25 luglio, 2010

CAMPAGNA URGENTE PER IL POPOLO HONDUREGNO


A tutti i popoli fratelli del mondo, alle loro organizzazioni sociali e politiche, che condividono l'ideale di un mondo libero da ingiustizie e disparità che mutilano i sogni delle nostre società, chiediamo di unirsi alla grande CAMPAGNA PER IL POPOLO DELL’ HONDURAS.
Il giorno 30 luglio l'Assemblea Generale dell'Organizzazione degli Stati Americani (OEA), terrà una riunione straordinaria per trattare il “caso Honduras”. Sappiamo che la lobby del dipartimento di Stato USA ha esercitato pressioni su molti paesi, affinché votino a favore della riammissione dell’Honduras, a prescindere dalle condizioni del nostro popolo, che si trova ad affrontare la più brutale repressione e violazione dei diritti umani.
Fino ad ora, l'estorsione dell'impero è riuscita a piegare i rappresentanti di 22 paesi, mentre 9 si oppongono. Resta in sospeso il voto del Cile che, possiamo anticipare, servirà per forzare la riammissione. Insulza è giunto ad un accordo criminale, che implica infrangere il principio del consenso, ed ha creato lobby a favore della maggioranza, che ormai ha ottenuto.
È una vergogna che i governi di molti paesi abbiano la sfacciataggine di vendere il nostro popolo eroico per qualche briciola in più, in molti casi neanche per quello.
La nostra campagna chiede che tutti i cittadini del mondo, che nutrono un sentimento solidale e si oppongono alle ingiustizie, alle trame imperiali contro i popoli, a coloro che godono dell'impunità nell'esercizio della violenza brutale contro le loro popolazioni, inviino messaggi di posta elettronica alla lista d’indirizzi e-mail qui acclusa. E’ la lista dei contatti con tutti e ciascuno degli ambasciatori alla Commissione Permanente dell'OEA.
Esprimete la vostra condanna nella forma preferita, ognuno scelga, ma tutti quanti inviamo messaggi a questi indirizzi, dobbiamo essere in migliaia ad esprimere il nostro ripudio al premio che stanno per consegnare ai golpisti assassini.
Due giorni fa, rilasciando dichiarazioni ad un mezzo d’informazione, Enrique Ortez Colindres, Cancelliere del Colpo di Stato, Consulente delle Forze Armate Honduregne, ha affermato “... i militari installarono Micheletti ed estromisero Zelaya...” Una massima dice “... a confessioni di parti in causa, ecco le prove...” Non ci sono verità da cercare: si è trattato di colpo di stato militare; c'è piuttosto giustizia da impartire, al riguardo, per le vittime assassinate dal regime Micheletti-Lobo-Sosa, per il presidente Zelaya, per gli espatriati, per i perseguitati e per tutto il popolo dell’Honduras.
Contiamo sulla vostra solidarietà. Ricordate: oggi difendiamo in Honduras ciò che, con le azioni ignobili dell'OEA, potrebbe succedere domani in altri paesi.
Fino alla vittoria, sempre!
P.S.: si ringrazia per eventuali nuovi contributi agli indirizzi di posta elettronica, o per correzioni a quelli già in lista.

Tradotto da Adelina Bottero

Lista di Posta Elettronica
stevensonad@state.gov, oeawashington@mmrree.gov.ec, embantbar@aol.com, argentin@oas.org, barbados@oas.org, belize@oas.org, Missiondebolivia@gmail.com, boliviaoas@oas.org, terezay@delbrasupa.org, prmoas@international.gc.ca, mail@minrel.gov.cl, colombia@oas.org, costa-rica@oas.org, embdomdc@aol.com, republicadominicana@oas.org, moea@rree.gob.sv, grenada.oas@gmail.com, oea@minex.gob.gt; guatemala@oas.org, guyanaembassydc@verizon.net, haiti@oas.org, jamaica@oas.org; jamaicaoas@earthlink.net, mexico.oea@sre.gob.mx, galbin@sre.gob.mx, nicaragua@oas.org, panama@oas.org, paraguay@oas.org, paraguayoea@comcast.net, peru@oas.org, mail@embsvg.com, esuriname@covad.net, info@ttembwash.com, uruoea@erols.com, missionvene@venezuela-oas.org

testo da inviare agli ambasciatori della OEA.
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Señores Embajadores,
sabemos que dentro de pocos dias la Asamblea General de la Organizacion de Estados Americanos (OEA), se reunirá extraordinariamente con el propósito de tratar el "caso Honduras".
Sabemos tambien que hay fuertes presiones en favor de la reincorporacion de HONDURAS en la OEA , sin importar las condiciones en que el pueblo hondureño se encuentra desde el 28 de junio de 2009, dia del golpe de Estado, enfrentando la mas brutal represion y violaciones a los derechos humanos.

