25 luglio, 2009

da Manitese

Mani Tese esprime una dura condanna per il colpo di Stato del 28 giugno in Honduras che ha portato alla destituzione illegittima del presidente Manuel Zelaya ad opera di un gruppo di militari sostenuti dal Parlamento nazionale.

In seguito alla decisione di Zelaya di convocare un referendum consultivo per istituire un’Assemblea Costituente che potesse modificare la Costituzione del 1982, la notte del 28 giugno circa duecento soldati armati hanno circondato la casa presidenziale e prelevato con la forza il presidente Zelaya, obbligandolo a salire su un aereo diretto in Costa Rica ed affidando ad interim la guida del Paese al presidente del Parlamento, Roberto Micheletti.

Mani Tese, non riconoscendo il governo di fatto imposto contro la volontà del popolo honduregno, chiede il rientro in Honduras del presidente democraticamente eletto Manuel Zelaya ed il ripristino immediato dell’ordine costituzionale.

Mani Tese, inoltre, esprime solidarietà alla popolazione dell’Honduras, vittima in questi giorni di gravi violazioni dei diritti umani e privata dei più elementari diritti civili, come denunciato dalla Commissione Interamericana per i Diritti Umani. Condanna la decisione dell’esercito di reprimere nel sangue le manifestazioni pacifiche che chiedono la restaurazione di un regime democratico e responsabilizza il regime dittatoriale di Micheletti della morte di tre manifestanti negli scontri dei giorni scorsi.

In una fase in cui l’integrazione regionale sta creando le basi per permettere ai paesi latinoamericani di svincolarsi da politiche economiche e commerciali che impediscono il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni locali, il golpe di Micheletti è un preoccupante ritorno al passato contro il quale si sono schierati l’Organizzazione degli Stati Americani, le Nazioni Unite, l’Unione Europea ed il governo di Barack Obama.

Auspichiamo che la comunità internazionale continui a mantenere alta l’attenzione sull’Honduras almeno fin quando l’ordine costituzionale non verrà ripristinato.

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cinica Bhillary Clinton

Clinton: Zelaya "e' un temerario" (se scorre sangue sara' colpa sua)

Etiquetas: Honduras, USA
Cinica, punta il dito contro i disarmati, e copre i pretoriani - Riuscira' a trasformare Zelaya in un nuovo Aristide?

La signora Bhillary Clinton, non finisce di sorprendere: negativamente. Ha detto che l'iniziativa del presidente Zelaya per ristabilire la legalitá in Honduras e' "una azione temeraria da cui puó derivare violenza" (sic).

La Clinton, capovolgendo la realta', non fa appello a quelli che sono armati fino ai denti -e che hanno persino minacciato di uccidere Zelaya appena mette piede nel suo Paese- a frenare il loro istinto omicida. No, la signora Bhillary, ammonisce il settore disarmato -quello che finora ha pagato con la vita di vari dei loro- a non far nulla, a non "provocare" i gorilla.

Il Dipartimento di Stato mette sullo stesso piano ler vittime e i carnefici, tirannelli e democratici, quelli che sono stati condannati ed esecrati all'unanimita' dall'ONU e coloro che difendono la legalitá costituzionale. Per gli Stati Uniti sono la medesima cosa il golpismo e la resistenza popolare, pacifica e di massa. Ma la cosidetta "comunita' internazionale" sta dalla parte di Zelaya, signora Bhillary!

Se ci sará violenza sará responsabilitá di coloro che sfoggiano ed usano con disinvoltura armi paurosa e che si sono trasformati in esercito di occupazione del proprio Paese. E' evidente che Bhillary Clinton sta dando il meglio di sé per cercare di trasformare Zelaya in un nuovo Jean Bertrand Aristide. Ci riuscira'?

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Honduras...

alcuni articoli interessanti...

Da Arbenz a Zelaya: Chiquita (United Fruit) in America Latina

Washington: Non c’è stato un golpe in Honduras, che questo episodio serva di lezione a Zelaya e agli altri che seguono il modello venezuelano

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24 luglio, 2009

Campagna di contenimento della "democrazia partecipativa".

