26 giugno, 2009
Tentato colpo di stato in Honduras contro l'assemblea costituente
da www.cantiere.org
Pubblicato in Americhe da RSK Crew
Nella notte tra il 24 ed il 25 giugno il presidente dell’Honduras Manuel Zelaya ha affermato: “È in corso un colpo di stato nel paese” e ha chiesto alla società civile di scendere in piazza. La situazione è stata confermata e supportata anche dal presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Manuel D’Escoto, che ha condannato con parole fermissime il tentativo di colpo di stato in corso in Centroamerica: “condanniamo fermamente il colpo di stato in Honduras contro il governo democraticamente eletto di Manuel Zelaya” dove i poteri di fatto di sempre, le élite, l’esercito, le alte gerarchie cattoliche, le casta politica, sono disposti a tutto perché nel paese neanche si parli di Assemblea Costituente.
...continua...
Pubblicato in Americhe da RSK Crew
Nella notte tra il 24 ed il 25 giugno il presidente dell’Honduras Manuel Zelaya ha affermato: “È in corso un colpo di stato nel paese” e ha chiesto alla società civile di scendere in piazza. La situazione è stata confermata e supportata anche dal presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Manuel D’Escoto, che ha condannato con parole fermissime il tentativo di colpo di stato in corso in Centroamerica: “condanniamo fermamente il colpo di stato in Honduras contro il governo democraticamente eletto di Manuel Zelaya” dove i poteri di fatto di sempre, le élite, l’esercito, le alte gerarchie cattoliche, le casta politica, sono disposti a tutto perché nel paese neanche si parli di Assemblea Costituente.
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Etichette: Honduras
Colpo di Stato in Honduras: il Presidente Manuel Zelaya, con al fianco i movimenti sociali, resiste
Le parole drammatiche nella notte del presidente dell’Honduras Manuel Zelaya: “È in corso un colpo di stato nel paese” sono state confermate e supportate dall’ONU. Il presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Manuel D’Escoto, nella notte ha condannato con parole fermissime il tentativo di colpo di stato in corso in Centroamerica: “condanniamo fermamente il colpo di stato in Honduras contro il governo democraticamente eletto di Manuel Zelaya” dove i poteri di fatto di sempre, le élite, l’esercito, le alte gerarchie cattoliche, le casta politica, sono disposti a tutto perché nel paese neanche si parli di Assemblea Costituente. È infatti questo l’oggetto del contendere che ha scatenato la sedizione: un referendum che domenica prossima dovrà decidere se convocare o no l’elezione di un’assemblea Costituente voluta secondo i sondaggi dall’85% della popolazione.
di Gennaro Carotenuto
Leggi tutto in esclusiva su Latinoamerica.
Su precisa richiesta dai movimenti che in Honduras stanno resistendo al golpe si invita alla particolare diffusione di questo articolo. Nelle prossime ore aggiornamenti.
di Gennaro Carotenuto
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Su precisa richiesta dai movimenti che in Honduras stanno resistendo al golpe si invita alla particolare diffusione di questo articolo. Nelle prossime ore aggiornamenti.
Etichette: Honduras
Honduras sull'orlo di un colpo di stato tecnico
Il presidente Zelaya destituisce il Capo delle Forze Armate e chiede alla gente di scendere in strada
A solo tre giorni della realizzazione di un referendum nazionale, in cui i cittadini dell'Honduras dovranno decidere se appoggiare la proposta presidenziale di creare una Quarta Urna durante le elezioni nazionali del prossimo novembre, con l'obiettivo di installare un'Assemblea Costituente che riformi l'attuale Costituzione, la situazione nel paese centroamericano sembra precipitare.
Durante la serata di mercoledí 24 giugno, il presidente Manuel Zelaya ha rimosso il capo delle Forze Armate, Romeo Vásquez Velásquez, colpevole di essersi rifiutato di iniziare le operazioni di distribuzione del materiale per lo svolgimento del referendum. Allo stesso tempo ha accettato le dimissioni del ministro della Difesa, Edmundo Orellana.
Di fronte a questa decisione, l'impresa privata ed i vari Poteri ed istituzioni dello Stato hanno alzato la loro voce contro il presidente Zelaya, e la Corte Suprema di Giustizia ha ordinato la reintegrazione di Romeo Vásquez al suo posto, assicurando che "sono stati violati i suoi diritti", ha dichiarato il magistrato Rosalinda Cruz, in una chiara dimostrazione di invasione dell'autonomia dei Poteri statali.
