31 agosto, 2008
Honduras aderisce all'ALBA
L'Honduras ha aderito all'ALBA!!! (Alternativa Bolivariana de las Americas)
le foto si riferiscono alla marcia di migliaia di indigeni lenca del COPINH e garifuna del OFRANEH, in appoggio alla decisione del presidente.
le foto si riferiscono alla marcia di migliaia di indigeni lenca del COPINH e garifuna del OFRANEH, in appoggio alla decisione del presidente.
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Honduras aderisce all'ALBA. Ora sono già sei i paesi latinoamericani
di G. Trucchi
Lentamente il progetto dell'Alternativa Bolivariana de las Américas (ALBA), sorto nel 2004 da un'idea del presidente venezuelano Hugo Chávez, cresce e si estende.
Lo scorso 25 agosto l'Honduras è entrata ufficialmente a farne parte, diventando il sesto paese insieme a Venezuela, Cuba, Bolivia, Nicaragua e Dominica. Alle celebrazioni hanno assistito i presidenti di questi paesi, accompagnati da rappresentanti di alto livello dei paesi latinoamericani che seguono come osservatori i lavori dell'ALBA, tra cui Uruguay, Paraguay, Guatemala, Repubblica Dominicana ed Ecuador. Da rilevare la presenza del FMLN salvadoregno, il quale in caso di vittoria alle elezioni presidenziali del prossimo anno potrebbe, come governo, far salire a sette i paesi latinoamericani ed a tre quelli della regione centroamericana.
I giorni che hanno preceduto la firma non sono stati facili per l'intensa campagna mediatica dei mezzi d'informazione della destra honduregna e la forte opposizione da parte dei settori dell'imprenditoria locale, i quali hanno nuovamente puntato sulla politica "del disastro e della paura" per incutere timore tra la popolazione.
L'adesione all'ALBA è stata invece fortemente difesa e voluta dalle decine di organizzazioni che formano il Bloque Popular, una delle più importanti reti della società civile che già nel passato aveva insistito affinché il governo entrasse a far parte di Petrocaribe e Petroalimentos.
Secondo un comunicato fatto circolare dal Bloque Popular de Honduras, "con l'ALBA si tratta di unire i paesi dell'America Latina e dei Caraibi in un solo blocco politico, economico e sociale. Un progetto che riunisce i princìpi che reggono una vera integrazione latinoamericana basata sulla giustizia, la solidarietà e l'equità, la cooperazione e la complementarità, la volontà comune di avanzare insieme, lo sviluppo equitativo e il rispetto della sovranità ed autodeterminazione dei popoli, con enfasi sullo sviluppo umano e sociale oltreché politico ed economico (...). Le oligarchie di ieri e quelle di oggi, complici della Doctrina Monroe e delle invasioni, difendono la falsa generosità del padrone quando dicono che se non fosse per l'impero non avremmo da mangiare, che il nostro destino è quello di sopportare la sua oppressione e che integrarci con il Sud è un tradimento imperdonabile nei confronti del Nord. Campagna opportunista e vigliacca dei traditori storici della nostra identità ed unità latinoamericana, unica uscita per sconfiggere la povertà, la globalizzazione neoliberista e rendere giuste ed equitative le relazioni con gli Stati Uniti, l'Europa e l'Asia"
(leggi testo completo su http://www.congresobolivariano.org/modules.php?name=News&file=article&sid=4687 ).
Durante il suo intervento, il presidente honduregno, Manuel Zelaya, ha detto che "il popolo honduregno non deve chiedere permesso a nessun imperialismo per ratificare l'ALBA. Nei giorni scorsi alcuni mezzi di comunicazione dicevano che non dovevamo farlo perché si trattava di un trattato armato. Hanno cercato di infondere la paura tra la popolazione, ma non ci sono riusciti, perché il popolo honduregno è coraggioso, lottatore e rivoluzionario. Io - ha continuato Zelaya - non sono nato per avere un padrone e nemmeno per essere schiavo. Ci hanno sottomesso, ingannati e ci hanno mantenuto disinformati e quindi ringrazio Chávez per questo spazio che ha aperto, ringrazio Daniel (Ortega), baluardo di resistenza in Centroamerica, per essere venuto e mi congratulo con Evo Morales, leader indigena e presidente della Bolivia, per aver superato brillantemente con oltre il 67% il referendum revocatorio nel suo paese. Saluto anche il popolo eroico di Cuba. Ci sono più di 200 risoluzioni della ONU che chiedono la fine dell'embargo statunitense e l'Honduras si unisce oggi a questa richiesta. Saluto anche il Bloque Popular ed i partiti che hanno sostenuto questa firma. Come ha detto Chávez, l'ALBA non ci obbliga a niente ed invece ci apre le porte della speranza per risolvere la crisi e la povertà che il capitalismo ha lasciato in eredità alla maggioranza degli honduregni. I paesi del Sud si uniscono per essere indipendenti e per assicurare lo sviluppo alle proprie popolazioni", ha concluso Zelaya leggendo i primi importanti benefici che porterà l'ALBA in termini di energia, credito, progetti di sviluppo, donazioni, salute ed istruzione (articolo relazionato su http://www.lavozdelsandinismo.com/nicaragua/2008-08-25/derecha-molesta-por-ejemplo-nicaraguense/ )
Zelaya era stato preceduto dal discorso degli altri capi di Stato dei paesi che fanno parte dell'ALBA.
Secondo Carlos Lage, vicepresidente di Cuba, "l'ALBA ha permesso che 1.3 milioni di latinoamericani recuperassero la vista con la Misión Milagro, perché per il nuovo medico, il medico dell'ALBA, il malato non è un cliente, ma un paziente. I malati non sono il modo di vivere per un medico, ma la sua ragione di vita; il medico dell'ALBA non guadagna denaro, ma vita. Grazie al lavoro di alfabetizzazione - ha continuato Lage - più di 3.3 milioni di persone hanno imparato a leggere e scrivere e più di 40 mila giovani latinoamericani stanno studiando medicina a Cuba. Con l'ALBA, il Venezuela sta somministrando petrolio a prezzi speciali, incrementando la capacità finanziaria dei paesi membri affinché investano in opere sociali e piani di sviluppo", ha detto il vicepresidente cubano.
Per il presidente Daniel Ortega, la cui presenza è stata contestata da un gruppo di donne appartenenti a organizzazioni femministe per il caso delle presunte violenze contro la figliastra Zoilamérica, il suo omonimo honduregno è un esempio di dignità per aver deciso di firmare l'ALBA nonostante le forti pressioni dell'oligarchia honduregna. "L'Honduras si incorpora all'ALBA nonostante gli attacchi degli eterni nemici dei poveri e dei popoli. Quei nemici che hanno avuto l'opportunità di governare per secoli e che in cambio hanno lasciato fame, disoccupazione e miseria", ha detto Ortega. "Quali sono i risultati del capitalismo? Arricchimento per pochi e fame, miseria e disoccupazione per gli altri; che Honduras, Nicaragua, Guyana e Haiti sono i paesi più poveri del continente". Ortega ha poi illustrato i benefici dell'ALBA, che per il Nicaragua rappresentano la fine dei razionamenti energetici, la possibilità di concedere credito ad interessi giusti per contadini, commercianti, piccoli e medi produttori ed al popolo in generale, miglioramento della sanità e dell'istruzione e programmi di sviluppo.
"Che cosa posso dire a chi ha paura dell'ALBA? - ha continuato Ortega. Non fatevi ingannare come è successo in Nicaragua. Dicevano che se vinceva il FSLN sarebbe tornata la guerra, il servizio militare obbligatorio, l'embargo degli Stati Uniti. Erano menzogne che i nemici dell'ALBA ripetono tutti i giorni".
Il presidente boliviano, Evo Morales, ha invece chiesto ai suoi omonimi di accelerare il processo di trasformazione sociale in America Latina, "nazionalizzando le nostre risorse naturali e cercando sempre trasformazioni profonde nella democrazia.
L'ultimo degli invitati a prendere la parola è stato il presidente venezuelano, Hugo Chávez, il quale ha riconosciuto a Zelaya di essere un presidente coraggioso per aver deciso di fare questo passo nonostante le forti pressioni. "Si tratta di un passo storico che avrà un impatto positivo sui popoli dell'America Latina e Caraibi ed ha bisogno della partecipazione diretta ed attiva di tutti, soprattutto dei giovani, degli afrodiscendenti honduregni, delle popolazioni indigene, delle donne. Considero - ha detto - che i valori come l'indipendenza, la dignità e lo sviluppo integrale continuano ad essere la strada da percorrere per i popoli che lottano per la libertà", ha aggiunto Chávez dopo aver nuovamente inveito contro il governo statunitense e le oligarchie latinoamericane.
Il presidente venezuelano ha inoltre detto che "non sono venuto qui per immischiarmi negli affari interni del paese, ma per me un honduregno che si oppone all'ALBA è un vendepatria o un ignorante. Non posso qualificarlo in un altro modo o semplicemente sta facendo tutto il contrario degli interessi dell'Honduras. Con Cuba, per esempio, prima dell'ALBA gli scambi commerciali erano di 200 milioni di dollari, mentre nel 2007 sono saliti a 6.500 milioni. Tra i paesi che fanno parte di questo progetto sono state aperte banche, imprese grannacionales, imprese energetiche e anche il Banco del ALBA", ha concluso.
