31 maggio, 2008
COSTRUENDO ALTERNATIVE
Ciclo di incontri con rappresentanti dei movimenti indigeni e sociali latinoamericani
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HONDURAS: Grupo Pellas e gli agrocombustibili
L'obiettivo del Gruppo è aumentare sensibilmente la quantità di etanolo che già produce ed esporta in Europa dal Nicaragua e cominciare a rifornire il mercato statunitense e quello dell’Honduras, dove in novembre del 2007 il Congresso Nazionale ha approvato la Legge di Produzione e Consumo di Biocombustibili, creando - secondo il giornale El Heraldo de Honduras - "l'ordinamento istituzionale e normativo, così come gli incentivi necessari per propiziare a breve termine la produzione nazionale e l’uso su grande scala di biocombustibili, come il biodiesel e l'etanolo. Questa disposizione colloca l’Honduras come il primo paese della regione a contare su una legge specifica in materia di biocombustibili”.
Tuttavia, il lavoro normativo non è ancora concluso, poiché manca l'approvazione del Regolamento della legge che sarà lo strumento di applicazione della stessa.
Secondo le dichiarazioni di Carlos Pellas Chamorro, presidente del Grupo Pellas, a El Heraldo, l'Ingenio San Antonio, proprietà della compagnia Nicaragua Sugar Estates Ltd. (NSEL)4, anch’essa parte del Grupo Pellas, è la prima impresa esportatrice di etanolo dell'America Centrale. L'anno scorso ha esportato circa 17 milioni di litri e per quest’anno ha previsto di arrivare ai 40 milioni.
L'Ingenio San Antonio conta su una capacità installata di produzione di etanolo di 100 mila lt/gg, e si sta sviluppando un progetto per costruire una seconda distilleria, con una capacità di 300 mila lt/gg.
Il progetto del Grupo Pellas sembra godere dei favori del governo del presidente Manuel Zelaya. Il Ministro dell’Agricultura ed Allevamento (SAG), Héctor Hernández, ha infatti confermato che il progetto abbraccerebbe una totalità di 15 mila ettari e genererebbe 20 mila posti di lavoro. Tuttavia, ci sono settori della popolazione che guardano con molta preoccupazione all'uso di enormi estensioni di terra per la semina di canna da zucchero, soprattutto in un momento come quello attuale, in cui si vive una situazione drammatica a causa dell’alto costo degli alimenti, della problematica legata alla proprietà della terra e per la mancanza di sovranità e sicurezza alimentare.
Secondo Marvin Ponce, deputato del Partito Unificazione Democratica (UD), "sono ormai alcuni anni che il Grupo Pellas sta progettando la costruzione di un impianto per la produzione di etanolo nella zona di Olancho, una delle regioni più importanti per la produzione di alimenti. In questo dipartimento ci sono tre valli in cui si concentra la produzione di fagioli, mais, riso, ortaggi ed anche l’allevamento."
Voci d'allerta
Quello che il Grupo Pellas sta cercando di fare, ha continuato Ponce, "è comprare circa 70 mila ettari di terra nei dipartimenti di Olancho, El Paraiso e Yoro per seminare canna da zucchero. È un progetto di investimento straniero che ci preoccupa molto, perché smantellerebbe una zona dove si coltiva circa il 75 per cento delle granaglie e leguminose del paese, per passare a produrre agrocombustibili.
Sebbene sia importante investire nello sviluppo del paese, questa misura avrebbe un effetto terribile per l'agricoltura contadina. Bisogna anche prendere in considerazione che l’Honduras ha un alto deficit di produzione di alimenti e che deve quindi importarli per dare una risposta alla domanda interna. Questo investimento straniero incrementerebbe il deficit esistente, con effetti molto negativi ad Olancho, dove l'indice di povertà raggiunge già il 45 per cento della popolazione".
Per il deputato onduregno, gli effetti avversi del progetto di produzione di etanolo si estenderebbero anche a livello nazionale. "Se calcoliamo circa 35 mila ettari per la semina di canna da zucchero, sottratti alla produzione di alimenti, significherebbe circa 140 mila tonnellate di granaglie in meno all’anno”, ha affermato Ponce.
Nonostante gli sforzi fatti fino al momento dal Grupo Pellas, il colosso nicaraguense sta incontrando difficoltà per comprare sufficienti terre per poter iniziare e sviluppare l'ambizioso progetto.