Sostenuto e scortato da centinaia di persone appartenenti alle organizzazioni sociali, sindacali e popolari, il presidente Zelaya ha quindi raggiunto la sede della Forza Aerea dove si trovava il materiale per il referendum e sfidando la risoluzione del Tribunale Elettorale che ne aveva ordinato il sequestro, il presidente e la moltitudine ne hanno preso possesso per garantire lo svolgimento del referendum la prossima domenica 28 giugno.
Le ultime notizie che arrivano dall'Honduras segnalano una riunione urgente dei deputati del Congresso Nazionale che starebbero preparando un'indagine per accusare Zelaya di una serie di delitti, in modo da chiederne la destituzione.
Intanto il presidente pro tempore del Sistema d'Integrazione Centroamericano (SICA), Daniel Ortega e i governi dell'Alternativa Bolivariana delle Americhe (ALBA), hanno emesso comunicati in cui si dichiarano solidali con il presidente Zelaya.
- http://nicaraguaymasespanol.blogspot.com/2009/06/comunicados-sica-y-alba-respaldando-al.html -
Per conoscere i dettagli di quanto sta accadendo in queste ore in Honduras, la Lista Informativa "Nicaragua y más" ha conversato con Erasto Reyes, coordinatore del Bloque Popular de Honduras.
- Che cosa è accaduto durante la giornata di ieri, 24 giugno? - Sappiamo che nel pomeriggio di mercoledì un gruppo di imprenditori si è riunito con il Comando delle Forze Armate e sono iniziate a circolare voci su un possibile colpo di Stato contro il presidente Zelaya. Di fronte a questa minaccia, membri delle organizzazioni sociali, sindacali e popolari del paese hanno iniziato a concentrarsi davanti alla Casa di Governo per appoggiare il Presidente.
Hanno passato lì tutta la notte invitando la popolazione e le altre organizzazioni a partecipare a questa mobilitazione in difesa dello Stato di Diritto e la Costituzione.
Zelaya si è prima riunito con le organizzazioni popolari e in un secondo momento con la Giunta di Comandanti ed è stato allora che ha ordinato al capo delle Forze Armate, il generale di Divisione Romeo Vásquez Velásquez, di eseguire la distribuzione del materiale per il referendum nazionale. Al negarsi, il presidente Zelaya ha deciso di destituirlo, mentre il ministro della Difesa ha presentato le sue dimissioni che sono state immediatamente accettate.
Di fronte a questa decisione del generale Vásquez e temendo un colpo di Stato, il presidente Zelaya ha deciso di chiedere alle organizzazioni sociali di riconcentrarsi davanti alla Casa di Governo durante tutta la giornata di giovedì 25. Dopo un lungo discorso è quindi uscito e si è messo alla testa di una manifestazione che si è diretta verso le istallazioni della Forza Aerea, dove si trova il materiale per il referendum che il Tribunale Supremo Elettorale aveva ordinato di porre sotto sequestro.
- Come valutate il fatto che quasi tutti i Poteri dello Stato si sono dichiarati contro la realizzazione del referendum e della Quarta Urna? - È ormai evidente che chi controlla lo Stato in Honduras sono i gruppi di potere, le multinazionali, che sono poi i settori che in queste ore stanno difendendo i loro interessi politici ed economici.
- Come si stanno muovendo i movimenti sociali e le organizzazioni sindacali e popolari? - Stiamo sostenendo il presidente. È vero che ci sono molti punti su cui siamo in disaccordo con questo governo, ma è anche vero che dobbiamo riconoscere al presidente Zelaya molte cose positive che ha fatto, come ad esempio l'aumento del 60 per cento al salario minimo nelle zone rurali e urbane. Abbiamo considerato come molto positiva la decisione di sostenere la partecipazione dell'Honduras all'ALBA ed anche la convocazione a questo referendum popolare, in quanto nel passato non era mai stato chiesto al popolo honduregno di esprimersi su temi così importanti come una riforma costituzionale. Noi stiamo con il popolo dell'Honduras e se questo implica difendere il Presidente della Repubblica, lo faremo sicuramente.