Lo scorso 25 agosto l'Honduras è entrata ufficialmente a farne parte, diventando il sesto paese insieme a Venezuela, Cuba, Bolivia, Nicaragua e Dominica. Alle celebrazioni hanno assistito i presidenti di questi paesi, accompagnati da rappresentanti di alto livello dei paesi latinoamericani che seguono come osservatori i lavori dell'ALBA, tra cui Uruguay, Paraguay, Guatemala, Repubblica Dominicana ed Ecuador. Da rilevare la presenza del FMLN salvadoregno, il quale in caso di vittoria alle elezioni presidenziali del prossimo anno potrebbe, come governo, far salire a sette i paesi latinoamericani ed a tre quelli della regione centroamericana.
I giorni che hanno preceduto la firma non sono stati facili per l'intensa campagna mediatica dei mezzi d'informazione della destra honduregna e la forte opposizione da parte dei settori dell'imprenditoria locale, i quali hanno nuovamente puntato sulla politica "del disastro e della paura" per incutere timore tra la popolazione.
L'adesione all'ALBA è stata invece fortemente difesa e voluta dalle decine di organizzazioni che formano il Bloque Popular, una delle più importanti reti della società civile che già nel passato aveva insistito affinché il governo entrasse a far parte di Petrocaribe e Petroalimentos.
Secondo un comunicato fatto circolare dal Bloque Popular de Honduras, "con l'ALBA si tratta di unire i paesi dell'America Latina e dei Caraibi in un solo blocco politico, economico e sociale. Un progetto che riunisce i princìpi che reggono una vera integrazione latinoamericana basata sulla giustizia, la solidarietà e l'equità, la cooperazione e la complementarità, la volontà comune di avanzare insieme, lo sviluppo equitativo e il rispetto della sovranità ed autodeterminazione dei popoli, con enfasi sullo sviluppo umano e sociale oltreché politico ed economico (...). Le oligarchie di ieri e quelle di oggi, complici della Doctrina Monroe e delle invasioni, difendono la falsa generosità del padrone quando dicono che se non fosse per l'impero non avremmo da mangiare, che il nostro destino è quello di sopportare la sua oppressione e che integrarci con il Sud è un tradimento imperdonabile nei confronti del Nord. Campagna opportunista e vigliacca dei traditori storici della nostra identità ed unità latinoamericana, unica uscita per sconfiggere la povertà, la globalizzazione neoliberista e rendere giuste ed equitative le relazioni con gli Stati Uniti, l'Europa e l'Asia"
(leggi testo completo su http://www.congresobolivariano.org/modules.php?name=News&file=article&sid=4687 ).
Durante il suo intervento, il presidente honduregno, Manuel Zelaya, ha detto che "il popolo honduregno non deve chiedere permesso a nessun imperialismo per ratificare l'ALBA. Nei giorni scorsi alcuni mezzi di comunicazione dicevano che non dovevamo farlo perché si trattava di un trattato armato. Hanno cercato di infondere la paura tra la popolazione, ma non ci sono riusciti, perché il popolo honduregno è coraggioso, lottatore e rivoluzionario. Io - ha continuato Zelaya - non sono nato per avere un padrone e nemmeno per essere schiavo. Ci hanno sottomesso, ingannati e ci hanno mantenuto disinformati e quindi ringrazio Chávez per questo spazio che ha aperto, ringrazio Daniel (Ortega), baluardo di resistenza in Centroamerica, per essere venuto e mi congratulo con Evo Morales, leader indigena e presidente della Bolivia, per aver superato brillantemente con oltre il 67% il referendum revocatorio nel suo paese. Saluto anche il popolo eroico di Cuba. Ci sono più di 200 risoluzioni della ONU che chiedono la fine dell'embargo statunitense e l'Honduras si unisce oggi a questa richiesta. Saluto anche il Bloque Popular ed i partiti che hanno sostenuto questa firma. Come ha detto Chávez, l'ALBA non ci obbliga a niente ed invece ci apre le porte della speranza per risolvere la crisi e la povertà che il capitalismo ha lasciato in eredità alla maggioranza degli honduregni. I paesi del Sud si uniscono per essere indipendenti e per assicurare lo sviluppo alle proprie popolazioni", ha concluso Zelaya leggendo i primi importanti benefici che porterà l'ALBA in termini di energia, credito, progetti di sviluppo, donazioni, salute ed istruzione (articolo relazionato su http://www.lavozdelsandinismo.com/nicaragua/2008-08-25/derecha-molesta-por-ejemplo-nicaraguense/ )
Zelaya era stato preceduto dal discorso degli altri capi di Stato dei paesi che fanno parte dell'ALBA.
Secondo Carlos Lage, vicepresidente di Cuba, "l'ALBA ha permesso che 1.3 milioni di latinoamericani recuperassero la vista con la Misión Milagro, perché per il nuovo medico, il medico dell'ALBA, il malato non è un cliente, ma un paziente. I malati non sono il modo di vivere per un medico, ma la sua ragione di vita; il medico dell'ALBA non guadagna denaro, ma vita. Grazie al lavoro di alfabetizzazione - ha continuato Lage - più di 3.3 milioni di persone hanno imparato a leggere e scrivere e più di 40 mila giovani latinoamericani stanno studiando medicina a Cuba. Con l'ALBA, il Venezuela sta somministrando petrolio a prezzi speciali, incrementando la capacità finanziaria dei paesi membri affinché investano in opere sociali e piani di sviluppo", ha detto il vicepresidente cubano.
Per il presidente Daniel Ortega, la cui presenza è stata contestata da un gruppo di donne appartenenti a organizzazioni femministe per il caso delle presunte violenze contro la figliastra Zoilamérica, il suo omonimo honduregno è un esempio di dignità per aver deciso di firmare l'ALBA nonostante le forti pressioni dell'oligarchia honduregna. "L'Honduras si incorpora all'ALBA nonostante gli attacchi degli eterni nemici dei poveri e dei popoli. Quei nemici che hanno avuto l'opportunità di governare per secoli e che in cambio hanno lasciato fame, disoccupazione e miseria", ha detto Ortega. "Quali sono i risultati del capitalismo? Arricchimento per pochi e fame, miseria e disoccupazione per gli altri; che Honduras, Nicaragua, Guyana e Haiti sono i paesi più poveri del continente". Ortega ha poi illustrato i benefici dell'ALBA, che per il Nicaragua rappresentano la fine dei razionamenti energetici, la possibilità di concedere credito ad interessi giusti per contadini, commercianti, piccoli e medi produttori ed al popolo in generale, miglioramento della sanità e dell'istruzione e programmi di sviluppo.
"Che cosa posso dire a chi ha paura dell'ALBA? - ha continuato Ortega. Non fatevi ingannare come è successo in Nicaragua. Dicevano che se vinceva il FSLN sarebbe tornata la guerra, il servizio militare obbligatorio, l'embargo degli Stati Uniti. Erano menzogne che i nemici dell'ALBA ripetono tutti i giorni".
Il presidente boliviano, Evo Morales, ha invece chiesto ai suoi omonimi di accelerare il processo di trasformazione sociale in America Latina, "nazionalizzando le nostre risorse naturali e cercando sempre trasformazioni profonde nella democrazia.
L'ultimo degli invitati a prendere la parola è stato il presidente venezuelano, Hugo Chávez, il quale ha riconosciuto a Zelaya di essere un presidente coraggioso per aver deciso di fare questo passo nonostante le forti pressioni. "Si tratta di un passo storico che avrà un impatto positivo sui popoli dell'America Latina e Caraibi ed ha bisogno della partecipazione diretta ed attiva di tutti, soprattutto dei giovani, degli afrodiscendenti honduregni, delle popolazioni indigene, delle donne. Considero - ha detto - che i valori come l'indipendenza, la dignità e lo sviluppo integrale continuano ad essere la strada da percorrere per i popoli che lottano per la libertà", ha aggiunto Chávez dopo aver nuovamente inveito contro il governo statunitense e le oligarchie latinoamericane.
Il presidente venezuelano ha inoltre detto che "non sono venuto qui per immischiarmi negli affari interni del paese, ma per me un honduregno che si oppone all'ALBA è un vendepatria o un ignorante. Non posso qualificarlo in un altro modo o semplicemente sta facendo tutto il contrario degli interessi dell'Honduras. Con Cuba, per esempio, prima dell'ALBA gli scambi commerciali erano di 200 milioni di dollari, mentre nel 2007 sono saliti a 6.500 milioni. Tra i paesi che fanno parte di questo progetto sono state aperte banche, imprese grannacionales, imprese energetiche e anche il Banco del ALBA", ha concluso.
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24 agosto, 2008
rinfreschiamoci la mente e la memoria... LA BASE NUCLEARE USA DI LA MADDALENA-SANTO STEFANO
14 settembre 2001 -
Comitato sardo Gettiamo le Basi
Il fulcro della base atomica della U.S. Navy nell'isola di Santo Stefano è costituito dalla nave-appoggio-officina, la cosiddetta nave-balia, alla quale si affiancano gli Hunter Killer, i sommergibili d'attacco a propulsione nucleare della 69 Task Force della VI flotta americana.