Dopo il TeguciGolpe, video diffamatorio anti-Ecuador - Cade in Colombia cacciabombardiere di Israele

Tito Pulsinelli
La miccia innescata dal golpe perpetrato in Honduras sta surriscaldando il clima e le relazioni nell'area sudamericana. Le forze che hanno ispirato e che proteggono gli avventurieri attualmente -provvisoriamente- al potere nel Paese centroamericano, non sono occulte, e soprattutto sono chiarissime le loro finalità.

Subito dopo il TeguciGolpe, con straordinario sincronismo, il governo colombiano ha diffuso un video in cui uno dei capi della guerriglia della FARC dichiara -davanti alla cinepresa- che loro hanno finanziato la campagna elettorale del presidente ecuadoriano Correa. Due giorni prima, erano cominciate le operazioni di sgombro della base militare USA di Manta, sloggiata da Correa.

Poi il governo di Bogotà annuncia che questo contingente sarà ospitato in 5 caserme-porti-aeroporti dell'esercito colombiano. Pertanto non si tratterebbe di "basi USA" ma di un altro genere di cosa. Per sovramercato, gli effettivi militari nordamericani saranno accompagnati da 600 "contrattisti", cioè da mercenari che possono dedicarsi ai "lavori sporchi". Senza rispondere alle leggi nazionali e internazionali.

Aumenta, in questo modo, la vulnerabilità e l'ingovernabilità dello Stato colombiano che -privo di un reale "monopolio della violenza"- segmenta e moltiplica gli attori armati sul suo territorio: esercito regolare nazionale, guerriglie, paramilitari, bande di narcos, a cui ora si aggiunge un esercito straniero, supportato da altre milizie irregolari e mercenarie.

Ieri, un cacciabombardiere israeliano Kfir è precipitato nei dintorni di Cartagena de India, sul litorale caraibico colombiano. Era pilotato da due militari israeliani. "Ora risulta che ci sono aerei di Israele, con piloti di Israele che volano sulla Colombia".

Non i sono dubbi che questo è l'inizio di una campagna politico-militare, in cui il "governo reale" di Washington con la partecipazione attiva della Colombia, Perù, esercito dell'Honduras e la destra oligarchica del continente stanno rispondendo con un fuoco di sbarramento al Venezuela e ai suoi alleati dell'ALBA.

Il "governo reale" che agisce all'ombra di Obama, accelera i tempi e riprogramma le iniziative non-ortodosse per impermeabilizzare il Centroamerica dal "virus bolivariano" che ha contagiato l'area sudamericana. In particolar modo il versante delle Ande: Venezuela, Ecuador, Bolivia, i loro alleati dei Caraibi -con Cuba in testa- Paraguay e il Centroamerica.

E' comiciata la fase attiva del "contenimento della democrazia rappresentativa": non si deve parlar più di assemblee costituenti, nuove Costituzioni, referendum propositivi o revocatori, e della sovranità nazionale.

Saranno accusati di "narcoterrorismo" tutti quelli che ostacoleranno questa campagna di restaurazione. La cosa buffa, è che il primo produttore mondiale di cocaina (Colombia) e il primo consumatore mondiale di droghe (Stati Uniti) accusino altri Paesi dei problemi di cui sono direttamente responsabili.
Nonostante i faraonici investimenti in programmi anti-narcos, nè la Colombia nè gli Stati Uniti hanno dimininuito il volume prodotto e i consumatori finali. Il fatturato cresce, il flusso finanziario terminale è nelle banche di New York ma i colpevoli sono....altri.

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17 luglio, 2009

HONDURAS

LE CINQUE REGOLE DELLA PROPAGANDA DI GUERRA

IL CONDOR VOLA SULL’HONDURAS

La caricatura del Paese

Honduras: Per chi suona la campana?

