30 ottobre, 2007
Evo Morales nello specchio dei movimenti italiani
Enzo Mangini
[29 Ottobre 2007]
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24 ottobre, 2007
Guatemala. Altre vite spezzate dall’oro
di Flaviano Bianchini
Conobbi Fedelino Lopéz e Emilio García più di un anno fa. Entrambi facevano parte dell’associazione delle comunità per lo sviluppo integrale dell’area Chortí: COMUNDICH. I Chortí sono una delle 22 etnie Maya del Guatemala. Vivono nel sud-est. Vicino alla frontiera con l’Honduras, in una delle zone più povere del Paese. L’area Chortí è conosciuta solo per il clima caratterizzato da un caldo torrido d’inverno e da un caldo ancora più torrido d’estate. La terra da quelle parti non rende tanto. Per farle produrre un po’ di mais bisogna lavorarla a lungo ed escogitare i più svariati sistemi di irrigazione per sfruttare al massimo l’acqua che scende dalle montagne della Sierra de las Minas.
Qualche anno fa, però, arrivarono dei signori eleganti a promettere un futuro di prosperità all’area Chortí. Avevano scoperto giacimenti d’oro sotto le loro terre. Al principio la cosa appariva promettente ma ben presto rivelò la sua indole subdola. Le miniere d’oro sono in mano a grandi multinazionali straniere e solo una minuscola, infinitesimale parte dei guadagni resta in Guatemala. Di questa una parte ancora più piccola resta alle comunità interessate. Un quasi nulla. In compenso nell’area Chortí arrivarono le voci di paesi senza acqua e senza vita per colpa delle miniere d’oro a cielo aperto.
Io stesso fui da quelle parti insieme a Carlos Amador a raccontare il caso della Valle de Siria in Honduras dove la miniera San Martín, ora finalmente costretta a chiudere i battenti, in soli 7 anni prosciugò l’acqua di 19 dei 24 fiumi dell’intera vallata. E a portare la testimonianza di Nuova Palo Ralo (sempre nella Valle de Siria, in Honduras) dove 8 bambini su 10 muoiono prima di compiere un anno. E quella di El Pedernal dove il 98% della popolazione ha sofferto di malattie alla pelle nel 2004, e dove l’osteoporosi infantile rappresenta ormai una malattia “endemica”. O il caso di Sipakapa, nell’occidente del Guatemala, dove la miniera Marlin consuma ogni giorno l’acqua che consumerebbero 200.000 guatemaltechi in una zona dove non ne vivono neanche 50.000.
E fu così che nacque COMUNDICH. Un gruppo di indigeni Chortí, tra cui Fedelino Lopéz ed Emilio García, si riunirono e diedero vita a questa associazione che prevedeva lo sviluppo integrale dell’area Chortí. Cioè uno sviluppo rispettoso dell’ambiente e della natura. Uno sviluppo che non porti necessariamente al prosciugamento di tutte le fonti acquifere già scarse in quella zona. COMUNDICH è nata da indigeni Chortí. Da gente che per tutta la vita ha dovuto fare i conti con la scarsezza di acqua. Gente che chiude il rubinetto quando si lava i denti non per virtù, ma per necessità. Gente che, per necessità, ha imparato a rispettare ed amare l’acqua come un siberiano ama il sole. E pertanto gente disposta a tutto per evitare che un’impresa straniera usasse la “loro” acqua per estrarre un po’ di “quell’inutile metallo giallo che rende pazzi gli uomini bianchi.” [1]
Gente disposta a tutto. A sacrificare la loro vita per salvare i “loro” fiumi e la “loro” acqua e la “loro” gente. Ed è proprio quello che è successo. Lo scorso 16 settembre Fedelino Lopéz ed Emilio García hanno pagato con la loro vita il loro sogno di una regione Chortí basata sullo sviluppo integrale. Sicari armati al soldo dalle multinazionali dell’oro sono entrati in casa loro e li hanno uccisi con un colpo alla nuca. Perché i vigliacchi non hanno avuto neanche il coraggio di guardarli negli occhi mentre li uccidevano.
E tutto questo in piena campagna elettorale per il secondo turno, dove la sfida tra il Generale Otto Perez Molina e Alvaro Colón gira intorno alle concessioni minerarie e al tema sicurezza.
Quello di Fedelino Lopéz ed Emilio García non è un caso isolato. Dall’inizio dell’anno Amnesty International ha segnalato oltre 180 casi di attacchi contro attivisti dei diritti umani con un’ impennata negli ultimi caldi mesi di campagna elettorale. E gran parte di questi attacchi ha colpito organizzazioni e persone che hanno a che vedere con il tema minerario.