- Sul tema della Quarta Urna si è detto che l'unico obiettivo di Zelaya sarebbe quello di rieleggersi come presidente. Che opinione hanno di ciò le organizzazioni e i movimenti sociali? - Noi non stiamo sostenendo la rielezione di nessun presidente. Stiamo sostenendo un processo di consultazione che potrebbe portare all'installazione di una Assemblea Costituente, nella quale verrebbe garantito uno spazio di partecipazione per le organizzazioni sociali che rappresentano quei settori che non hanno mai avuto la possibilità di entrare in Parlamento. Parlo dei contadini, degli operai, delle donne lavoratrici e delle casalinghe, delle popolazioni indigene, ma anche della piccola e media impresa. Un'Assemblea Costituente ed una riforma alla Costituzione in cui si riscatti lo Stato dell'Honduras a favore degli honduregni, per difendere le nostre risorse naturali, per recuperare l'energia, la salute, l'educazione e la terra. La nostra proposta è diretta a seppellire il modello neoliberista.
- Credete che in realtà ci sia il rischio di un colpo di Stato? - Il fatto che il capo dell'Esercito abbia disobbedito ad un ordine del Presidente della Repubblica è già un colpo di stato tecnico. Ora bisogna vedere che cosa accadrà nelle prossime ore e chi verrà nominato al posto del generale Vásquez per ristabilire l'istituzionalità nel paese.
- Come si muoveranno i movimenti e le organizzazioni sociali? - A San Pedro Sula la gente si sta concentrando nel parco centrale e ci sono migliaia di persone che si sono messe in cammino verso la capitale Tegucigalpa. Altre migliaia di persone stanno accompagnando il presidente nella manifestazione. Non c'è dubbio che la mobilitazione continuerà fino a che non saremo sicuri che lo Stato democratico sia al sicuro.
© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua www.itanica.org )
A solo tre giorni della realizzazione di un referendum nazionale, in cui i cittadini dell'Honduras dovranno decidere se appoggiare la proposta presidenziale di creare una Quarta Urna durante le elezioni nazionali del prossimo novembre, con l'obiettivo di installare un'Assemblea Costituente che riformi l'attuale Costituzione, la situazione nel paese centroamericano sembra precipitare.
Durante la serata di mercoledí 24 giugno, il presidente Manuel Zelaya ha rimosso il capo delle Forze Armate, Romeo Vásquez Velásquez, colpevole di essersi rifiutato di iniziare le operazioni di distribuzione del materiale per lo svolgimento del referendum. Allo stesso tempo ha accettato le dimissioni del ministro della Difesa, Edmundo Orellana.
Di fronte a questa decisione, l'impresa privata ed i vari Poteri ed istituzioni dello Stato hanno alzato la loro voce contro il presidente Zelaya, e la Corte Suprema di Giustizia ha ordinato la reintegrazione di Romeo Vásquez al suo posto, assicurando che "sono stati violati i suoi diritti", ha dichiarato il magistrato Rosalinda Cruz, in una chiara dimostrazione di invasione dell'autonomia dei Poteri statali.
Sostenuto e scortato da centinaia di persone appartenenti alle organizzazioni sociali, sindacali e popolari, il presidente Zelaya ha quindi raggiunto la sede della Forza Aerea dove si trovava il materiale per il referendum e sfidando la risoluzione del Tribunale Elettorale che ne aveva ordinato il sequestro, il presidente e la moltitudine ne hanno preso possesso per garantire lo svolgimento del referendum la prossima domenica 28 giugno.
Le ultime notizie che arrivano dall'Honduras segnalano una riunione urgente dei deputati del Congresso Nazionale che starebbero preparando un'indagine per accusare Zelaya di una serie di delitti, in modo da chiederne la destituzione.
Intanto il presidente pro tempore del Sistema d'Integrazione Centroamericano (SICA), Daniel Ortega e i governi dell'Alternativa Bolivariana delle Americhe (ALBA), hanno emesso comunicati in cui si dichiarano solidali con il presidente Zelaya.
- http://nicaraguaymasespanol.blogspot.com/2009/06/comunicados-sica-y-alba-respaldando-al.html -
Per conoscere i dettagli di quanto sta accadendo in queste ore in Honduras, la Lista Informativa "Nicaragua y más" ha conversato con Erasto Reyes, coordinatore del Bloque Popular de Honduras.
