21 maggio, 2012
Non è un assassinio in più
http://www.resistenciahonduras.net/index.php?option=com_content&view=article&id=4633:no-es-un-asesinato-mas&catid=93:articulos-de-opinion&Itemid=233
Giovedì
17 maggio 2012 - Jorge Capelan
- RLP/TCS
Il regime di terrore costato la vita a 25 giornalisti, da quando s’insediò l'attuale presidente Porfirio Lobo, costato la vita a quasi 20 honduregni al giorno, va visto alla luce del fatto che il Pentagono e i potenti interessi dell'oligarchia locale stanno cercando di creare un clima che dia l'impressione che i cartelli dei narcotrafficanti stiano per prendere il controllo del paese, che il popolo honduregno necessiti di un "poderoso alleato" il quale, ovviamente, si trova a nord del Rio Grande.
L’Honduras, classificato dalle Nazioni Unite al primo posto nel mondo per omicidi, registra un morto ogni 74 minuti. Secondo il Delegato Nazionale dei Diritti Umani (Conadeh) "in 23 mesi di gestione del governo presieduto da Porfirio Lobo (27 gennaio 2010/2011), si è registrata la morte violenta di 12.838 persone, cioè una media di 558,17 al mese, ovvero 19 vittime la giorno".
Si tratta in ogni caso di una violenza dalla dimensione marcatamente politica. Ne sono colpiti in modo particolare i settori legati alla Resistenza o critici reali o potenziali del potere: giornalisti, contadini, insegnanti e abitanti organizzati, molti dei quali giovani. Numerosi dirigenti ed attivisti del Fronte Nazionale di Resistenza Popolare (FNRP) e del suo braccio politico LIBRE, testimoniano di ricevere regolarmente minacce di morte mediante chiamate anonime e messaggi sui telefoni cellulari.
Il terrore è aumentato nella misura in cui LIBRE si è posto alla guida d’inchieste d’opinione e man mano che il popolo honduregno ha voltato le spalle ai partiti tradizionali.
Nelle due ultime settimane sono stati assassinati quattro membri della Resistenza, dei quali due erano candidati alle prossime elezioni del novembre 2013 ed appartenevano all'ala rivoluzionaria del partito LIBRE e del FNRP.
Quanta più "assistenza" da parte di USAID, DEA, FBI, o forze speciali dell'esercito colombiano viene introdotta nel paese, tanto più sangue è versato e tanti più aerei da turismo Cessa, carichi di cocaina proveniente dalla Colombia, atterrano nei possedimenti dei grandi proprietari terrieri del paese vicino.
Gli Stati Uniti hanno ripreso gli "aiuti" militari alle Forze Armate Honduregne da quando Lobo assunse la presidenza il 27 gennaio 2010. Dal giugno 2009 il generale Douglas Fraser, capo del Comando Sud degli Stati Uniti, ha visitato il paese almeno tre volte.
Da parte sua, l'ex-presidente paramilitare colombiano Álvaro Uribe aveva firmato un accordo di cooperazione e interscambio per la "lotta contro il narcotraffico ed il terrorismo", solo tre giorni dopo che Lobo aveva assunto la presidenza.
In Honduras operano i commandos del GAULA, unità di forze speciali dell'esercito colombiano; ogni settimana diverse delegazioni dello stato honduregno come poliziotti, militari, sindaci, ministri, ecc. si recano a Bogotà per ricevere “formazione”.
La relazione tra settori dell'oligarchia honduregna ed il narcotraffico è di lunga data, a partire dalle reti disposte dagli Stati Uniti per finanziare la guerra contro il Nicaragua negli anni ‘80. Più di recente WikiLeaks ha reso pubblico un cablogramma diplomatico, prova che il governo statunitense già nel 2003 era a conoscenza del fatto che il latifondista Miguel Facussé stava mettendo a disposizione una delle sue proprietà nel dipartimento di Colon per il passaggio di droga, ma gli USA non hanno mai fatto nulla al riguardo.
Un altro esempio della simbiosi tra l'oligarchia narcotrafficante colombiana e quella honduregna è quello del precandidato liberale alla presidenza, Mauricio Villeda, che attraverso i media honduregni diffonde l’assurda disinformazione che sarebbero le FARC le responsabili della violenza politica in Honduras.
E lo fa citando come fonte i documenti del computer portatile manipolato, appartenuto al comandante guerrigliero Raúl Reyes, morto in un attacco dell'esercito colombiano su suolo ecuadoriano il 1° marzo 2008.
Quei documenti che la stessa Corte Suprema di Giustizia della Colombia allora invalidò, per il modo irregolare in cui il computer venne trattato dall'esercito colombiano, furono consegnati a Villeda dallo stesso Uribe, che ne aveva ottenuta copia illegalmente per mano di ex-agenti dell'intelligence militare britannica.
Villeda è affiliato al gruppo più fascista del paese, membro della cupola del partito liberale e leader di Opus Dei. E’ stato anche un famoso capo della banda fascista delle "Camisetas Blancas", che preparò il terreno sui mezzi d’informazione honduregni un anno prima del colpo di stato.
A quei media honduregni Villeda spiega che esiste una cospirazione dei partiti del Foro di Sao Paulo per distruggere la democrazia in America Latina ed in particolare in Honduras, esattamente la stessa specie di panzane che Uribe e la rete terroristica Unoamérica s’incaricano di diffondere da anni.
Unoamérica, vincolata al colpo di stato contro Manuel Zelaya del giugno 2009, 8 anni fa sostenne anche una fallita invasione del Venezuela, denominata Operazione Daktari, quando il Governo Bolivariano catturò oltre 100 paramilitari in una proprietà terriera del cittadino Robert Alonzo, fratello dell'attrice venezuelana María Conchita Alonzo. Secondo l’inchiesta del giornalista venezuelano José Vicente Rangel, il personaggio centrale di tale operazione fu proprio Álvaro Uribe Vélez.
Unoamérica fu una delle prime organizzazioni a riconoscere il golpista Roberto Micheletti il 29 giugno 2009, e figure dell’ultradestra venezuelana si sono regolarmente recate in Honduras per appoggiare politicamente i settori golpisti.
Nella decade degli anni ‘80, per far leva sulle forze controrivoluzionarie della regione, gli Stati Uniti trasformarono l’Honduras in un campo di concentramento, sotto la direzione strategica dell’allora ambasciatore a Tegucigalpa John Dimitri Negroponte. Contemporaneamente posero le basi del neoliberismo e delle reti del narcotraffico, che permisero loro di finanziare quella guerra.
Tuttavia non poterono eliminare le conseguenze della crisi del modello cui avevano dato impulso, né impedire l'emergere a lungo termine del popolo honduregno. Il che ha portato in primo luogo all'elezione del governo indipendente del Presidente Juan Manuel Zelaya, successivamente alla resistenza di massa contro il colpo di stato che lo ha deposto.
Con il golpe contro Zelaya il genio del popolo honduregno è uscito dalla bottiglia per non rientrarvi più.
Adesso, per tentare di sottomettere il genio e per minacciare gli altri popoli della regione, cercano di soffocare nel sangue il suo strumento politico e far diventare l’Honduras uno "stato fallito", al fine di chiedere l’"assistenza" delle truppe dell'impero.
È ora che i paesi dell'ALBA diano l’allarme di fronte a questa preoccupante situazione.
Tradotto da Adelina Bottero
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