"Uno degli effetti che si è generato nella zona di Olancho è il vertiginoso aumento dei prezzi della terra. Una manzana di terra, (circa 0,7 ettari), prima valeva circa 1.200 dollari, mentre con l'arrivo del Grupo Pellas e l'aumento della domanda, il valore è arrivato a 4 mila dollari.
Un altro fattore che sta ostacolando l'acquisto di terra – ha spiegato Ponce – ha a che vedere coi conflitti legali. Ci sono molti contadini o comunità che sono in possesso di terre, ma hanno debiti con le banche e dovrebbero quindi liberarle prima dalle ipoteche per poterle vendere. A questo si aggiungono anche fattori culturali di una popolazione molto radicata sul proprio territorio. Esiste inoltre un terzo fattore che include soprattutto i latifondisti, molti dei quali non vogliono vendere perché in Honduras avere terra significa avere potere economico e politico e non ci vogliono rinunciare".
Secondo il deputato Ponce, il Grupo Pellas avrebbe già comprato circa 5 mila ettari ad Olancho ed è possibile che cerchi di spostarsi in altri dipartimenti, come per esempio Yoro, dove potrebbe trovare condizioni più favorevoli, contando anche sull'appoggio di importanti intermediari.
"Il governo dell’Honduras non ha ancora assunto una posizione definita e nemmeno un piano strategico sull'implementazione degli agrocombustibili. Usa ancora un doppio discorso: da una parte dice di sostenere la produzione di alimenti, mentre dall’altra sostiene quella degli agrocombustibili, per mezzo della palma africana ed il pinolo per il biodiesel, e della canna di zucchero per l’etanolo.
Da questo punto di vista, il Grupo Pellas gode dei favori di uno dei principali impresari nicaraguensi, Piero Cohen Montealegre, attualmente ambasciatore in Honduras (ed ex ambasciatore in Italia n.d.r.) e le cui relazioni col presidente Zelaya sono così intime tanto che, quest’ultimo, gli ha più volte chiesto in prestito il suo elicottero ed il suo jet privato per i suoi viaggi ufficiali. “Piero Cohen è il gran negoziatore che ha il Grupo Pellas in Honduras", ha dichiarato Ponce a Sirel.
Il problema della terra
Oltre alla problematica della minaccia per la produzione di alimenti e di come il progetto del Grupo Pellas influirebbe sulla sicurezza alimentaria del paese, si affaccia anche un altro grande inconveniente che è il tema del possesso della terra e della richiesta di una riforma agraria integrale da parte delle organizzazioni contadine e della società civile.
"Il mercato della terra è letteralmente esploso e la nostra posizione è che il paese, di fronte a questa crisi alimentare e con più di 300 mila famiglie di contadini senza terra, deve promuovere una nuova riforma agraria attraverso due strategie – ha segnalato Ponce -.
La prima è la soluzione dei conflitti di terra che esistono da più di 30 anni; 45 mila ettari che sono in possesso dei contadini senza essere stati titolati. Chiediamo – ha continuato Ponce - che il Congresso emetta un decreto legislativo per risolvere tutti questi conflitti agrari. Un decreto che dica che tutte le terre pubbliche o private che attualmente sono usufruite dalle famiglie contadine, indigene ed afro-onduregne, siano immediatamente espropriate, aggiudicate e titolate a favore degli occupanti. Allo stesso tempo, chiediamo che i Tribunali di Giustizia si astengano dal procedere a sgomberi o accuse criminali contro questi gruppi contadini".
La seconda strategia ha a che vedere con una nuova Legge di Riforma Agraria Integrale. Secondo Juan Vásquez, del Comitato Esecutivo del Consiglio Civico di Organizzazioni Popolari ed Indigene del Honduras (COPINH), "Le comunità indigene stanno chiedendo una riforma agraria integrale che consegni titoli comunitari di terra alle popolazioni indigene e contadine. Non vogliamo che lo Stato compri e ci venda la terra, ma la consegna deve avvenire attraverso un recupero di terra in base ai titoli ancestrali delle nostre popolazioni.