...continua...
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18 agosto, 2008
CHIAIANO 27 SETTEMBRE 2008 "JATEVENNE DAY"
Da quattro mesi la nostra comunità si sta mobilitando contro l'ennesimo scempio ambientale nella nostra regione, l'ipotesi del governo di costruire una mega discarica da 700 mila tonnellate di rifiuti nella Selva di Chiaiano, all'interno del Parco delle Colline. Una battaglia non solo contro la costruzione della discarica a Chiaiano, ma contro l'intero piano rifiuti voluto dal governo ad agli amministratori locali, incentrato su discariche ed inceneritori.Un piano, che dopo 14 anni di malgoverno, tende ad affermare gli interessi dei poteri forti sulla pelle di intere comunita'. In questi mesi abbiamo avuto l'occasione di conoscere nelle lotte le altre comunità della Campania che resistono alla devatsazione ambientale, e tutte le comunità che nel nostro paesedifendono i beni comuni ed il diritto al dissenso.La manifestazione nazionale del 1 giugno, ha visto accorrere a Chiaiano e Marano, in virtù del mutuo soccorso, migliaia di cittadini ed attivisti deicomitati. Comunità con le quali abbiamo avuto modo di conoscerci e contaminarci,comprendere le ragioni delle lotte in difesa dei beni comuni e comprendere comein questo paese oggi e' in atto un emergenza democratica senza precedenti.La battaglia di Chiaiano e Marano, ha assunto un valore simbolico importante nello scontro tra le comunita' resistenti e gli interessi dei poteri forti. Daun lato la determinazione di chi ha preso tra le mani il destino del proprio territorio, ha delegittimato le istituzioni del malgoverno, e ne ha costruitedelle altre , attraverso i presidi, le assemblee, e la difesa del poteredecisionale sulle scelte del territorio. Dall'altro i poteri forti, intenti adapplicare la ricetta della difesa dei propri interessi davanti allo shock che lecomunità della Campania hanno subito con la cronica crisi dei rifiuti. Gli interessi degli inceneritoristi legati a Confindustria, come Fibe, il gruppoImpregilo, e A2A, gli interessi di chi come l'attuale governo deve entrare nella spartizione degli affari speculativi della nostra regione fino ad ora gestiti dal centro sinistra.Gli interessi di pochi , contro la vita di tutti.Esattamente come avviene a Vicenza o in Val di Susa , in cui altri interessi,quelli della CMC , della Lega Coop, del governo americano, vengono difesi control'interesse delle comunità.La nostra resistenza al governo, ha visto mettere in campo da quest'ultimo ilmassimo della forza possibile. Delle vere e proprie leggi speciali, attraversoil decreto 90, che regolarizzano quello che fino a ieri era il meccanismo di smaltimento illegale dei rifiuti, consentendo lo sversamento in discarica di ogni tipo di rifiuto. Allo stesso modo, le leggi speciali, colpiscono i comitati, gli attivisti, le comunita' che resistono attraverso un riordino delle normativa vigenti sui blocchi stradali, e con l'individuazione della figura dei"promotori" che vengono messi in galera fino a 5 anni di carcere. Accanto aquesto, l'utilizzo dell'esercito, che nel mese di luglio ha militarizzatocompletamente l'area delle cave di Chiaiano e Marano, truppe di ritorno dall'Afghanistan che vengono mandate contro i cittadini con l'utilizzo di strumenti di guerra, come i rilevatori termici ed armati di tutto punto. Una dichiarazione di guerra.Quello che noi abbiamo definito un'esercito invasore, mandato dal governo perdichiarare guerra alle nostre comunità, e con noi alla difesa della salute,dell'ambiente, del bene comune.Per questo motivo siamo davanti ad una vera e priopria emergenza democratica,che vede le comunità resistenti scontrarsi a viso aperto contro il governo armato.Una situazione nuova che deriva da una già latente emergenza democratica che dura da oltre 14 anni nella nostra regione, dove nel nome dell'emergenza e delladifesa degli interessi dei poteri forti le comunità sono state estromesse dalladecisione sul futuro dei territorio, andando a costruire uno scenario dispartenze, affari e complicità sulla nostra pelle.Dopo aver accettato il confronto tecnico con il governo, ci siamo trovati militarizzati, blidati, epropriati della nostra terra. Per questo abbiamo decisodi generalizzare la nostra lotta, colpendo in diversi punti della metropoli,attuando dei blocchi metropolitani, sulle tangenziali, sulle autostrade, nellevie del centro, violando le zone rosse ogni qual volta Berlusconi veniva a fare passerella in città. E davanti a tutto questo nulla è stato avviato rispetto alle sole vie per uscire dall'emergenza, come la raccolta differenziata "porta aporta" e gli impianti di trattamento a freddo al posto degli inceneritori.Siamo convinti che ciò che sta accadendo in Campania è una laboratorio di sperimentazione per l'esercizio di sovranità in difesa degli interessi deipoteri forti, e di repressione verso tutte le forme di espressione del dirittoal dissenso. Una sperimentazione che potrà essere ben presto riproposta contro iDal Molin e contro i No Tav che proprio nei prossimi mesi affronteranno, come noi, una fase decisiva dello scontro con il governo. Davanti alla militarizzazione ed all'esproprio delle nostre terre, facciamo nuovamente appello al mutuo soccorso, a tutti coloro che in questo paese hanno gridato"Siamo tutti Chiaiano", che hanno dato la loro solidarieta' attiva alla nostralotta, cosi' come noi abbiamo fatto contro i trafori di morte e le basi diguerra, perchè la difesa dei beni comuni e del diritto al dissenso è un punto fondamentale della democrazia in questo paese. Nel mese di settembre dopo ilavori di bonifica dell'area, il governo vorrà cominciare i lavori dicostruzione della mega discarica, e noi saremo li' ad impedirglielo.Per questo abbiamo deciso di convocare una manifestazione nazionale nel mese disettembre a Chiaiano e Marano. Abbiamo detto in questi mesi che resisteremo unminuto in più di loro.A Berlusconi e Bassolino l'abbiamo dimostrato ogni qualvolta hanno aperto bocca su Chiaiano e Marano. Ora vogliamo dimostrarlo a tutto il paese, insieme a tutti quelli che nei prossimi mesi condurranno importanti battaglie come la nostra.
Presidio permanente contro la discarica di Chiaiano e Marano_
Presidio permanente contro la discarica di Chiaiano e Marano_
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13 agosto, 2008
EUROSIÓN: RETORNO O TRASTORNO?
di Roberto Quesada (*)
La legge (Direttiva del Rientro) è stata promulgata con sconcertante impunità, che risulterebbe inspiegabile se non fossimo abituati a venir divorati e a vivere con la paura.
Eduardo Galeano
Uscivo da una di quelle belle riunioni delle Nazioni Unite per un mondo migliore, senza sapere quello che accadeva nel mondo disunito, quando qualcuno mi ha informato della Direttiva del Rientro che l’Unione Europea aveva appena approvato. Sono arrivato al nostro Dipartimento e la segretaria mi comunica che mi ha cercato il direttore dell’Istituto Cervantes di New York, Eduardo Lago.
Entro nel mio ufficio e siccome non avevo digerito quello che mi avevano raccontato - perché giuro che non avevo avuto tempo di vedere alcun notiziario come di solito succede ai diplomatici delle Nazioni Unite, e più è importante il diplomatico meno informato è su quanto succede fuori dai nostri begli uffici - allora mi sono seduto sulla poltrona, ho reclinato la testa, ho chiuso gli occhi e mi sono messo a pensare. Sì, è così, il mestiere dello scrittore e quello del diplomatico si somigliano, entrambi hanno bisogno di tempo per pensare.
Dopo pochi secondi ho aperto gli occhi e ho visto che sul foglietto giallo (giallo!) che mi aveva lasciato la segretaria, si leggeva: “dott. Quesada: dall’Istituto Cervantes di Spagna, richiami urgentemente il direttore Eduardo Lago”. E siccome nel tragitto dal palazzo delle Nazioni Unite al mio ufficio il nuovo ambasciatore del Nicaragua, Mario Castellón, mi aveva informato della decisione dei 27 paesi europei che formano l’Unione di applicare la Legge del Rientro, il mio cuore si è messo a “palpitare più veloce che mai”, come si legge sulle riviste rosa in Spagna.
Come scrittore, diplomatico ed ex-accademico, sapevo che era poco quello che potevo fare. Poco o niente. E ho cominciato a sentirmi male fisicamente, e intanto mi sfilavano davanti agli occhi le cose buone e cattive che mi erano accadute in Spagna (Dopo vi racconterò cosa è successo in questa telefonata col direttore dell’Istituto Cervantes).
Le cose buone sono di più, ma per uno scrittore quelle cattive sulla letteratura hanno sempre la priorità, e la peggiore fra queste è che nel 2000, anno in cui è apparso il mio romanzo Big Banana col marchio spagnolo Seix Barral, diretto allora da Basilio Baltasar, la casa editrice decise di sostituire Baltasar come direttore con Adolfo García Ortega. La pubblicazione di Big Banana, disgraziatamente, cadde in questa linea divisoria.
