20 giugno, 2010
Honduras, Lobo alla sbarra
(da PeaceReporter)
L'Organizzazione dei giornalisti ibero-americani (Opi) ha denunciato il presidente al Tribunale dell'Aja per aver ignorato i nove casi di giornalisti morti ammazzati dal golpe 2009
L'Organizzazione dei giornalisti ibero-americani (Opi) ha denunciato il presidente d'Honduras Porfirio Lobo al Tribunale Penale internazionale e ad altri organismi internazionali per aver ignorato i tanti omicidi di giornalisti susseguitesi da quando il paese è stato sconvolto dal colpo di stato del 28 giugno 2009. In tutto si tratta di nove persone, uccise perché brave nel proprio lavoro.
Se ancora non ci sono verità ufficiali sul perché di queste morti, è evidente che si comprendono inserendole nel clima post golpe che tuttora divide il paese. Il Fronte contro il colpo di stato, che riunisce molteplici associazioni e tanta gente che vorrebbe un Honduras realmente democratico e libero, va da sempre denunciando che dietro gli omicidi ci sono gli squadroni della morte inviati dal potere costituito per azzittire l'opposizione e chi non riconosce l'attuale governo, frutto di elezioni illegittime.
Ma adesso si è passati ai fatti. "L'attuale governo ha espresso un totale disprezzo per i diritti umani e la libertà dei cittadini, in particolare verso i professionisti del giornalismo - si legge in un comunicato dell'Opi -, quindi dovrà risponderne davanti a un tribunale". E data la scarsa credibilità di cui godono ultimamente le istituzioni locali, ecco che è sembrato scontato rivolgersi a istituzioni internazionali e sicuramente super partes. Ma non finisce qui. Perché i crimini non hanno falciato solo i comunicatori sociali, bensì anche avvocati, politici, imprenditori e gente del popolo, perseguitati da bande armate legate allo Stato.
"Faccio un appello urgente alla comunità internazionale affinché cessino questi assassinii e vengano rispettati i diritti umani di coloro che non fanno altro che lavorare per il sacrosanto diritto di difendere le istituzioni e le tradizioni democratiche", ha dichiarato Álvaro Julio Martínez, il presidente di questa organizzazione nata nel 1997 durante il VII summit iberoamericano dei capi di stato e di governo, svoltasi nella venezuelana Isla de Margarita, a cui parteciparono 37 paesi.
Intanto, la Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh), con sede a Washington, ha già condannato l'omicidio del giornalista Luis Arturo Mondragón, avvenuto la scorsa settimana, e ha quindi imposto al governo di Lobo di agire per arginare questa violenza ai danni della stampa. Mondragón era il direttore di Canal 19. E' stato crivellato di colpi nelle prime ore della notte, da killer a bordo di un'auto in pieno centro della città di Paraíso. La sua colpa? Aver messo in dubbio la correttezza di alcuni funzionari locali e di intoccabili deputati. Da tempo riceveva costanti minacce di morte.
E prima di lui, altri otto. Georgino Orellana, giornalista della televisione di stato dell'Honduras Tnh, assassinato la notte del 20 aprile mentre usciva dalla sua redazione. Nahum Palacios Arteaga, 34 anni, ucciso lunedì 15 marzo. David Enrique Meza, 51 anni, freddato il 10 marzo. Joseph Hernández Ochoa, comunicatore sociale di 26 anni, freddato il primo marzo. José Bayardo Mairena e Manuel de Jesús Juárez, fatti fuori venerdì 27 febbraio. E Nicolás Asfura, 42 anni, ammazzato il 18 febbraio. Un altro giornalista, infine, José Alemán, ha dovuto abbandonare il paese di corsa dopo che alcuni sicari hanno tentato di ucciderlo nel bel mezzo della strada, dopo averlo avvertito crivellando di colpi la facciata della sua casa.
Stella Spinelli
L'Organizzazione dei giornalisti ibero-americani (Opi) ha denunciato il presidente al Tribunale dell'Aja per aver ignorato i nove casi di giornalisti morti ammazzati dal golpe 2009
L'Organizzazione dei giornalisti ibero-americani (Opi) ha denunciato il presidente d'Honduras Porfirio Lobo al Tribunale Penale internazionale e ad altri organismi internazionali per aver ignorato i tanti omicidi di giornalisti susseguitesi da quando il paese è stato sconvolto dal colpo di stato del 28 giugno 2009. In tutto si tratta di nove persone, uccise perché brave nel proprio lavoro.
Se ancora non ci sono verità ufficiali sul perché di queste morti, è evidente che si comprendono inserendole nel clima post golpe che tuttora divide il paese. Il Fronte contro il colpo di stato, che riunisce molteplici associazioni e tanta gente che vorrebbe un Honduras realmente democratico e libero, va da sempre denunciando che dietro gli omicidi ci sono gli squadroni della morte inviati dal potere costituito per azzittire l'opposizione e chi non riconosce l'attuale governo, frutto di elezioni illegittime.
Ma adesso si è passati ai fatti. "L'attuale governo ha espresso un totale disprezzo per i diritti umani e la libertà dei cittadini, in particolare verso i professionisti del giornalismo - si legge in un comunicato dell'Opi -, quindi dovrà risponderne davanti a un tribunale". E data la scarsa credibilità di cui godono ultimamente le istituzioni locali, ecco che è sembrato scontato rivolgersi a istituzioni internazionali e sicuramente super partes. Ma non finisce qui. Perché i crimini non hanno falciato solo i comunicatori sociali, bensì anche avvocati, politici, imprenditori e gente del popolo, perseguitati da bande armate legate allo Stato.
"Faccio un appello urgente alla comunità internazionale affinché cessino questi assassinii e vengano rispettati i diritti umani di coloro che non fanno altro che lavorare per il sacrosanto diritto di difendere le istituzioni e le tradizioni democratiche", ha dichiarato Álvaro Julio Martínez, il presidente di questa organizzazione nata nel 1997 durante il VII summit iberoamericano dei capi di stato e di governo, svoltasi nella venezuelana Isla de Margarita, a cui parteciparono 37 paesi.
Intanto, la Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh), con sede a Washington, ha già condannato l'omicidio del giornalista Luis Arturo Mondragón, avvenuto la scorsa settimana, e ha quindi imposto al governo di Lobo di agire per arginare questa violenza ai danni della stampa. Mondragón era il direttore di Canal 19. E' stato crivellato di colpi nelle prime ore della notte, da killer a bordo di un'auto in pieno centro della città di Paraíso. La sua colpa? Aver messo in dubbio la correttezza di alcuni funzionari locali e di intoccabili deputati. Da tempo riceveva costanti minacce di morte.
E prima di lui, altri otto. Georgino Orellana, giornalista della televisione di stato dell'Honduras Tnh, assassinato la notte del 20 aprile mentre usciva dalla sua redazione. Nahum Palacios Arteaga, 34 anni, ucciso lunedì 15 marzo. David Enrique Meza, 51 anni, freddato il 10 marzo. Joseph Hernández Ochoa, comunicatore sociale di 26 anni, freddato il primo marzo. José Bayardo Mairena e Manuel de Jesús Juárez, fatti fuori venerdì 27 febbraio. E Nicolás Asfura, 42 anni, ammazzato il 18 febbraio. Un altro giornalista, infine, José Alemán, ha dovuto abbandonare il paese di corsa dopo che alcuni sicari hanno tentato di ucciderlo nel bel mezzo della strada, dopo averlo avvertito crivellando di colpi la facciata della sua casa.
Stella Spinelli
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