11 settembre, 2007

Nicaragua: Decretati tre giorni di lutto nazionale

Un Daniel Ortega visibilmente provato dalle frenetiche giornate che sono seguite al devastante Uragano Félix, tristemente snobbato da gran parte della stampa italiana ed europea, ha dato lettura, insieme al generale Julio César Avilés, all'ultimo comunicato del Sistema Nacional de Prevención, Mitigación y Atención de Desastres (SINAPRED) ed ha decretato 3 giorni di lutto nazionale (ascolta l'audio su http://www.itanica.org/ ).
Secondo queste informazioni, le uniche ad essere ufficiali, le famiglie danneggiate sono 24.891, per un totale di 150.542 persone. 67 i morti confermati, 138 gli scomparsi e 135 le persone che sono state ritrovate e tratte in salvo. La maggior parte delle persone che si trovavano nei centri di accoglienza a Bilwi (Puerto Cabezas) sono ritornate nelle loro case ed attualmente sono 1.277 quelle che si trovano ancora nei 13 rifugi rimasti.
Anche se ancora non ufficiale, alle 67 persone decedute se ne potrebbero aggiungere nelle prossime ore altre 67 già riportate come morte, ma il dato non è ancora stato verificato dalla Defensa Civil e dal SINAPRED.
La notizia diffusa dai mezzi d'informazione secondo la quale i corpi di 54 persone sarebbero stati raccolti e seppelliti sulle coste dell'Honduras è stata smentita dall'esercito hondureño.

Continuano intanto ad arrivare i soccorsi e gli aiuti internazionali. L'esercito ha creato vari ponti aerei per portare i soccorsi nelle zone più impervie della Costa Atlantica Nord e nelle comunità ancora isolate, ottimizzando i pochi mezzi aerei a disposizione. In questi primi 6 giorni ha trasportato circa 150 tonnellate di aiuti.
Secondo Ortega, il piano prevede l'invio di aiuti di prima necessità (essenzialmente alimento, acqua, medicine, teli di plastica, coperte e lamiere per le prime riparazioni ai tetti) per i prossimi 6 mesi, mentre iniziano le opere di ricostruzione delle infrastrutture ed i programmi produttivi.
L'80% della rete elettrica di Bilwi è già stata ristabilita, mentre invece continuano i problemi con la rete di distribuzione dell'acqua potabile e la riabilitazione dei pozzi nelle comunità.

In termini generali il governo sta dimostrando di seguire passo a passo l'evoluzione della drammatica situazione e si è attivato per ridefinire alcuni progetti già esistenti con l'Alternativa Bolivariana para las Américas (ALBA) e convogliarli verso l'emergenza della Regione Autonoma dell'Atlantico Nord (RAAN).
Ortega ha anche avvertito che sarà compito del suo governo e della Asamblea Nacional rafforzare istituzioni fondamentali come SINAPRED e Defensa Civil, "in quanto ci stiamo rendendo conto che negli ultimi anni erano state debilitate dall'operato dei governi precedenti".

Indipendentemente da quelle che saranno le cifre finali di questo disastro, è evidente che ancora una volta saranno le popolazioni più povere ed emarginate a soffrire le conseguenze di una politica governativa che storicamente ha abbandonato ampi settori della popolazione nicaraguense, in special modo quelli delle popolazioni autoctone (miskitos, ramas, sumos y mayagna) della Costa Atlantica.
Come accaduto durante l'Uragano Mitch, le vittime dei disastri naturali sono ancora quei settori della popolazione che vivono nella miseria e di cui ci si accorge solo quando diventano notizia per i famelici mezzi di informazione.
La destra nicaraguense, con i principali mezzi d'informazione che la rappresentano, ha già dimenticato il vergognoso comportamento dei passati governi (Alemán si era rifiutato di decretare il Disastro Nazionale e lo Stato d'emergenza mentre l'allora sindaca di Posoltega, Felicita Zeledón, annunciava il crollo di parte del Volcán Casita dove morirono più di 2.500 persone) e il saccheggio selvaggio delle incalcolabili risorse giunte nel paese. Lo stesso governo Bolaños aveva inscenato i soccorsi nella zona sud della Costa Atlantica colpita dall'Uragano Beta lo scorso anno, per poi dimenticarsi delle vittime di quell'evento.

La memoria corta di queste forze ora all'opposizione o molto più probabilmente il freddo calcolo politico, stanno ora inscenando inopportune proteste per il lento avvio dei soccorsi e la presunta incapacità del governo nel far fronte all'emergenza. La tanto decantata unità nazionale di fronte al dolore di questi giorni diventa così una patetica ennesima dimostrazione della totale mancanza di dignità di certi settori, che da sempre hanno appoggiato quel mondo della politica e dell'economia che hanno trascinato il Nicaragua tra i paesi più poveri dell'America latina.

© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua gtrucchi@itanica.org - http://www.itanica.org/ )

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