L’ingenuità e sincerità (a volte penso che la sincerità sia un prodotto dell’ingenuità) mi ha portato lontano, lontano dal successo, dal denaro, e questo mi è capitato con Seix Barral. García Ortega cancellò tutte le opere che si sarebbero pubblicate sotto la direzione di Baltasar, ma con Big Banana era troppo tardi. Rassegnato accettò la sua pubblicazione e che gli fosse apposto il marchio Seix Barral.
Non so se García Ortega lo fece per cancellare qualsiasi traccia che ricordasse che Basilio Baltasar mi “aveva scoperto” in Spagna o perché gli ero antipatico per la mia fedeltà a Baltasar, comunque alla fine chi ne ha pagato le conseguenze è stato il romanzo Big Banana. Sia come sia, questo è il primo spagnolo col quale mi è accaduto qualcosa di negativo, forse ce ne sarebbero potuti essere altri nel passato, però 500 anni fa io ancora non ero nato.
Con García Ortega “persi l’innocenza” riguardo al fatto che tutti gli spagnoli fossero buoni, buonissimi, dato che quelli che avevo conosciuto in Honduras erano gli stessi che dicevano messa, che erano vicini a Dio, e che ci avevano illuminato il cammino affinché smettessimo di andar pregando il Dio del Mais, il Dio della Pioggia, il Dio del Sole, e ci diedero un Dio più attuale, moderno. Esseri umani amorevoli.
Molti latinoamericani, come me, hanno ingenuamente creduto che ogni europea, che ogni europeo, fosse nobile. Non tutti, certo, ma ricordiamoci sempre che sono essere umani come noi. E allo stesso modo non tutti sono intelligenti e/o educati, ce ne sono di ogni guisa e per tutti i gusti. Nel caso della Spagna, che per fatto (o misfatto) storico è più vicina ai latinoamericani, ci sono di quelli che difendono il razzismo e a loro volta subiscono la non conoscenza (amnesia?) storica dei selvaggi che li hanno governati e degli indios che quelli hanno “conquistato”.
Questo umanesimo europeo da cui siamo sempre tanto dipesi noi latinoamericani, brilla ancora di più perché è sempre stato messo in relazione agli Stati Uniti. Ed è probabile che l’inasprimento delle leggi anti-immigrati in Europa sia più rivolto e più applicato agli africani che ai latinoamericani. Proprio come succede negli Stati Uniti, dove le leggi sono per tutti, ma in realtà si applicano meno nei confronti degli europei illegali e sono rivolte essenzialmente ai vicini del Sud. O chissà, forse è semplicemente una legge anti-immigrati contro il terzo mondo, ovunque questo mondo terzo possa trovarsi.
Molti dei paesi che formano la UE furono imperi, e magari qualcosa di questo permane in alcuni. Consolidandosi come Comunità con un’unica moneta, una volta rafforzata quest’ultima, può darsi che ci sia chi sogni il ritorno dell’impero, ma stavolta in blocco. E la legge del rientro può essere l’inizio dell’espulsione degli schiavi della Terra, perché possono anche ararla, la terra, ma gli si ricorda che non gli appartiene.
Per iniziare a testare il polso a questa situazione della legge anti-immigrati, nessuno può raccontarlo meglio del poeta salvadoregno, naturalizzato spagnolo, Carlos Ernesto García. Ho telefonato a García a Barcellona, perché mi fornisse il suo punto di vista. Capii immediatamente che per lui non era una domanda facile, so che deve muoversi tra due patrie, sua moglie e sua figlia sono spagnole al cento per cento. E per lui tutto ciò si deve soprattutto al fatto che l’Europa sta affrontando una crisi, una crisi che non viene pubblicizzata ma che è evidente per il semplice fatto che da anni la disoccupazione è in crescita costante.
D’altro lato García assicura che esiste una sorta di “anti-immigrazione amorevole”, come nel caso della Spagna, dove c’è tolleranza verso gli immigrati e perciò gli si chiede di uscire volontariamente e li si paga per quattro anni come se stessero lavorando nel Paese. Ha promesso di inviarmi qualche documento che confermi tutto aspetto. Lo sto ancora aspettando.
La fedeltà latinoamericana nei confronti della Spagna si evince da quella volta in cui il Re ha detto il suo famoso “Ma perchè non stai zitto!” al presidente venezuelano Hugo Chávez. Immediatamente hanno fatto sentire la loro voce intellettuali come Mario Vargas Llosa (la cui opinione vale un po’ di più perché è spagnolo-peruviano), e il messicano Carlos Fuentes che ha levato il grido al cielo inveendo contro Chávez, neanche gli avessero toccato la Madonna di Guadalupe. Magari levino il grido al cielo anche contro questa legge dell’eterno rientro.
Uno che è stato sempre un passo avanti rispetto alle giuste cause latinoamericane è senza dubbio Eduardo Galeano, che nella cerimonia in cui è stato dichiarato Cittadino Illustre del Mercosur, davanti a diplomatici di vari paesi iberoamericani, si è mostrato molto critico sulla Direttiva del Rientro, approvata lo scorso 18 giugno dal Parlamento Europeo.
“L’Europa ha approvato da poco la legge che trasforma gli immigrati in criminali. Paradosso dei paradossi,” ha detto. “L’Europa, che per secoli ha invaso il mondo, sbatte la porta sul naso degli invasi una volta che questi ricambiano la visita”.
Per chiudere l’argomento torniamo alla telefonata che mi ha fatto il direttore dell’Istituto Cervantes, Eduardo Lago. Ero molto preoccupato, nella mia mente aveva cominciato a rimbalzare “il rientro”, “il rientro”, “il rientro”. E, come ho detto prima, il mio cuore si è messo a palpitare più veloce che mai. Ero terrorizzato, a nessuno piace far rientro così di colpo, da un giorno all’altro. Che cosa avrei mai fatto? Ho un figlio catracho (honduregno), un altro gringuito (Made in New York), moglie hondu-gringa.
Ho tremato perché molte delle nostre famiglie latinoamericane, in questo caso honduregne (e la mia non è un’eccezione), sono state educate con l’idea che siano originarie dell’Europa, in particolare della Spagna. Siccome ancora non mi ero informato sulla legge del rientro, pensavo che quella telefonata del direttore dell’Istituto Cervantes fosse, più che per comunicarmi, per ordinarmi che era tempo di tornare a casa per decisioni superiori, tempo dell’inatteso ritorno alla nostra lontana Andalusia, da dove dicono che provengano i Quesada. Ma no, che sollievo, Eduardo mi chiamava per invitarmi a un incontro sulle mie opere il prossimo 21 di novembre.
Che spavento!
New York, N.Y. 7 luglio 2008
robertoquesada@hotmail.com
Traduzione di David Iori
* Roberto Quesada: scrittore e diplomático honduregno, autore di vari libri, fra i quali: El desertor (1985), Big Banana (Seix Barral), Nunca entres por Miami (Mondadori) Los barcos (Baktún), La novela del milenio pasado (Tropismos, Salamanca), è il delegato per l’Honduras alle Nazioni Unite. Un suo racconto è presente nell’antologia Voci Migranti - storie di esili e di esiliati (Marotta & Cafiero editori) curata da Marco Ottaiano
La legge (Direttiva del Rientro) è stata promulgata con sconcertante impunità, che risulterebbe inspiegabile se non fossimo abituati a venir divorati e a vivere con la paura.
Eduardo Galeano
Uscivo da una di quelle belle riunioni delle Nazioni Unite per un mondo migliore, senza sapere quello che accadeva nel mondo disunito, quando qualcuno mi ha informato della Direttiva del Rientro che l’Unione Europea aveva appena approvato. Sono arrivato al nostro Dipartimento e la segretaria mi comunica che mi ha cercato il direttore dell’Istituto Cervantes di New York, Eduardo Lago.
Entro nel mio ufficio e siccome non avevo digerito quello che mi avevano raccontato - perché giuro che non avevo avuto tempo di vedere alcun notiziario come di solito succede ai diplomatici delle Nazioni Unite, e più è importante il diplomatico meno informato è su quanto succede fuori dai nostri begli uffici - allora mi sono seduto sulla poltrona, ho reclinato la testa, ho chiuso gli occhi e mi sono messo a pensare. Sì, è così, il mestiere dello scrittore e quello del diplomatico si somigliano, entrambi hanno bisogno di tempo per pensare.
Dopo pochi secondi ho aperto gli occhi e ho visto che sul foglietto giallo (giallo!) che mi aveva lasciato la segretaria, si leggeva: “dott. Quesada: dall’Istituto Cervantes di Spagna, richiami urgentemente il direttore Eduardo Lago”. E siccome nel tragitto dal palazzo delle Nazioni Unite al mio ufficio il nuovo ambasciatore del Nicaragua, Mario Castellón, mi aveva informato della decisione dei 27 paesi europei che formano l’Unione di applicare la Legge del Rientro, il mio cuore si è messo a “palpitare più veloce che mai”, come si legge sulle riviste rosa in Spagna.