- Che cosa è accaduto durante la giornata di ieri, 24 giugno? - Sappiamo che nel pomeriggio di mercoledì un gruppo di imprenditori si è riunito con il Comando delle Forze Armate e sono iniziate a circolare voci su un possibile colpo di Stato contro il presidente Zelaya. Di fronte a questa minaccia, membri delle organizzazioni sociali, sindacali e popolari del paese hanno iniziato a concentrarsi davanti alla Casa di Governo per appoggiare il Presidente.
Hanno passato lì tutta la notte invitando la popolazione e le altre organizzazioni a partecipare a questa mobilitazione in difesa dello Stato di Diritto e la Costituzione.
Zelaya si è prima riunito con le organizzazioni popolari e in un secondo momento con la Giunta di Comandanti ed è stato allora che ha ordinato al capo delle Forze Armate, il generale di Divisione Romeo Vásquez Velásquez, di eseguire la distribuzione del materiale per il referendum nazionale. Al negarsi, il presidente Zelaya ha deciso di destituirlo, mentre il ministro della Difesa ha presentato le sue dimissioni che sono state immediatamente accettate.
Di fronte a questa decisione del generale Vásquez e temendo un colpo di Stato, il presidente Zelaya ha deciso di chiedere alle organizzazioni sociali di riconcentrarsi davanti alla Casa di Governo durante tutta la giornata di giovedì 25. Dopo un lungo discorso è quindi uscito e si è messo alla testa di una manifestazione che si è diretta verso le istallazioni della Forza Aerea, dove si trova il materiale per il referendum che il Tribunale Supremo Elettorale aveva ordinato di porre sotto sequestro.
- Come valutate il fatto che quasi tutti i Poteri dello Stato si sono dichiarati contro la realizzazione del referendum e della Quarta Urna? - È ormai evidente che chi controlla lo Stato in Honduras sono i gruppi di potere, le multinazionali, che sono poi i settori che in queste ore stanno difendendo i loro interessi politici ed economici.
- Come si stanno muovendo i movimenti sociali e le organizzazioni sindacali e popolari? - Stiamo sostenendo il presidente. È vero che ci sono molti punti su cui siamo in disaccordo con questo governo, ma è anche vero che dobbiamo riconoscere al presidente Zelaya molte cose positive che ha fatto, come ad esempio l'aumento del 60 per cento al salario minimo nelle zone rurali e urbane. Abbiamo considerato come molto positiva la decisione di sostenere la partecipazione dell'Honduras all'ALBA ed anche la convocazione a questo referendum popolare, in quanto nel passato non era mai stato chiesto al popolo honduregno di esprimersi su temi così importanti come una riforma costituzionale. Noi stiamo con il popolo dell'Honduras e se questo implica difendere il Presidente della Repubblica, lo faremo sicuramente.
- Sul tema della Quarta Urna si è detto che l'unico obiettivo di Zelaya sarebbe quello di rieleggersi come presidente. Che opinione hanno di ciò le organizzazioni e i movimenti sociali? - Noi non stiamo sostenendo la rielezione di nessun presidente. Stiamo sostenendo un processo di consultazione che potrebbe portare all'installazione di una Assemblea Costituente, nella quale verrebbe garantito uno spazio di partecipazione per le organizzazioni sociali che rappresentano quei settori che non hanno mai avuto la possibilità di entrare in Parlamento. Parlo dei contadini, degli operai, delle donne lavoratrici e delle casalinghe, delle popolazioni indigene, ma anche della piccola e media impresa. Un'Assemblea Costituente ed una riforma alla Costituzione in cui si riscatti lo Stato dell'Honduras a favore degli honduregni, per difendere le nostre risorse naturali, per recuperare l'energia, la salute, l'educazione e la terra. La nostra proposta è diretta a seppellire il modello neoliberista.
- Credete che in realtà ci sia il rischio di un colpo di Stato? - Il fatto che il capo dell'Esercito abbia disobbedito ad un ordine del Presidente della Repubblica è già un colpo di stato tecnico. Ora bisogna vedere che cosa accadrà nelle prossime ore e chi verrà nominato al posto del generale Vásquez per ristabilire l'istituzionalità nel paese.
- Come si muoveranno i movimenti e le organizzazioni sociali? - A San Pedro Sula la gente si sta concentrando nel parco centrale e ci sono migliaia di persone che si sono messe in cammino verso la capitale Tegucigalpa. Altre migliaia di persone stanno accompagnando il presidente nella manifestazione. Non c'è dubbio che la mobilitazione continuerà fino a che non saremo sicuri che lo Stato democratico sia al sicuro.
© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua www.itanica.org )
Etichette: Honduras
10 giugno, 2009
LA SPESA MILITARE SEGNA UN NUOVO RECORD
Il rapporto del Sipri diffuso a Stoccolma
La spesa militare globale ha raggiunto un nuovo record, testimonia l'annuale rapporto diffuso dal Sipri, l'Istituto internazionale di ricerche per la pace di Stoccolma. Infatti la spesa militare globale è aumentata del 4% nell'anno 2008, raggiungendo i 1.464 miliardi di dollari: dal 1999 è salita del 45%. Quella della difesa sembra l'unica industria mondiale a godere di buona salute dunque. Anche le operazione di «peace-keeping» internazionali sono aumentate (dell'11%), con 187mila persone convolte, un altro record. Tra le prime dieci aziende del settore militar-industriale troviamo Boeing, Bae Systems, Lokheed Martin, General Dynamics, Raytheon, Eads, L-3 Communications, Finmeccanica e Thales. In tutto, le prime 100 aziende hanno fatturato 347 miliardi nel 2007, e sono in gran parte americane ed europee. Qquanto a spesa, gli Usa restano al primo posto (607 miliardi di dollari nel 2008) seguiti dalla Cina (84,9 miliardi).
dal manifesto 10/06/09
La spesa militare globale ha raggiunto un nuovo record, testimonia l'annuale rapporto diffuso dal Sipri, l'Istituto internazionale di ricerche per la pace di Stoccolma. Infatti la spesa militare globale è aumentata del 4% nell'anno 2008, raggiungendo i 1.464 miliardi di dollari: dal 1999 è salita del 45%. Quella della difesa sembra l'unica industria mondiale a godere di buona salute dunque. Anche le operazione di «peace-keeping» internazionali sono aumentate (dell'11%), con 187mila persone convolte, un altro record. Tra le prime dieci aziende del settore militar-industriale troviamo Boeing, Bae Systems, Lokheed Martin, General Dynamics, Raytheon, Eads, L-3 Communications, Finmeccanica e Thales. In tutto, le prime 100 aziende hanno fatturato 347 miliardi nel 2007, e sono in gran parte americane ed europee. Qquanto a spesa, gli Usa restano al primo posto (607 miliardi di dollari nel 2008) seguiti dalla Cina (84,9 miliardi).
dal manifesto 10/06/09
Etichette: Italia
continua la campagna di Survival per la ratifica della CONVENZIONE ILO 169
GUARDA il filmato di Alberto Angela per Ulisse (7minuti):http://www.youtube.com/watch?v=uj0Jygp2cbA
FIRMA subito la petizione di Survival per la ratifica della 169 da parte dell'Italia:http://www.survival.it/intervieni/petizione/169
FIRMA subito la petizione di Survival per la ratifica della 169 da parte dell'Italia:http://www.survival.it/intervieni/petizione/169
Etichette: America Latina
Solidarietà internazionale con i popoli dell'Amazzonia del Perù
da International Alliance of Inhabitants
» Abitanti delle Americhe
» Campagna Sfratti Zero
» Costruire insieme l’Assemblea mondiale degli Abitanti
L'IAI allerta sulla crisi umanitaria dei popoli dell'Amazzonia del Perú
Venerdì 5 giugno 2009, un contingente della polizia militare pesantemente armato e accompagnato da personale specializzato delle Forze Armate, ha aperto il fuoco contro un migliaio di indigeni che protestavano a Bagua, nel nord-est del Perù, chiedendo l'abrogazione di una serie di leggi promosse dal governo per privarli delle loro terre a beneficio delle multinazionali che cercano di appropriarsi dell'Amazzonia.
Almeno 25 manifestanti, 2 giornalisti che stavano seguendo gli avvenimenti e 11 poliziotti sono morti. Al momento oltre mille indigeni stanno occupando gli impianti di Petroperù nella stessa zona, circondata da un cordone di poliziotti. Minacciano di far saltare lo stabilimento se le forze dell'ordine cercassero di entrare a forza.
Facciamo appello alle persone di buona volontà, alle organizzazioni sociali, alle istituzioni della società civile, ai governi locali e regionali democratici ad unire le forze e a realizzare una campagna internazionale di solidarietà contro il genocidio del popolo dell'Amazzonia peruviana. A tale fine IAI appoggia la creazione di un comitato internazionale di solidarietà che rimarrà in contatto diretto e permanente con le popolazioni colpite.»
