unione Europea ha chiesto un processo di riduzione molto accelerato. "Il CAFTA prevedeva che la diminuzione dei dazi doganali fino ad arrivare a "dazio zero" si raggiungesse in 20 anni, mentre la UE sta proponendo che avvenga in soli 10 anni. Un altro fattore negativo è il non voler riconoscere nella negoziazione le condizioni di dazi del Sistema Generalizzato di Preferenze (SGP Plus), di cui godono attualmente i paesi centroamericani per esportare i propri prodotti in Europa, ma di partire dalla condizione di Nazione Più Favorita (NMF), che attualmente l'Unione Europea applica ad altri paesi nel mondo", ha spiegato Ordoñez.
Ha inoltre aggiunto che si stanno originando altri problemi rispetto alle misure sanitarie e fitosanitarie e che ciò potrebbe creare molti problemi al momento di voler esportare prodotti freschi in Europa, soprattutto per il Nicaragua.
"Il Nicaragua non ha ancora presentato un Piano Nazionale di Sviluppo che ci dica quale sia la strategia per il futuro del paese. Ci preoccupa che l'Unione Europea stia insistendo molto sul tema della denominazione geografica e delle marche, perché né in Nicaragua, né nella regione esistono Registri di Marca, Registri delle Denominazioni di Origine Protette e delle Indicazioni Geografiche Protette. A cosa serve quindi negoziare cose per le quali non siamo per nulla preparati e al contrario, siamo totalmente indifesi?"
La UE sta inoltre tentando di introdurre nella negoziazione i "temi di Singapore", che hanno a che fare con investimenti, concorrenza, servizi e acquisti governativi e la cui discussione è ancora bloccata all'interno della OMC. "Non possiamo accettarli se prima non vengono risolti all'interno della OMC. Così come l'Europa non vuole toccare il tema dei sussidi fino a che non si raggiunga un consenso all'interno della OMC, così dovremmo fare noi con i temi di Singapore, sapendo inoltre che i settori a cui sono maggiormente interessati gli europei sono il settore finanziario, le telecomunicazioni, i servizi postali, il trasporto marittimo, l'energia e l'acqua", ha continuato Ordoñez.
Particolarmente interessante è stato l'intervento di Sinforiano Cáceres, della FENACOOP, organizzazione che partecipa alla Iniciativa CID e che riunisce centinaia di cooperative agricole. Secondo Caceres, "l'informazione da parte del governo sul processo di negoziazione è scarsa. C'è stata una discreta disponibilità da parte del Ministero dell'Industria e Commercio (MIFIC), mentre non sta avvenendo da parte del Ministero degli Esteri, che ha il compito di regolare la partecipazione attiva delle organizzazioni a questo processo. Chiediamo che il governo apra spazi di concertazione e dialogo con le organizzazioni sociali, affinché possa presentarsi alle negoziazioni con una posizione di nazione e non solo di governo", ha concluso Cáceres.
Su questo tema è anche intervenuto Ordoñez, ricordando che l'Accordo di Associazione (AdA) è formato da tre pilastri: la parte commerciale, il dialogo politico e la cooperazione.
"Se sulla parte commerciale l'informazione che sta circolando è molta, così non possiamo dire degli altri due pilastri. Rispetto al dialogo politico non si sono ancora discussi i temi che lo caratterizzano e che sono di estrema importanza, come la migrazione, gli accordi della OIT, gli standard ambientali e lo sviluppo sostenibile. Sul tema della cooperazione, invece, la UE ha detto che sarà di tipo "politico" e non finanziario, tanto che l'accordo di cooperazione tra le due regioni per il periodo 2007-2013 non verrà vincolato alle negoziazioni in corso".
Per Ordoñez si tratta di un tema molto delicato in quanto la cooperazione e l'assistenza tecnica dovrebbero invece compensare e correggere gli effetti negativi che deriveranno dalla firma del trattato. "Quello che chiediamo è una cooperazione aperta, trasparente e differenziata in base ai vari settori della società".
La posizione finale della Iniciativa CID ha ribadito la necessità dell'apertura di un dialogo politico, la ricerca di consenso sui temi sensibili per raggiungere una posizione negoziatrice da parte del Centroamerica, la richiesta di un trattamento speciale e differenziato e che la cooperazione sia vincolata all'Accordi di Associazione.