Chiediamo anche l’effettivo sostegno per la produzione e per un'agricoltura sostenibile. Per noi – ha continuato Vásquez - il vincolo con la nostra Madre Terra è molto profondo. La terra è sacra, bisogna curarla e rispettarla e sappiamo che questi progetti per la produzione di agrocombustibili implicano l'uso di agrotossici che inquinano l'acqua, la terra e colpiscono l'ecosistema e la salute umana, e prevedono anche opere di disboscamento. La semina massiccia per la produzione di agrocombustibili, oltre a colpire la produzione di alimenti, sarebbe un vero attentato per le nostre popolazioni", ha indicato Vásquez.
In Nicaragua, la Asociaciòn Nicaraguense de Afectados por Insuficiencia Renal Crònica (ANAIRC), organizzazione affiliata alla UITA, ha accusato in varie occasioni l'Ingenio San Antonio di essere il responsabile della grave malattia che ha colpito migliaia di ex lavoratori delle sue piantagioni di caña. Secondo ANAIRC, sarebbero quasi 2.700 gli ex lavoratori deceduti e più di 7 mila quelli ammalati a causa dell’uso indiscriminato di pesticidi che hanno inquinato le fonti idriche. Vari studi hanno confermato la relazione diretta che esiste tra l'esposizione a pesticidi e varie malattie, tra cui l'Insufficienza Renale Cronica.
Il dirigente del COPINH ha inoltre ricordato che "come è già accaduto con le zone franche (maquilas) in Honduras, ci dicono sempre che questi progetti generano posti di lavoro, ma la verità è che vengono gestiti dalle grandi multinazionali e alla fine, solo i ricchi se ne beneficiano. Siamo inoltre molto preoccupati per gli aumenti al valore del Paniere ed è per questo motivo che stiamo organizzando giornate di protesta e resistenza, lottando anche contro la corruzione che sta colpendo il paese", ha indicato Vásquez.
Lo scorso 17 aprile, più di 100 mila onduregni hanno invaso le strade del paese in uno Sciopero Civico Nazionale, per esigere al governo risposte concrete ad un pacchetto di dodici richieste, tra cui il congelamento del costo del Paniere per mezzo di uno stretto controllo dei prezzi, un aumento generale dei salari, l'implementazione di una riforma agraria integrale, con accesso alla terra e al credito per il settore contadino, garantendo quindi la sovranità alimentare dell’Honduras, rifornendo di granaglie e leguminose tutto il paese.
Il Grupo Pellas
Il Grupo Pellas è un conglomerato di più di 50 imprese, presieduto dall’inizio degli anni 80 da Carlos Pellas Chamorro. Ha attivi per 4 mila milioni di dollari e circa 15 mila lavoratori.
Secondo la Rivista Summa5, tra le più importanti compagnie che integrano il Grupo Pellas, nel settore finanziario, troviamo il BAC International Bank, presente in tutti i paesi dell'America Centrale, controllando l’intera rete Credomatic e il BAC Florida Bank, nel sud della Florida (Stati Uniti). Nel 2005 il Grupo Pellas negoziò con GE Consumer Finance, divisione finanziaria della potente multinazionale Generale Electric, la vendita del 49,99 per cento del pacchetto azionario di BAC International Bank, la leader in carte di credito nell'istmo. Tra le altre compagnie di proprietà del Grupo Pellas risalta la Nicaragua Sugar Estates Limited, proprietaria del complesso agroenergetico "Ingenio San Antonio", con una capacità annuale di produzione di 250 mila Tm di zucchero, 18 milioni di litri di etanolo, 80 mila Tm di melassa e 60 MW di energia, oltre a vari progetti di diversificazione come la produzione di gamberi e di energia per mezzo della semina di 5.500 manzanas di eucalipti. La Compañia Licorera de Nicaragua SA che produce il rum Flor de Caña, acquaviti e gas metano. E la Casa Pellas che ha la rappresentanza della Toyota in Nicaragua.
Il Grupo Pellas è anche socio al 40 per cento di GBM che ha la rappresentazione di IBM in America Centrale, Panama ed i Caraibi; con un 10 per cento di Uniòn Fenosa, la multinazionale spagnola che controlla la distribuzione dell'energia elettrica in Nicaragua, e con un altro 40 per cento di ESTESA, la televisione via cavo leader nel suo settore in Nicaragua ed anche come fornitore di Internet con Cablenet.
Altre imprese che conformano il Grupo Pellas sono Seguros Amèrica, membro della Red Financiera BAC, con relazioni stabili con compagnie di assicurazioni leader nel mercato internazionale di riassicurazione. Aduanera y Almacenadora Pellas S.A (ALPESA) che offre servizi di sdoganamento, magazzinaggio di mercanzie, trasporto locale e servizi completi di logistica a livello internazionale.
