29 settembre, 2009
LETTERA A REPUBBLICA ED AL GIORNALISTA OMERO CIAI
Cari tutti. Oggi sul quotidiano "Repubblica" un nuovo articolo vergognoso sulla situazione in Honduras. Questa sera ho così scritto questa lettera al quotidiano, che dovrebbe essere l'alfiere della libertà d'informazione nel nostro Paese -a parole, opere e... omissioni-. Dopo averla scritta, riflettendo anche su quanto sta accadendo con riferimento all'Iran, mi viene da pensare che forse si parla di popolazione oppressa e in rivolta solo quando si vuole costruire con forza un'immagine positiva di un popolo e una negativa di un governo. Scrivo tutto questo senza ovviamente giustificare in alcun modo quel folle di Ahmadinejad.
Quindi, invito a riflettere sull'eventualità che "Repubblica" non faccia l'interesse di chi dev'essere informato, ma quello del proprio editore, ovvero De Benedetti (un uomo che, però, ha interessi politici ed economici in palese contrasto con quelli dell'attuale presidente del Consiglio italiano, Berlusconi, che perciò prende a cornate). Per una riflessione più ampia sui media itaiani vi lascio al libro "Informazioni, istruzioni per l'uso" del nostro Giulio Sensi senza tediarvi oltre.
Un abbraccio. Luca
****
Mi preoccupa che "Repubblica", in queste settimana promotrice di una grande iniziativa sulla liberta di stampa, continui con il proprio inviato Omero Ciai ad offrire un'informazione lacunosa rispetto a ciò che sta avvenendo in Honduras.
Nelle ultime settimane, e ancor di più dopo il ritorno in patria del presidente Zelaya, i movimenti popolari riuniti nel Frente Nacional contra el Golpe de Estado hanno denunciato a gran voce le violenze, le privazioni di libertà, l'annullamento dei diritti civili (mi preme segnalare, il diritto alla libertà d'informazione, con la chiusura e l'occupazione militare degli ultimi organi liberi, Radio Globo e Canal 36) da parte di Micheletti (soprannominato Goriletti) e dei suoi. Quest'oggi, appariva più equilibrata e approfondita l'analisi offerta da "Il Sole-24 ore" (rispetto al ruolo del Brasile nella gestione della crisi), che il racconto di Ciai. Perché lo stato di assedio non è per Zelaya, ma per tutto il popolo honduregno, a tre mesi dal golpe. Invito "Repubblica" a segnalare il sito http://resistehondurasita.blogspot.com/, per un'informazione per lo meno più completa rispetto a ciò che accade nel piccolo Paese centroamericano.
Luca Martinelli/Collettivo Italia Centro-America
Quindi, invito a riflettere sull'eventualità che "Repubblica" non faccia l'interesse di chi dev'essere informato, ma quello del proprio editore, ovvero De Benedetti (un uomo che, però, ha interessi politici ed economici in palese contrasto con quelli dell'attuale presidente del Consiglio italiano, Berlusconi, che perciò prende a cornate). Per una riflessione più ampia sui media itaiani vi lascio al libro "Informazioni, istruzioni per l'uso" del nostro Giulio Sensi senza tediarvi oltre.
Un abbraccio. Luca
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Mi preoccupa che "Repubblica", in queste settimana promotrice di una grande iniziativa sulla liberta di stampa, continui con il proprio inviato Omero Ciai ad offrire un'informazione lacunosa rispetto a ciò che sta avvenendo in Honduras.
Nelle ultime settimane, e ancor di più dopo il ritorno in patria del presidente Zelaya, i movimenti popolari riuniti nel Frente Nacional contra el Golpe de Estado hanno denunciato a gran voce le violenze, le privazioni di libertà, l'annullamento dei diritti civili (mi preme segnalare, il diritto alla libertà d'informazione, con la chiusura e l'occupazione militare degli ultimi organi liberi, Radio Globo e Canal 36) da parte di Micheletti (soprannominato Goriletti) e dei suoi. Quest'oggi, appariva più equilibrata e approfondita l'analisi offerta da "Il Sole-24 ore" (rispetto al ruolo del Brasile nella gestione della crisi), che il racconto di Ciai. Perché lo stato di assedio non è per Zelaya, ma per tutto il popolo honduregno, a tre mesi dal golpe. Invito "Repubblica" a segnalare il sito http://resistehondurasita.blogspot.com/, per un'informazione per lo meno più completa rispetto a ciò che accade nel piccolo Paese centroamericano.
Luca Martinelli/Collettivo Italia Centro-America
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