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APPELLO PER UNA RACCOLTA FONDI D'EMERGENZA PER LE ORGANIZZAZIONI DELLA SOCIETÀ CIVILE HONDUREGNA

Ciao a tutt*
dopo il colpo di Stato di 3 settimane fa, la popolazione dell'Honduras continua a vivere una situazione drammatica di repressione esercitata dalla giunta del governo golpista di Roberto Micheletti. Ci sono morti e desaparecidos nelle fila delle organizzazioni popolari e della società civile, mentre i giornalisti internazionali vengono arrestati ed espulsi dal Paese.
Temiamo che con il passare dei giorni la repressione possa intensificarsi ulteriormente. In gioco c'é il futuro del Paese e la possibilità di un ritorno alla democrazia.
Dalle organizzazioni popolari con i quali collaboriamo da anni, ci é giunto l'appello di dar vita ad un fondo di solidarietà, che servirà a sostenere le attivitá che stanno portando avanti con il fine di ricomporre l'ordine istituzionale. Fondi che faremo arrivare in Honduras attraverso il Copinh, Consejo Cìvico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras, che molti di voi hanno avuto l'opportunità di conoscere in Italia dove abbiamo invitato molti loro rappresentanti.
Chi volesse rispondere all'appello, e dare una mano ad impedire che tornino i tempi delle dittature di sangue degli anni Ottanta, può versare il proprio contributo sul conto corrente IT64 G050 1801 6000 0000 0127 111 presso la Banca Popolare Etica di Milano intestato al Collettivo Italia Centro America.

Contribuite e fate circolare, grazie.
Maggiori informazioni sulla situazione in Honduras sul nostro sito www.puchica.org

Collettivo Italia Centro America, CICA

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HONDURAS: UNA VERA "GIOIA" PER MICHELETTI

Alessandra Riccio(06 luglio 2009)
Tanto per far capire bene quali sono le sue intenzioni e di che panni veste, il presidente golpista dell’Honduras, Roberto Micheletti, ha nominato come ministro assessore del suo governo illegittimo Billy Joya (Gioia), membro dello squadrone della morte B 3-16 dal 1984 al 1991 con lo pseudonimo di “Licenciado Arreola”, nonché fondatore dello Squadrone repressivo “Lince”, a sua volta parte del famigerato gruppo “Cobras”.Nel curriculum di Billy Joya , che è stato cadetto della scuola militare Francisco Morazán di Tegucigalpa, c’è una borsa di studio nel Cile di Pinochet, e un incarico di coordinatore con gli istruttori argentini del generale Suárez Manson, uno dei grandi repressori di quel paese.E’ accusato di aver sequestrato e torturato sei studenti e di aver diretto al meno sedici operazioni repressive con decine di persone morte o torturate nelle colonie La Campaña, La Matamoros, la San Francisco, la Florencia Sur, la Aurora, ed altre.E’ accusato di aver fatto irruzione nella casa del sostituto procuratore della Repubblica e di aver sequestrato sei studenti lì riuniti (fra cui due figlie del magistrato) con l’accusa di possesso di armi, anche se nella casa furono trovati solo libri e appunti.Rifugiatosi clandestinamente in Spagna, Joya ha vissuto lì come clandestino insegnando catechismo nel Collegio San José de los Sagrados Corazones di Siviglia, ma l’avvocato spagnolo Enrique Santiago, specialista in Diritto Internazionale Umanitario, lo ha denunciato nel 1998 per conto di Milton Jiménez Puerto, in base all’art. 5.2 della Convenzione Internazionale contro la Tortura. Ma anche a Tegucigalpa Joya era stato formalmente accusato dei delitti di tortura e di detenzione illegale e nell’ottobre del 1995 un giudice aveva emesso un mandato di cattura. Per questo Joya aveva chiesto asilo politico in Spagna, che non solo gli era stato negato ma che aveva determinato un decreto di espulsione in 15 giorni. Grazie al ricorso del suo avvocato, il decreto di espulsione restò congelato. Sembra che per Micheletti questo curriculum sia proprio adatto per i suoi sfacciati propositi reazionari.

