07 maggio, 2010
1° Maggio in Honduras
da voselsoberano.com
lunedì 3 maggio 2010
Il popolo honduregno ha scritto oggi una delle sue pagine più civili e gloriose, dimostrando la forza pacifica ma energica di un popolo che finalmente si è svegliato dal suo letargo e si unisce ai movimenti emancipatori del pianeta, di un popolo che dice “Presente!” nel consesso delle rivoluzioni che hanno il loro esempio più rilevante nel popolo fratello di Cuba, in El Salvador, in Nicaragua, in Venezuela, in Bolivia, in Ecuador...
La storia honduregna registra momenti di dura lotta, come le molteplici battaglie di Entepica, Lempira e Francisco Morazán per la difesa della libertà, della terra e dei diritti dei popoli insorti contro i conquistatori di tutti gli imperi; però mai come oggi - 1º maggio 2010 - il popolo honduregno, rappresentato dalle sue lavoratrici e lavoratori, aveva dato una dimostrazione tanto convincente di coscienza politica e sociale, di volontà rivoluzionaria ed azione combattiva; ma, soprattutto, di UNITA’ di fronte al nemico comune che l'ha oppresso per secoli.
Il Grande Sciopero delle piantagioni di banane del 1954 fu l'annuncio che il colosso popolare honduregno stava per svegliarsi; si è fatto attendere per 56 anni questo momento storico: oggi l'oligarchia creola, l'estrema destra e l'impero yankee sanno che la loro epoca di saccheggio e rapina contro il popolo honduregno e le sue ricchezze è finita. Noi lavoratrici e lavoratori dell’Honduras siamo uniti di fronte agli avidi innalzatisi a padroni, come cani rabbiosi che pretendono di strappare a morsi la forza vitale, i nervi, i muscoli e la dignità del popolo.
Sebbene non tutto è andato come avremmo voluto, nonostante sia mancata molta dell'energia che il FNRP ha dimostrato in altre manifestazioni, benché a tratti un silenzio dubbioso abbia attraversato la massa, la cosa certa è che non tutto il peso della critica debba ricadere sulle migliaia di partecipanti che compongono la base sindacale del paese: di fondo vi sono i modus operandi della classe lavoratrice e della sua dirigenza, abituata a difendere poco più del contratto collettivo, senza riuscire a trasmettere alla sua base un vero senso civico che vada oltre la categoria del sindacalizzato. Un senso civico che, fosse stato formato negli anni precedenti il colpo di stato, avrebbe favorito la concretizzazione dell'impossibile (fin’ora) sciopero generale come strumento di lotta. La cosa certa è che tutte le categorie, tutti i settori, compresi noi artisti ed intellettuali - abbiamo la necessità di ridefinire la nostra esistenza e partecipazione nelle lotte sociali.
Se questo 1º maggio deponiamo la fiducia nel fatto che sarebbero unicamente i sindacalizzati a dover dare lustro, impeto e consistenza alla mobilitazione, commettiamo l'errore di escluderci come lavoratori e lavoratrici - impiegati o disoccupati - nel nostro caso, della cultura. È ora di assumerci responsabilità e riconoscere che dobbiamo superare i vizi che ci hanno separati storicamente, per unirci in modo penetrante alla fiumana popolare. Lì abbiamo camminato - reali, ma mescolati, resi invisibili, anonimi - noi scrittori, attori di teatro, musicisti, storiografi, sociologi, psicologi, pittori, artisti dell’immagine, cineasti, ballerini, antropologi, economisti, scienziati, ecc., artisti ed intellettuali di tutte le discipline, senza mostrarci come una forza evidente che apporta al paese e alla lotta non solo l'astrazione di un pensiero, il colore e il suono che molte volte assumono il ruolo di figuranti ad allietare la conclusione delle manifestazioni, ma anche il petto scoperto di fronte ai repressori. Anche noi produciamo ricchezza spirituale ed economica per l’Honduras. Anche noi ci abbiamo messo angoscia, lacrime, sudore e sangue in questa lotta. Anche noi siamo lavoratori e lavoratrici. Anche noi avremmo potuto infondere più allegria, più slogans, maggiore focosità civica alla manifestazione di questo 1º maggio; e sicuramente lo faremo, progredendo un po’ di più nella nostra idea e coscienza di lotta, imparando a passare dalla critica all'azione. Ci troviamo in questa fase.