Il Grupo Pellas possiede anche 7 mila ettari di coltivazione di arance nella zona del Río San Juan, nel sud del Nicaragua, con 1,4 milioni di alberi ed una produzione di circa 1.000 milioni di arance all’anno, esportandone il succo negli Stati Uniti per la Minute Maid , impresa di proprietà della Coca-Cola.
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25 maggio, 2008
HONDURAS: Sciopero della fame per sete di giustizia
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COMUNICATO STAMPA DEL TAVOLO MIGRANTI
21 maggio, 2008
Bush torna a Roma per coinvolgere ancora di più l'Italia nella guerra permanente
Una accresciuta aggressività militare finalizzata alla riconquista o all'ampliamento della propria sfera d'influenza sul mercato mondiale - oggi in evidente declino - è la risposta con cui gli Stati Uniti intendono rispondere alla recessione economica abbattutasi sull'economia USA. Il tentativo dell'amministrazione Bush è quello di accollare i costi economici, sociali e militari di questa sua crisi anche sui paesi alleati.
Su questa inquietante agenda di guerra, Bush troverà piena collaborazione da parte del governo Berlusconi, il quale si sta affrettando a far suonare le fanfare della guerra e del razzismo ed a peggiorare, se possibile, in Libano, in Afghanistan e di nuovo in Iraq, il ruolo di guerra dell'Italia, già delineato da D'Alema come quello la sesta potenza (coloniale) del mondo, in quanto a presenza di militari oltreconfine.
Questa agenda la vogliamo e la dobbiamo ribaltare con una mobilitazione contro la guerra che non ha fatto e non farà sconti a nessun governo e a nessun soggetto politico che si sia reso complice della guerra permanente, delle sue alleanze e dei suoi obiettivi.
Il Patto permanente contro la guerra lancia un appello alla mobilitazione a tutte le persone che vogliono un altro mondo possibile in cui la Pace sia il punto di riferimento della politica estera ed economica e la sicurezza sia inscindibile dalla solidarietà e dalla cooperazione e giustizia sociale. Non vogliamo che il nostro paese sia ancora complice della escalation di guerra e non vogliamo che dia il benvenuto a colui che massimamente ha incarnato in questi anni la guerra globale, la tortura e la sospensione dei diritti umani in tutto il mondo.
Per dire No a Bush e No alla guerra, per dire fuori l'Italia dalla guerra, chiamiamo tutte e tutti in piazza mercoledì 11 giugno a Roma e ovunque ci siano consolati e rappresentanze USA per protestare contro la visita di Bush, per lanciare il nostro grido di allarme contro l'escalation di guerra.
Per discutere gli scenari di guerra in cui siamo coinvolti e il ruolo che in essi gioca l'Italia, ma anche per discutere della manifestazione dell'11 giugno, invitiamo tutte e tutti al FORUM convocato per sabato 24 maggio a Roma (Casa internazionale delle donne, via della Lungara n.19, vicino a Regina Coeli dalle ore 10.00). Nel frattempo invitiamo a promuovere subito riunioni unitarie in ogni città per preparare la mobilitazione e discutere le possibilità concrete di iniziativa.
Per lunedì 2 giugno a Napoli, un'alleanza di forze pacifiste e antimilitariste ha lanciato la proposta di una manifestazione contro le basi militari da tenersi nella città sede del nuovo Comando Centrale della Marina militare USA, chiamando alla partecipazione tutti i comitati popolari impegnati nella lotta per lo smantellamento delle basi.
L'11 giugno saremo in piazza a Roma e in altre città contro la visita di Bush e le politiche di guerra del nuovo governo Berlusconi, per riaffermare la nostra piattaforma:
- il ritiro immediato delle truppe italiane dall'Afghanistan, dal Libano, dai Balcani- la revoca della decisione di costruire una nuova base militare a Vicenza e lo smantellamento delle basi militari USA/NATO nel nostro territorio per riconvertirle ad uso civile- la revoca dell'adesione dell'Italia allo Scudo missilistico USA,- la revoca della partecipazione alla costruzione degli F35- la revoca dell'accordo di cooperazione militare tra Italia e Israele- il taglio delle spese militari a favore di quelle sociali.