Dejar que se logre ese resultado seria una vergùenza, una descarada injusticia, un acto de traicion criminal en contra del heroico pueblo de Honduras, que hasta ahora ha resistido, en forma no-violenta, pidiendo el retorno a la democracia y al orden constitucional e institucional, a todas las barbaridades llevadas a cabo por el regimen y sus ejecutores y aliados, dentro y fuera del pais.
Hace unos dias, en declaraciones a un medio de comunicacion, Enrique Ortez Colindres, Canciller del Golpe de Estado, Asesor de las Fuerzas Armadas de Honduras, aseguró: "...los militares pusieron a Micheletti y sacaron a Zelaya...". Existe una maxima que dice: "... a confesion de partes, relevo de pruebas...". No hay verdades que buscar: fue golpe militar!!! Pero sì, hay justicia que impartir para las victimas del regimen Micheletti-Lobo Sosa, para el legitimo presidente Zelaya, para los expatriados, perseguidos, torturados, asesinados y para todo el pueblo de Honduras.

Aprobar la reincorporacion de Honduras, con el regimen ilegal, ilegitimo y sangriento que hoy gobierna, seria darle un reconocimiento y un amparo oficial a todos los que gozan de la impunidad en el ejercicio de la violencia brutal contra los pueblos. Ningun premio hay que entregar a golpistas asesinos!!!
Señores Embajadores, Ustedes tienen el poder de empujar la historia hacia un lado u el otro. Por los paises y los pueblos que Ustedes representan, decidan segun conciencia, humanidad y justicia!!! La historia y los pueblos les juzgaran.
Gracias por su atencion

La Resistenza Nazionale in Honduras si consolida come nuovo ampio movimento sociale

Ollantay Itzamná - Alai-amlatina

Le decisioni assunte dal movimento sociale Fronte Nazionale di Resistenza Popolare (FNRP), riunito in assemblea a Tocoa il fine settimana scorso, chiariscono vari dubbi e riserve che, tanto l’Honduras ufficiale quanto settori indifferenti e/o prudenti, avevano mantenuto rispetto al suddetto movimento sociale ed al processo dell'Assemblea Costituente Popolare nel paese.

Primo. I 56 rappresentanti, 36 per i 18 dipartimenti (2 per dipartimento) e 20 per le organizzazioni sociali, hanno reiterato l'estrema unzione al moribondo sistema democratico del bipartitismo in Honduras.

L'assemblea di Tocoa ha stabilito che il FNRP non è un analgesico per ridare vigore ai partiti politici tradizionali. E, se “i liberali in resistenza” vogliono far parte della dirigenza nazionale del Fronte, possono farlo, ma non come modelli, né padroni della verità politica, bensì come uno tra le/i 15 che formano adesso la commissione nazionale transitoria.

Il popolo si sta svegliando! Il Partito Liberale ha avuto più di un secolo per rifondare il paese e lo Stato dell’Honduras! Che cosa fecero, invece, liberali e nazionali? Affondarono l’Honduras nelle profondità dell'analfabetismo e della morte prematura. Chi sono, quindi, coloro che (mal)governarono l’Honduras nell'ultimo secolo? Come credere, dunque, alla bontà dei lupi, addirittura quando si mostrano, oggi, sotto la bandiera della resistenza?

Il messaggio del FNRP a Tocoa è chiaro: “se vuoi servire il popolo honduregno, non puoi, contemporaneamente, servire la rancida partitocrazia che tanto danno ha fatto al paese!” Eppure sembra che per qualcuno, in Honduras, sia più facile rinunciare ad una religione o a una chiesa piuttosto che al bipartitismo.