L'IAI allerta sulla crisi umanitaria dei popoli dell'Amazzonia del Perú
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L'IAI allerta sulla crisi umanitaria dei popoli dell'Amazzonia del Perú
Venerdì 5 giugno 2009, un contingente della polizia militare pesantemente armato e accompagnato da personale specializzato delle Forze Armate, ha aperto il fuoco contro un migliaio di indigeni che protestavano a Bagua, nel nord-est del Perù, chiedendo l'abrogazione di una serie di leggi promosse dal governo per privarli delle loro terre a beneficio delle multinazionali che cercano di appropriarsi dell'Amazzonia.
Almeno 25 manifestanti, 2 giornalisti che stavano seguendo gli avvenimenti e 11 poliziotti sono morti. Al momento oltre mille indigeni stanno occupando gli impianti di Petroperù nella stessa zona, circondata da un cordone di poliziotti. Minacciano di far saltare lo stabilimento se le forze dell'ordine cercassero di entrare a forza.
Facciamo appello alle persone di buona volontà, alle organizzazioni sociali, alle istituzioni della società civile, ai governi locali e regionali democratici ad unire le forze e a realizzare una campagna internazionale di solidarietà contro il genocidio del popolo dell'Amazzonia peruviana. A tale fine IAI appoggia la creazione di un comitato internazionale di solidarietà che rimarrà in contatto diretto e permanente con le popolazioni colpite.»
L'IAI allerta sulla crisi umanitaria dei popoli dell'Amazzonia del Perú
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Saramago: La cosa Berlusconi
di Josè Saramago, da El País, 6 giugno 2009, traduzione di italiadallestero.info
Non vedo che altro nome gli potrei dare. Una cosa che assomiglia pericolosamente a un essere umano, una cosa che dà feste, organizza orge e comanda in un paese chiamato Italia. Questa cosa, questa malattia, questo virus minaccia di essere la causa della morte morale del paese di Verdi se un conato di vomito profondo non riuscirà a strapparlo dalla coscienza degli italiani prima che il veleno finisca per corrompere le loro vene e per squassare il cuore di una delle più ricche culture europee.I valori fondamentali della convivenza umana sono calpestati tutti i giorni dai piedi appiccicosi della cosa Berlusconi che, tra i suoi molteplici talenti, ha un’abilità funambolica per abusare delle parole, sconvolgendone l’intenzione e il senso, come nel caso del Polo della Libertà, come si chiama il partito con il quale ha preso d’assalto il potere. L’ho chiamato delinquente, questa cosa, e non me ne pento. Per ragioni di natura semantica e sociale che altri potranno spiegare meglio di me, il termine delinquente ha in Italia una valenza negativa molto più forte che in qualsiasi altra lingua parlata in Europa.Per tradurre in forma chiara ed efficace ciò che penso della cosa Berlusconi utilizzo il termine nell’accezione che la lingua di Dante gli dà abitualmente, sebbene si possa avanzare più di un dubbio che Dante qualche volta lo abbia usato. Delinquere, nel mio portoghese, significa, secondo i dizionari e la pratica corrente della comunicazione, “atto di commettere delitti, disobbedire alle leggi o ai precetti morali”.La definizione combacia con la cosa Berlusconi senza una piega, senza un tirante, fino al punto da assomigliare più a una seconda pelle che ai vestiti che si mette addosso. Da anni la cosa Berlusconi commette delitti di varia, ma sempre dimostrata, gravità. Per colmo, non è che disobbedisca alle leggi, ma, peggio ancora, le fa fabbricare a salvaguardia dei suoi interessi pubblici e privati, di politico, imprenditore e accompagnatore di minorenni, e in quanto ai precetti morali non vale neppure la pena parlarne, non c’è chi non sappia in Italia e nel mondo intero che la cosa Berlusconi da molto tempo è caduta nella più completa abiezione.Questo è il primo ministro italiano, questa è la cosa che il popolo italiano ha eletto due volte per servirgli da modello, questo è il cammino verso la rovina a cui vengono trascinati i valori di libertà e dignità che permearono la musica di Verdi e l’azione politica di Garibaldi, coloro che fecero dell’Italia del secolo XIX, durante la lotta per l’unità, una guida spirituale dell’Europa e degli europei. Questo è ciò che la cosa Berlusconi vuole gettare nel bidone della spazzatura della Storia. Gli italiani, alla fine, lo permetteranno?(7 giugno 2009)
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08 giugno, 2009