Come scrittore, diplomatico ed ex-accademico, sapevo che era poco quello che potevo fare. Poco o niente. E ho cominciato a sentirmi male fisicamente, e intanto mi sfilavano davanti agli occhi le cose buone e cattive che mi erano accadute in Spagna (Dopo vi racconterò cosa è successo in questa telefonata col direttore dell’Istituto Cervantes).
Le cose buone sono di più, ma per uno scrittore quelle cattive sulla letteratura hanno sempre la priorità, e la peggiore fra queste è che nel 2000, anno in cui è apparso il mio romanzo Big Banana col marchio spagnolo Seix Barral, diretto allora da Basilio Baltasar, la casa editrice decise di sostituire Baltasar come direttore con Adolfo García Ortega. La pubblicazione di Big Banana, disgraziatamente, cadde in questa linea divisoria.
L’ingenuità e sincerità (a volte penso che la sincerità sia un prodotto dell’ingenuità) mi ha portato lontano, lontano dal successo, dal denaro, e questo mi è capitato con Seix Barral. García Ortega cancellò tutte le opere che si sarebbero pubblicate sotto la direzione di Baltasar, ma con Big Banana era troppo tardi. Rassegnato accettò la sua pubblicazione e che gli fosse apposto il marchio Seix Barral.
Non so se García Ortega lo fece per cancellare qualsiasi traccia che ricordasse che Basilio Baltasar mi “aveva scoperto” in Spagna o perché gli ero antipatico per la mia fedeltà a Baltasar, comunque alla fine chi ne ha pagato le conseguenze è stato il romanzo Big Banana. Sia come sia, questo è il primo spagnolo col quale mi è accaduto qualcosa di negativo, forse ce ne sarebbero potuti essere altri nel passato, però 500 anni fa io ancora non ero nato.
Con García Ortega “persi l’innocenza” riguardo al fatto che tutti gli spagnoli fossero buoni, buonissimi, dato che quelli che avevo conosciuto in Honduras erano gli stessi che dicevano messa, che erano vicini a Dio, e che ci avevano illuminato il cammino affinché smettessimo di andar pregando il Dio del Mais, il Dio della Pioggia, il Dio del Sole, e ci diedero un Dio più attuale, moderno. Esseri umani amorevoli.
Molti latinoamericani, come me, hanno ingenuamente creduto che ogni europea, che ogni europeo, fosse nobile. Non tutti, certo, ma ricordiamoci sempre che sono essere umani come noi. E allo stesso modo non tutti sono intelligenti e/o educati, ce ne sono di ogni guisa e per tutti i gusti. Nel caso della Spagna, che per fatto (o misfatto) storico è più vicina ai latinoamericani, ci sono di quelli che difendono il razzismo e a loro volta subiscono la non conoscenza (amnesia?) storica dei selvaggi che li hanno governati e degli indios che quelli hanno “conquistato”.
Questo umanesimo europeo da cui siamo sempre tanto dipesi noi latinoamericani, brilla ancora di più perché è sempre stato messo in relazione agli Stati Uniti. Ed è probabile che l’inasprimento delle leggi anti-immigrati in Europa sia più rivolto e più applicato agli africani che ai latinoamericani. Proprio come succede negli Stati Uniti, dove le leggi sono per tutti, ma in realtà si applicano meno nei confronti degli europei illegali e sono rivolte essenzialmente ai vicini del Sud. O chissà, forse è semplicemente una legge anti-immigrati contro il terzo mondo, ovunque questo mondo terzo possa trovarsi.
Molti dei paesi che formano la UE furono imperi, e magari qualcosa di questo permane in alcuni. Consolidandosi come Comunità con un’unica moneta, una volta rafforzata quest’ultima, può darsi che ci sia chi sogni il ritorno dell’impero, ma stavolta in blocco. E la legge del rientro può essere l’inizio dell’espulsione degli schiavi della Terra, perché possono anche ararla, la terra, ma gli si ricorda che non gli appartiene.
Per iniziare a testare il polso a questa situazione della legge anti-immigrati, nessuno può raccontarlo meglio del poeta salvadoregno, naturalizzato spagnolo, Carlos Ernesto García. Ho telefonato a García a Barcellona, perché mi fornisse il suo punto di vista. Capii immediatamente che per lui non era una domanda facile, so che deve muoversi tra due patrie, sua moglie e sua figlia sono spagnole al cento per cento. E per lui tutto ciò si deve soprattutto al fatto che l’Europa sta affrontando una crisi, una crisi che non viene pubblicizzata ma che è evidente per il semplice fatto che da anni la disoccupazione è in crescita costante.
D’altro lato García assicura che esiste una sorta di “anti-immigrazione amorevole”, come nel caso della Spagna, dove c’è tolleranza verso gli immigrati e perciò gli si chiede di uscire volontariamente e li si paga per quattro anni come se stessero lavorando nel Paese. Ha promesso di inviarmi qualche documento che confermi tutto aspetto. Lo sto ancora aspettando.
La fedeltà latinoamericana nei confronti della Spagna si evince da quella volta in cui il Re ha detto il suo famoso “Ma perchè non stai zitto!” al presidente venezuelano Hugo Chávez. Immediatamente hanno fatto sentire la loro voce intellettuali come Mario Vargas Llosa (la cui opinione vale un po’ di più perché è spagnolo-peruviano), e il messicano Carlos Fuentes che ha levato il grido al cielo inveendo contro Chávez, neanche gli avessero toccato la Madonna di Guadalupe. Magari levino il grido al cielo anche contro questa legge dell’eterno rientro.
Uno che è stato sempre un passo avanti rispetto alle giuste cause latinoamericane è senza dubbio Eduardo Galeano, che nella cerimonia in cui è stato dichiarato Cittadino Illustre del Mercosur, davanti a diplomatici di vari paesi iberoamericani, si è mostrato molto critico sulla Direttiva del Rientro, approvata lo scorso 18 giugno dal Parlamento Europeo.
“L’Europa ha approvato da poco la legge che trasforma gli immigrati in criminali. Paradosso dei paradossi,” ha detto. “L’Europa, che per secoli ha invaso il mondo, sbatte la porta sul naso degli invasi una volta che questi ricambiano la visita”.
Per chiudere l’argomento torniamo alla telefonata che mi ha fatto il direttore dell’Istituto Cervantes, Eduardo Lago. Ero molto preoccupato, nella mia mente aveva cominciato a rimbalzare “il rientro”, “il rientro”, “il rientro”. E, come ho detto prima, il mio cuore si è messo a palpitare più veloce che mai. Ero terrorizzato, a nessuno piace far rientro così di colpo, da un giorno all’altro. Che cosa avrei mai fatto? Ho un figlio catracho (honduregno), un altro gringuito (Made in New York), moglie hondu-gringa.
Ho tremato perché molte delle nostre famiglie latinoamericane, in questo caso honduregne (e la mia non è un’eccezione), sono state educate con l’idea che siano originarie dell’Europa, in particolare della Spagna. Siccome ancora non mi ero informato sulla legge del rientro, pensavo che quella telefonata del direttore dell’Istituto Cervantes fosse, più che per comunicarmi, per ordinarmi che era tempo di tornare a casa per decisioni superiori, tempo dell’inatteso ritorno alla nostra lontana Andalusia, da dove dicono che provengano i Quesada. Ma no, che sollievo, Eduardo mi chiamava per invitarmi a un incontro sulle mie opere il prossimo 21 di novembre.
Che spavento!