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14 luglio, 2009

Cardinal Golpe: La comunità internazionale è sorda e cieca...

da Selvas.org
In una intervista concessa al quotidiano spagnolo El Mundo, il cardinal Oscar Andres Rodriguez, di stanza a Tegucigalpa, ribadisce la sua sviscerata simpatia con il golpismo di Micheletti e delle elites honduregne. E parla come un loro apologetico avvocato spirituale.Si schiera in modo aperto e radicale, arrivando a fare la ramanzina a tutti i Paesi che -senza eccezioni- non hanno riconosciuto le nuove autorità che da 2 settimane si sono impossessate del controllo del Paese centroamericano."Alla comunità internazionale gli è successo quel che contempla il Salmo: "Ha gli occhi ma non vede, ha l'udito ma non sente, ha la lingua e non parla". Rattrista che non abbiano voluto vedere quel che stava accadendo...".Tutti sono ciechi meno -naturalemente- il cardinale che sfoggia un ego ipertrofico e ben poca umiltà. Tutti sbagliano, meno lui, il monopolio mediatico e la oligarchia. Perchè nessun Paese ha riconosciuto le ragioni delle autorità per cui lui tanto si affanna?La militanza aperta a favore del golpe porta il cardinale a giustificare persino quel che ha scandalizzato tutti: che si possa assaltare a fucilate la casa di un Presidente, sequestrarlo, caricarlo su un aereo e lasciarlo sulla pista di un aeroporto straniero in pigiama.Senza processo e senza diritto a difendersi."..condanno con forza -dice Oscar "golpe" Rodriguez" - però hanno ritenuto che nessun carcere era abbastanza sicuro per proteggere la vita di Zelaya o per impedirne la fuga". Davvero?Quanta solerzia e sensibilità -degne di miglior causa- per difenedere l'indifendibile, ma è questione di...affinità elettive.Il prelato giustifica tutto, quasi si fosse trattato di una cortesia istituzionale o un gesto umanista dei colleghi gorilla."La missione della Chiesa non è optare per una posizione concreta ma operare per la riconciliazione e la pace", chiosa il prelato in odore di papabile. No, lui ha proprio optato per il golpismo duro e puro, sbandierando la sua opzione preferenziale per le elites più retrive e forcaiole."Mi chiamano cardinal Golpe -recrimina- però io non sono golpista. Ho lavorato intensamente perchè qui non ci fossero golpe militari". Il giorno prima dell'annunciato ritorno in patria di Zelaya -però- il cardinale ingiunse pubblicamente a sospendere l'operazione, perchè "sarebbe avvenuto un massacro". La capacità "profetica" si materializò puntualmente: i cecchini spararono sulla folla in attesa all'aeroporto ed uccisero un giovane con un tiro alla testa.

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ROGER VIVE!!!