Secondo. La nomina del compagno Manuel Zelaya Rosales a Coordinatore Nazionale del Fronte, è un'ulteriore ratifica strategica del sentimento popolare. Nella congiuntura honduregna Zelaya è un leader popolare/nazionale indiscutibile. Ma la suddetta nomina è una strategia sociopolitica. Il FNRP ha bisogno di articolare tutte le cellule della resistenza sparse nel paese, costruendo così un'egemonia sociopolitica a livello nazionale. E questo difficile compito si può realizzare, contro il tempo, solo con una leadership nazionale forte ed evidente. Sta qui la ragione strategica della nomina del compagno Zelaya, ma ciò non vuole dire che il FNRP si esaurisca con Manuel Zelaya Rosales.

Questa designazione obbliga il compagno Zelaya, attualmente in esilio in Costa Rica, a prendere varie posizioni immediate. In primo luogo, considerando il sentimento popolare nei confronti della partitocrazia e del bipartitismo, Zelaya dovrà rinunciare al suo ancestrale Partito Liberale, solo così consoliderà il movimento sociale del FNRP. Secondo, dovrà tornare immediatamente in patria per procedere alla fase preparatoria dell'Assemblea Costituente (perfino agli impresari che stanno (mal)governando il paese, conviene ora il ritorno di Zelaya, diversamente stare in Honduras sarà uguale o peggio che sopravvivere ad Haiti o in Somalia).

Terzo. I discorsi nell'assemblea, la metodologia e le definizioni della stessa (compresa la pluralità della designata commissione nazionale transitoria) indicano che il FNRP avanza verso il suo consolidamento, come un nuovo movimento sociale ampio ed eterogeneo. Non farà risorgere, né rafforzerà, alcun partito politico (ciò non esclude la possibilità di avere uno strumento politico proprio). Il FNRP si consoliderà nel grande fiume (soggetto sociopolitico) che darà impulso al sognato processo costituente popolare e di ampio respiro in Honduras. In questo fiume confluiranno tutti gli altri movimenti ed organizzazioni sociali.

Con tali presupposti, non ci sono più motivi per sospettare del FNRP. Accompagnare e consolidare questo nuovo soggetto sociopolitico è un obbligo morale e civico di tutte e tutti quanti noi, che abbiamo la fortuna di vivere questa nuova, policroma e sfolgorante primavera sociopolitica honduregna. La nostra indifferenza, quand’anche mascherata sotto una “falsa prudenza”, è e sarà un crimine che né la storia, né le future generazioni ci perdoneranno.

Fonte: http://alainet.org/active/39487

Da: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=109606

Tradotto da Adelina Bottero

24 luglio, 2010

Honduras reintegrato nel SICA. Il Nicaragua protesta

Il presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, ha considerato "assurda e ridicola" la decisione presa dagli altri paesi che compongono il Sica (Sistema di integrazione centroamericana), con la quale hanno sostenuto “formalmente e pienamente" il reintegro dell'Honduras a questo organismo regionale.

Questa decisione è stata annunciata ieri (20/07) da parte del Presidente di El Salvador, Mauricio Funes, durante la chiusura della sessione di "Rilancio dell'integrazione regionale", che si è tenuta nella città di San Salvador.

Nella "Dichiarazione Speciale sull'Honduras", i presidenti centroamericani, il vice presidente della Repubblica Dominicana e il vice primo ministro del Belize, hanno riconosciuto "l'impegno assunto dal presidente Porfirio Lobo, per garantire il rispetto delle istituzioni democratiche e dei diritti umani in Honduras".

Hanno inoltre riconosciuto i progressi compiuti "per ristabilire l'ordine costituzionale" e il diritto dell'Honduras a esercitare in forma piena "i diritti e gli obblighi che il Sica gli attribuisce".

Il documento, che non comprendeva la firma delle autorità del Nicaragua che non hanno partecipato alla riunione, ha chiesto anche all'Osa (Organizzazione degli Stati Americani) di "accelerare e risolvere" il reintegro dell'Honduras in questa organizzazione.

"Gli altri paesi dell'America centrale devono camminare al proprio ritmo, non possiamo aspettare i tempi di un'altro governo", ha detto il Presidente di El Salvador, che ha chiesto al Nicaragua di spiegare la propria assenza.

Il Nicaragua protesta

"Non abbiamo partecipato a questo incontro perché sapevamo quali fossero le intenzioni, e che dietro tutto ciò c’era la mano dietro gli Stati Uniti", ha detto in una conferenza stampa il presidente nicaraguense Daniel Ortega.