E’ comunque indiscutibile che per la prima volta abbiamo riconosciuto il nemico comune e, malgrado le debolezze proprie di ogni processo nascente, stiamo costruendo la nostra unità. La cosa straordinaria è la conferma che tutti e tutte stiamo lavorando per sviluppare la nostra coscienza. Anche noi sindacalizzati - cui qualcuno attribuisce i vuoti di animazione che hanno tolto grinta alla mobilitazione - stiamo lavorando per dare senso reale alla lotta unitaria: le tre centrali dei lavoratori, la CGT, la CTH e la CUTH hanno dichiarato di essere in pieno processo di unificazione delle forze per consolidare una sola centrale sindacale dei lavoratori. Si tratta di un enorme avanzamento, sorto dalla lotta stessa del FNRP, dal risveglio di un popolo che impone ai suoi leader di rivedere le loro pratiche, che ci obbliga tutti a costruire il nostro destino collettivo ed umano, partendo da una crisi e congiuntura politica diventate processo sociale di liberazione. Non si arriva di punto in bianco alla Piazza della Rivoluzione, c’è bisogno di tempo e vita, coscienza e lotta, ma stiamo procedendo su questa strada.
Sicuramente, prima del prossimo 1º maggio, avremo progredito in termini di lotta, coscienza ed azione, tanto da poter dire come le sorelle e i fratelli cubani nella loro colossale, vibrante, allegra, colorita e possente manifestazione: “UNITI NEL DOVERE!”
Intanto, restando nel FNRP, siamo la maggiore forza politica, l'unica capace di affrontare l'avanzata oligarchica. Lo dimostrano questi 309 giorni di lotta popolare. Lo dimostriamo noi - perché no? - 500.000 honduregni ed honduregne che a Tegucigalpa ci siamo mobilitati per commemorare la lotta, vita ed assassinio dei martiri di Chicago. Lo dimostra l’eredità trasmessaci dagli attivisti del ‘54. Lo dimostrano compagni e compagne del SITRAUNAH in sciopero della fame. Lo dimostriamo noi, milioni di “Resistenti” che dai quattro punti cardinali dell’Honduras gridiamo: Viva il 1º maggio! Viva la classe lavoratrice! Viva il Fronte Nazionale di Resistenza Popolare!
Per l'installazione di un’Assemblea Nazionale Costituente Popolare, per il ritorno incondizionato del compagno Manuel Zelaya Rosales, per la rifondazione dell’Honduras:
Organizzarci - Formarci - Mobilitarci!
Samuel Trigueros
Artista in resistenza
Tradotto da Adelina Bottero
lunedì 3 maggio 2010
Il popolo honduregno ha scritto oggi una delle sue pagine più civili e gloriose, dimostrando la forza pacifica ma energica di un popolo che finalmente si è svegliato dal suo letargo e si unisce ai movimenti emancipatori del pianeta, di un popolo che dice “Presente!” nel consesso delle rivoluzioni che hanno il loro esempio più rilevante nel popolo fratello di Cuba, in El Salvador, in Nicaragua, in Venezuela, in Bolivia, in Ecuador...
La storia honduregna registra momenti di dura lotta, come le molteplici battaglie di Entepica, Lempira e Francisco Morazán per la difesa della libertà, della terra e dei diritti dei popoli insorti contro i conquistatori di tutti gli imperi; però mai come oggi - 1º maggio 2010 - il popolo honduregno, rappresentato dalle sue lavoratrici e lavoratori, aveva dato una dimostrazione tanto convincente di coscienza politica e sociale, di volontà rivoluzionaria ed azione combattiva; ma, soprattutto, di UNITA’ di fronte al nemico comune che l'ha oppresso per secoli.
Il Grande Sciopero delle piantagioni di banane del 1954 fu l'annuncio che il colosso popolare honduregno stava per svegliarsi; si è fatto attendere per 56 anni questo momento storico: oggi l'oligarchia creola, l'estrema destra e l'impero yankee sanno che la loro epoca di saccheggio e rapina contro il popolo honduregno e le sue ricchezze è finita. Noi lavoratrici e lavoratori dell’Honduras siamo uniti di fronte agli avidi innalzatisi a padroni, come cani rabbiosi che pretendono di strappare a morsi la forza vitale, i nervi, i muscoli e la dignità del popolo.
Sebbene non tutto è andato come avremmo voluto, nonostante sia mancata molta dell'energia che il FNRP ha dimostrato in altre manifestazioni, benché a tratti un silenzio dubbioso abbia attraversato la massa, la cosa certa è che non tutto il peso della critica debba ricadere sulle migliaia di partecipanti che compongono la base sindacale del paese: di fondo vi sono i modus operandi della classe lavoratrice e della sua dirigenza, abituata a difendere poco più del contratto collettivo, senza riuscire a trasmettere alla sua base un vero senso civico che vada oltre la categoria del sindacalizzato. Un senso civico che, fosse stato formato negli anni precedenti il colpo di stato, avrebbe favorito la concretizzazione dell'impossibile (fin’ora) sciopero generale come strumento di lotta. La cosa certa è che tutte le categorie, tutti i settori, compresi noi artisti ed intellettuali - abbiamo la necessità di ridefinire la nostra esistenza e partecipazione nelle lotte sociali.