Proprio mentre Fedelino Lopéz ed Emilio García venivano codardamente giustiziati iniziava il processo per diffamazione contro l’organizzazione MadreSelva e contro il sottoscritto per aver dimostrato con prove scientifiche la contaminazione provocata dalla miniera Marlin a Sipakapa, nell’occidente del Paese. Durante la stessa settimana veniva ucciso un leader del sindacato di Izabal anche lui contrario all’attività mineraria e riceveva minacce un associazione femminista del lago di Atitlán anch’essa in opposizione col settore minerario. Per non considerare poi l’ennesima distruzione delle antenne di Radio Nuevo Mundo, il furto ai danni di una associazione che assiste i malati di AIDS/HIV e addirittura le minacce a chi si occupa degli aiuti post-uragano Stan.
Il mio ricordo di Fedelino Lopéz ed Emilio García è quello di due ragazzi giovani e semplici. Due attivisti intelligenti e determinati. Due persone fantastiche che litigavano per pagare la cena con i loro pochi e sudati risparmi ad un ricco attivista italiano.
E ora quello che resta sono solo sette bambini orfani da aggiungere ad un elenco già lunghissimo…
1]Alce Nero. Stregone Lakota.
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17 ottobre, 2007
Fuori dal Nicaragua Union Fenosa
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15 ottobre, 2007
GUATEMALA: Il governo deve garantire verità e giustizia!
Nel frattempo si chiede al governo del Guatemala di intervenire direttamente.
( INVIA un messaggio di solidarietà dall'indirizzo web che trovi in fondo)
Si sa, per esempio, che la casa in cui Marco Tulio e la sua famiglia vivevano si trova all'interno di un terreno di proprietà della Compañía de Desarrollo Bananero de Guatemala SA (nome commerciale di Bandegua), succursale guatemalteca della multinazionale bananera Del Monte Fresh Produce. Si sa anche che questo terreno è completamente recintato e protetto da guardie armate dell'impresa di vigilanza privata SERPROP.
Per poter circolare in macchina all'interno della proprietà è necessaria un'autorizzazione che deve essere esibita all'entrata ed all'uscita e l'intero terreno è continuamente pattugliato da guardie armate.
L'indagine dovrà chiarire se nell'omicidio di Marco Tulio tutto questo costoso ed imponente apparato di sicurezza pagato dall'impresa Bandegua-Del Monte ha fallito o se, invece, ha funzionato perfettamente proteggendo gli assassini.
Marco Tulio Ramírez, che era Segretario di Cultura e Sport del Comitato Esecutivo Centrale del Sindicato de Trabajadores Bananeros de Izabal (SITRABI) e Segretario generale del Comitato Subzonale della Finca Yuma, aveva una vasta esperienza sindacale ed era uno dei leader locali.
L'impresa Bandegua-Del Monte, proprietaria della Finca Yuma, l'accusava di sabotare la produzione e di convincere i lavoratori a commettere atti illegali contro l'impresa, come per esempio scioperare.
Marco Tulio veniva quindi permanentemente minacciato di essere licenziato ed era vittima delle persecuzioni da parte dell'impresa Bandegua-Del Monte. Aveva anche accettato di partecipare come rappresentante di lista per il partito Unión Nacional de la Esperanza (UNE), del socialdemocratico Álvaro Colom, durante le recenti elezioni presidenziali che si concluderanno il prossimo 4 novembre con il ballottaggio tra Colom e il candidato dell'estrema destra nazionale.
Bandegua-Del Monte ha assoldato i sicari?
Oltre al suo permanente e forte sostegno ai gruppi solidaristas che si sono installati in Centroamerica insieme ad altre multinazionali, Bandegua-Del Monte venne accusata da una Missione delle Nazioni Unite di aver perpetrato "le peggiori violazioni ai diritti umani commesse negli ultimi anni nel paese".
Questa dichiarazione si rifà ad un'azione armata compiuta nel 1999 quando Bandegua licenziò a Izabal circa mille lavoratori sindacalizzati, i quali vennero espulsi dalle loro case e tenuti a bada dal suo esercito privato.
Una volta che i lavoratori vennero obbligati ad abbandonare il lavoro e le case, Bandegua utilizzò dei prestanomi locali per ricominciare l'attività e contrattò nuovi lavoratori con salari più bassi e meno benefici.
