22 marzo, 2008
Le rimesse straniere, il "petrolio" dell'economia centramericana
Secondo l'agenzia francese AFP, i centroamericani che vivono delle rimesse provenienti dai familiari emigrati all'estero sarebbero svariati milioni. Le rimesse costituiscono, soprattutto in alcune aree rurali, il vero "petrolio" dell'economia domestica. Alcuni stati messicani, come quello di Oaxaca, si sono praticamente "spopolati" dopo i disordini post-elettorali del 2006. Qui, su un totale di 1,6 milioni di abitanti, almeno un terzo della popolazione è "fuggita" all'estero. Un caso abbastanza simile si registra nello stato messicano del Chiapas. Una tipica zona rurale e campesina che sopravvive proprio grazie all'assistenza esterna di emigrati che fanno affluire moneta forte - come il dollaro - nelle tasche dei propri parenti. Solo nel 2007, il Messico è stato paese destinatario di 24.000 milioni di dollari. Cifra spoglia, ma che assume un significato ben diverso se si pensa che equivale al pil di paesi come il Costa Rica, la Siria o la Repubblica Dominicana. Occhio e croce, il 3-3,5% del pil messicano è fatto di rimesse straniere. Una cifra che fa eco al numero di messicani che vivono in Usa: 12 milioni, di cui almeno la metà sono "indocumentados" e quindi non regolari. Per i paesi meno popolosi (e visibilmente meno ricchi) del Centroamerica, i trasferimenti sono una vera "manna" per risollevare le sorti di fragili economie. In Honduras, le rimesse per il 2007 hanno raggiunto i 2.600 milioni di dollari, un terzo del Pil. Stesso discorso per il Salvador, dove le rimesse rappresentano il 18% del prodotto nazionale. In Guatemala sono arrivati 4.000 milioni di dollari, una percentuale più ridotta del Pil, ma da tenere in considerazione.In generale, l'intera America Latina beneficia di un trasferimenti di 45.000 milioni di dollari (CEPAL, 2004), molto più del Pil della strabiliante (per performances economiche) Slovenia. Teniamo però in considerazione che queste rimesse fanno sopravvivere almeno 2 milioni e mezzo di persone che vivono in condizioni di indigenza e in economie di sussistenza. In America Latina, almeno 300 milioni di persone vivono in povertà (CEPAL, "Panorama Social 2005"). Gli ultimi effetti della instabilità economica statunitense hanno però avuto anche effetto su questo trasferimento di denaro operato dagli emigrati. Dal Banco Interamericano de Desarrollo (BID) arrivano notizie di uno scarso incremento delle rimesse (verso alcuni paesi) per l'anno 2007. In Messico, l'incremento registrato l'anno scorso fu dell'1% (contro una media del 10% degli anni precedenti); verso il Brasile, il flusso si è ridotto del 4%. Non si tratta di una crisi generalizzata, in quanto i paesi andini e centroamericani aumentarono considerevolmente il flusso dei trasferimenti. Ma è un sintomo di qualcosa...Il BID sostiene che: "La mayor parte de las remesas sigue siendo todavía destinada a gastos corrientes como alimentación, ropa, vivienda y medicinas". Con la recessione americana, anche al sud si tirerà la cinghia!
Segnalo in coda un articolo uscito quest'estate sulla rivista della Cepal (n.92\2007): "Migraciones internacionales y desarrollo: el impacto socioeconómico de las remesas en Colombia" (scaricabile in .pdf).
Etichette: Centro America y Caribe
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