Il Patto permanente contro la guerra
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20 maggio, 2008
Honduras: la rivolta dei fiscales contro la giustizia corrotta
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Rebeldìa Riempie la città
Rebeldìa non è soltanto uno spazio. E' un'idea diversa di società, oggi messa in discussione da un piano edilizio che vorrebbe sostituire questo laboratorio di pratiche sociali con un parcheggio, ignorando di fatto il problema dalla sua sopravvivenza.
Difendere il Progetto Rebeldìa significa difendere il lavoro delle 25 associazioni che lo abitano: per dare piena cittadinanza ai migranti, per costruire un'economia senza sfruttamento dell'uomo e dell'ambiente, per opporsi alle politiche di guerra, per liberare le culture e riparare le biciclette, per i diritti individuali e collettivi, ...
Un'idea è vuota senza l'azione delle persone che la mettono in pratica.
Sporchiamoci le mani e scendiamo nelle strade.
Il Progetto Rebeldìa si merita uno spazio, Pisa si merita il Progetto Rebeldìa.
CONCETRAMENTO p.zza Sant'Antonio ore 17
per adesioni: http://www.inventati.org/rebeldia/
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19 maggio, 2008
Vertice UE-AmerLat: Molto fumo mediatico
www.selvas.org
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17 maggio, 2008
Lima: DICHIARAZIONE DEI FIGLI DELLA TERRA Non c’è integrazione senza Decolonizzazione del Potere, Sapere e Sentire
L’Europa ha un debito storico con l’Abya Yala
Non c’è integrazione senza Decolonizzazione del Potere, Sapere e Sentire.
Ai popoli del mondo
Ai governi dei paesi andini e latinoamericani
Ai governi dell’Unione Europea
All’opinione pubblica internazionale
RIUNITI nel Ayllu del fratello Taulichusco, a Lima, Perù, 1.500 sorelle e fratelli dell’Organizzazione dei Popoli Quechua, Aymara, Kichwa, Lafquenche, Guambiano, Toba, Colla, Poccra, Asháninka e inoltre dei Popoli Originari di Abya Yala (America), durante la III Cumbre Nazionale ed il Foro Internazionale Indigeno, per analizzare il contesto nazionale ed internazionale e le prospettive nelle quali si attua il denominato processo verso l’Accordo di Associazione dell’Unione Europea e della Comunità Andina delle Nazioni” (AA UE-CAN).
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16 maggio, 2008
Manifestazione nazionale contro le basi militari e contro la guerra permanente
In Italia vi sono oltre 100 basi ed installazioni militari che vanno da Bolzano a Lampedusa. Queste strutture non servono a difendere la popolazione da attacchi esterni ma, invece, costituiscono un grave pericolo per la sicurezza dei cittadini sottraendo spazi alla vita civile ed investendoli per la guerra permanente.
Portaerei, cacciabombardieri, sottomarini, aerei, elicotteri, missili, bombe, macchine di morte di ogni specie possibile passano e stazionano nelle installazioni militari. Senza trascurare il devastante impatto ambientale che la presenza di tali armi determina, partecipiamo tutti, senza volerlo, alla guerra.
Abbiamo detto NO al Dal Molin e continueremo a dirlo, ma lo stesso vale per il resto del territorio italiano, orami ricoperto di basi e prima linea della guerra globale.
Proponiamo che il 2 giugno abbia luogo a Napoli una manifestazione nazionale contro le basi militari.
Perché a Napoli?
Napoli è una città invasa da strutture militari, e uno dei principali porti per sostenere i conflitti in Medio Oriente e non solo: qui si è trasferito il comando di tutta la Marina Militare statunitense, per il controllo di Europa, Asia (Medio Oriente) e Africa. Questa città è divenuta lo snodo del traffico di portaerei, sottomarini a propulsione nucleare e armamenti di ogni genere.
Perché il 2 Giugno?
Il 2 giugno è la Festa della Repubblica, e noi vogliamo celebrarla ricordando che l'Italia è e deve essere uno Stato di Diritto e non può essere rappresentata da una parata militare.