Se questo 1º maggio deponiamo la fiducia nel fatto che sarebbero unicamente i sindacalizzati a dover dare lustro, impeto e consistenza alla mobilitazione, commettiamo l'errore di escluderci come lavoratori e lavoratrici - impiegati o disoccupati - nel nostro caso, della cultura. È ora di assumerci responsabilità e riconoscere che dobbiamo superare i vizi che ci hanno separati storicamente, per unirci in modo penetrante alla fiumana popolare. Lì abbiamo camminato - reali, ma mescolati, resi invisibili, anonimi - noi scrittori, attori di teatro, musicisti, storiografi, sociologi, psicologi, pittori, artisti dell’immagine, cineasti, ballerini, antropologi, economisti, scienziati, ecc., artisti ed intellettuali di tutte le discipline, senza mostrarci come una forza evidente che apporta al paese e alla lotta non solo l'astrazione di un pensiero, il colore e il suono che molte volte assumono il ruolo di figuranti ad allietare la conclusione delle manifestazioni, ma anche il petto scoperto di fronte ai repressori. Anche noi produciamo ricchezza spirituale ed economica per l’Honduras. Anche noi ci abbiamo messo angoscia, lacrime, sudore e sangue in questa lotta. Anche noi siamo lavoratori e lavoratrici. Anche noi avremmo potuto infondere più allegria, più slogans, maggiore focosità civica alla manifestazione di questo 1º maggio; e sicuramente lo faremo, progredendo un po’ di più nella nostra idea e coscienza di lotta, imparando a passare dalla critica all'azione. Ci troviamo in questa fase.
E’ comunque indiscutibile che per la prima volta abbiamo riconosciuto il nemico comune e, malgrado le debolezze proprie di ogni processo nascente, stiamo costruendo la nostra unità. La cosa straordinaria è la conferma che tutti e tutte stiamo lavorando per sviluppare la nostra coscienza. Anche noi sindacalizzati - cui qualcuno attribuisce i vuoti di animazione che hanno tolto grinta alla mobilitazione - stiamo lavorando per dare senso reale alla lotta unitaria: le tre centrali dei lavoratori, la CGT, la CTH e la CUTH hanno dichiarato di essere in pieno processo di unificazione delle forze per consolidare una sola centrale sindacale dei lavoratori. Si tratta di un enorme avanzamento, sorto dalla lotta stessa del FNRP, dal risveglio di un popolo che impone ai suoi leader di rivedere le loro pratiche, che ci obbliga tutti a costruire il nostro destino collettivo ed umano, partendo da una crisi e congiuntura politica diventate processo sociale di liberazione. Non si arriva di punto in bianco alla Piazza della Rivoluzione, c’è bisogno di tempo e vita, coscienza e lotta, ma stiamo procedendo su questa strada.
Sicuramente, prima del prossimo 1º maggio, avremo progredito in termini di lotta, coscienza ed azione, tanto da poter dire come le sorelle e i fratelli cubani nella loro colossale, vibrante, allegra, colorita e possente manifestazione: “UNITI NEL DOVERE!”
Intanto, restando nel FNRP, siamo la maggiore forza politica, l'unica capace di affrontare l'avanzata oligarchica. Lo dimostrano questi 309 giorni di lotta popolare. Lo dimostriamo noi - perché no? - 500.000 honduregni ed honduregne che a Tegucigalpa ci siamo mobilitati per commemorare la lotta, vita ed assassinio dei martiri di Chicago. Lo dimostra l’eredità trasmessaci dagli attivisti del ‘54. Lo dimostrano compagni e compagne del SITRAUNAH in sciopero della fame. Lo dimostriamo noi, milioni di “Resistenti” che dai quattro punti cardinali dell’Honduras gridiamo: Viva il 1º maggio! Viva la classe lavoratrice! Viva il Fronte Nazionale di Resistenza Popolare!
Per l'installazione di un’Assemblea Nazionale Costituente Popolare, per il ritorno incondizionato del compagno Manuel Zelaya Rosales, per la rifondazione dell’Honduras:
Organizzarci - Formarci - Mobilitarci!
Samuel Trigueros
Artista in resistenza
Tradotto da Adelina Bottero
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