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13 luglio, 2009

O muore il colpo di Stato o muoiono le Costituzioni


I paesi dell'America Latina stavano lottando contro la peggiore crisi finanziaria della storia dentro un relativo ordine istituzionale.
Mentre il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, viaggiava a Mosca per affrontare temi vitali sulle armi nucleari e dichiarava che l'unico presidente costituzionale dell'Honduras era Manuel Zelaya, a Washington l'estrema destra ed i falchi manovravano perché questi negoziasse l'umiliante perdono per le illegalità che gli attribuiscono i golpisti.
Era ovvio che quell’azione significava davanti ai suoi e davanti al mondo la sua scomparsa dalla scena politica.
È certo che Zelaya, quando ha annunciato che sarebbe ritornato il 5 luglio, era deciso a mantenere la sua promessa di condividere col suo popolo la brutale repressione golpista.
Con il Presidente viaggiavano Miguel d´Escoto, presidente pro tempore dell'Assemblea Generale dell'ONU, Patricia Rodas, la Ministra degli Esteri dell'Honduras, un giornalista di Telesur ed altri, 9 persone in tutto.
Zelaya ha mantenuto la sua decisione d'atterrare. Mi risulta che volando, mentre si avvicinavano a Tegucigalpa, Zelaya è stato informato da terra sulle immagini trasmesse da TeleSur, che la folla che l'aspettava attorno all'aeroporto era attaccata dai militari con gas lacrimogeni e gli spari dei fucili automatici.
La sua reazione immediata è stata chiedere di riprendere quota per denunciare i fatti attraverso Telesur, chiedendo ai capi delle truppe d’interrompere la repressione. Poi ha informato del loro atterraggio. L'alto comando però ha ordinato di bloccare la pista e in pochi secondi alcuni veicoli da trasporto l'hanno ostruita. Il Jet Falcon è passato tre volte a bassa quota sopra l'aeroporto.
Gli specialisti spiegano che il momento più teso e pericoloso per i piloti per gli aeroplani veloci e di piccola portata come quello che trasportava il Presidente, è quando riducono la velocità per entrare in contatto con la pista. Per questo motivo credo che quel tentativo di ritornare in Honduras sia stato audace e coraggioso.
Se desideravano giudicarlo per presunti delitti costituzionali, perché non gli hanno permesso d'atterrare?
Zelaya sa che era in gioco non solo la Costituzione dell'Honduras, ma anche il diritto dei popoli dell'America Latina a scegliere i loro governanti. Oggi l'Honduras non è solo un paese occupato dai golpisti, ma è anche un paese occupato dalle forze armate degli Stati Uniti.
La base militare di Soto Cano, conosciuta anche come Palmerola, situata a meno di 100 Km. da Tegucigalpa, riattivata nel 1981 con l'amministrazione di Ronald Reagan, fu utilizzata dal colonnello Oliver North per dirigere la guerra sporca contro il Nicaragua.
Il Governo degli Stati Uniti diresse da quel punto gli attacchi contro i rivoluzionari di El Salvador e del Guatemala, che costarono decine di migliaia di vite.
Lì si trova la "Joint Task Force Bravo" degli Stati Uniti, composta da elementi delle tre armi, che occupa l'85 % dell'area della base.
Eva Golinger ha reso noto il suo ruolo in un articolo pubblicato sul sito digitale Rebelión del 2 Luglio, intitolato "La base militare degli Stati Uniti in Honduras al centro del golpe", e spiega che: "La Costituzione dell'Honduras non permette legalmente la presenza militare straniera nel paese. Una “stretta di mano” tra Washington e l'Honduras autorizza l'importante e strategica presenza nella base di centinaia di militari statunitensi, con un accordo “semi-permanente”.
L'accordo fu realizzato nel 1954 come parte degli aiuti militari offerti dagli Stati Uniti all'Honduras… il terzo paese più povero dell'emisfero.
Eva Golinger ha aggiunto che: “… l'accordo che permette la presenza militare degli Stati Uniti nel paese centroamericano può essere annullato senza avviso”.
Soto Cano è anche la sede dell'Accademia dell'Aeronautica dell'Honduras. Parte dei componenti di un’ Unità degli Stati Uniti è composta da soldati dell’Honduras.
Qual'è l'obiettivo della base militare, degli aeroplani, degli elicotteri e della task force degli Stati Uniti in Honduras? Indubbiamente servono unicamente per un utilizzo in America Centrale. La lotta al narcotraffico non richiede questi armamenti.
Se il presidente Manuel Zelaya non è reintegrato nel suo incarico, un'ondata di colpi di Stato minaccerà di spazzare via molti governi dell'America Latina o di metterli alla mercé dei militari d'estrema destra, educati secondo la dottrina della sicurezza della Scuola de las Américas, specializzata nelle torture, la guerra psicologica e il terrore.
L'autorità di molti governi civili in Centro e Sud America verrà indebolita.
Non sono molto distanti quei tempi tenebrosi. I militari golpisti non presterebbero attenzione nemmeno all'amministrazione civile degli Stati Uniti. Potrebbe essere molto negativo per un presidente come Barack Obama, che desidera migliorare l'immagine del suo paese. Il Pentagono ubbidisce formalmente al potere civile. Le legioni, come a Roma, non hanno ancora assunto il comando dell'impero.
Non sarebbe comprensibile che Zelaya ora ammettesse manovre dilatorie che consumerebbero le notevoli forze sociali che lo sostengono e condurrebbero solamente ad un'irreparabile logorio.
Il Presidente illegalmente allontanato non è alla ricerca del potere: difende un principio e, come disse Martí: “Un principio giusto anche dall’estremo di una grotta può più di un esercito”.

