11 ottobre, 2009

Intervista esclusiva con il presidente Manuel Zelaya

Il popolo della resistenza deve continuare il suo percorso verso la Costituente

[Traduzione a cura di www.cantiere.org]

Di fronte all'impossibilità di accedere alle strutture dell'Ambasciata del Brasile, presidiata giorno e notte da un impressionante assedio militare e isolata per espressa volontà del governo di fatto, per Sirel, la Lista Informativa “Nicaragua y más” e altri mezzi di comunicazione in Italia, Catalogna, USA, Argentina e Venezuela otteniamo una intervista telefonica in esclusiva con il presidente costituzionale dell'Honduras, Manuel Zelaya Rosales.

Il processo di dialogo, il percorso verso l'Assemblea Costituente, la violazione dei diritti più elementari del popolo honduregno, il ruolo della comunità internazionale, il processo elettorale, tra gli altri, le questioni discusse durante l'intervista.

- La scorsa settimana ha avuto diversi incontrato a livello nazionale ed internazionale. Qual'è la situazione attuale del processo di dialogo?

Il dialogo non è sincero da parte del governo di fatto perché permane un assedio militare, mi hanno mandato solo persone affini a loro e membri della comunità internazionale, come i membri dell'Osa, del Canada e deputati del Brasile.

Non posso parlare con i membri della Resistenza, del mio Gabinetto, con gli imprenditori e i religiosi. Non permettono visite, disturbano le telefonate e per parlare con voi devo chiudermi in una stanza con le pareti di alluminio per poter comunicare chiramente. Hanno anche decretato la sospensione delle garanzie costituzionali per 45 giorni e hanno chiuso i mezzi di comunicazione.

La gente vuole il dialogo, ma il regime continua la repressione e non è nè onesto nè aperto, ma tutto il contrario.

- Cosa ci si aspetta dalla visita di dell'Osa prevista per questa settimana?

I ministri degli Esteri potrebbero correre un grande rischio di burla e derisione se non vengono determinati a firmare il Piano Arias. La visita deve avere questo obiettivo, perché se si dovesse trattare solamente di continuare a discutere bizantinamente temi infiniti, i governi americani perderebbero molta della loro credibilità.

- Lei ha accettato di firmare il piano Arias o accordo di San José, in cui non è contemplata la principale richiesta del Fronte Nazionale Contro il Colpo di Stato, cioè l'inizio di un processo per arrivare alla nascita di un'Assemblea Costituente. Ciò suppone un cedimento da parte sua?

Chi va a firmare il Piano Arias sono io come rappresentante eletto del popolo honduregno. Il Piano ha due componenti: il mio ritorno per dire di no al Colpo di Stato, che è ciò che interessa ai presidenti latinoamericani per sentirsi sicuri che si rispetterà la sovranità del popolo e che non si sostituirà la volontà del popolo con una elite militare, economica e politica.

Il secondo componente rappresenta i processi e le riforme sociali, ed ha a che fare con il tempo. Io mi sono impegnato a non prendere alcuna iniziativa in questa senso prima delle elezioni, ma ciò non vuol dire che i processi si arresteranno. Io non ho mai programmato l'Assemblea Costituente perchè si sviluppasse durante il mio governo, ma nel prossimo governo in cui non sarò più il Presidente.

La Costituente non è una facoltà del Presidente o del regime di fatto, o di qualsiasi altro gruppo. Si tratta di un potere del popolo honduregno che, attraverso una consultazione popolare, può determinare quando si farà. Per questo la firma del Piano Arias è coerente con la mia posizione nei confronti delle riforme che devono continuare.

- Quale relazione mantiene con la Resistenza?

La Resistenza mi accompagnava prima del colpo di stato per fare la consultazione popolare sulla Costituente, ma la decisione di fare una Costituente in Honduras spetta al popolo che è sovrano. Se qualcuno un giorno vorrà farlo dovrà cominciare con una consultazione popolare, come ho fatto io.

Quando sarà, dovrà determinare i meccanismi legali per presentare un disegno di legge al Congresso Nazionale che sia di carattere obbligatorio. Ma il Piano Arias è un piano di emergenza per superare una crisi di uno Stato di fatto, che allo stesso tempo non paralizza i processi sociali, né tanto meno può fermare ciò che significa la volontà del popolo sovrano.

Questo accordo è qualcosa che firmo con il fine di ripristinare la democrazia nel paese e che non viola tutte le dichiarazioni che ho fatto al popolo.

Il 90 per cento della battaglia è stata vinta dal popolo dell'Honduras e la comunità internazionale, e sono fiducioso che in due settimane il problema sarà totalmente risolto a beneficio della pace che merita il popolo, che non può continuare in questo baratro economica ed in una situazione di ingovernabilità in tutto il paese.

- Il Decreto Esecutivo ha innescato una maggiore repressione contro i diritti delle persone ed attualmente la sua abrogazione è uno dei punti nell'agenda della negoziazione. Pensa che sia stata una strategia della destra nazionale ed internazionale, per sviare il tema principale che è il Colpo di Stato?

Questo Decreto è l'abuso di potere più grande nella storia dell'Honduras. E' inaudito. Esisteva solo ai tempi di Caligola o Nerone e dei grandi dittatori della preistoria della civiltà. E' intollerabile e l'umanità intera deve esigere dal dittatore il ritiro di questo decreto.

- Quando le sarà restituita la Presidenza, come potrà governare con le istituzioni controllate di settori che hanno pianificato ed eseguito il colpo di stato?

Il principio fondamentale della democrazia è la divisione dei Poteri. Quando un Potere è subordinato ad un altro non c'è democrazia.