New York, N.Y. 7 luglio 2008
robertoquesada@hotmail.com
Traduzione di David Iori
* Roberto Quesada: scrittore e diplomático honduregno, autore di vari libri, fra i quali: El desertor (1985), Big Banana (Seix Barral), Nunca entres por Miami (Mondadori) Los barcos (Baktún), La novela del milenio pasado (Tropismos, Salamanca), è il delegato per l’Honduras alle Nazioni Unite. Un suo racconto è presente nell’antologia Voci Migranti - storie di esili e di esiliati (Marotta & Cafiero editori) curata da Marco Ottaiano
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11 agosto, 2008
Vince il progetto di cambiamento della Bolivia
di Tito Pulsinelli
Evo Morales ha parlato alla folla festosa convenuta nella Piazza Murillo di La Paz, annunciando il trionfo dell'unità della Bolivia. Si approfondisce il processo di cambio sociale nella nazione che è il cuore amerindio del continente latinoamericano.La partecipazione di massa al referendum revocatorio ha consolidato il progetto sociale di Evo Morales ed ha sbarrato la strada alle forze più oscure e feudali dell'oligarchia continentale.Evo è stato riconfermato con un sostegno popolare che sfiora il 64%, ed ha così consolidato la base sociale d'appoggio che lo elesse due anni fa con un consenso del 54%. Di fronte all'entusiasmo incontenibile della gente che ritmava in coro "Evo sicuro, dagli duro", ha sottolineato che questa è una vittoria della Bolivia profonda, ma non solo.E' un contributo per il Venezuela, Nicaragua, Ecuador, Paraguay e i Paesi che cercano di percorrere nuovi sentieri di maggiore giustizia. E' la consapevolezza che la globalizzazione -senza uno Stato forte e sovrano- è solo una forma di nuova colonizzazione.Nell'ipotesi di una sconfitta, non è difficile immaginare quale sarebbe ora il trionfalismo mortifero delle oligarchie e dei paggi neoliberisti, già palesato in Argentina dopo la bocciatura della legge sulle imposte agricole.Le vie di fatto, le congiure di palazzo, i golpes sono armi spuntate che non risolvono più i problemi. Alla Casa Bianca dovrebbero finalmente capire che non basta un ambasciatore trasferito dal Kosovo, nè generosi finanziamenti illegali a sedicenti "ONG". E la megamacchina mediatica non garantisce sempre ed automaticamente i miracoli: la volonta dei potenti non sempre soggioga la volontà collettiva.Evo ha ribadito che la sovranità boliviana sarà possibile solo se si rafforzerà il controllo sulle viscere della terra: acqua, gas, minerali, ecc. Verranno nuove nazionalizzazioni e continuerà la riforma agraria.Oggi hanno perso le elites, le forze dell'egoismo illimitato, quelle che da secoli erano abituate ad imporre sempre la propria volontà, perfino i loro desideri più capricciosi e razzisti. Hanno perso i paladini della ricchezza insolente che si fonda sulla povertà umiliante.Evo Morales ha accumulato più forza, più prestigio ed avrà una superiore capacità di manovra, perchè due prefetti di destra sono stati sconfitti a Cochabamba e La Paz. Si è imposto il "partito nazionale" che difende la sovranità, le risorse e l'integrità della nazione, contro il "partito imperiale" imbarcato nella balcanizzazione.Gli elettori hanno parlato con chiarezza, ma la partita con le elites feudali purtroppo non si risolverà solo con i voti e la legittimità democratica. I voti sono indispensabili, come un primo gradino di un processo che è più lungo di un ciclo elettorale, che deve portare ad una nuova egemonia sociale capace di dare corpo al progetto della nuova Bolivia. I tempi sono maturi ed oggi si è fatto un gran balzo in avanti.Mentre esplode la guerra nel Caucaso, che riattualizza il ballo in maschera dei separatismi buoni e cattivi -e l'infinita ipocrisia "occidentale"- la Bolivia ha dato una bacchettata sonora sulle mani dei locali separatisti -foraggiati dagli Stati Uniti- che vorrebbero fare man bassa dei giacimenti situati -guarda caso- nelle loro regioni.Per Washington è buono il separatismo del Kosovo e della "Mezzaluna", ma è immorale quello della Ossetia e dell'Abkazia.Nella neolingua tumefatta delle democrazie sempre-meno-rappresentative, c'è una commistione frequente tra "diritti umani" e separatismo.Dove quest'ultimo è semplicemente un sinonimo di pozzi, giacimenti o aree geografiche per gli oleodotti. I boliviani hanno ribadito che non vogliono ballare al suono di una musica eseguita da orchestre imperiali. Dopo lo stagno non vogliono essere depredati del gas.
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SCONFIGGERE LA FAME SI PUÒ, CON L’ALBA
Gennaro Carotenuto
(01 agosto 2008)
Da anni i ricchi paesi occidentali provano a destinare lo 0.7% del loro miliardario Prodotto interno lordo (PIL) in aiuti allo sviluppo. Nonostante la buona volontà proprio non riescono neanche ad avvicinare tale obbiettivo. Adesso il Sud del mondo, che finalmente nazionalizza le proprie ricchezze e le usa per lo sviluppo, con l’ALBA, che accoglie come nuovo membro l’Honduras, può aiutarsi da solo. Ecco come il petrolio venezuelano si trasforma in pane.I peggiori del mondo, perfino peggio degli Stati Uniti, sono gli italiani: nonostante spergiurino da vent’anni di volere arrivare allo 0,7% (cifra raggiunta solo dagli scandinavi e gli olandesi) destinano in realtà appena lo 0,11% del PIL, il 90% del quale finisce comunque a imprese italiane impegnate all’estero.Rispetto alla crisi alimentare attuale, alla crescita esponenziale di prezzi di alimenti di base, per la quale l’Occidente ha importanti responsabilità, dal Sud del mondo arriva una risposta concreta. Petrocaribe, un’organizzazione alla quale partecipano 18 paesi, voluta dal governo bolivariano venezuelano e incentrata sulla petrolifera nazionalizzata PDVSA, ha lanciato un’iniziativa per la sicurezza alimentare dei paesi membri. Il governo presieduto da Hugo Chávez da oggi destinerà 50 centesimi di dollaro per ogni barile di petrolio venduto (a un prezzo superiore ai cento dollari). Vuol dire che solo da qui a fine 2008 e solo attraverso tale voce, il governo venezuelano destinerà 450 milioni di dollari alla sicurezza alimentare della regione.Intanto nell’ALBA, l’Altenativa Bolivariana per le Americhe, una comunità di paesi nata con il fine di integrare le loro economie in maniera solidale e alternativa alle logiche liberal-capitaliste, della quale fanno parte Venezuela, Cuba, Nicaragua e Bolivia entra a far parte come membro pieno l’Honduras. Per il presidente Manuel Zelaya, un moderato di centro-sinistra, entrare nell’ALBA oggi vuol dire cercare alternative solidali al neoliberismo visto che le soluzioni tradizionali hanno fallito, ed è “è la miglior maniera di trovare soluzioni ai problemi storici del paese, in cerca di un modello di sviluppo che favorisca i poveri”.
Da anni i ricchi paesi occidentali provano a destinare lo 0.7% del loro miliardario Prodotto interno lordo (PIL) in aiuti allo sviluppo. Nonostante la buona volontà proprio non riescono neanche ad avvicinare tale obbiettivo. Adesso il Sud del mondo, che finalmente nazionalizza le proprie ricchezze e le usa per lo sviluppo, con l’ALBA, che accoglie come nuovo membro l’Honduras, può aiutarsi da solo. Ecco come il petrolio venezuelano si trasforma in pane.I peggiori del mondo, perfino peggio degli Stati Uniti, sono gli italiani: nonostante spergiurino da vent’anni di volere arrivare allo 0,7% (cifra raggiunta solo dagli scandinavi e gli olandesi) destinano in realtà appena lo 0,11% del PIL, il 90% del quale finisce comunque a imprese italiane impegnate all’estero.Rispetto alla crisi alimentare attuale, alla crescita esponenziale di prezzi di alimenti di base, per la quale l’Occidente ha importanti responsabilità, dal Sud del mondo arriva una risposta concreta. Petrocaribe, un’organizzazione alla quale partecipano 18 paesi, voluta dal governo bolivariano venezuelano e incentrata sulla petrolifera nazionalizzata PDVSA, ha lanciato un’iniziativa per la sicurezza alimentare dei paesi membri. Il governo presieduto da Hugo Chávez da oggi destinerà 50 centesimi di dollaro per ogni barile di petrolio venduto (a un prezzo superiore ai cento dollari). Vuol dire che solo da qui a fine 2008 e solo attraverso tale voce, il governo venezuelano destinerà 450 milioni di dollari alla sicurezza alimentare della regione.Intanto nell’ALBA, l’Altenativa Bolivariana per le Americhe, una comunità di paesi nata con il fine di integrare le loro economie in maniera solidale e alternativa alle logiche liberal-capitaliste, della quale fanno parte Venezuela, Cuba, Nicaragua e Bolivia entra a far parte come membro pieno l’Honduras. Per il presidente Manuel Zelaya, un moderato di centro-sinistra, entrare nell’ALBA oggi vuol dire cercare alternative solidali al neoliberismo visto che le soluzioni tradizionali hanno fallito, ed è “è la miglior maniera di trovare soluzioni ai problemi storici del paese, in cerca di un modello di sviluppo che favorisca i poveri”.
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09 agosto, 2008
DENUNCIA E COMUNICATO DI SOLIDARIETÀ
Il Collettivo Italia Centro America-CICA, organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani, manifesta tutta la sua preoccupazione per il recente attacco, accaduto il 3 agosto, ai danni della Impresa Associativa Contadina ‘Luchemos Juntos’, membro del Movimiento Campesino del Aguan-MCA.
Denunciamo l’attacco compiuto da sicari contrattati dalla famiglia Osorto, che occupa illegalmente le terre che appartengono al CREM, le quali -conformemente al decreto legge 92-2001 approvato dal Congresso Nazionale della Repubblica- devono essere registrate come proprietà delle Imprese Associative Contadine membre del MCA. Ad otto anni dall’approvazione del Decreto 92-2001 i governi di turno non hanno risolto questo conflitto agrario, nonostante decine di milioni di Lempiras siano usciti dalle casse dello stato e distribuite in maniera corrotta e clientelare ai grandi proprietari terrieri come rimborso delle migliorie effettuate sulle terre in questione.
Il 29 aprile di quest’anno é entrato in vigore il Decreto 18-2008 sull’ espropriazione forzata di terre che ha l’obiettivo di risolvere definitivamente i conflitti agrari del paese, tra i quali il conflitto riguardante le terre del CREM, rivendicate dal MCA.