Fidel Castro Ruz
10 luglio 2009
Ore 18.15 (Traduzione Gioia Minuti).

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cerimonia per Isis Obed


Isis Obed, 19 anni, assassinato dal braccio militare del governo golpista di Honduras durante la storica manifestazione pacifica che ha portato centinaia di migliaia di onduregni en la calle.
A una settimana di distanza i grandi media se ne sono andati e il governo continua a dichiarare (come dal primo giorno) che qui tutto va bene, che non é successo nulla, addiritttura in catena nazionale invitano delegazioni di osservatori dei diritti umani a venire a verificare che quanto dichiarano é veritá.
Sappiamo bene che non é cosí . Arrivano notizie di dirigenti assassinati e si teme che il numero aumenti di giorno in giorno. Ci sono arresti di giovani. Visite notturne nelle case di attivisti. I media nazionali censurano qualsiasi tipo di espressione contraria al golpe.
I movimenti popolari, riuniti nel Frente Nacional contra el golpe de estado, continuano nelle strade con manifestazioni in tutto il paese.

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Honduras, l’isola dei famosi, la normalizzazione del silenzio e degli squadroni della morte

Si sono spente le luci e se ne va perfino l’ “Isola dei famosi” dall’Honduras mentre si rafforza la resistenza popolare (nella foto di Giorgio Trucchi), si espellono i giornalisti e la diplomazia si impantana in trattative che convengono solo ai golpisti.
Roberto Micheletti, il dittatore di Bergamo alta che ripartendo dal Costa Rica ha dichiarato di aver bisogno di qualche giorno di riposo, intanto manda i suoi squadroni della morte ad ammazzare il sindacalista Róger Bados e fa un’offerta irricevibile al presidente legittimo Mel Zelaya: vieni, consegnati, ti processiamo e poi ti amnistiamo. Buonasera!
I giornalisti dei grandi media commerciali intanto se ne sono andati spontaneamente. Fa caldo e se non la polizia, che non torce loro un capello, Tegucigalpa è comunque brutta e pericolosa come San Salvador, Medellin o Caracas. Si muore e si continuerà a morire per niente di povertà e violenza urbana, che al potere ci sia Mel Zelaya o Roberto Micheletti. Rocco Cotroneo del Corriere della Sera si vanagloria di essersi catapultato direttamente a Miami e perfino Federico Mastrogiovanni, amico e freelance, è partito rumbo a Nicaragua.
Quei pochi che volevano rimanere, Telesur e VTV, invece sono stati arrestati, chiusi in albergo, malmenati, presi di peso, ed espulsi dal paese. Così i grandi media non saranno più costretti all’imbarazzo del condizionale “secondo l’emittente chavista Telesur avrebbero ammazzato un ragazzo [davanti agli occhi di migliaia di persone]”. Se non ci fosse stata Telesur a trasmettere in diretta quell’omicidio le tre scimmiette non avrebbero visto nulla così come non vedranno i prossimi omicidi di una repressione così forte da poter eliminare il coprifuoco. Occhio non vede, cuore non duole. Del resto in Honduras non succede nulla, lo dice Micheletti, e nessuno verificherà la notizia che Róger Bados, un sindacalista e un militante dell’organizzazione Bloque popular è stato assassinato ieri in casa sua da uno squadrone della morte a San Pedro Sula, la città industriale nel nord del paese.
Invece trova spazio sui media il fatto che se ne va dall’Honduras “l’isola dei famosi”, che cerca ora un’altra location da qualche parte nel mar dei Caraibi. Chissà se davvero vanno via per il colpo di stato o perché tre anni di reality show erano già sufficienti a lanciare il nome di Cayo Cochinos, la baia favolosa ex incontaminata dove si realizzava lo spettacolino di Rai2 e dove verrà realizzata una delle più grandi speculazioni edilizie ed ecomostro di tutto il Centroamerica. Venite a fare il bagno nella spiaggia dei famosi. Il primo giro lo offre Micheletti.