Nel caso in cui questo non avvenga e la negoziazione rischi di creare seri problemi ai paesi centroamericani, le organizzazioni sociali chiedono una moratoria affinché i paesi centroamericani si preparino adeguatamente prima di firmare un accordo con il blocco europeo.
© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua)
Etichette: Centro America y Caribe, Honduras
Biocarburanti, il rimedio peggiore del male
Alberto Castagnola
Il Fatto
Mentre l'Unione europea avverte che sull'Africa sta per abbattersi uno "tsunami umanitario" a causa dell'impennata dei prezzi dei generi di prima necessità - allarme lanciato anche dal direttore generale della Fao - il primo ministro britannico, Gordon Brown ha messo in guardia da scelte come quella di impiegare cereali per il "biofuel" invece che per sfamare la gente e ha chiesto che la questione abbia la priorità massima al vertice del G8 di luglio a Tokyo...
Mentre l'Unione europea avverte che sull'Africa sta per abbattersi uno "tsunami umanitario" a causa dell'impennata dei prezzi dei generi di prima necessità - allarme lanciato anche dal direttore generale della Fao - il primo ministro britannico, Gordon Brown ha messo in guardia da scelte come quella di impiegare cereali per il "biofuel" invece che per sfamare la gente e ha chiesto che la questione abbia la priorità massima al vertice del G8 di luglio a Tokyo...
09 aprile, 2008
FEMMINICIDI: NON SI FERMA LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE
Gennaro Carotenuto(08 aprile 2008)
da Latinoamerica
Nei primi tre mesi del 2008 ancora 40 donne sono scomparse a Ciudad Juárez, alla frontiera tra Messico e Stati Uniti. E’ la punta di un iceberg di violenza che tocca tutto il continente e dove nonostante si legiferi, l’impunità resta costante.A Ciudad Juárez, un paese di frontiera diventato metropoli troppo in fretta, nel 2008 viene denunciata la sparizione di una donna ogni 50 ore. C’è lavoro a Juárez. C’è lavoro soprattutto per le donne, anche se malpagato e non sicuro, nelle maquilladoras, le industrie simbolo della trasformazione neoliberale della frontiera tra Messico e Stati Uniti.
continua...
da Latinoamerica
Nei primi tre mesi del 2008 ancora 40 donne sono scomparse a Ciudad Juárez, alla frontiera tra Messico e Stati Uniti. E’ la punta di un iceberg di violenza che tocca tutto il continente e dove nonostante si legiferi, l’impunità resta costante.A Ciudad Juárez, un paese di frontiera diventato metropoli troppo in fretta, nel 2008 viene denunciata la sparizione di una donna ogni 50 ore. C’è lavoro a Juárez. C’è lavoro soprattutto per le donne, anche se malpagato e non sicuro, nelle maquilladoras, le industrie simbolo della trasformazione neoliberale della frontiera tra Messico e Stati Uniti.
continua...
Etichette: America Latina
08 aprile, 2008
Dossier G8-Genova su www.ilbenecomune. net
Sul sito http://www.ilbenecomune.net/ è stato pubblicato un dossier originale sui fatti del G8 di Genova del 2001.Oltre a una ricostruzione della vicenda (attraverso le testimonianze dirette e una sintesi della storia processuale) , troverete una tavola rotonda inedita traVittorio Agnoletto, Giulietto Chiesa e Giuliano Giuliani a cura di AlessioMarri.
Etichette: Italia
07 aprile, 2008
FIRMA IL RAPPORTO DELLA CCIODH
CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI PROVVISORIE DELLA VI VISITA DELLA CCIODH
MESSICO, FEBBRAIO 2008
CONCLUSIONI
http://cciodh.pangea.org/?q=es/node/194
PRIMA
A seguito della sua VI visita e sulla base delle 280 interviste e più realizzate a un totale di 596 persone, la CCIODH ritiene che la situazione dei diritti umani in Messico sia estremamente critica. Indipendentemente dal settore concernente, la vastità delle violazioni e la mancanza di risposte concrete rendono il governo di Felipe Calderón pienamente responsabile delle stesse.
