30 settembre, 2006

«L'isola dei famosi» espropriata agli indigeni

Il reality show di Simona Ventura crea tensioni nell'arcipelago honduregno. Nuovi divieti mettono a rischio la sopravvivenza dei pescatori garifuna
di Paolo Gerbaudo
dai Cayos Cochinos (Honduras)

«In Italia avete tante belle isole. Ma allora perché l'Isola dei famosi non ve la andate a fare a casa vostra?». Miriam Miranda leader di Ofraneh - Organisacion Fraternal Negra de Honduras - che rappresenta gli abitanti dei Cayos Cochinos (in spagnolo isole dei maiali) è infuriata. Il reality show condotto da Simona Ventura è iniziato da appena una settimana nel Cayo Paloma - una delle isole dell'arcipelago nel nord dell'Honduras - ma ha già fatto arrabbiare la popolazione garifuna, una etnia afrodiscendente che vive nelle isole e nella costa circostante. Con l'arrivo del reality show sono stati infatti imposti nuovi divieti di navigazione che si vanno ad aggiungere ai rigidi limiti di pesca della riserva naturale in cui è situato l'arcipelago. Così Claudio Chiappucci, Raoul Casadei, Maurizia Cacciatori e gli altri improbabili naufraghi di Rai Due potrebbero trovarsi a fare i conti con la rabbia dei pescatori locali oltre che con la fame e il televoto. I Cayos Cochinos sono un insieme di isole e atolli che per oltre duecento anni è stata la zona di pesca delle comunità garifuna costiere di Nueva Armenia e Sambo Creek. Inizialmente i pescatori utilizzavano gli atolli come base di appoggio ma a partire dagli anni '60 crearono insediamenti stabili nei cayos Chachahuate, Bulanos, Timon e nella costa orientale del Cayo Mayor. I problemi per gli abitanti cominciarono nel 1992 quando l'imprenditore svizzero Stefan Schmidheiny - inventore dell'orologio Swatch, azionista di Nestlè e ereditiero del gruppo Eternit - comprò il Cayo Paloma e il Cayo Menor grazie al sostegno dell'allora presidente honduregno Rafael Callejas che decretò la zona riserva naturale. Nel 1994 fu istituita una fondazione per la gestione dell'area finanziata da imprenditori honduregni e stranieri. La fondazione impose unilateralmente limiti di pesca molto rigidi che hanno provocato il progressivo spopolamento delle isole. Presto i garifuna cominciarono a essere vittime di minacce di sgombero e violenze. Nel 1996 scomparì misteriosamente il pescatore Domitilio Calix Arzu. Nel 2001 il sommozzatore Jesus Flores Paredes fu ferito al braccio da un colpo di fucile. Da un anno una pattuglia dell'esercito ha cominciato a sorvegliare il cayo Chachahuate (il più popolato) spaventando la popolazione.Di fronte a questa situazione la presenza dei naufraghi di Rai Due non fa che aumentare l'indignazione della comunità. Sabato scorso Adrian Oviedo, presidente della Fondazione Cayos Cochinos che gestisce l'area in collaborazione con il Wwf è sbarcato a Chachahuate per intimare espressamente alla popolazione di non avvicinarsi all'Isola dei famosi. Per la produzione della trasmissione il timore è che qualche pescatore finisca per sbaglio nell'inquadratura rompendo l'illusione del naufragio in un'isola deserta. Per la comunità garifuna il divieto significa rinunciare a un'area di pesca che sostenta la comunità. «Crediamo che sia vergognoso il comportamento della televisione italiana - dichiara Miriam di Ofraneh - Così si sta attentando al diritto all'alimentazione della comunità».E i malumori non sono legati soltanto alla pesca. Gli abitanti vedono nella presenza della trasmissione un nuovo esempio della gestione ipocrita della fondazione. Mentre l'organizzazione sostiene di essere impegnata nella difesa della natura l'arrivo dell'Isola dei famosi minaccia la tenuta ecologica dell'area. Il Cayo Paloma è uno dei siti dove una tartaruga a rischio di estinzione depone le sue uova. Gli abitanti di Chachahuate denunciano che è stato addirittura tirato un cavo elettrico subacqueo per alimentare le apparecchiature della troupe al seguito dei «famosi». Un altro timore è che la trasmissione venga utilizzata dalla fondazione come un megaspot pubblicitario per aumentare il turismo nella zona senza nessun vantaggio per le popolazioni. Oggi dai turisti che arrivano nelle isole dell'arcipelago la fondazione riscuote una tariffa di ingresso tra i 5 e i 10 dollari. Quanto va alle comunità? «Neppure un centesimo» - risponde amaramente Malaka un pescatore che vive a Chachahuate da oltre 30 anni. Così l'invadente presenza dei «famosi» di Rai Due dimostra come l'arcipelago stia assumendo sempre più le caratteristiche di un paradiso privatizzato in mano a pochi ricchi. Mentre i garifuna lottano ancora per ottenere un titolo di proprietà comunitario per i territori in cui vivono, molte isole dell'arcipelago sono già state comprate da investitori europei tra cui diversi italiani, in barba alla costituzione honduregna che lo vieta espressamente. Un nobiluomo torinese, il barone Emilio Accusani di Retorto Portanova,ad esempio,è il proprietario del Cayo Culebra che fronteggia l'atollo dei «famosi».La situazione patita dagli abitanti dei Cayos Cochinos è una spia della minaccia vissuta dai garifuna che abitano la costa nord dell'Honduras. Negli ultimi anni le zone costiere e le isole della zona sono state sottoposte a un processo di privatizzazione selvaggia nel contesto di progetti di sviluppo turistico finanziati dal Banco Mondiale e dal Banco Interamericano di sviluppo. Di fronte all'aggressione al loro territorio i garifuna stanno reagendo anche cercando di sviluppare progetti turistici comunitari. Nel cayo Chachahuate ad esempio presto comincerà la costruzione di alcune capanne per ospitare i viaggiatori. I turisti qui saranno i benvenuti quando a guadagnarne saranno le comunità garifuna che abitano in queste zone da centinaia di anni. L'«Isola dei famosi» invece perchè non ve la andate a fare a casa vostra?

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