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Honduras: Il rischio della normalizzazione

Fin dal primo giorno del colpo di stato militare, la politica mediatica del governo spurio ha cercato di dare al paese un'immagine di assoluta normalità.
Le enormi marce e le proteste sarebbero quindi una semplice espressione di qualche matto che non vuole accettare la nuova realtà. La manovra normalizzatrice, della quale sembra fare parte il processo di mediazione che si sta svolgendo in Costa Rica sotto le ali del dipartimento di Stato nordamericano, e l'assenza dei mezzi informativi, potrebbero aprire le porte ad una forte repressione contro le organizzazioni popolari che continuano a chiedere la ricomposizione dell'ordine istituzionale.

Dopo le condanne internazionali, la grande aspettativa per il tentativo del presidente Zelaya di ritornare in patria e il fallimento del processo di mediazione in Costa Rica, i principali mezzi informativi hanno abbandonato il paese. I telefoni non suonano più come prima e le agenzie internazionali non battono molte notizie sull’Honduras.

Le continue mobilitazioni delle organizzazioni sociali, popolari e sindacali non fanno oramai notizia e per i media internazionali che continuano a seguire le vicende da vicino, la situazione è diventata molto pericolosa.

Durante la serata di sabato 11 luglio, i giornalisti di TeleSur e del canale Venezolana de Televisión, VTV, sono stati arrestati e poi obbligati a rimanere in albergo senza potere svolgere il loro lavoro informativo. Hanno inoltre denunciato che la polizia ha intimato loro di andare subito all’aeroporto “perché qui non hanno nulla da fare e non c’è niente da informare”.

Di fronte alle grandi mobilitazioni indette dalle organizzazioni popolari, come quelle che si sono svolte durante il fine settimana in memoria del giovane Isis Obed Murillo e nel parco centrale di Tegucigalpa, e la caduta di interesse da parte dei media, i dirigenti del Fronte Nazionale Contro il Colpo di Stato hanno avvertito della possibilità di un incremento dell’ondata repressiva.

Nella notte di sabato 11 luglio, l'attivista del Bloque Popular ed ex dirigente sindacale del settore tessile e della FUTH, Róger Bados, è stato assassinato da sconosciuti davanti a casa sua a San Pedro Sula, nel nord del paese. La paura che si vive in queste ore è che questo omicidio possa essere il preludio a un piano assassino contro i quadri intermedi delle organizzazioni popolari, con l’obiettivo d’infondere il terrore tra la gente.

Mentre la comunità internazionale sembra non volere passare dai discorsi e proclami ai fatti concreti, rigidamente legata agli esiti di un processo di mediazione che non ha futuro e che dipende visibilmente dall’ambiguità del governo nordamericano, abbiamo dialogato con Carlos H. Reyes, segretario generale del Sindacato dei Lavoratori dell'Industria delle Bevande e Simili, STIBYS, e membro del Comitato Esecutivo Mondiale della UITA.

- Sono stati 15 giorni di resistenza e lotta. Giorni molto difficili in cui la popolazione ha saputo rispondere al colpo di stato e alla repressione. Come valuti questo sforzo?
- La lotta politica del movimento popolare ha avuto cambiamenti qualitativi molto importanti. Se non fosse esistito un Coordinamento Nazionale di Resistenza Popolare, che è stata la colonna vertebrale di tutto questo movimento di resistenza, non sarebbe stato possibile sviluppare tutte queste azioni di lotta e resistenza. Abbiamo potuto superare la sorpresa del colpo di stato e la paura per la repressione scatenata dal governo “de facto”, convocare la più grande manifestazione nella storia del paese, e tutta una serie di altre attività che hanno visto una grande partecipazione da parte della gente.

- Si profila un incremento della repressione?
- I golpisti sentono che non hanno potuto dominarci e che c'è ancora una forte resistenza e quindi hanno cominciato a lanciare segnali che indicano la loro intenzione di incrementare il livello repressivo.
Domenica 5 luglio è stato assassinato il giovane Isis Obed Murillo, mentre ieri hanno ucciso l'ex dirigente sindacale della FUTH ed attivista del Bloque Popular, Róger Bados. Hanno chiuso vari programmi radio che gestiscono le organizzazioni femministe ed abbiamo saputo che ieri la polizia ha fatto irruzione nell’hotel dove alloggiavano i giornalisti di TeleSur e della televisione venezuelana, ordinando loro di andarsene dal paese.
Consideriamo che tutti questi avvenimenti facciano parte di una politica repressiva implementata per spaventarci e per porre fine alla resistenza.