Per questo il 2 giugno 2008 tutti a Napoli: per dire "basta alle basi, basta alla guerra"
Comitato Pace, Disarmo e Smilitarizzazione della Campania
Promuovono: Rete Lilliput (Na), Asper, Manitese (Na), Donne in nero (Na), PeaceLink (Campania), Un ponte per...(Na), Sinistra Critica (Na), Comunità per lo sviluppo umano (Na), Assopace (Na), Pax Christi (Na), Scuola di Pace (Na), Attac (Na)
Aderiscono: Centro Gandhi, Donne in Nero, Un ponte Per..., La Comunità per lo sviluppo umano, PeaceLink, Assise di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia, Amici di Beppe Grillo (Na), Socialismo Rivoluzionario (Na), FGCI (Na), PdCI (Na), PRC (Na), Giovani Comunisti (Na), Federazione Campana RdB/CUB, Cobas (Na), Associazione 3 febbraio (Na), MEDiterranean MEDIA
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14 maggio, 2008
COLOMBIA: Uribe: 2 piccioni con 1 fava?
http://www.selvas.org/
Il Presidente colombiano Alvaro Uribe ha impacchettato e spedito -in piena notte- negli Stati Uniti tredici Capi dello stato maggiore dei "paramilitares". Pezzi grossi come Salvatore Mancuso e i suoi più stretti compagni di traffici e delitti.Con questa mossa a sorpresa, Uribe cerca di guadagnare tempo e spazio, e comincia a togliersi di torno le "gole profonde" che lo hanno impallinato con le rivelazioni sul connubio perverso del suo partito con i paramilitares. Adesso sono già di fronte ai giudici di Miami, con una estradizione che permette di pereseguirli solo per delitti di narcotraffico.In questo modo, Uribe ottiene di mettere Mancuso+13 fuori dalla portata dei giudici colombiani, e quindi evita che possano avanzare le indagini sui massacri, le fosse comuni, eliminazioni fisiche e spopolamento di interi villaggi.Inoltre, fa una bella figura negli Stati Uniti, dove il portavoce di Bush si è precipitato a dire che la deportazione contribuirà positivamente per far approvare il TLC con la Colombia.Entrambi -governo Uribe e Stati Uniti- scongiurano un grave pericolo comune: Mancuso+13 avevano cominciato a gettar luce sui vincoli esistenti tra varie multinazionali e i paramilitares, soprattutto nell'eliminazione dei sindacalisti e distruzioni di centri abitati.Nella regione del Choco -per esempio- stanno mettendo le mani su di una zona vergine, ricca di legnami pregiati e giacimenti per cominciare l'estrazione mineraria indiscriminata, lontana da occhi indiscreti.Tutte le terre sottratte con la violenza ai civili non sono state ancora riconsegnate ai legittimi proprietari, e il governo di Bogotà sta destinandole alla coltivazione di mais e canna da zucchero per gli agro-acombustibili.I possedimenti terrieri di Salvatore Mancuso non sono ancora stati affidati al fondo per la indennizzazione delle vittime dei paramilitares.Due piccioni con una fava? Apparentemente. Uno degli avvocati dei deportati ha però dichiarato: "...hanno perso la libertà, però non la libertà d'espressione. Pertanto, continueranno a svelare fatti decisivi per la vita di questo Paese".Le organizzazioni che difendono i diritti delle vittime del "paramilitarismo" hanno sottolineato la stranezza di una deportazione per reati minori (narcotraffico) quando gli imputati sono investigati per violazioni dei diritti umani; inoltre gli Stati Uniti non hanno firmato il Trattato della Corte internazionale sui crimini di lesa umanità.Uribe conferma la sua scaltrezza e un cinismo spericolato. Guai a chi si fida della sua parola e dei patti che sottoscrive; ma ora sta colpendo tra le sue stesse fila, cioè i suoi grandi elettori e la sua base d'appoggio politica e sociale.
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13 maggio, 2008
Gli straordinari giovani giudici dell`Honduras (e se fossero una lezione...)
Più di un mese fa hanno cominciato quattro giovani magistrati nel Palazzo legislativo di Tegucigalpa. Oggi hanno l’appoggio di migliaia di persone. Hanno chiesto che il procuratore generale, Leónidas Rosa, e il suo vice, Omar Cerna, fossero rimossi dal loro incarico. Sono i vertici di un potere giudiziario tutt’altro che indipendente e profondamente compenetrato con gli altri poteri, quello legislativo, quello esecutivo e con l’immanente potere economico, quello dei soldi, quello reale che non ha nulla a che vedere con la democrazia.