La CCIODH ha potuto constatare che durante il mandato dell'attuale governo non sono stati fatti passi sostanziali in avanti per quanto riguarda le raccomandazioni espresse nelle visite precedenti. Sia nel caso del Chiapas che in quelli di Oaxaca e Atenco, continuano a riprodursi violazioni dei diritti umani che già segnalammo, senza che si sia agito con serietà né contro i loro principali responsabili, né rispetto alle cause che le originano. Per questo, la CCIODH si vede obbligata a confermare le conclusioni e raccomandazioni espresse nei dossier precedenti.
http://cciodh.pangea.org/?q=es/node/173
Mandare la vostra firma è importante perché sarà di sostegno alla presentazione finale del rapporto ai parlamenti internazionali, europeo e all’Alto Commissariato dell’ONU.
PER FIRMARE: http://cciodh.pangea.org/?q=es/taxonomy_menu/3/31/69/114/113
http://cciodh.pangea.org/firma_conclusiones_6_cciodh.htm
MESSICO, FEBBRAIO 2008
CONCLUSIONI
http://cciodh.pangea.org/?q=es/node/194
PRIMA
A seguito della sua VI visita e sulla base delle 280 interviste e più realizzate a un totale di 596 persone, la CCIODH ritiene che la situazione dei diritti umani in Messico sia estremamente critica. Indipendentemente dal settore concernente, la vastità delle violazioni e la mancanza di risposte concrete rendono il governo di Felipe Calderón pienamente responsabile delle stesse.
La CCIODH ha potuto constatare che durante il mandato dell'attuale governo non sono stati fatti passi sostanziali in avanti per quanto riguarda le raccomandazioni espresse nelle visite precedenti. Sia nel caso del Chiapas che in quelli di Oaxaca e Atenco, continuano a riprodursi violazioni dei diritti umani che già segnalammo, senza che si sia agito con serietà né contro i loro principali responsabili, né rispetto alle cause che le originano. Per questo, la CCIODH si vede obbligata a confermare le conclusioni e raccomandazioni espresse nei dossier precedenti.
http://cciodh.pangea.org/?q=es/node/173
Mandare la vostra firma è importante perché sarà di sostegno alla presentazione finale del rapporto ai parlamenti internazionali, europeo e all’Alto Commissariato dell’ONU.
PER FIRMARE: http://cciodh.pangea.org/?q=es/taxonomy_menu/3/31/69/114/113
http://cciodh.pangea.org/firma_conclusiones_6_cciodh.htm
Etichette: America Latina
05 aprile, 2008
TAV: BERLUSCONI, INAMMISSIBILI SOPRAFFAZIONI DEI COMITATI DEL NO
FISCALITA' AGEVOLATA PER AREE INTERESSATE DAL TRACCIATO
Roma, 4 apr. (Adnkronos) - "In democrazia non e' ammissibile che, con la sopraffazione, si impedisca a un avversario politico di parlare. Purtroppo e' quanto hanno fatto ieri sera i No Tav in Val di Susa. Mentre esprimo la mia solidarieta' a Bresso, Chiamparino e Saitta, vittime di una violenta minoranza No Tav che tiene in ostaggio la popolazione locale, rivolgo un appello caloroso agli abitanti della Val di Susa e della Val Sangone: l'Italia ha bisogno di voi, della vostra collaborazione, che sara' ampiamente ripagata con una fiscalita' agevolata per i disagi che la realizzazione della Tav potrebbe comportare nei prossimi anni". Lo sostiene in una nota il candidato-premier del Pdl, Silvio Berlusconi. I Re magi hanno perso la stella
Questa sera ad Almese, circa 3.000 persone hanno dimostrato il loro più totale dissenso verso la costruzione della linea ad Alta Velocità Torino-Lione ed al relativo tunnel di base. L'occasione è stata il convegno organizzato dal Partito Democratico sullo sviluppo della Valle di Susa, a cui avrebbero dovuto partecipare la presidentessa Bresso, il presidente Saitta ed il sindaco Chiamparino.
Per l'occasione il Movimento NO TAV aveva organizzato un presepe vivente per accogliere i "tre Re Magi"; ma a parte pochi amministratori della valle, il presidente della comunità montana Ferrentino ed un ingente schieramento di forze dell'ordine, dei "tre Re Magi" non si è vista neppure l'ombra. La paura del confronto e la mancanza di serie argomentazioni li ha fatti desistere dalla partecipazione al convegno sventolando la solita messa in scena dei Valsusini cattivi, brutti ed antipatici. I Valsusini non hanno potuto entrare in sala, mentre sono entrati tranquillamente tra gli altri Morgando, Viale e Della Seta. Alla prossima.
