07 maggio, 2011
L'Honduras è "aperto agli affari" ...delle multinazionali
Il mega evento "Honduras is open for business" scatena le proteste delle organizzazioni sociali e popolari
Il mega evento imprenditoriale "Honduras is open for business", che si svolge nella città di San Pedro Sula i giorni 5 e 6 maggio, ha generato una forte reazione di ripudio da parte delle organizzazioni sociali e popolari del paese, le quali lo considerano come parte integrante di una strategia che si prefigge di mettere in vendita il paese, trasformarlo in un "paradiso fiscale e lavorativo" e di consolidare e rafforzare il regime.
Rappresentanti di circa 1.500 imprese di 75 paesi si riuniranno nella città di San Pedro Sula per esaminare 147 progetti che saranno presentati dal regime honduregno. Investimenti per più di 14 mila milioni di dollari, cioè quasi equivalente al PIL dell'Honduras del 2010.
Rappresentanti di circa 1.500 imprese di 75 paesi si riuniranno nella città di San Pedro Sula per esaminare 147 progetti che saranno presentati dal regime honduregno. Investimenti per più di 14 mila milioni di dollari, cioè quasi equivalente al PIL dell'Honduras del 2010.
Tra le imprese presenti all'evento ci saranno anche le italiane Fiat Group S.p.A., Finmeccanica S.p.A., Enel S.p.A., Pan Urania S.p.A.e Noemalife S.p.A.
I progetti saranno ubicati su tutto il territorio nazionale e saranno divisi in 6 settori di investimento: agronegozio, energia rinnovabile, forestale, infrastruttura, tessile e turismo.
Su cosa pensano di investire le grandi multinazionali? Principalmente su progetti che sono già stati ampiamente criticati a livello mondiale, come per esempio, la produzione di semi di mais transgenico, megaprogetti idroelettrici e turistici, la produzione di agrocombustibili a base di canna da zucchero, palma africana e pinolo.
Si prevede anche l'implementazione di monocolture per il mercato del carbonio, la manipolazione genetica bovina, progetti di infrastrutture stradale, di sfruttamento forestale e nuove zone franche.
Per facilitare gli investimenti, il Congresso nazionale ha approvato in tempi record un quadro giuridico per i nuovi investitori. Oltre alla Legge per la protezione e la promozione degli investimenti, con la quale si garantiranno i diritti degli investitori e saranno offerti loro forti benefici fiscali, la nuova legislazione includerà la Legge d'impiego per ora, quella sugli investimenti pubblici-privati e la Legge delle regioni speciali di sviluppo (charter cities o città modello).
L'attuale regime considera questo evento come fondamentale per il rilancio dell'Honduras a livello internazionale, tuttavia i movimenti sociali e popolari honduregni hanno fatto sentire la loro voce e si sono mobilitati contro ciò che considerano un crimine contro il paese e il proprio territorio.
"È una nuova modalità per continuare a trasformare il nostro paese in un 'paradiso fiscale e lavorativo'. Vogliono venderlo al capitale straniero e alle oligarchie nazionali e lo fanno usando la menzogna, perché non è vero che questi progetti creeranno posti di lavoro e benessere per la gente.
L'abbiamo già sperimentato con le monocolture per l'esportazione, le idroelettriche, il settore minerario, le zone franche ed i megaprogetti turistici. Invece di posti di lavoro dignitosi si sono creati sfruttamento, precarizzazione del lavoro, violazione ai diritti umani e insicurezza alimentare", ha segnalato il presidente del Sindacato dei lavoratori dell'industria delle bevande e simili, Stibys, e dirigente della Resistenza honduregna, Carlos H. Reyes.
Per Salvador Zúniga, dirigente del Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell'Honduras, Copinh, l'evento di San Pedro Sula avrebbe l'unico obiettivo di mettere in vendita il paese.
"Il regime prosecutore del colpo di Stato vuole consegnare tutte le nostre risorse alle multinazionali. Vuole addirittura mettere in vendita la nostra territorialità, cultura e cosmovisione indigena attraverso il concetto del folklore, in aperta violazione dell'Accordo 169 dell'OIL", ha spiegato Zúniga.
Secondo il dirigente indigeno, portare a termine questo progetto di sottomissione approfondirebbe ulteriormente la perdita delle risorse naturali, della cultura ancestrale e scatenerebbe la violenza nella regione, "perché intensificheremo la resistenza contro questo modello di sfruttamento e contro questo regime ipocrita. Noi non ci opponiamo allo sviluppo, ma crediamo in uno sviluppo che rispetti la libertà, l'autonomia, le risorse della nostra Madre Terra e che non mercanteggi con tutto", ha concluso Zúniga.
"Ci mobiliteremo, benché sappiamo che ci sarà una forte presenza della Polizia e dell'Esercito", ci ha detto Alfredo López, vicepresidente dell'Organizzazione fraterna nera honduregna, Ofraneh.
"Per il popolo garifuna questi progetti costituiscono una grave minaccia. Privatizzano terre e spiagge e generano maggiore repressione. Vogliono continuare a impadronirsi delle nostre risorse, imponendo città modello (charter cities) e consolidando il colpo di Stato (del 28 giugno 2009).
Ancora una volta si sta dimostrando che chi comanda veramente nel paese sono le oligarchie nazionali e le grandi famiglie. È per questo motivo che continuiamo a resistere e a generare ribellione. Nessuno è obbligato ad accettare questi meccanismi che vogliono fare sparire le nostre comunità e i nostri popoli", ha concluso López.
Maggiori informazioni
5-5-2011 (Aggiornamento)
Durante la prima giornata dell'evento "Honduras is open for business" migliaia di manifestanti sono giunti fino a poche centinaia di metri dal luogo in cui si svolgevano i lavori. Centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa e due camion con cannoni ad acqua hanno sbarrato loro la strada. Durante la serata, il Copinh ha diffuso un comunicato in cui, oltre a condannare l'evento per essere "un consolidamento delle politiche colonialiste e del saccheggio capitalista, con il quale il regime vuole accelerare la consegna del paese nelle mani delle multinazionali straniere", ha anche denunciato l'arresto di tre dei suoi membri presenti alla protesta.
Secondo il Copinh, José Alexis Gómez (17), María Leocadia Hernández (40) y Yovana Isidora Cabrera (23) sarebbero stati/e percossi/e e imprigionati/e senza alcun motivo e ne chiedono l'immediato rilascio. Notizie frammentarie non ancora confermate indicano che sarebbero almeno 9 gli arrestati. Per la giornata di oggi (6/5) è prevista una nuova mobilitazione in occasione della chiusura dell'evento
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.