Dall’entrata in vigore del Decreto 18-2008 i terratenientes si sono opposti con tutti i mezzi alla sua attuazione, e ad oggi sono 3 i dirigenti contadini brutalmente assassinati a causa di conflitti agrari. Tra questi l’assassinio, l’ 11 giugno 2008, di Irene Ramirez, dirigente del MCA e della Central Nacional de Trabajadores del Campo (CNTC). Le persone individuate come colpevoli degli assassinii sono attualmente in libertà.
Denunciamo la negligenza del governo honduregno, visto che la dirigenza del MCA la mattina all’alba del 3 agosto ha denunciato la situazione alla Polizia Nazionale, richiedendo il disarmo dei sicari presenti sul luogo, denuncia seguito la quale la polizia é intervenuta. Lo scontro che ne é derivato ha portato alla morte di Arnulfo Guevara, membro del MCA e di 10 sicari.
Esprimiamo la nostra piena solidarietà alle famiglie contadine del MCA e dichiariamo il nostro totale appoggio alla lotta per la riforma agraria portata avanti dal Movimiento Campesino.
L’ Honduras é Stato membro del Patto Internazionale dei Diritti Economici, Sociali e Culturali (PIDESC) e del Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici (PIDCP) delle Nazioni Unite. Per tanto, tutte le autorità devono rispettare, proteggere e garantire questi diritti, in particolar modo i diritti all’alimentazione, alla casa, alla libertà d’espressione e all’integrità fisica. Ricordiamo che l’art. 11 del PIDESC indica che l’adempimento della Riforma Agraria é uno degli strumenti di base per garantire il diritto all’alimentazione.
Per tanto si esige dalle autorità competenti:
Dal Pubblico Ministero di procedere con rigore nell’individuazione e punizione degli autori materiali e dei mandanti della persecuzione attuata nei confronti del Movimiento Campesino del Aguan.
Dal Presidente della Repubblica, José Manuel Zalaya Rosales, che richieda urgentemente al Segretario della Sicurezza di procedere immediatamente nell’ individuazione e punizione dei colpevoli dei violenti avvenimenti in cui risulta essere implicato un membro della Polizia Preventiva Nazionale del Honduras.
Dall’ Istituto Nazionale Agrario la risoluzione immediata delle richieste avanzate dal MCA in quanto conformi al Decreto 18-2008 riguardo l’espropriazione di terra approvato dal Congresso Nazionale della Repubblica.
L’adozione immediata delle misure appropriate che pongano fine alla repressione e alle violenze subite dalle famiglie membre del MCA.
Un’ indagine seria e completa che individui e punisca gli autori del brutale assassinio di Irene Ramirez, dirigente del MCA e della CNTC.
Collettivo Italia Centro America CICA
www.puchica.org
info@puchica.org
Copia a:
Presidente de la República de Honduras, José Manuel Zelaya Rosales
Ministro de Seguridad, Jorge Rodas
Ministro-Director Instituto Nacional Agrario, José Francisco Funez,
Denunciamo l’attacco compiuto da sicari contrattati dalla famiglia Osorto, che occupa illegalmente le terre che appartengono al CREM, le quali -conformemente al decreto legge 92-2001 approvato dal Congresso Nazionale della Repubblica- devono essere registrate come proprietà delle Imprese Associative Contadine membre del MCA. Ad otto anni dall’approvazione del Decreto 92-2001 i governi di turno non hanno risolto questo conflitto agrario, nonostante decine di milioni di Lempiras siano usciti dalle casse dello stato e distribuite in maniera corrotta e clientelare ai grandi proprietari terrieri come rimborso delle migliorie effettuate sulle terre in questione.
Il 29 aprile di quest’anno é entrato in vigore il Decreto 18-2008 sull’ espropriazione forzata di terre che ha l’obiettivo di risolvere definitivamente i conflitti agrari del paese, tra i quali il conflitto riguardante le terre del CREM, rivendicate dal MCA.
Dall’entrata in vigore del Decreto 18-2008 i terratenientes si sono opposti con tutti i mezzi alla sua attuazione, e ad oggi sono 3 i dirigenti contadini brutalmente assassinati a causa di conflitti agrari. Tra questi l’assassinio, l’ 11 giugno 2008, di Irene Ramirez, dirigente del MCA e della Central Nacional de Trabajadores del Campo (CNTC). Le persone individuate come colpevoli degli assassinii sono attualmente in libertà.
Denunciamo la negligenza del governo honduregno, visto che la dirigenza del MCA la mattina all’alba del 3 agosto ha denunciato la situazione alla Polizia Nazionale, richiedendo il disarmo dei sicari presenti sul luogo, denuncia seguito la quale la polizia é intervenuta. Lo scontro che ne é derivato ha portato alla morte di Arnulfo Guevara, membro del MCA e di 10 sicari.
Esprimiamo la nostra piena solidarietà alle famiglie contadine del MCA e dichiariamo il nostro totale appoggio alla lotta per la riforma agraria portata avanti dal Movimiento Campesino.
L’ Honduras é Stato membro del Patto Internazionale dei Diritti Economici, Sociali e Culturali (PIDESC) e del Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici (PIDCP) delle Nazioni Unite. Per tanto, tutte le autorità devono rispettare, proteggere e garantire questi diritti, in particolar modo i diritti all’alimentazione, alla casa, alla libertà d’espressione e all’integrità fisica. Ricordiamo che l’art. 11 del PIDESC indica che l’adempimento della Riforma Agraria é uno degli strumenti di base per garantire il diritto all’alimentazione.
Per tanto si esige dalle autorità competenti:
Dal Pubblico Ministero di procedere con rigore nell’individuazione e punizione degli autori materiali e dei mandanti della persecuzione attuata nei confronti del Movimiento Campesino del Aguan.
Dal Presidente della Repubblica, José Manuel Zalaya Rosales, che richieda urgentemente al Segretario della Sicurezza di procedere immediatamente nell’ individuazione e punizione dei colpevoli dei violenti avvenimenti in cui risulta essere implicato un membro della Polizia Preventiva Nazionale del Honduras.
Dall’ Istituto Nazionale Agrario la risoluzione immediata delle richieste avanzate dal MCA in quanto conformi al Decreto 18-2008 riguardo l’espropriazione di terra approvato dal Congresso Nazionale della Repubblica.
L’adozione immediata delle misure appropriate che pongano fine alla repressione e alle violenze subite dalle famiglie membre del MCA.
Un’ indagine seria e completa che individui e punisca gli autori del brutale assassinio di Irene Ramirez, dirigente del MCA e della CNTC.
Collettivo Italia Centro America CICA
www.puchica.org
info@puchica.org
Copia a:
Presidente de la República de Honduras, José Manuel Zelaya Rosales
Ministro de Seguridad, Jorge Rodas
Ministro-Director Instituto Nacional Agrario, José Francisco Funez,
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04 agosto, 2008
HONDURAS: Bahia de Tela e (di nuovo) l'isola dei famosi
Il progetto di Bahia de Tela sta proseguendo e i macchinari dell'impresa italiana Astaldi stanno già distruggendo la meravigliosa costa... e anche quest'anno arriveranno i "famosi"...
nel blog: www.lisolaeilmattone.blogspot.com:
- La lettera del Collettivo Italia Centro America pubblicata da Liberazione il 26 luglio 2008 e la risposta di Vladimir Luxuria. Cara Vladimir, vai sull'Isola e dimentichi i nativi
- La risposta di Luxuria
- La seconda lettera del CICA
nel blog: www.lisolaeilmattone.blogspot.com:
- La lettera del Collettivo Italia Centro America pubblicata da Liberazione il 26 luglio 2008 e la risposta di Vladimir Luxuria. Cara Vladimir, vai sull'Isola e dimentichi i nativi
- La risposta di Luxuria
- La seconda lettera del CICA
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guarda anche Resistencia Garífuna contra el Mega-Turismo en la Bahia de Tela:
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01 agosto, 2008
occupata la stazione: Vicenza non si arrende
Dopo la sentenza del Consiglio di Stanto in migliaia alla fiaccolata dell'indignazione. Il corteo si dirige verso la stazione, *manganellate della polizia contro donne e uomini a mani alzate*. Ma, nonostante la violenza delle forze dell'ordine, i binari vengono occupati: Vicenza non si arrende all'imposizione.
Leggi l'articolo all'indirizzo http://www.nodalmol in.it/notizie/ notizie_201. html
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L'Italia concede alta onorificenzaal presidente del Grupo Pellas
A volte ci sono cose piuttosto difficili da comprendere, cose che fanno davvero pensare ad un mondo alla rovescia.
Lo scorso 30 luglio 2008, l'ambasciatore italiano in Nicaragua, Alberto Boniver, ha insignito l'attuale presidente del Grupo Pellas, signor Carlos Pellas Chamorro, con il massimo Grado di Grande Ufficiale dell'Ordine della Stella della Solidarietà Italiana.
Secondo la pagina web del Quirinale, con Decreto Legislativo n. 812 del 9 marzo 1948 è stato istituito l'Ordine della Stella della solidarietà italiana "quale particolare attestato a favore di tutti coloro, italiani all'estero o stranieri, che abbiano specialmente contribuito alla ricostruzione dell'Italia".