Dopo il colpo di Stato nel giugno del 2009 che ha rovesciato il presidente Zelaya, i paesi del Sica avevano escluso l'Honduras da questo organismo regionale.

"Con questa decisione - ha spiegato Ortega - stanno ignorando le risoluzioni delle Nazioni Unite, dell'Osa, dei governi dell'Alba e del Gruppo di Rio". Inoltre, il presidente nicaraguense ha detto che il Sica "ha le proprie regole" e decisioni come questa "devono essere prese in modo unanime tra tutti i paesi che lo compongono".

Infine, Ortega ha affermato che questa decisione "fa un gran danno all'integrazione e all'unità dei paesi dell'America centrale" e rompe il trattato di base del Sica stesso.

Ha riferito che il Nicaragua continuerà a lavorare e rispettare la decisione presa dalla Sica nel giugno 2009, "fino a quando non ci saranno le condizioni" che permettano il ritorno dell'Honduras nella comunità internazionale.

FNRP

In un documento che è stato pubblicato un giorno prima della decisione presa in El Salvador, il Fnrp (Frente nacional de resistencia popular), ha chiesto all'Osa e al Sica di astenersi dal reincorporare l'Honduras a questi organismi internazionali.

"E' deplorevole la decisione che è stata presa in El Salvador ed è evidente la partecipazione degli Stati Uniti, che continua a promuovere l'interventismo e la militarizzazione della regione", ha detto ad Opera Mundi e alla Lista Informativa “Nicaragua y más”, la coordinatrice del Copinh (Consiglio civico delle organizzazioni popolari ed indigene dell’Honduras), Bertha Cáceres.

Secondo Cáceres, il governo di Porfirio Lobo è responsabile di gravi violazioni dei diritti umani e rappresenta la continuità del colpo di stato. "Reintegrando l'Honduras nel Sica, questi governi dicono che qui non c'è mai stato un golpe", ha concluso.

© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua www.itanica.org)
Traduzione a cura di www.cantiere.org
Versione originale per Opera Mundi
http://operamundi.uol.com.br/noticias/APESAR+DE+DESAPROVACAO+DA+NICARAGUA+HONDURAS+E+REINTEGRADA+AO+SICA_5175.shtml

12 luglio, 2010

HONDURAS: L'uomo che sapeva troppo sugli Usa

da Peacereporter
L'ambasciatore statunitense a Tegucigalpa sapeva del colpo di Stato contro Manuel Zelaya del 28 giugno 2009, già da settimane. Parola di un ex ministro morto ammazzato poco dopo queste scottanti rivelazioni ...continua...

Honduras Scoprire come si manipola la democrazia violando i diritti

La Commissione Vera muove i primi passi
Il 28 giugno 2010, ad un anno dal golpe civile-militare che rovesciò il presidente Manuel Zelaya, si è insediata la Commissione Vera, composta da diverse personalità con una lunga traiettoria nel campo della difesa dei diritti umani a livello nazionale ed internazionale.
I commissari e il gruppo tecnico che si mobiliterà all'interno e all'esterno del paese, avranno il delicato compito di indagare a fondo sui crimini commessi contro la popolazione honduregna, a seguito del colpo di stato.

"L'insediamento della Commissione Vera è un atto politico e un colpo politico alla Commissione della Verità e Riconciliazione del governo. Ora però viene la parte più difficile. Bisogna far partire il progetto per renderlo operativo, e non sarà facile", ha detto alla Lista Informativa "Nicaragua y más", la coordinatrice nazionale del Comitato dei familiari dei detenuti scomparsi in Honduras (Cofadeh), Bertha Oliva.

Dopo lunghe e interminabili riunioni, i commissari e la Piattaforma per i Diritti Umani, promotrice dell'iniziativa, hanno deciso di creare una segreteria generale a Tegucigalpa e una regionale a San Pedro Sula, nel nord del paese. Responsabili di questi due uffici saranno due coordinatori.
Allo stesso tempo, la religiosa ed attivista dei diritti umani di origine ecuadoriana, Elsie Monge, è stata scelta come coordinatrice della Commissione Vera.

Il team tecnico sarà formato da giuristi, sociologi, psicologi e ricercatori che si mobiliteranno in tutto il paese e a livello internazionale.