Nel 2000, una campagna internazionale della UITA riuscì a riformare il SITRABI nella regione ed a firmare un Contratto Aziendale per tutti i lavoratori della zona. Nonostante questo, le relazioni con l'impresa sono rimaste molto conflittuali e vari ex dirigenti sindacali sono stati allontanati.
Durante lo stesso periodo, altri dirigenti del SITRABI sono stati vittime di una campagna di terrore, mediante continue minacce di morte che furono denunciate presso il Pubblico Ministero, senza che però si arrivasse mai a scoprire i colpevoli.
Durante la notte del 26 novembre 2006, Cesar Humberto Guerra López, Segretario de Conflictos del Comitato Esecutivo Centrale del SITRABI, venne intercettato da alcuni sconosciuti mentre viaggiava in un'auto del sindacato e vennero sparati vari colpi d'arma da fuoco e lanciate pietre contro la macchina. Le indagini non hanno mai prodotto alcun risultato.
Lo scorso 20 luglio, come è già stato denunciato (vedi articolo relazionato su http://www.rel-uita.org/sindicatos/militares_irrumpen_sede_sindical.htm ), cinque soldati hanno fatto irruzione nella sede del sindacato, perquisendo i locali ed interrogando José Antonio Cartagena e Selfa Sandoval Carranza, gli unici presenti in quel momento.
I soldati hanno detto di voler conoscere il nome del presidente del SITRABI, il numero degli affiliati, la composizione del Comitato Esecutivo ed in che cosa consistesse il lavoro dell'organizzazione. Si sa anche che i soldati erano arrivati con un veicolo militare, la cui targa venne riportata nella denuncia presentata dal sindacato e durante l'udienza che il SITRABI ottenne con il Ministro della Difesa.
Anche in questo caso le indagini della polizia e quelle promesse dal Ministro non hanno portato ad alcun risultato.
L'impunità è arrivata a un punto tale che durante la notte dello scorso 28 settembre, cinque giorni dopo l'omicidio di Marco Tulio, persone sconosciute armate con fucili AK47 hanno girato per tre ore e con un atteggiamento minaccioso per le strade del terreno dove sorgono le case dei lavoratori bananeros della Finca Yuma. Quello stesso terreno permanentemente vigilato e recintato di proprietà della Del Monte Fresh.
Nonostante le ripetute chiamate, né la polizia, né i rappresentati dell'impresa si sono presentati sul posto e questa è un'ulteriore dimostrazione del comportamento fascista che incoraggia i responsabili di queste azioni crudeli ed intimidatorie. La vergognosa impunità di cui godono questi codardi è la vera forza che permette loro di provocare e prendere in giro una famiglia ed una comunità immersa nel dolore.
Affinché cessi questa vergognosa situazione, il governo del Guatemala deve intervenire direttamente e facilitare le indagini che permettano di stabilire le eventuali responsabilità della Del Monte Fresh e del personale di Bandegua in questo omicidio. Come ha sempre fatto nel passato, la UITA continuerà ad esprimere la propria solidarietà ai lavoratori e lavoratrici del SITRABI, la cui lotta esemplare contro la canaglia bananera non è finita.
La memoria di Marco Tulio Ramírez non farà altro che galvanizzarci, gomito a gomito alzando la sua bandiera, continuando la lotta con il suo esempio, trasmettendolo alle generazioni future.
di Gerardo Iglesias e Carlos Amorín © Rel-UITA
ulteriori informazioni su http://www.rel-uita.org/
VEDI FOTO
© (Traduzione Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - gtrucchi@itanica.org - http://www.itanica.org/ )
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12 ottobre, 2007
Cafta, la vittoria del SI in Costa Rica. Cronaca di una frode annunciata
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11 ottobre, 2007
*PRESENTAZIONE VIDEO DOCUMENTARIO*
Ciao a tutt*!
vi comunichiamo che é possibile prenotare il video documentario
PIRATI AL RESORT - IL SACCHEGGIO DI BAHÌA DE TELA
(IL DVD è sarà di circa 35'. In lingua originale -spagnolo- e sottotitolato in italiano)
Il documentario, girato durante l'estate 2007, con la collaborazione di OFRANEH (Organización Fraternal Negra de Honduras) e l'appoggio del Collettivo Italia-Centro America(CICA), é parte della campagna di controinformazione "L'isola e il mattone", http://lisolaeilmattone.blogspot.com
”Bahia de Tela, costa atlantica dell'Honduras. Il 17 agosto del 2007, Manuel Zelaya, presidente dell'Honduras, poggia la prima pietra del progetto "eco-etno-turistico" "Los Micos Beach and Resort": 4 hotel cinque stelle, 256 ville di lusso, un club ippico, un campo di golf e un centro commerciale proprio nel cuore del Parco Nazionale protetto Janette Kawas e a scapito della popolazione autoctona: i garifuna.