Nella mia amministrazione, il Congresso e la Corte Suprema Giustizia sono sempre state contro di me, cospirando fino ad unirsi per dare vita al colpo di stato. Così non torno in nessun paradiso, ma nella stessa situazione che ho vissuto per più di tre anni e mezzo, ma con una lezione imparata, cioè che i colpi di stato non sono autorizzati in democrazia, mentre lo sono il dibattito pubblico e il dialogo pacifico.

- Che ruolo hanno avuto le Forze Armate nel colpo di stato?

Le forze armate si sono unite all'élite economica in una maniera irregolare, per soddisfare un ordine della Corte di Giustizia dopo la mia decisione di togliere il mandato al generale Romeo Vasquez Velasquez.

Quando la Corte ha violato tale decisione e lo ha reintegrato c'è stata la prima incostituzionalità e il primo passo per il colpo di stato.

- Ci sono settori internazionali che hanno sostenuto il golpe?

Sicuramente sono venute persone da fuori per sostenere il golpe, ma la sua origine è l'ambizione di un gruppo economico che governa e che oggi vuole monopolizzare non solo l'economia ma i tre Poteri dello Stato. Questa è ambizione pura e cruda, ed hanno approfittato di questa circostanza per incolpare il Venezuela, il comunismo, per dire che la Costituente è un crimine. Un sacco di speculazioni per trovare una giustificazione al colpo di stato.

- Oggi siamo stati alla sepoltura del maestro Mario Fidel Contreras, un'altra vittima della repressione. Sono valsi la pena tutti questi sacrifici?

I diritti umani sono una nuova conquista dell'umanità, hanno molte affermazioni e sono riconosciuti da tutti i paesi del mondo, e possono essere difesi solo in regimi democratici, dove c'è trasparenza, partecipazione e dove il popolo sia rispettato come sovrano.

La battaglia che l'Honduras sta combattendo è per il rispetto della sovranità popolare ed è una battaglia che va al di là della nostra frontiera. Se falliremo il mondo avrà perso e dovremo aspettare decenni prima di tornare a non permettere il ritorno alla violenza e al Colpo di Stato per fermare i processi politici.

In questo senso, i martiri ed il sangue che si sta spargendo, lo sforzo del popolo ed il rischio che io e la mia famiglia ci siamo assunti è per lasciare impronte nell'umanità, al fine di far valere di più i principi che gli interessi particolari.

Nessuno sforzo sarà vano se otterremo il risultato sperato, anche perché il risveglio del popolo honduregno già ha un valore inestimabile nella nostra storia. La gente si è tolta la benda dagli occhi e le élites economiche si sono tolte la maschera. Così oggi siamo in grado di sederci intorno a un tavolo per parlare della realtà con tutte le parti per raggiungere una conciliazione ed un accordo.

Ci dispiace che i morti ed i sacrifici li abbia dovuti mettere il popolo, mentre i golpisti continuano nei loro banchetti godendo di una usurpazione del potere che il mondo condanna.

- Resteranno impuniti i crimini della dittatura?

Tempo fa sono stato in Cile e in Argentina, dove si stavano processando i colpevoli dei crimini delle dittature dei decenni passati. Questi crimini non saranno mai dimenticati e la storia, il popolo e la legge non li lasceranno impuniti.

- I candidati alla presidenza dei partiti tradizionali non hanno chiesto il suo ritorno ed apparentemente si preoccupano solo delle elezioni. Come vede questa decisione?

Sono un democratico. Ho partecipato a dodici processi elettorali in 30 anni.

Un Presidente non può essere imposto da una cupula militare od economica. Credo nelle elezioni come meccanismo per risolvere i conflitti più importanti in una nazione. In questo senso il mio ritorno garantisce le elezioni di novembre, permette al popolo di trovare una via pacifica e democratica.

Quelli che non vogliono un processo elettorale pulito e trasparente e che non credono nel sistema elettorale e politico sono quelli che hanno voluto il colpo di Stato, che hanno imposto la repressione contro il popolo, che hanno chiuso i media affinchè non abbia rivali, che hanno limitato le libertà civili.

Il mio ritorno garansce le elezioni e se non mi lasceranno tornare la comunità internazionale e la gente non deve riconoscere questi risultati.

Coloro che sono veramente interessati siamo noi, mentre coloro che sono interessati a distorcere il processo elettorale per rimanere al potere e destabilizzare il paese sono quelli che stanno con la dittatura.

- Presto scadrà l'ultimatum per il Brasile affinchè definisca il suo status, essendo voi all'interno della loro ambasciata in Honduras. Qual'è la sua opinione a riguardo?

Il mio stato è di Presidente eletto dal popolo. Bisognerebbe chiedere meglio a Micheletti qual'è il suo status e chi lo ha nominato Presidente. I presidenti vengono eletti dal popolo e la Costituzione dice che in loro assenza assoluta, che significa in caso di loro scomparsa fisica, deve esserci una successione presidenziale.

Tuttavia essendo il presidente qui con la protezione del Brasile, come può esserci un altro presidente? Io sono qui con uno status di Presidente riconosciuto dal Brasile che mi sta dando protezione affinchè non perda la vita di fronte alle imboscate e alle minacce di questo regime.

- Lunedì 5 settembre, si compiono i 100 giorni di resistenza contro il golpe. Che messaggio vuole inviare?

Ringrazio il popolo honduregno e resto inamovibile. E' stata una resistenza eroica e chiediamo la riapertura di Radio Globo e di Canal 36, l'abrogazione del decreto esecutivo e la fine della repressione. Chiediamo alla comunità internazionale di essere inflessibile con i dittatori durante la visita dei ministri degli Esteri dell’Osa.

(Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua www.itanica.org)

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