Oltre alla raccolta, analisi, elaborazione e sistematizzazione di tutte le denunce di violazioni dei diritti umani commessi dopo il 28 giugno 2009 e fino alla chiusura della relazione finale prevista per la fine del 2011, la Piattaforma dei Diritti Umani vuole condurre uno studio comparativo di tutti i colpi di Stato avvenuti in Honduras a partire dagli anni '60.

"Vogliamo identificare i differenti attori politici di questi colpi di Stato - ha proseguito Oliva - ed effettuare uno studio tecnico-giuridico che ci dia elementi per fornire serie proposte alle istanze nazionali e internazionali".

Le stesse facce di sempre

Ricercatori e sociologi dovrebbero mettere a disposizione degli avvocati i risultati di questo studio.

"Avremo bisogno di avvocati costituzionalisti seri e preparati, con profonde conoscenze sul tema per potere individuare in che modo è stata violata la Costituzione. Con le capacità - ha continuato a sostenere l'attivista - di vedere il diritto alla luce dei diritti umani.
Dovranno essere in grado di vedere i mali, le perversità, realizzate come conseguenza dei colpi di Stato e dell'abitudine di volere interpretare ciò che è lo stato di diritto in Honduras.

Siamo interessati a capire come si manipola la democrazia, violando di diritti. I diritti umani devono essere l'asse centrale dello studio e non solo un elemento trasversale, altrimenti verrebbero invisibilizzati e sarebbero manipolabili ", ha detto Oliva.

Secondo la coordinatrice del Cofadeh, alla fine di questo studio comparativo è molto probabile che "gli stessi nomi di sempre e le stesse famiglie del passato" risulteranno legate al golpe del 2009.
"L'Honduras è un paese prigioniero del proprio passato e in mano alle stesse famiglie. Non esiste nessuno stato di diritto per la popolazione", ha detto.

Educare alla memoria: un lavoro pericoloso

Secondo la Piattaforma dei Diritti Umani, la Commissione Vera persegue anche l'importante obiettivo di educare alla memoria storica, "perché in Honduras si è cercato di obbligare il popolo a dimenticare. Con l'installazione della Commissione cerchiamo l'applicazione della giustizia, ma anche di curare i danni psicologici lasciati dalla repressione e dalla violazione dei diritti umani", ha detto Oliva.

Il duro lavoro che attende i membri del gruppo tecnico comporta anche seri rischi personali. Ecco perché la Piattaforma è alla ricerca di sostegno internazionale per fornire protezione ai membri del gruppo tecnico e ai testimoni.

"Il lavoro che svilupperà la Commissione Vera è diverso da quello svolto da altre commissioni in altri paesi. In Honduras - ha spiegato Oliva - la repressione esiste ancora e il governo non ha dimostrato la volontà politica di fermarla. In questo senso, i testimoni e il personale della Commissione non sono sicuri e ci muoveremo a livello internazionale per fornire loro protezione".

Un anno e mezzo per la relazione finale

Secondo i piani delle organizzazioni che compongono la Piattaforma, il 30 luglio potrebbe essere la data in cui la Commissione Vera comincerà il suo lavoro. Si prevede che entro il 28 Giugno 2011 si renda pubblica una prima fase dell'indagine e che entro la fine dello stesso anno si presentino i risultati finali.

"Per quanto possa essere dolorosa, senza verità non ci sarà mai giustizia. Ecco perché abbiamo bisogno di persone il cui unico impegno sia quello dei diritti umani", ha detto l'attivista del Cofadeh-.

Abbiamo anche bisogno di una logistica forte, di una strategia di comunicazione, di aiuti finanziari e di mobilitazione in tutto il paese e a livello internazionale, per raccogliere le testimonianze. Non sarà facile, ma quando c'è la decisione non ci sono ostacoli, e se ce ne sono, si superano. Perchè siamo vincitori e vincitrici degli ostacoli e della morte ", ha concluso Bertha Oliva.

© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org - Traduzione a cura di www.cantiere.org)

11 luglio, 2010

Arundhati Roy: “Forse non abbiamo bisogno di pace in questa società ingiusta; abbiamo bisogno di persone che siano preparate a resistere”

05 luglio, 2010

Isy Obed Murillo, primo martire della resistenza in Honduras. Oggi anniversario


04 luglio, 2010

Honduras, a un anno dal golpe gli squadroni della morte terrorizzano il paese

di Michele Sasso

Il 28 giugno 2009 un colpo di Stato militare destituisce il governo democraticamente eletto. Nel silenzio internazionale, la dittatura prosegue

“Ogni giorno in Honduras andavo ai funerali di qualcuno. La mia relazione con la morte è stata stravolta per documentare le violenze”. Con queste parole Mino Olivieri, fotografo e attivista del collettivo Italia-Centro America, raggiunto da ilfattoquotidiano.it racconta il suo ultimo periodo vissuto pericolosamente.