Perù: nella Giornata dell'Ambiente assassinati 30 difensori della Madre Terra
Sabato 06 Giugno 2009 10:14 A Sud
Il governo aprista di Alan García Pérez ha dato il via all'alba di ieri ad una brutale repressione nell'Amazzonia Peruviana contro i popoli indigeni in agitazione pacifica per chiedere la revoca dei decreti incostituzionali emessi dal governo per favorire l'implementazione del TLC con gli Stati Uniti , in violazione dei diritti costituzionali e dei trattati internazionali sottoscritti dal Perù. Le informazioni sono confuse, non ci sono cifre ufficiali, ma le fonti parlano ormai di 30 morti accertati. Leggi il primo bollettino diffuso ieri dalla CAOI
La repressione è scattata a pochi giorni dalla conclusione del IV Vertice Continentale dei Popoli di Abya Yala, durante il quale le popolazioni indigene del continente avevano espresso totale appoggio alla lotta del popolo amazzonico peruviano. Leggi la Dichiarazione Finale
Da due mesi infatti le popolazioni indigene del Perù stanno portando avanti mobilitazioni pacifiche in difesa dell'Amazzonia, confluite in un massiccio sollevamento popolare appoggiato via via da altri settori sociali del paese.
Per approfondire leggi: Esplode in Perù la protesta indigena / Stato d'emergenza e sollevamento indigeno in Perù.
La rapida crescita della forza e della visibilità del movimento indigeno peruviano negli ultimi mesi è l'ultimo passo di un processo organizzativo che conta su anni di lotte di moltissime comunità indigene e rurali, andine ed amazzoniche, contro gli impatti di megaprogetti soprattutto estrattivi, come nel caso della Miniera Yanacocha. [Fonte: CDCA]
Le mobilitazioni moltitudinarie e l'appoggio internazionale ricevuto dal movimenti indigeno devono aver spaventato il governo neoliberale di Garcia inducendolo a mettere in atto una repressione sanguinaria per mettere un freno alle proteste che crescono giorno dopo giorno nel paese. Secondo i portavoce dei movimenti indigeni del Perù “È la chiara risposta del regime a 57 giorni di lotta pacifica indigena e di cosiddetti dialoghi e negoziazioni con il governo che finiscono come sempre con il rumore delle pallottole e la brutalità, le stesse di più di 500 anni di oppressione”.
Invitiamo a inviare soldarietà al movimento indigeno peruviano inviando questo testo (firmato con nome, cognome, città, paese e - nel caso - organizzazione o associazione di appartenenza):
"Como sociedad civil italiana expresamos nuestra solidariedad, nuestra cercanìa y nuestro respaldo a la justa lucha de los pueblos indigenas de Perù - y de la Amazonìa en particular - y condemnamos la actitud criminal del Gobierno de Alan Garcìa, pidiendo a las autoridades nacionales y a las instituciones internacionales que se pongan en acto de inmediato todas las medidas necesarias para acabar con el genocidio indigena y para atander a las peticiones del pueblo de Perù."
Il testo va inviato all'indirizzo mail http://secretariacaoi@gmail.com mettendo in oggetto: en solidariedad con los pueblos amazonicos
Troverete aggiornamenti e notizie sulle evoluzioni della situazione in Perù su www.asud.net
Redazione A Sud
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04 giugno, 2009
Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura
"Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane.Si costruiscono baracche nelle periferie.Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.Si presentano in 2 e cercano una stanza con uso cucina. Dopo pochi giorni diventano 4, 6, 10.Parlano lingue incomprensibili, forse dialetti.Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina; spesso davanti alle chiesedonne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.Dicono che siano dediti al furto e se ostacolati, violenti.Le nostre donne li evitano sia perché poco attraenti e selvatici,sia perché è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro.I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionaretra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di viveredi espedienti o, addirittura, di attività criminali."
Ottobre 1912.
Dalla relazione dell’ Ispettorato per l’ immigrazione del Congresso degli Stati Uniti sugli immigrati italiani.
vi ricorda qualcosa?
Ottobre 1912.
Dalla relazione dell’ Ispettorato per l’ immigrazione del Congresso degli Stati Uniti sugli immigrati italiani.
vi ricorda qualcosa?
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