Presidente di tale Ordine è il Presidente della Repubblica italiana e tale onorificenza comprende tre classi: la prima conferisce il titolo di grand'ufficiale, la seconda quello di commendatore e la terza quello di cavaliere."Le caratteristiche dell'Ordine della "Stella della solidarietà italiana" saranno determinate con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro per gli affari esteri, e sentito il Consiglio dei Ministri". Una cosa interessante è che "Le spese relative all'Ordine della "Stella della solidarietà italiana" per insegne, diplomi e cancelleria sono a carico del bilancio del Ministero degli affari esteri. Il Ministro per il tesoro è autorizzato ad apportare le occorrenti variazioni al bilancio".
Secondo quanto dichiarato dall'ambasciatore italiano durante la cerimonia di consegna dell'onorificenza, "il Grupo Pellas si è dedicato all'ambito sociale aiutando le persone meno fortunate. Questo aspetto è ammirevole perché non tutti i gruppi economici dedicano tanto tempo e denaro alle opere sociali como fa il Grupo Pellas", riportava l'articolo de El Nuevo Diario.
Al ricevere l'onorificenza, il presidente del colosso economico nicaraguense ha dichiarato che "ringrazio Dio, la mia famiglia ed i miei amici per questo riconoscimento, perché hanno lavorato al mio fianco per trasformare il Nicaragua. Per me - ha continuato Pellas - la cosa più importante non è il successo imprenditoriale, ma ciò che stiamo investendo in Nicaragua per trasformare la società. Ciò che investono Aproquen, American Nicaraguan Foundation ed il Centro Empresarial Pellas per migliorare la nostra società, l'ambiente, questa è per me la cosa più importante. Per questo siamo l'avanguardia della Responsabilità Sociale Imprenditoriale", ha concluso.
L'onorificenza concessa dal Presidente della Repubblica italiana, su proposta dall'attuale governo (conferita ufficialmente lo scorso 22 aprile 2008 e consegnata il 30 luglio 2008), non sembra però prendere minimamente in considerazione le continue denunce di migliaia di ex lavoratori dell'impresa agroindustriale dello zucchero Ingenio San Antonio, di proprietà della Nicaragua Sugar Estates Ltd (NSEL)., che è parte del Grupo Pellas.
Secondo questi ex lavoratori, l'uso indiscriminato di pesticidi nelle piantagioni di canna da zucchero, di proprietà della NSEL, avrebbe provocato una vera e propria epidemia di Insufficienza Renale Cronica (IRC), a causa della quale negli ultimi anni sono già morte 2.868 persone che avevano lavorato per l'Ingenio San Antonio. Allo stesso tempo sono migliaia i malati di IRC che sopravvivono a stento.
La Asociación Nicaraguense de Afectados por Insuficiencia Renal Crónica (ANAIRC) porta avanti da anni una tenace lotta per poter ottenere un indennizzo per i suoi affiliati ed affiliate, avvalendosi della Legge 456 che ha riconosciuto la IRC come malattia professionale e di più di 4.500 pensioni concesse dalla Previdenza Sociale per questo stesso motivo.
Di fronte a questo difficilmente comprensibile gesto della Repubblica Italiana, la presidentessa di ANAIRC, Carmen Ríos, ha commentato alla Lista Informativa "Nicaragua y más" che "non riusciamo a capire come il governo italiano abbia potuto concedere questa alta onorificenza a Carlos Pellas e crediamo che a livello di istituzioni italiane non si conosca cosa stia succedendo nella parte occidentale del Nicaragua. L'uso indiscriminato di pesticidi nella produzione agroindustriale di zucchero e dei suoi derivati, come rum, alcool, melassa ed etanolo, ha provocato quasi tre mila morti negli ultimi anni e migliaia di ammalati di IRC, vedove ed orfani. Non posso davvero credere che sia stato dato questo titolo a chi dirige un gruppo economico chi riteniamo responsabile di questo fenomeno di morte silenziosa.
Invitiamo - ha concluso Ríos - l'ambasciata italiana e il popolo italiano a venirci a visitare a Chichigalpa, per ascoltare la nostra voce e la storia di migliaia di persone ammalate e in fin di vita, che hanno lavorato nell'Ingenio San Antonio con stipendi miseri, facendo ricchi i loro proprietari".
© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )
Lo scorso 30 luglio 2008, l'ambasciatore italiano in Nicaragua, Alberto Boniver, ha insignito l'attuale presidente del Grupo Pellas, signor Carlos Pellas Chamorro, con il massimo Grado di Grande Ufficiale dell'Ordine della Stella della Solidarietà Italiana.
Secondo la pagina web del Quirinale, con Decreto Legislativo n. 812 del 9 marzo 1948 è stato istituito l'Ordine della Stella della solidarietà italiana "quale particolare attestato a favore di tutti coloro, italiani all'estero o stranieri, che abbiano specialmente contribuito alla ricostruzione dell'Italia".
Presidente di tale Ordine è il Presidente della Repubblica italiana e tale onorificenza comprende tre classi: la prima conferisce il titolo di grand'ufficiale, la seconda quello di commendatore e la terza quello di cavaliere."Le caratteristiche dell'Ordine della "Stella della solidarietà italiana" saranno determinate con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro per gli affari esteri, e sentito il Consiglio dei Ministri". Una cosa interessante è che "Le spese relative all'Ordine della "Stella della solidarietà italiana" per insegne, diplomi e cancelleria sono a carico del bilancio del Ministero degli affari esteri. Il Ministro per il tesoro è autorizzato ad apportare le occorrenti variazioni al bilancio".
Secondo quanto dichiarato dall'ambasciatore italiano durante la cerimonia di consegna dell'onorificenza, "il Grupo Pellas si è dedicato all'ambito sociale aiutando le persone meno fortunate. Questo aspetto è ammirevole perché non tutti i gruppi economici dedicano tanto tempo e denaro alle opere sociali como fa il Grupo Pellas", riportava l'articolo de El Nuevo Diario.
Al ricevere l'onorificenza, il presidente del colosso economico nicaraguense ha dichiarato che "ringrazio Dio, la mia famiglia ed i miei amici per questo riconoscimento, perché hanno lavorato al mio fianco per trasformare il Nicaragua. Per me - ha continuato Pellas - la cosa più importante non è il successo imprenditoriale, ma ciò che stiamo investendo in Nicaragua per trasformare la società. Ciò che investono Aproquen, American Nicaraguan Foundation ed il Centro Empresarial Pellas per migliorare la nostra società, l'ambiente, questa è per me la cosa più importante. Per questo siamo l'avanguardia della Responsabilità Sociale Imprenditoriale", ha concluso.
L'onorificenza concessa dal Presidente della Repubblica italiana, su proposta dall'attuale governo (conferita ufficialmente lo scorso 22 aprile 2008 e consegnata il 30 luglio 2008), non sembra però prendere minimamente in considerazione le continue denunce di migliaia di ex lavoratori dell'impresa agroindustriale dello zucchero Ingenio San Antonio, di proprietà della Nicaragua Sugar Estates Ltd (NSEL)., che è parte del Grupo Pellas.
Secondo questi ex lavoratori, l'uso indiscriminato di pesticidi nelle piantagioni di canna da zucchero, di proprietà della NSEL, avrebbe provocato una vera e propria epidemia di Insufficienza Renale Cronica (IRC), a causa della quale negli ultimi anni sono già morte 2.868 persone che avevano lavorato per l'Ingenio San Antonio. Allo stesso tempo sono migliaia i malati di IRC che sopravvivono a stento.
La Asociación Nicaraguense de Afectados por Insuficiencia Renal Crónica (ANAIRC) porta avanti da anni una tenace lotta per poter ottenere un indennizzo per i suoi affiliati ed affiliate, avvalendosi della Legge 456 che ha riconosciuto la IRC come malattia professionale e di più di 4.500 pensioni concesse dalla Previdenza Sociale per questo stesso motivo.
Di fronte a questo difficilmente comprensibile gesto della Repubblica Italiana, la presidentessa di ANAIRC, Carmen Ríos, ha commentato alla Lista Informativa "Nicaragua y más" che "non riusciamo a capire come il governo italiano abbia potuto concedere questa alta onorificenza a Carlos Pellas e crediamo che a livello di istituzioni italiane non si conosca cosa stia succedendo nella parte occidentale del Nicaragua. L'uso indiscriminato di pesticidi nella produzione agroindustriale di zucchero e dei suoi derivati, come rum, alcool, melassa ed etanolo, ha provocato quasi tre mila morti negli ultimi anni e migliaia di ammalati di IRC, vedove ed orfani. Non posso davvero credere che sia stato dato questo titolo a chi dirige un gruppo economico chi riteniamo responsabile di questo fenomeno di morte silenziosa.
Invitiamo - ha concluso Ríos - l'ambasciata italiana e il popolo italiano a venirci a visitare a Chichigalpa, per ascoltare la nostra voce e la storia di migliaia di persone ammalate e in fin di vita, che hanno lavorato nell'Ingenio San Antonio con stipendi miseri, facendo ricchi i loro proprietari".
© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )
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