Roma, 4 apr. (Adnkronos) - "In democrazia non e' ammissibile che, con la sopraffazione, si impedisca a un avversario politico di parlare. Purtroppo e' quanto hanno fatto ieri sera i No Tav in Val di Susa. Mentre esprimo la mia solidarieta' a Bresso, Chiamparino e Saitta, vittime di una violenta minoranza No Tav che tiene in ostaggio la popolazione locale, rivolgo un appello caloroso agli abitanti della Val di Susa e della Val Sangone: l'Italia ha bisogno di voi, della vostra collaborazione, che sara' ampiamente ripagata con una fiscalita' agevolata per i disagi che la realizzazione della Tav potrebbe comportare nei prossimi anni". Lo sostiene in una nota il candidato-premier del Pdl, Silvio Berlusconi. I Re magi hanno perso la stella
Questa sera ad Almese, circa 3.000 persone hanno dimostrato il loro più totale dissenso verso la costruzione della linea ad Alta Velocità Torino-Lione ed al relativo tunnel di base. L'occasione è stata il convegno organizzato dal Partito Democratico sullo sviluppo della Valle di Susa, a cui avrebbero dovuto partecipare la presidentessa Bresso, il presidente Saitta ed il sindaco Chiamparino.
Per l'occasione il Movimento NO TAV aveva organizzato un presepe vivente per accogliere i "tre Re Magi"; ma a parte pochi amministratori della valle, il presidente della comunità montana Ferrentino ed un ingente schieramento di forze dell'ordine, dei "tre Re Magi" non si è vista neppure l'ombra. La paura del confronto e la mancanza di serie argomentazioni li ha fatti desistere dalla partecipazione al convegno sventolando la solita messa in scena dei Valsusini cattivi, brutti ed antipatici. I Valsusini non hanno potuto entrare in sala, mentre sono entrati tranquillamente tra gli altri Morgando, Viale e Della Seta. Alla prossima.
Movimento NO TAV
Comunicato Stampa 3 aprile 2008
Lettera Aperta
Al Presidente della Regione Mercedes Bresso - Al Presidente della Provincia Antonio Saitta - Al Sindaco di Torino Sergio Chiamparino
Al Presidente della Regione Mercedes Bresso - Al Presidente della Provincia Antonio Saitta - Al Sindaco di Torino Sergio Chiamparino
Oggetto: No TAV – Si TAV
Gentile Presidente Mercedes Bresso, Antonio Saitta e Sig.Sindaco Chiamparino, come esponente di un comitato pendolari che da anni si batte per far migliorare il servizio pubblico su rotaia, posso affermare che la TAV non porterà nessun vantaggio ai pendolari, quelli che oggi ad esempio utilizzano in parte una tratta della Torino Milano, stanno gia protestando perché i costi dei biglietti sono troppo onerosi, figuriamoci quando sarà completata l’intera tratta, saranno costretti a ritornare a viaggiare sulle vecchie carrette stracolme e puzzolenti.