A un anno dal colpo di Stato del 28 giugno 2009, quando su ordine della Corte costituzionale l’esercito destituisce ed esilia forzatamente il presidente Manuel Zelaya, l’Honduras è piombato in un clima di repressione violenta. Iniziata con l’uccisione di Walter Tróchez, difensore dei diritti umani tra i primi a denunciare le violazioni nel paese, e continuata in un clima da tutti contro tutti. Squadroni della morte che colpiscono gli oppositori del governo di Tegucigalpa, latifondisti in guerra con le fasce più povere dei contadini, azzeramento della libertà di espressione e di informazione. Sono 150 gli esponenti della società civile uccisi in esecuzioni extragiudiziali dall’estate scorsa, nove i giornalisti ammazzati, cinque nel mese di marzo. Oltre settemila le vittime di torture, detenzioni illegali e sparizioni. E l’elezione del generale Porfirio Lobo non ha migliorato la situzione: 15 morti dopo le elezioni di novembre. Bertha Oliva, del comitato familiari dei detenuti scomparsi in Honduras, parla di un vero e proprio “piano di sterminio” in atto nel paese centroamericano. “Dietro queste operazioni c’è l’oligarchia honduregna e il regime di Porfirio Lobo” denunciano gli esponenti del Fronte nazionale contro il golpe, che parlano senza mezzi termini di “una strategia del terrore e persecuzione rivolta contro gli oppositori al colpo di Stato”.

La repressione colpisce la società civile unita nel Fronte: studenti, sindacalisti, docenti, attivisti dei diritti umani contro il latifondismo, giornalisti, organizzazioni per i diritti gay. Con un disegno preciso: colpire gli strati intermedi, non i dirigenti che hanno più visibilità nazionale. L’ultima vittima il 21 giugno scorso, un contadino delle 28 cooperative che si occupano di recuperare le terre contro il latifondista Miguel Facussè, sostenitore del governo di Lobo e proprietario di 155mila ettari di campi. “Continuiamo a tenere viva l’attenzione – continua Olivieri – attraverso una rete di comunicazione popolare che va dalle radio comunitarie, ai comitati di quartiere fino alle ong internazionali”. Giornalisti, fotografi, documentaristi lavorano ininterrotamente per rompere il muro di silenzio e la propaganda del Governo che tenta di normalizzare il Paese. Perchè l’esecutivo di Porfirio Lobo cerca di legittimarsi attraverso le radio e le televisioni che lo sostengono e cerca consenso oltre confine.

La Comunità internazionale per ora si è limitata a prendere atto degli avvenimenti nel paese latino ma le organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani si sono mosse a gran voce per chiedere giustizia. Rapporti e denunce arrivano sulle scrivanie delle Nazioni Unite, alla Corte Penale Internazionale e alla Commissione interamericana dei diritti umani. Amnesty International e il Comitato per la difesa dei diritti umani in Honduras hanno chiesto di “revocare tutta la legislazione, decreti e ordini esecutivi emessi dalle autorità di fatto che colpiscono direttamente o indirettamente i diritti umani”.

Incurante delle denunce internazionali, la posizione di Bruxelles si fa sempre più imbarazzante per la decisione di avviare un piano di normalizzazione che privilegia gli affari in mezzo alla violenza. “Crediamo – ha detto l’ambasciatore dell’Unione Europea per il Centroamerica, Mendel Goldstein – che bisogna accettare la realtà delle cose ed essere pragmatici. Siamo quindi arrivati alla conclusione che le elezioni in Honduras si sono svolte in modo trasparente ed equo, come espressione della libera volontà della maggioranza degli honduregni”. E mentre ritornano a Tegucigalpa gli ambasciatori di Francia, Germania, Italia e Spagna, nessuno vuole parlare della costante violazione dei diritti umani.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/07/04/honduras-a-un-anno-dal-golpe-gli-squadroni-della-morte-terrorizzano-il-paese/36227/

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