Disastro ambientale, soprusi, omicidi per il controllo di un territorio ricco e incontaminato a due passi dall'Isola dei Famosi... ...Ma la ricompensa sarà grande: qualche posto di lavoro di bassa qualifica e una “riserva etnica” per il mantenimento del folklore locale garifuna, il tutto con
l'appoggio di un'impresa italiana esperta in grandi opere e gli auguri dell'Europa...finalmente l'Honduras si incammina verso Lo Sviluppo...Ma quale?”
Per l'intera produzione non contiamo con nessun appoggio economico, quindi lanciamo questa iniziativa di prevendita che potete trovare sul sito http://www.produzionidalbasso.com/pdb_241.html.
Il nostro obiettivo é di riuscire a coprire le spese di montaggio e della produzione tecnica.
Quando raggiungeremo il numero minimo di copie, vi manderemo una mail con le modalità di pagamento (13 euro + 2 euro di costi di spedizione). Nel momento in cui sarà terminato il lavoro di post-produzione (tempi previsti circa 4 mesi) e avremmo ricevuto conferma del vostro avvenuto pagamento, vi spediremo la copia del DVD.
Più informazioni sul progetto "Bahia de Tela" li potete trovare sul sito di CICA, www.puchica.org
Grazie per il vostro appoggio!
Maribel Arias, Federica Rogantín e Thomas Viehweider
3gatosproducciones@gmail.com
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Cafta, la vittoria del “Sì” in Costa Rica. Cronaca di una frode annunciata
Nel referendum popolare di domenica scorso il "Sì" ha avuto la meglio, seppur di poco: 51,69 per cento contro 48,31. Sono andati a votare sei cittadini su dieci.
Subito dopo la divulgazione dei risultati, ieri (lunedì, ndr), i movimenti popolari del fronte del "No" hanno denunciato frodi elettorali, accusando il Tribunal Superior Electoral di essere "complice diretto del regime dei fratelli Arias (presidente della Repubblica e Primo ministro, ndr) non avendo fatto rispettare la tregua elettorale".
Il Movimiento Nacional Patriótico non ha riconosciuto il risultato.
coninua
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03 ottobre, 2007
ERNESTO e THOMAS
Che Guevara. L' 8 ottobre 1967 a La Higuera, il Che cade nelle mani dell'esercito. Il 9 ottobre, un soldato Boliviano esegue l'ordine.
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SEQUESTRATO E TORTURATO FIGLIO DI UN LAVORATORE DELLA COCA COLA
Questo fatto nuovo contro i lavoratori di Coca Cola affiliati al SINALTRAINAL ed i loro familiari, è avvenuto dopo le minacce di morte ricevute il 10 febbraio, 26 luglio, 9 agosto, 13 agosto, 20 e 25 settembre 2007
È da notare che il giorno 24 settembre 2007, abbiamo comunicato all'impresa Coca Cola che il SINALTRAINAL riprende la campagna mondiale di denuncia e che abbiamo denunciato le imprese transnazionali per le loro politiche violatrici dei Diritti Umani, non cediamo davanti alle minacce ed alla repressione antisindacale che si sta realizzando contro gli affiliati al SINALTRAINAL.
Esigiamo dall'impresa Coca Cola e dallo Stato colombiana la fine della repressione contro i lavoratori, si indaghino i responsabili materiali ed intellettuali di questi fatti, si garantisca il diritto alla vita, di associazione e la libertà sindacale.
Distintamente,
LUIS JAVIER CORREA SUAREZ
Presidente SINALTRAINAL
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Costarica: fiume umano contro il trattato di libero commercio
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02 ottobre, 2007
IL CAPITALE ITALIANO E I MEGAPROGETTI TURISTICI IN HONDURAS
* venerdì 5 ottobre alle 20 PADOVA: incontro pubblico organizzato dall'Associazione XENA presso la sede di Missionari Comboniani, via San Giovanni di Verdare, 139- Zona stazione
* sabato 6 ottobre alle 19 MILANO: Csa BARAONDA, Via Amendola, 1 – Rovagnasco di Segrate
(come arrivarci su: http://www.ecn.org/baraonda/dovesiamo.html).
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