29 settembre, 2009
HONDURAS, ATTENZIONE AL GORILLA ROBERTO MICHELETTI!
Gennaro Carotenuto
(29 settembre 2009)
È difficile pensare a un gorilla più gorilla di Roberto Micheletti, il dittatore di Bergamo alta, acclamato dal TG2 (per il quale paghiamo il canone) per il suo golpe e le sue violazioni dei diritti umani a Tegucigalpa. Tanto più la sua ora si avvicina alla fine, tanto più lui, uomo tutto d’un pezzo, non fa un passo indietro e dimostra, per esempio, di non aver mai sentito parlare di inviolabilità di sedi diplomatiche facendo assaltare quella brasiliana.
Da quando il presidente legittimo Manuel Zelaya è tornato in patria, ospitato dall’Ambasciata del Brasile, ne ha fatte di tutti i colori. Ha represso, tanto per cambiare, selvaggiamente l’opposizione indurendo i contorni già sinistri di una dittatura difesa solo da un’internazionale nera che va dalle lobby del partito repubblicano statunitense al governo peruviano di Alan García all’ “Associazione bergamaschi nel mondo”. Una dittatura che fa solo strepitare l’imbelle diplomazia internazionale che da tre mesi lo isola ma non lo costringe alla resa, mentre invece la Resistenza al golpe, pur pagando prezzi altissimi, non fa un passo indietro.
Non bastava lo stato d’assedio a Micheletti. Ha bombardato con gas lacrimogeni l’ambasciata del Brasile, minacciando d’invaderla come fosse l’ayatollah Khomeini. Quindi, come probabilmente si comporta con i suoi dipendenti, lui grande imprenditore, ha dato gli otto giorni nientemeno che all’Ambasciatore del Brasile che osa ospitare nella sua sede il presidente legittimo Manuel Zelaya.
Di passaggio ha espulso la delegazione dell’Organizzazione degli Stati Americani. Quindi ha indurito lo stato d’assedio stesso (chiedendo scusa per i fastidi ai cittadini bene dell’Honduras) e di passaggio ha fatto chiudere un altro gruppetto di radio e tivù (Radio Globo, Canal 36) che continuavano a trasmettere notizie su un Honduras non completamente pacificato.
Infine si è ulteriormente preso poteri speciali e come ciliegina sulla torta ha sospeso per 45 giorni una buona metà della sacra Costituzione dell’Honduras. È quella stessa inviolabile carta costituzionale scritta nel 1982 dal dittatore Policarpo Paz e in difesa della sacralità della quale fu costretto controvoglia al colpo di stato il 28 giugno. Stato d’assedio e Costituzione sospesa in un paese dove, secondo i media governativi, in perfetta normalità si sta svolgendo la campagna elettorale per le elezioni presidenziali (che la comunità internazionale non riconoscerà e alla quale non parteciperanno osservatori internazionali dell’ONU, OSA, UE) previste tra un mese esatto.
fonte www.gennarocarotenuto.it
(29 settembre 2009)
È difficile pensare a un gorilla più gorilla di Roberto Micheletti, il dittatore di Bergamo alta, acclamato dal TG2 (per il quale paghiamo il canone) per il suo golpe e le sue violazioni dei diritti umani a Tegucigalpa. Tanto più la sua ora si avvicina alla fine, tanto più lui, uomo tutto d’un pezzo, non fa un passo indietro e dimostra, per esempio, di non aver mai sentito parlare di inviolabilità di sedi diplomatiche facendo assaltare quella brasiliana.
Da quando il presidente legittimo Manuel Zelaya è tornato in patria, ospitato dall’Ambasciata del Brasile, ne ha fatte di tutti i colori. Ha represso, tanto per cambiare, selvaggiamente l’opposizione indurendo i contorni già sinistri di una dittatura difesa solo da un’internazionale nera che va dalle lobby del partito repubblicano statunitense al governo peruviano di Alan García all’ “Associazione bergamaschi nel mondo”. Una dittatura che fa solo strepitare l’imbelle diplomazia internazionale che da tre mesi lo isola ma non lo costringe alla resa, mentre invece la Resistenza al golpe, pur pagando prezzi altissimi, non fa un passo indietro.
Non bastava lo stato d’assedio a Micheletti. Ha bombardato con gas lacrimogeni l’ambasciata del Brasile, minacciando d’invaderla come fosse l’ayatollah Khomeini. Quindi, come probabilmente si comporta con i suoi dipendenti, lui grande imprenditore, ha dato gli otto giorni nientemeno che all’Ambasciatore del Brasile che osa ospitare nella sua sede il presidente legittimo Manuel Zelaya.
Di passaggio ha espulso la delegazione dell’Organizzazione degli Stati Americani. Quindi ha indurito lo stato d’assedio stesso (chiedendo scusa per i fastidi ai cittadini bene dell’Honduras) e di passaggio ha fatto chiudere un altro gruppetto di radio e tivù (Radio Globo, Canal 36) che continuavano a trasmettere notizie su un Honduras non completamente pacificato.
Infine si è ulteriormente preso poteri speciali e come ciliegina sulla torta ha sospeso per 45 giorni una buona metà della sacra Costituzione dell’Honduras. È quella stessa inviolabile carta costituzionale scritta nel 1982 dal dittatore Policarpo Paz e in difesa della sacralità della quale fu costretto controvoglia al colpo di stato il 28 giugno. Stato d’assedio e Costituzione sospesa in un paese dove, secondo i media governativi, in perfetta normalità si sta svolgendo la campagna elettorale per le elezioni presidenziali (che la comunità internazionale non riconoscerà e alla quale non parteciperanno osservatori internazionali dell’ONU, OSA, UE) previste tra un mese esatto.
fonte www.gennarocarotenuto.it
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