- Che progetti avete per questa settimana?
- Continueremo con le manifestazioni e le marce e per giovedì e venerdì abbiamo previsto due azioni molto importanti. Sarà comunque una settimana molto difficile.
Il processo di mediazione in Costa Rica è ormai fallito e noi abbiamo sempre detto che non era questa la via per risolvere la crisi nel nostro paese. La soluzione passa necessariamente dal riuscire a mantenere la lotta interna e dal risolvere la contraddizione che si sta vivendo negli Stati Uniti. Da una parte il governo nordamericano denuncia il colpo di stato e firma la risoluzione dell’Organizzazione degli Stati Americani, ma dall’altra il potere economico e politico dell’estrema destra sostiene il governo golpista di Micheletti.
Bisogna rompere questa contraddizione e proprio oggi una delegazione del Fronte Nazionale Contro il Colpo di Stato è partito per gli Stati Uniti e si riunirà con vari senatori per discutere su questa situazione.

- Il governo vuole far credere alla popolazione ed al mondo che la situazione in Honduras è tranquilla e che non sta succedendo nulla. Una minore presenza dei media potrebbe facilitargli questa opera normalizzatrice?
- In molti casi i mezzi d’informazione stanno andando via perché vengono intimoriti e questo dimostra che stiamo entrando in una fase in cui si vuole occultare ciò che sta accadendo e che effettivamente c’è stato un colpo di stato. Il caso di TeleSur è emblematico. Bisogna denunciarlo a livello internazionale e su questa base, i mezzi informativi devono ritornare nel paese perché tutto sta ad indicare che ci sarà un forte aumento della repressione.

- Che prospettive ci sono di potere mantenere la mobilitazione nelle strade?
- Noi continueremo a chiedere di ristabilire l’ordine istituzionale e per fare ciò è necessario il ritorno del presidente Manuel Zelaya. Oltre a chiedere ai paesi che hanno condannato il colpo di stato di adottare misure concrete contro questo governo, è importante che i compagni e le compagne delle organizzazioni popolari centroamericane facciano azioni alle frontiere con il Nicaragua, El Salvador e Guatemala. Chiediamo anche alle organizzazioni latinoamericane di manifestare davanti alle ambasciate dell’Honduras nei loro paesi. La lotta sarà permanente.

- La Uita ha dato priorità assoluta a quanto è successo in Honduras ed ha espresso la sua totale solidarietà con il processo di resistenza delle organizzazioni popolari e sindacali. In che modo vi sembra sarebbe più utile continuare questa azione?
- La presenza della Uita durante tutti questi giorni ha permesso al movimento sindacale mondiale di rimanere informato in modo obiettivo su quanto stava accadendo in Honduras, facendo capire che la resistenza continua. Qui c’è un problema di fondo: in Honduras è un delitto difendere gli interessi dei lavoratori, è un delitto lottare per avere conquiste sociali. È per questo motivo che abbiamo sostenuto molte cose del governo Zelaya, perché stava lavorando in questa direzione ed in un paese di estrema destra come il nostro, tutto ciò vuole dire essere considerati dei delinquenti.
Tuttavia, continuiamo a lavorare e a lottare, e crediamo che la cosa migliore sia che la Uita continui a portare questo messaggio nel mondo. Siamo di fronte ad una dittatura selvaggia e c’incamminiamo verso una maggiore repressione da parte di quei settori delle Forze Armate che durante gli anni 80 si sono macchiati dei peggiori crimini.

© (Testo e foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua www.itanica.org )

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09 luglio, 2009

dall'Honduras...

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07 luglio, 2009

HONDURAS: HANNO PAURA DI NOI PERCHÉ NON ABBIAMO PAURA



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