01 dicembre, 2010
Honduras Wikileaks: per gli USA è stato un colpo di Stato
Diffusa comunicazione dell'ambasciata USA a Tegucigalpa con Washington
In caldo anche 1.264 comunicazioni dal Nicaragua
Mobilitazione contro il golpe a Tegucigalpa (agosto 2009) © (Foto G. Trucchi)
Il sito web Wikileaks (attualmente oscurato) ha pubblicato un documento "confidenziale" inviato il 24 luglio 2009 dall'ambasciatore nordamericano in Honduras, Hugo Llorens, al Dipartimento di Stato, nel quale si evidenzia il pieno conoscimento di quanto stava accadendo nel paese e dei preparativi del colpo di Stato che ha abbattuto il governo di Manuel Zelaya.
Il lungo documento chiarisce che secondo l'ambasciatore "non c'è dubbio che i militari, la Corte Suprema di Giustizia e il Congresso Nazionale (Parlamento) hanno cospirato il 28 giugno in ciò che ha costituito un colpo di Stato illegale e anticostituzionale contro il Potere Esecutivo, allo stesso tempo che si accetta a prima vista che Zelaya possa aver commesso illegalità e anche violato la Costituzione.
Secondo la nostra prospettiva - continua il documento - non c'è nemmeno dubbio che l'ascesa di Roberto Micheletti al potere sia stata illegittima. Nonostante ciò, è anche evidente che la Costituzione può essere di per sé carente, in termini di offrire procedimenti chiari per affrontare presunti atti illegali commessi dal Presidente e per risolvere conflitti tra i poteri dello Stato", conclude il riassunto iniziale di Llorens.
All'interno del documento, l'ambasciatore statunitense spiega le ragioni di chi difende il colpo di Stato e conclude che "nessuno degli argomenti ha validità sostanziale in virtù della Costituzione. Alcuni sono direttamente falsi. Altri sono pure ipotesi o razionalizzazioni a posteriori di un atto chiaramente illegale".
In essenza, Hugo Llorens ha comunicato al Dipartimento di Stato nordamericano che i militari non avevano l'autorità per espatriare Zelaya, nè il Parlamento l'autorità costituzionale per destituire un Presidente della Repubblica. Ha inoltre scritto che lo stesso Parlamento e il Potere Giudiziario hanno destituito Zelaya in base a un "precipitato processo segreto, ad hoc e illegale di 48 ore" e che la presunta lettera di rinuncia "era un'invenzione che nemmeno è stata la base per l'azione del Congresso il 28 giugno".
L'ambasciatore chiarisce infine che "l'arresto di Zelaya e la sua uscita forzata dal paese violava molteplici garanzie costituzionali", tra cui la proibizione di espatriazione, la presunzione d'innocenza e il diritto al giusto processo.
Perfino rispetto ai presunti delitti commessi dall'ex presidente honduregno l'ambasciatore nordamericano ha seri dubbi. "Nonostante si fosse potuto iniziare una causa contro Zelaya per varie delle presunte violazioni alla Costituzione, non è mai stata fatta un'analisi pubblica e ufficiale delle prove, né un qualcosa che assomigli a un giusto processo", conclude Llorens.
La reazione di Manuel Zelaya
La reazione dell'ex presidente Zelaya non si è fatta attendere. In una lettera fatta circolare poche ore dopo la diffusione del documento, l'ex presidente ha considerato che questa rivelazione indica che "gli Stati Uniti erano coscienti che si trattava di un colpo di Stato e ciò crea difficoltà e imbarazzo all'amministrazione Obama".
Secondo Zelaya, il documento pubblicato da Wikileaks servirà come prova nei casi che si stanno ventilando nella Corte Penale Internazionale (CPI) e la Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) "per creare un precedente e castigare i golpisti. In questo modo - ha continuato Zelaya - si evidenzia la complicità degli Stati Uniti, dato che erano a conoscenza della pianificazione ed esecuzione del colpo di Stato, così come dei fatti accaduti dopo e sono rimasti in silenzio. Svela inoltre la trama ordita contro la democrazia e delegittima il regime attuale (in Honduras)".
L'ex presidente ha anche considerato che il documento conferma l'ingerenza nordamericana in Honduras e obbliga gli Stati Uniti a "fermare la violenza nel paese e a trasformarsi immediatamente in parte della soluzione, promuovendo il castigo per i criminali e la riparazione per le vittime. Nessun'altra cosa è accettabile", segnala Zelaya nella sua lettera.
L'ex presidente, ancora in esilio in Repubblica Dominicana, ha infine attaccato la politica attuale degli Stati Uniti, i quali continuano a "proteggere gli autori intellettuali e materiali del golpe e chi viola i diritti umani".
"Perché Obama e la segretaria Clinton hanno sostenuto le elezioni insieme al dittatore e ora stanno cercando di 'lavare' il colpo di Stato? Perché continuano a mantenere il silenzio quando sanno che la CIA e il Pentagono sono implicati in questo colpo di Stato, (sanno) che continuano le violazioni ai diritti umani, l'assassinio di giornalisti e membri della Resistenza? Perché continuano a promuovere l'oblio su tutti i misfatti commessi dagli assassini convertiti in dittatori", si domanda l'ex presidente.
"La cosa paradossale - ha concluso Zelaya - è che gli Stati Uniti riconoscono il delitto, che sono stato defenestrato, ma stanno zitti di fronte alla persecuzione, ai 187 esiliati e ai premi che danno al dittatore Micheletti".
Il Nicaragua aspetta
Mentre il sito di Wikileaks è stato oscurato e uno dei suoi principali esponenti, Julian Assange, è ricercato dall'Interpol, non si smorza l'eco dei 251 mila documenti della diplomazia nordamericana resi pubblici pochi giorni fa, molti dei quali riferenti a vari capi di Stato latinoamericani.
Intanto, Wikileaks ha fatto sapere di essere in possesso di 1.264 documenti riguardanti comunicazioni tra l'ambasciata nordamericana a Managua e il Dipartimento di Stato. I documenti coprono un periodo che va da aprile 1988 a febbraio 2010. Circa 40 di queste comunicazioni sarebbero segrete, 564 confidenziali e il resto non coperti da restrizioni e dovrebbero essere rivelate nei prossimi mesi.
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