Sicari armati sequestrano e minacciano due osservatori dei diritti umani nel mezzo di una lotta di resistenza comunitaria contro un progetto di sfruttamento minerario.
Giorgio Trucchi | LINyM
Orlane e Daniel, rispettivamente di nazionalità francese e svizzera, sono osservatori internazionali del Progetto di Accompagnamento in Honduras (PROAH)¹. Mercoledì (25/7) si trovavano nella comunità La Nueva Esperanza, nel dipartimento di Atlantida, per svolgere la loro missione di Osservatori dei Diritti Umani, all'interno di un grave conflitto che trae origine dalla realizzazione di un nuovo progetto minerario².
Non erano nemmeno trascorse 24 ore dal loro arrivo quando i due osservatori sono stati circondati da vari delinquenti al servizio della impresa mineraria, minacciati e poi scortati fino a un’auto che li ha portati in un’altra comunità.
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Bertha Cáceres — Foto di Giorgio Trucchi /Opera Mundi
Lo scorso 24 maggio, mentre si stavano recando nella zona del Río Blanco, dove da quasi tre mesi la popolazione indigena di etnia lenca della zona si trova in mobilitazione pacifica contro l’approvazione del progetto idroelettrico Agua Zarca, la dirigente del Copinh (Consiglio Civico di Organizzazioni Popolari e Indigene dell’Honduras), Bertha Cáceres[1]e il comunicatore Tomás Gomez, furono arrestati – e rilasciati dopo 24 ore – nel corso di un’operazione congiunta di esercito e polizia con l’accusa – falsa — di detenzione illegale di arma da fuoco.
Oltre all’evidente illegittimità della detenzione, effettuata senza ordine di cattura e con la costruzione di prove e testimonianze false contro Bertha, va ricordato che sia la dirigente indigena che altri membri del Copinh sono soggetti dal 2009 alle misure cautelari di protezione emesse dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani, a seguito delle numerose minacce di morte che hanno ricevuto fin dal colpo di Stato di quell’anno.
16 luglio 2013 http://www.manifestosardo.org/honduras-il-cielo-aperto-dalle-miniere/
Emilia Giorgetti
Due sicari dell’impresa, armati di fucili di grosso calibro, si aggirano sul sagrato della chiesina azzurra dove gli abitanti de La Nueva Esperanza, dipartimento di Atlántida, sono raccolti per cercare l’uno nell’altro la forza per non mollare e non soccombere alla paura. Nella penombra della piccola sala la voce di padre Ismael, attutita dallo scroscio della pioggia tropicale, plasma le parole del Vangelo fino a trasformarle in un messaggio forte di resistenza contro la prepotenza del denaro e delle armi. Finita la messa si avvicina l’anziano don Enrique: “Non so di cosa sono fatti i sogni. Dicono che si può sognare anche chi non si conosce. Quello che so è che vi ho sognato. Ho sognato che venivate ad appoggiarci.” Ci accoglie con queste parole. La sua comunità lotta per proteggere questo angolo di paradiso tropicale dalla minaccia di una nuova attività mineraria a cielo aperto. La concessione per lo sfruttamento di un giacimento di ossido di ferro – ma tutti sanno che il vero bottino è l’oro – inizia a 200 m dalla sua casa.
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Giorgio Trucchi
| Opera Mundi / Alba Sud
Reportage sul 4° anniversario del colpo di Stato,
pubblicato originariamente sul giornale brasiliano Opera Mundi. Non c'è nulla
da festeggiare, ma molto da ricordare, per non dimenticare. Include
interviste (in spagnolo) a Víctor Meza y
Juan Barahona.
Sono passati quattro anni da quella mattina del 28
giugno 2009, quando un grosso contingente di soldati ha attaccato, sparando, la
residenza del presidente costituzionale dell'Honduras, Manuel Zelaya Rosales,
costringendolo a salire su un aereo e a lasciare il paese in pigiama verso il
vicino Costa Rica, ma facendo prima una "sosta tecnica" a Palmerola,
la più grande base militare statunitense nella regione centroamericana.
Da quel momento, l'Honduras è immerso in una crisi
politica, economica, sociale e di sicurezza senza precedenti, con un forte
aumento della povertà, una crescente militarizzazione della società e una
degenerazione accelerata delle istituzioni e dei poteri dello Stato.
Nel frattempo, i gruppi di potere emergenti e
quelli che hanno orchestrato ed eseguito il colpo di stato hanno avviato una
lotta interna per riposizionarsi e conquistare spazi in vista delle imminenti
elezioni del prossimo novembre.
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"Un paese sull'orlo del collasso
e
sottoposto a una pesante
ingerenza straniera"
A 4 anni dal colpo di Stato, il popolo honduregno continua a camminare a
testa alta e ad organizzarsi
Tegucigalpa, 1 luglio (LINyM | Rel-UITA)-. Sono passati 4 anni dalla mattina di
quel 28 giugno 2009, quando, a poche ore dall'inizio delle votazioni per
la consultazione popolare della IVº Urna, il presidente honduregno, Manuel
Zelaya Rosales, venne deposto da un colpo di Stato, costretto a uscire in
pigiama da casa sua e a montare su un aereo che lo avrebbe portato in esilio
nella vicina Costa Rica.