Quei quattro giovani lottavano da anni per capire come si potesse fare giustizia se i vertici della giustizia erano conniventi con il crimine. Finiti tutti i sistemi legali, sentendosi pressocché sconfitti, restava la lotta, ma quella testimoniale dello sciopero della fame, l’ultima risorsa di chi ha capito che nessuno, neanche l’opinione pubblica in quel momento, vuole ascoltare.
Hanno cominciato da soli, hanno occupato un angolo del parlamento e lì sono rimasti nel disinteresse generale. Inizialmente non ci sono state né raccolte di firme né coperture televisive. Anzi… piuttosto la derisione di chi si sente così forte da non aver bisogno neanche di minacciare: "ingenui", "imprudenti", sono state i giudizi più carini da parte dei loro superiori e della classe politica.
Poi qualcosa è cambiato. Prima una radio ha cominciato a coprire lo sciopero della fame. Poi un’associazione vicina ai gesuiti ha cominciato a sommarsi, a turno, allo sciopero della fame stesso. Da lì la solitudine dei giovani magistrati (hanno dai 32 ai 40 anni) ha cominciato a rompersi. Il loro angolo di parlamento ha cominciato a popolarsi di ragazzi, studenti senza militanza politica in un paese depoliticizzato come l’Honduras neoliberale. Hanno cominciato a portarsi i sacchi a pelo e dormire lì insieme ai giudici, che avevano fisicamente bisogno di essere appoggiati. Qualcuno ha cominciato a sommarsi allo sciopero della fame. E altri giovani sono arrivati, questa volta più politicizzati, volendo non solo appoggiare i giudici ma riscattare una storia di lotta che si pensava sepolta dai remoti anni ‘70.
Il Gianfranco Fini hondureño, Roberto Micheletti, presidente della Camera ed ex candidato alla presidenza della Repubblica, li ha accusati di voler "rovesciare l’ordine costituzionale". E’ in quel momento che il loro isolamento è diventato "la tenda della dignità" e migliaia di persone ogni giorno passano a visitarli e a firmare l’appello contro la corruzione. Perfino il presidente Manuel Zelaya ha cercato di mettere il proprio cappello sulla protesta, recandosi alla tenda e solidarizzando con loro che intanto sommavano il consenso dei movimenti indigeni, tra questi il COPINH, alcuni rappresentati del quale stanno scioperando con i giudici.
Più la protesta diventa importante, attualmente stanno scioperando più di 40 persone, più il gioco si fa duro e crescono le minacce con noti repressori degli anni ‘80 che si sono fatti vedere in giro lanciando chiari segnali. La vita degli scioperanti è in pericolo sia per le condizioni di salute, sia per il pericolo di attentati. I primi quattro giudici sono allo stremo, ma rifiutano di farsi sostituire sentendosi vicini ad ottenere qualcosa di concreto. Ma hanno già ottenuto moltissimo: erano solo quattro giovani magistrati, oggi con loro ci sono decine di migliaia di hondureñi.
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07 maggio, 2008
BOLIVIA, QUALCHE DOVEROSA PRECISAZIONE SUL REFERENDUM AUTONOMISTA DI SANTA CRUZ
L’ho letto pressochè in tutti articoli che nei giorni scorsi commentavano il referendum autonomista di Santa Cruz : la consultazione, che pur ha visto una gigantesca vittoria del Sì, non si tradurrà in nulla di concreto, perché il presidente Morales la considera illegale ed illegittima.
Questa vulgata l’ha riferita lunedì il Tg1, l’ha scritta Omero Ciai su Repubblica e l’ha ripresa perfino Peacereporter (per coprire tutto lo spettro politico). Ma l’hanno presa per buona pure altre decine di giornalisti di varia provenienza. E il motivo è abbastanza scontato. Hanno tutti consultato le stesse fonti.
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BOLIVIA
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EVO MORALES: “IL SECESSIONISMO HA FALLITO” di G. Carotenuto
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Varo della IV Flotta degli USA
Per importanza e potere bellico, non è inferiore alla V Flotta che è attiva nel Golfo Persico o alla VI che presidia il Mediterraneo. Naturalmente, l’annuncio fatto pubblico dalle autorità militari nordamericane ricorre al consueto giustificativo della “lotta al terrorismo”.
...continua...
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03 maggio, 2008
Messico: due anni dopo, le gravi violenze controle donne di Atenco rimangono impunite
Status dell'appello: attivo
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