Come cittadino voglio fare una domanda per conoscere la vostra opinione sulla disastrosa situazione del trasporto pubblico locale e regionale. Trenitalia (per voce del suo nuovo A.D. Moretti) l’8 febbraio a Milano durante l’assemblea nazionale dei pendolari, ha detto che loro non hanno i soldi per comprare nuovi treni per i pendolari e che questo deve essere fatto dallo Stato e quindi dalle Regioni come avviene in altri Paesi come la Francia e la Germania. La Regione Piemonte solo grazie alle Olimpiadi ha avuto la possibilità di avere qualche treno nuovo, ma sono solo le briciole perché ancora oggi su tutta la rete ferroviaria regionale continuano a viaggiare vecchie carrette che dovrebbero essere fermate perché personalmente ritengo pericolose per chi le utilizza. La ruggine sta continuando a mangiarsi la poca parte rimasta del metallo e si continua a tappare i buchi con pezzi di lamiera saldata sopra la vecchia. Si continua a rimodernare le fodere dei sedili, spendendo denaro pubblico inutilmente. In Piemonte molte linee sono ancora a binario unico e circa 1.150 passaggi a livello continuano ad essere la causa dei ritardi dei treni dei pendolari, ma anche di gravissimi incidenti mortali. Ci sono stazioni dove fermano i treni con oltre 8 carrozze, ma le banchine sono troppo corte e gli utenti sono costretti a scendere lungo la massicciata. In questi anni abbiamo visto accorciare le formazioni dei convogli sia per risolvere il problema sopra descritto, sia perché eliminando alcune carrozze, alla fine si riesce a formare un altro treno agganciando un altro locomotore, tutto questo a vantaggio di Trenitalia che riceve 8 euro al km per ogni treno in servizio, naturalmente denaro pubblico. Gentili Signori, non credo che la vostra cordiale visita in valle oggi possa far cambiare idea al popolo NO TAV, perché vorrei che vi rendeste conto che non è proprio come dite voi, che sarebbe prioritaria la realizzazione di questa nuova grande opera costosissima e che alla fine i cittadini dovranno accollarsene le spese nei prossimi anni. Altre sono le opere da fare in questo momento a favore dei pendolari, che chiedono di poter utilizzare il treno lasciando a casa l’automobile, perché il treno è più sicuro, più veloce, meno caro, ma soprattutto perché non inquina. Ma se Moretti dice che queste piccole opere utili ai pendolari sono a carico delle Regioni, perché continuate ad andare in giro per cercare di convincere il popolo che la TAV si deve fare a tutti costi, ma nello stesso tempo non avete il coraggio di ammettere che non c’è 1 euro da investire sul trasporto pubblico locale ? Grazie per la cortese risposta
Come cittadino voglio fare una domanda per conoscere la vostra opinione sulla disastrosa situazione del trasporto pubblico locale e regionale. Trenitalia (per voce del suo nuovo A.D. Moretti) l’8 febbraio a Milano durante l’assemblea nazionale dei pendolari, ha detto che loro non hanno i soldi per comprare nuovi treni per i pendolari e che questo deve essere fatto dallo Stato e quindi dalle Regioni come avviene in altri Paesi come la Francia e la Germania. La Regione Piemonte solo grazie alle Olimpiadi ha avuto la possibilità di avere qualche treno nuovo, ma sono solo le briciole perché ancora oggi su tutta la rete ferroviaria regionale continuano a viaggiare vecchie carrette che dovrebbero essere fermate perché personalmente ritengo pericolose per chi le utilizza. La ruggine sta continuando a mangiarsi la poca parte rimasta del metallo e si continua a tappare i buchi con pezzi di lamiera saldata sopra la vecchia. Si continua a rimodernare le fodere dei sedili, spendendo denaro pubblico inutilmente. In Piemonte molte linee sono ancora a binario unico e circa 1.150 passaggi a livello continuano ad essere la causa dei ritardi dei treni dei pendolari, ma anche di gravissimi incidenti mortali. Ci sono stazioni dove fermano i treni con oltre 8 carrozze, ma le banchine sono troppo corte e gli utenti sono costretti a scendere lungo la massicciata. In questi anni abbiamo visto accorciare le formazioni dei convogli sia per risolvere il problema sopra descritto, sia perché eliminando alcune carrozze, alla fine si riesce a formare un altro treno agganciando un altro locomotore, tutto questo a vantaggio di Trenitalia che riceve 8 euro al km per ogni treno in servizio, naturalmente denaro pubblico. Gentili Signori, non credo che la vostra cordiale visita in valle oggi possa far cambiare idea al popolo NO TAV, perché vorrei che vi rendeste conto che non è proprio come dite voi, che sarebbe prioritaria la realizzazione di questa nuova grande opera costosissima e che alla fine i cittadini dovranno accollarsene le spese nei prossimi anni. Altre sono le opere da fare in questo momento a favore dei pendolari, che chiedono di poter utilizzare il treno lasciando a casa l’automobile, perché il treno è più sicuro, più veloce, meno caro, ma soprattutto perché non inquina. Ma se Moretti dice che queste piccole opere utili ai pendolari sono a carico delle Regioni, perché continuate ad andare in giro per cercare di convincere il popolo che la TAV si deve fare a tutti costi, ma nello stesso tempo non avete il coraggio di ammettere che non c’è 1 euro da investire sul trasporto pubblico locale ? Grazie per la cortese risposta
Cesare Carbonari, Portavoce comitato spontaneo Torino – Milano
Etichette: Italia