Di fronte alla rottura dell'ordine costituzionale, la popolazione reagì in modo
spontaneo. Uscì per le strade di tutto il paese e si organizzò, dando vita a
una delle espressioni più innovative e propositive di resistenza degli
ultimi decenni. Quattro anni dopo e a meno di cinque mesi dalle prossime
elezioni nazionali, l'Honduras è immerso in una crisi politica, economica
e di sicurezza senza precedenti.
In occasione del 4 anniversario del colpo di Stato e soprattutto, della nascita
della Resistenza, la LINyM e La Rel hanno conversato con Carlos H Reyes,
presidente dello Stibys e membro della Coordinazione nazionale del Fronte
nazionale di resistenza popolare, Fnrp.
- Guarda le foto del 4
anniversario in Honduras
- Guarda il video dell'intervento
di Carlo H Reyes
- Che cosa si ricorda di quella mattina del 28
giugno?
- Non appena ci rendemmo conto che i militari avevano attaccato la casa
del presidente Zelaya e che l'avevano fatto salire su un aereo diretto in
Costa Rica, la prima cosa che pensai e dissi fu che in America Latina non erano
finiti i colpi di Stato, come avevamo pensato in molti, e che dovevamo
organizzarci e reagire immediatamente. Io ho vissuto vari colpi
di Stato nel mio paese e ho visto come l'impero nordamericano li ha nascosti o
fatti passare per qualcosa di diverso.
Sento sempre molta tristezza per ciò che è accaduto in America
Centrale nel 1836, quando ci divisero in cinque repubbliche disabili
e molto deboli. L'oligarchia e l'impero ordinano al popolo di votare e quando
non sono soddisfatti della scelta che fa, perché considerano che può ledere i
loro interessi, organizzano un colpo di Stato. È sempre stato così e nel 2009
si è ripetuta la stessa dinamica. Ho sentito rabbia e molta tristezza, ma
non siamo rimasti a guardare. Abbiamo iniziato subito a organizzarci per andare
davanti alla Casa Presidenziale a protestare.
- Fu proprio in un piccolo locale di fronte alla
Casa Presidenziale che mosse i primi passi il Fronte nazionale di
resistenza contro il colpo di stato. Che cosa è rimasto, 4 anni dopo, di
quell'esperienza e delle aspettative di quei giorni?
- Tu eri lì con noi e sai bene che ci stavamo preparando per la consultazione
popolare della IVº Urna e non per affrontare un colpo di Stato. Nonostante
ciò, la popolazione reagì in un modo che nessuno aveva immaginato. Scese in
piazza, si organizzò, si mobilitò e prese coscienza delle proprie capacità e
dei propri diritti, destando una profonda preoccupazione nell'oligarchia. Il
risultato fu un bagno di sangue che continua ancora oggi.
Quello che invece non mi sarei mai immaginato è che, 4 anni dopo, l'Honduras e
la sua istituzionalità si trovassero sull'orlo del baratro, praticamente
collassate e in balia dell'ingerenza straniera. Allo stesso tempo, però, non mi
sarei mai immaginato che la reazione popolare di quella mattina potesse
evolvere in qualcosa di così grande come poi è stato il Fnrp, la sua lotta di
resistenza e la crescita del popolo in termini politici e sociali. Questo
insieme di cose ci ha condotti, oggi, a una situazione inedita e inaspettata di
coscienza di classe, che ha coinvolto gran parte del popolo honduregno e
che ha impaurito ancora di più l'oligarchia.
- Siete preoccupati in vista delle prossime
elezioni di novembre?
- Questi signori dell'impero degli Stati Uniti e dell'oligarchia, che sono gli
autori intellettuali del colpo di Stato, hanno portato l'Honduras sull'orlo del
collasso politico, economico e istituzionale. Sono disposti a tutto pur di
evitare che il partito Libertà e Rifondazione, Libre, vinca le prossime
elezioni, anche a organizzare un altro golpe.
A tal proposito, i partiti tradizionali hanno iniziato una vera e
propria campagna contro la Resistenza e contro Libre, dicendo che una sua
eventuale vittoria elettorale farebbe sprofondare il paese nella stessa crisi,
che nel 2009, li obbligò a difendere la "democrazia" che il
presidente Zelaya aveva messo in pericolo.
- La nascita del partito Libre è un altro dei
risultati inaspettati del colpo di Stato...
- La sua creazione è stata una decisione dell'Assemblea nazionale del
Fnrp e ne è il braccio politico. Con la sua nascita si è rotto per sempre il
bipartitismo e i due partiti tradizionali - Partito liberale e Partito
nazionale - tenteranno di accaparrarsi il voto di una popolazione che già
non controllano come nel passato. Lo faranno agitando il fantasma di un
altro colpo di Stato, per infondere terrore e far sì che Libre scenda a
compromessi, allontanandosi dal profilo rivoluzionario del Fnrp. Ma falliranno,
perché la popolazione ha preso coscienza delle proprie capacità e
sa scegliere il proprio percorso.
© Testo e Foto Giorgio Trucchi
- Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione
Italia-Nicaragua - www.itanica.org